53 - Difesa

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Istinto. Un comportamento innato che tutti posseggono, chi più chi meno. È come una spinta interna che porta un individuo a mettere in atto un particolare comportamento. Il comportarsi in un modo specifico con esso può essere modificato, seppur indipendentemente dall'intelligenza di ogni individuo, dalla circostanza in cui ci si ritrova.

E Nissa, che aveva subito aiutato appena aveva saputo la notizia della scomparsa di Kyra, non riusciva a capire il motivo che avesse portato la sua amica, a uccidere delle persone. O questo era quello che diceva il Kafar che si occupava del Distretto Leia, in particolare di Stavira, che avevano davanti, tutti nella sala dai divanetti rossi. Andreas era in piedi davanti all'uomo in rosso e ascoltava attentamente le sue parole, Sarah era dietro di lui seduta su una sedia ancora a metabolizzare il tutto, Nath e lei erano invece un po' più distanti ma continuando a stare attenti a tutto quello che l'uomo stava dicendo.

– Mia figlia non farebbe mai una cosa del genere, uccidere qualcuno mi sembra un'ipotesi azzardata.– disse Andreas sicuro di quello che diceva.

– Lo so, so come è Kyra, non è la prima volta che vengo qui. Però questi sono i fatti, abbiamo una testimone. Anche se questa non si è ancora presentata e possiamo avere il quadro completo di quanto accaduto.–

Il padrone di casa si passò una mano tra i capelli che solitamente erano sempre perfetti e ordinati ma non in quel momento dopo una notte insonne. Dopo che la moglie, con l'aiuto di Nath, aveva cercato la figlia ovunque, era andata dal marito e avvisato della sua scomparsa, e lui non aveva esitato un attimo a chiamare delle guardie per trovarla e il Kafar che aveva davanti in quel momento. Il sole tramontò, la notte passò e alla fine trovarono il corpo privo di sensi della ragazza solo all'alba, e accanto a lei una spada insanguinata mentre intorno una decina di corpi freddi e senza vita. Solo la ragazza non aveva riportato ferite, questo portò il Kafar lì presente alla conclusione che fosse stata opera sua. Il perché era ancora un mistero.

– Scusate il ritardo ma ero un po' indaffarata.– annunciò una voce femminile melodiosa e intrigante, catturando l'attenzione di tutti sulla nuova arrivata che affiancava una domestica.

– Ha detto di dover parlare con voi, signore.– disse quest'ultima, sapeva che ai padroni di casa non piaceva avere gente indesiderata nella loro casa.

– Certo, puoi andare.– le disse Sarah rassicurandola, venendo salutata.

– Benvenuta.– la salutò il Kafar per cortesia ma lei non ricambiò, rimanendo seria o così sembrava. Non si capiva bene. Era molto giovane, alta e magra, i capelli di un castano scuro da sembrare neri lasciati sciolti, la pelle chiara. Indosso dei pantaloni in pelle, un toppino dello stesso materiale che le lasciava scoperto l'addome, catene, manette e coltelli lungo la cintura che portava in vita, stivaletti scuri. I suoi occhi ambrati erano valorizzati da folte ciglia nere e le sue labbra carnose erano colorate di un rosso scuro.

– Accomodati pure.– le fece cenno Andreas indicandole un posto, e anche lui fece lo stesso, lasciando la parola all'altro uomo.

– Allora, sei stata trovata con quella ragazza, Kyra, dalle guardie. Giusto?–

– Esatto.– rispose lei con tono annoiato.

– Sai cosa sia accaduto? Sei arrivata dopo o prima che lei uccidesse delle persone?–

La ragazza ridacchiò scuotendo la testa.

– Quella a momenti non farebbe male ad una mosca. Li ho uccisi io la maggior parte, lei solo uno per difendersi e due si sono colpiti a vicenda non intenzionalmente. Cercavano di prenderla, tutto qui.–

– Aspetta, sei stata tu?–

La ragazza prese qualcosa dalla tasca dei pantaloni per mostrarlo a tutti: era una specie di distintivo a forma di cerchio con all'interno la raffigurazione di una lama e di un fiore.

– Mi chiamo Lilith, cacciatrice di taglie del Distretto di Bardiia, al confine con quello di Gonterre. Quelle persone che hanno attaccato Kyra erano criminali su cui c'era una somma piuttosto allettante e non potevo di certo lasciarmele scappare. Non importa se vivi o morti, basta che io li consegni per poter vivere. Perciò ho il permesso di fare quello che voglio con le mie vittime, sta nel contratto.– spiegò con un tono misto tra il malizioso, il maligno e il divertito nel vedere le loro facce scioccate.

– E sei venuta fin qui solo per loro?– domandò Nissa stupita, sentendo poi i suoi occhi ambrati su di sé che la misero in soggezione.

– Faresti di tutti pur di avere soldi se vivessi tra le luride baracche povere ragazzina.–

– Ho capito chi sei, se non sbaglio finora sei considerata la migliore cacciatrice degli ultimi tempi, la tua paga è davvero molto alta. Solo fin quando continuerai a portare le tue vittime al tuo capo ovvio. Non sei facilmente rintracciabile.– affermò Andreas ricordandosi di aver letto qualcosa al riguardo a quella ragazza in uno dei tanti fascicoli su cui aveva lavorato negli anni.

– Quindi tenevi d'occhio quegli uomini e li hai trovati accerchiare Kyra e l'hai difesa? Hai detto così alle guardie prima di andartene.– continuò a riprendere il discorso il Kafar.

– Beh, faccio questo lavoro per divertimento, non per aiutare le persone, mi tengo impegnata con chi devo trovare. Non era mia intenzione difenderla.– rispose lei alzandosi in piedi e stiracchiandosi, fissando Andreas negli occhi e poi spostarsi alle sue spalle, poggiando le mani su esse.

– È stata fortunata tua figlia, lasciatelo dire. A quest'ora sarebbe in una pozza di sangue invidiabile.– ridacchiò un po' maligna. C'era qualcosa nei suoi modi di fare che a Nath, che continuava a fissarla, parevano così familiari, dove aveva già visto fare quel giochetto? Forse la osservò anche per troppo tempo, ritrovandosi gli occhi ambrati della ragazza nei suoi e lei sembrò incuriosirsi, iniziando ad avvicinarsi a lui e prendergli il volto con una mano per studiarlo.

– L'aura che è addosso a te...– la sentì dire mentre si faceva pensierosa.

– Ehm, che intendi?– le chiese non capendo cosa stesse facendo mentre gli girava intorno. La situazione lo metteva a disagio.

– È lei, riconoscerei la sua forza ovunque. Ci hai passato così tanto tempo che hai ancora la sua traccia addosso.– affermò più a sé stessa che ad altri.

– Ma di chi stai parlando?–

– Sheera.–

Nath sembrò gelarsi sul posto cercando di capire se avesse sentito davvero quel nome e non solo lui. Non è possibile, come fa a conoscerla?

– Intendi Sheera Deathblack? La ragazza scampata per un pelo al Wix?– domandò il Kafar e lei ridacchiò divertita.

– Certo che se non si mette nei guai non è contenta quella.–

– La conosci perché dovevi tenerla d'occhio?– parlò il ragazzo dai capelli scuri ma lei scosse la testa negando.

– Ho vissuto con lei tempo fa prima di diventare cacciatrice di taglie e so molte cose sul suo conto. Non credevo di poter sentire di nuovo il suo nome dopo tutto quello che è successo.– disse come immersa nei suoi pensieri. Nath la guardò confuso, cosa stava dicendo?

– Eri sua amica?–

Lei rise appena, e la cosa era un po' snervante.

– No, non proprio. Io ammalio, seduco le mie vittime, le inganno spudoratamente e ho imparato solo grazie a lei, ai suoi insegnamenti, diventando una delle donne più pericolose. Ma nessuna di esse potrà mai eguagliare quella ragazza neppure volendo, lei è così di natura, insuperabile. Inoltre, le devo la mia esistenza, è solo per lei che lavoro come ho sempre fatto.–

– Guadagni per dare il tutto a lei?– tentò di capire Andreas ma scosse la testa.

– A lei non interessano i soldi.– rispose a metà prima di osservare fuori dalla finestra il sole coperto dalle nuvole grigie.

– Ora devo andare, ho da fare. Ma starò comunque nelle vicinanze. Ci si vede.– concluse il discorso senza dire di più, andandosene via senza ascoltare altre domande. Nath non capiva chi potesse essere, non l'aveva mai vista ad Agraq.

– È la prima volta che la vedi, vero?–

Lui si voltò verso Nissa e le rispose.

– Sì, non so come la conosca.–

In realtà, il ragazzo si era fatto qualche ipotesi nella mente. Poiché c'era un fitto bosco al confine di Agraq dove Sheera andava sempre, era probabile che le due si fossero incontrate lì. Ci passava delle ore a volte. La famiglia in cui stava non aveva avuto nessun altro da dover guardare quindi escluse che vivessero letteralmente insieme. E poi, ci erano stati dei periodi in cui non ho visto Sheera per settimane ed era altrettanto probabile che avessero passato del tempo insieme senza che lui avesse saputo mai nulla. D'altronde non le piaceva molto parlare di sé o quello che le accadeva, e sapeva bene della sua difficoltà nell'esprimersi. Lui non aveva mai voluto sapere troppo, costringerla.

– Signori.– disse una voce distraendoli da quel silenzio che si era creato e tutti guardarono la figura sulla soglia. Un uomo sulla sessantina con un paio di occhiali davanti agli occhi blu come il mare e con una valigetta in mano. Nissa lo riconobbe subito, era il medico che aveva già visitato la sua amica quando aveva perso i sensi nella bottega ed era anche molto bravo nel suo mestiere oltre che paziente. Probabilmente Andreas l'aveva chiamato subito per visitare la figlia una volta portata a casa.

– Come sta?– domandò Sarah scattando in piedi essendo sulle spine già da ore. Il sole era quasi a picco e non aveva avuto notizie della figlia da quanto era stata ritrovata solo poco più di un paio di ore prima.

– Bene, non ha ferite. Penso che la perdita di sensi sia dovuta all'adrenalina e ad uno sforzo improvviso di magia, non era abituata a ciò evidentemente.– rispose con voce gentile lui con gli occhi pieni di compassione per la donna.

– Vi ha detto qualcosa riguardo a quello che le è successo?– si intromise invece il Kafar serio e lo vide annuire.

– Ha delle immagini confuse, probabilmente dovute ad uno shock. Ma non me ne ha parlato, era tremante quando si è svegliata e terrorizzata, le ho detto di farsi una doccia per riprendersi e venire qui per parlarvi. Ora devo andare, spero passiate una buona giornata.–

– Grazie davvero.– lo ringraziarono i due genitori mentre una domestica portò verso l'ingresso l'uomo. Nessuno disse qualcosa mentre aspettando l'arrivo di Kyra che non tardò ad arrivare. Sembrava stanca, la sua pelle era pallida e gli occhi spenti oltre che smarriti. Nissa vide le sue mani tremare mentre vedi Sarah andare ad abbracciarla, facendola poi sedere accanto a sé senza lasciarla.

– Tesoro, stai bene?–

– Non lo so, mi fa male la testa.– le rispose con voce da cui traspariva la sua debolezza.

– Puoi dirci cosa è successo?– chiese un po' titubante suo padre attento e il cui sguardo si era fatto più caldo e comprensivo. La vedeva scossa e non le piaceva per niente vederla così. Kyra annuì appena sentendo le mani calde della madre sulle sue in quel momento fredde come a farle forza.

– È un po' tutto confuso in realtà, ho solo delle immagini. C'era del fumo nero, verso la foresta. Lo stavo guardando dalla biblioteca.– cominciò a dire guardando il vuoto davanti a sé cercando di ricordare.

– Poi si è avvicinato a me e mi ha avvolto. C'era il buio.–

Kyra fece una lieve pausa deglutendo a fatica, la testa le stava martellando ma doveva cercare di dire altro, sarebbe potuto servire e lo sapeva.

– Mi sono ritrovata lì, nella foresta. Era quasi notte e degli uomini mi guardavano.–

Dovette portarsi una mano alla tempia massaggiandosela pur di cercare di capire cosa avesse visto.

– Sapevano chi fossi penso, e mi volevano morta, sentivo l'odio nei miei confronti. Non so perché, non li ho mai visti. Poi credo abbiano provato ad ferirmi ma non lo so, da lì non ricordo altro.–

Sentiva in sé una strana sensazione di inquietudine. Perché si sentiva così?

– Tu ti sei difesa?– domandò il Kafar serio e lei lo guardò appena non riconoscendolo in realtà, era la prima volta che lo vedeva. Forse aveva preso quella carica da poco dato che conosceva altri che erano entrati in quella casa.

– Forse sì, oppure no, non lo so. Non ricordo.– disse confusa e Sarah la abbracciò guardando male l'uomo come a dirgli di non continuare con domande del genere in quel momento, la vedeva soffrire e sforzarsi di parlare.

– Perché mai delle persone che non conosci vorrebbero farti fuori?–

A parlare fu Nissa che era abbastanza arrabbiata e che non capiva. Kyra era una ragazza per bene e amata da molti, non aveva mai fatto del male né era stata motivo di invidia. La situazione era irreale e non si aveva una spiegazione, sperava solo che Andreas avrebbe scoperto qualcosa di rilevante. Ormai le persone che l'avevano rapita erano morte ma forse c'era ancora qualcunaltro in giro che aveva fatto parte di quel gruppo senza però aver preso posto in quello scontro dove, fortunatamente, la chiara non aveva riportato danni. Quell'atmosfera era diventata persino soffocante per Kyra con tutti gli sguardi su di sé. E poi si sentiva così frastornata, come se non fosse stata realmente lì.

L'attenzione di Kyra si spostò verso la finestra, osservando il mondo oltre quelle mura. Tutti i rumori intorno a sé si fecero ovattati ma ne sentì chiaramente al loro posto degli altri molto più lontani: lo sfruscio sui petali dei fiori nel grande giardino della casa e, seppur in modo più lieve, voci provenienti dal centro di Stavira. Insieme ad essi sentiva la vita scorrere in ogni cosa, percepiva i movimenti, le emozioni di tutti. La cosa non la destabilizzò per niente, tutto quello ormai le sembrava normale. In più, le sembrò che usare la magia la calmava in qualche modo, era come se si stesse liberando della tensione nel suo corpo. Perché sento che... sento di voler sparire da qui? Di cercare un luogo dove poter essere al sicuro? Perché qualcuno voleva ucciderla? Come mai vide il viola scuro prima di cadere nel buio più profondo un'altra volta?

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