51 - Sparire

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Solitamente il tempo sembrava non passare mai per la ragazza dai capelli bianchi, ma a quanto pareva l'avere intorno degli amici su cui contare aveva cambiato le cose. Prima, quando si era messa alla ricerca di risposte, era stato estenuante e complesso. Con l'aiuto di Nath e Nissa invece tutto era diventato più leggero e a tratti anche piacevole, in più persone si vedevano da più prospettive diverse. Così i tre si erano ritrovati a passare ore e ore nelle loro ricerche, scoprendo man mano piccole cose di un popolo perduto.

Nissa rimaneva con Kyra in biblioteca a cercare di analizzare di più le mappe e nel tardo pomeriggio Nath le raggiungeva dopo il lavoro e spiegavano, nel caso, le nuove informazioni raccolte che diventavano sempre meno. Tra un libro e un altro a volte si distraevano e si perdevano in qualche chiacchiera ben accetta, o a spiluccare qualcosa che il ragazzo o le domestiche portavano loro.

Si trovavano bene insieme, specialmente i due ragazzi dagli occhi verde smeraldo e Kyra l'aveva notato; gli sguardi che si scambiavano, piccole risate imbarazzate, a volte lievi tocchi quando si passavano qualcosa che li faceva arrossire. La chiara non aveva detto nulla per non farli sentire ancora di più a disagio ma sapeva che qualcosa tra loro ormai era scattato, non vedeva la sua amica dai capelli come l'oro comportarsi in quel modo con un ragazzo da anni, solitamente parlava loro con freddezza e rimanendo distante. Anche se, c'era da dire, che l'aveva fatto solo per non darla vinta ai suoi genitori per la questione del matrimonio.

– Ragazzi, svegliatevi.– disse una donna toccando la spalla di Nissa sorridendo nel vederli, si erano addormentati in biblioteca sui divanetti talmente fossero concentrati su qualcosa che a lei sfuggiva e andava avanti da ben cinque giorni da quando Kyra aveva perso i sensi.

– Altri cinque minuti...– mugugnò la bionda sentendo ancora un tocco sulla spalla.

– È quasi mezzogiorno, che avete combinato per essere così stanchi?–

Appena sentì quelle parole Nath scattò a sedere ancora un po' stordito e la donna, Gabrielle, capì le sue preoccupazioni.

– Tranquillo, Sarah ti ha permesso di riposare per qualche giorno, hai lavorato molto.– gli disse guardandolo stropicciarsi gli occhi. Nel mentre anche Kyra si era svegliata a causa dei raggi solari sulla pelle, portandola ad alzarsi e raggiungere la sua amica nel tentativo di svegliarla, anche se si dovette beccare le imprecazioni dell'altra.

– Vi ho portato la colazione, tra un po' penso che verrà la signora a salutarla.– continuò Gabrielle guardando la ragazza dagli occhi grigi che annuì.

– Ora torno al mio lavoro. Oh, auguri signorina, spero passiate una buona giornata.– finì di dire con un sorriso, Kyra che la ringraziò vedendola svanire nei corridoi.

– Uh cibo!– esclamò Nissa invece alzandosi di scatto e raggiungendo il tavolo pieno di prelibatezze, dolci e frutta.

– Volete?– domandò agli altri due indicando del té caldo profumato.

– Grazie, ma come mai tutti questi dolci?– parlò il ragazzo che la raggiunse, sentendo poi l'altra ragazza sedersi al suo fianco.

– È il mio compleanno oggi e alle domestiche piace viziarmi. È un'usanza delle loro zone, vedono questo giorno come motivo di festa.–

Nath la guardò confuso, a Stavira non festeggiavano niente del genere? Gli sembrava alquanto strano. In suo soccorso arrivò la bionda che gli fece cenno di sedersi e gli porse una tazza fumante con qualche biscotto. E Kyra osservò quanto quel gesto le fu naturale da portarla a sorridere. Non si è ancora resa conto di cosa prova per lui, che scema pensò cercando di non ridacchiare mentre si prendeva qualcosa da mettere sotto i denti.

– Qui è visto come qualcosa di un po' inutile, ci sono altre motivazioni più importanti da festeggiare, ecco.–

– Oh, capisco. Quindi oggi fai diciotto anni.–

La chiara annuì mettendosi un acino d'uva in bocca, sentendo il suo sapore dolce e la sua freschezza.

– Che coincidenza, anche Sheera ne fa diciotto oggi.–

Le due ragazze lo guardarono stupite, specialmente Kyra. Quante probabilità c'erano di incontrare qualcuno la cui data di nascita era la stessa senza aver mai viaggiato?

– Siete svegli finalmente.– disse Sarah appena entrata sorridente, andando subito ad abbracciare forte la figlia che per poco non soffocò, portandola a lamentarsi.

– Sembra ieri che ti abbiamo presa con noi, il tempo è passato così velocemente!–

– Non cominciare, ti prego.– si lamentò la chiara sentendosi a disagio e dandosi una botta in testa come a voler sparire mentre gli altri due ridacchiarono alla scena.

– E comunque, questo è per te.– continuò Sarah porgendole una scatolina e sorprendendo la ragazza. Solitamente non le facevano mai regali, non perché non volessero o che a loro non importasse nulla, ma perché era stata la ragazza a chiederlo anni prima. Kyra la prese e sentì anche la curiosità negli altri due che era molta più della propria a momenti, svelando cosa ci fosse al suo interno: una collana. Era semplice, niente di stravagante, solo un catenella dorata con un cristallo bianco quasi trasparente avvolto in un piccolo filo dorato per legarlo bene alla catenella.

– L'avevi al collo quando ti hanno trovata abbandonata, assieme al biglietto con il tuo nome. Volevo dartela già da un po' ma non mi ricordavo dove l'avessi messa.– le disse Sarah con tono dolce.

– Magari ti porterà verso i tuoi genitori biologici un giorno, se lo vorrai.– aggiunse. La ragazza la abbracciò, in lei per un attimo aveva percepito tristezza, forse perché aveva paura di perderla se avesse scoperto qualcosa sulla sua identità, le sue origini. Ma come avrebbe potuto abbandonarli dopo tutto quello che avevano fatto? Certo, c'erano stati alti e bassi ma in fondo gli voleva bene.

– Dai, vediamo come ti sta.– provò a dire la donna cercando di evitare di commuoversi, lasciando che il cristallo freddo toccasse la pelle della chiara che, per un attimo, sentì qualcosa muoversi in sé, la propria energia per qualche istante si risvegliò.

– È bellissima, ti si addice sai?– esclamò contenta Nissa battendo le mani. Nath invece non tolse gli occhi dalla collana, suscitando sospetto in Kyra.

– Tutto bene?–

– Sì, sì. Per un attimo mi era sembrato di averla già vista da qualche parte ma penso di essermi sbagliato. Tranquilla.–

– Ora devo andare a fare delle commissioni. Oh giusto, stavo per dimenticare queste.–

Sarah tolse dalla borsa che portava a tracolla due buste ben curate e le porse al ragazzo che la guardò stupito, prendendole e osservando da chi provenissero.

– Ci vediamo più tardi. Divertitevi.– li salutò lasciandoli soli. Le due ragazze, o più che altro Nissa, si sporsero appena per osservare il mittente della prima busta: la sua famiglia. Questo rese il ragazzo contento, vedendo un paio di fogli ben ripiegati. Persino un disegno stilizzato tipico dei bambini raffigurante la loro famiglia in una panetteria.

– L'ha fatto uno dei tuoi fratelli?– domandò la bionda e lui annuì.

– Chez, il più piccolo.–

– Ma che dolce.–

Nath nel mentre iniziò a leggere la lettera che gli avevano scritto i suoi genitori. Erano contenti di sapere che stava facendo un bel lavoro e che erano fieri di lui, oltre al fatto che tutti sentivano la sua mancanza, specialmente Peter che sentiva la panetteria vuota nonostante suo fratello minore Nico avesse preso il suo posto. E anche lui gli aveva scritto qualcosa, lamentandosi di quanto il padre lo stesse facendo lavorare e che era un pazzo a dargli retta, facendo ridere Nath. Sapeva che l'aveva scritto ironicamente. Poi gli raccontava cosa stava accadendo nel mentre a scuola e ad Agraq, la vita si era fatta più tranquilla e serena. E per ultimo non potevano non esserci lamentele sulla sfilza di ragazze che tormentavano Nico, facendogli ricordare di quante volte avessero parlato loro due di quelle povere ragazzine innamorate che si creavano solo illusioni. Tutto sembrava a posto, tutti stavano bene e ne era felice.

– Siete una bella famiglia, si vede che siete molto legati.– gli disse Kyra prendendogli la mano quando vide i suoi occhi verdi lucidi di commozione.

– Già. È bello sapere che potrò sempre contare su di loro.–

– Sulla seconda busta non c'è chi te la manda, solo l'indirizzo della villa. Che strano...– disse invece Nissa porgendogli la seconda busta. In effetti non c'era scritto niente e sembrava contenere anche più fogli rispetto all'altra, per non parlare della grafia che non riconobbe. Però, era totalmente diversa da quella dei fogli all'interno, scritti con linee eleganti che gli bloccarono il respiro. Il suo sguardo divenne cupo, portandolo a rimettere il foglio nella busta e ad alzarsi.

– Scusate, penso che andrò a farmi una doccia per svegliarmi un po', sono ancora mezzo addormentato.– disse ridacchiando e stiracchiandosi. Non disse altro, solo se ne andò.

– Che sia qualcosa di grave?– domandò pensierosa Nissa e la sua amica scosse la testa non sapendo cosa pensare. Poi però la fissò con uno sguardo furbo e malizioso, lasciando che la propria attenzione cadesse su di lei e basta.

– Ti piace vero?–

La sua amica sgranò gli occhi e subito arrossì, anche se cercò in tutti i modi di non farlo vedere.

– Beh, ho trascorso un po' di tempo con lui quando ti sei isolata dal resto del mondo, è carino, dolce, simpatico...–

– Fai prima a dirmi che ti piace e che aveva ragione quando te l'ho presentato.– la interruppe Kyra ridacchiando divertita.

– Ok, sì hai vinto. Mi spiace ammetterlo ma avevi ragione.– sbuffò l'altra arresa e subito dopo Kyra le si avvicinò e l'abbracciò felice anche se la bionda iniziò a maledirla in tutti i modi possibili per quanto la stesse facendo sentire a disagio, facendola solo ridere di più dopo tanto.

– Ora devo andare, stasera ho una cena galante da un importante uomo d'affari. Forse io padre entrerà in società con lui.– le disse dopo un po' alzandosi.

– Buona fortuna allora. Mi troverai qui immersa tra i libri.– ridacchiò l'altra.

– Mi raccomando, per qualsiasi cosa avvisa.– le ripeté Nissa ancora.

– Vai, non voglio che tuo padre se la prenda con me per averti fatto tardi.– replicò lei spingendola via e strappandole un sorriso dal volto che si era fatto serio. Kyra sapeva bene quanto suo padre fosse preciso e quanto pretendesse la stessa cosa dalla figlia, sua futura succeditrice negli affari di famiglia. I due si assomigliavano abbastanza nell'aspetto, specialmente per la pelle chiara e i capelli biondi, ma la ragazza non aveva gli occhi di un azzurro freddo e autoritario. Lei era più spensierata come la madre.

Era anche strano come la relazione tra i due adulti avesse funzionato talmente erano diversi. Il solito mito degli opposti si attraggono, ovvio pensò così la ragazza dagli occhi grigi che si ritrovò di nuovo da sola e, dopo giorni passati in compagnia, un po' la cosa la fece sentire triste e malinconica. Non poteva avere sempre quei due ragazzi intorno, certo, ma c'era qualcosa nell'aria che le metteva agitazione, si sentiva irrequieta. Forse è solo la mia immaginazione pensò mentre fece un gesto con la mano e subito ogni oggetto che era fuori posto si sistemò obbedendo al suo comando. Aveva iniziato ad usare un po' di più la sua magia anche se solo per piccole cose.

All'improvviso percepì un'energia negativa molto forte comparsa dal nulla e guardò fuori dalla grande vetrata, avvicinandosi al vetro e aprendo la finestra, ritrovandosi sul balcone. La sua vista si accutì e subito notò un qualcosa di strano nella grande foresta al confine est di Stavira, senza parlare del fatto che riuscisse a vederla da così lontano. Non immaginavo di poterlo fare a questa distanza... I suoi pensieri però erano fissi sulla nube, che cos'era? Un incendio? No, era qualcos'altro, non poteva un normale fuoco causare un fumo così nero e denso, in più non sembrava disperdersi nel cielo.

– C'è qualcosa che non va...–

Il suo istinto iniziò a tartassarla, a gridarle di andarsene da lì e di scappare ma non ci riusciva. Non capiva perché provasse ribrezzo e un senso di oppressione nel vedere quel nero cupo. Fece qualche passo indietro quando notò che il fumo stava iniziando a muoversi nella sua direzione e anche in fretta, percorrendo svariati chilometri in un tempo che non credeva possibile, ritrovandosi avvolta da esso prima ancora che potesse rendersene conto. Tossì per quell'odore simile allo zolfo che le bruciò gli occhi e la gola, un dolore lungo il corpo che la fece cadere in ginocchio a terra. Era come se il fuoco vivo le stesse bruciando le carni per consumarla.

– Ti ho trovata.– sentì dire in una lingua che sapeva di capire ma non parlare, prima che l'aria si facesse sempre meno respirabile, facendola cadere nel vuoto e in quel nero odioso.

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