54 - Lacrime oro

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Il rumore della pioggia era incessante, erano giorni che non pioveva come quella mattina senza sosta. L'acqua sembrava voler cancellare via qualcosa con il suo scroscio, forse tutte le preoccupazioni della ragazza dagli occhi grigi che da poco si era svegliata, ritrovandosi nella sua camera tra le lenzuola chiare a morbide. Aveva perso di nuovo i sensi per la stanchezza e aveva dormito tutto il giorno e la notte seguente, sentendosi un po' meglio. O più che altro fisicamente, nelle sua testa le domande non mancavano di certo.

Quando sentì bussare si mise a sedere e vide sbucare da dietro la porta quei due ragazzi che ormai coloravano un po' le sue giornate, sorridendo felice di sapere che le avrebbero fatto compagnia.

– Finalmente ti sei svegliata!– esclamò Nissa saltandole addosso per abbracciarla.

– Mi ero stancata di dormire.– ridacchiò lei ricambiando l'abbraccio.

– I tuoi non dicono niente del fatto che ormai vivi qui?– aggiunse scherzando vedendo la bionda fare spallucce.

– Tanto non ho nulla da fare e poi sanno che sto meglio qui con voi che a casa.–

– Dai voi due, tenete finché sono ancora calde.– disse invece Nath passando loro delle focaccine morbide. Ormai erano abituate al fatto che il ragazzo si preoccupasse di portare loro da mangiare e non gli avevano detto nulla vedendo quanto ci tenesse.

– Deliziose come sempre.– constatò Nissa dopo il primo morso.

– Già, però ci stai viziando un po' troppo.– aggiunse l'altra e lui sorrise imbarazzato, prendendo qualcosa per sé e aggiungendosi a loro. Ormai il letto di Kyra era diventato luogo di pensieri scambiati.

– Che avete combinato?– domandò Kyra. Non voleva parlare di quanto le fosse accaduto, a volte la paura di poter esser rapita di nuovo si espandeva nel suo corpo se ripensava troppo a quelle immagini sfocate. Per quello gli altri avevano cancellato quanto accaduto per non farla soffrire, cercando di tornare alla vita normale.

– Abbiamo continuato con le ricerche sugli Yarix, sempre che non ti dispiaccia se l'abbiamo fatto senza di te.– le disse la sua amica dandole una lieve spallata amichevole che la fece ridacchiare.

– Che avete scoperto?–

– Nissa è riuscita a decifrare qualcosa dalle immagini riportate su un libro. A quanto pare, come già sappiamo, al compimento dei diciotto anni apparivano loro le ali.– spiegò Nath prima che continuasse la bionda.

– Solo che abbiamo pensato a te e, nel caso fossi una Yarix, avresti dovuto avere delle ali ora ma non è così. Quindi siamo andati avanti e abbiamo scoperto che non spuntano lo stesso giorno ma alla prima luna piena dopo quella che per loro è l'età della metamorfosi proprio per questo evento che segna le loro vite.–

– Quindi per capire chi tu sia dobbiamo aspettare la luna piena che sarà tra una settimana.– concluse il ragazzo di nuovo. Kyra si sentì sollevata di poter essere quasi vicino alla verità ma si bloccò quando realizzò cosa sarebbe accaduto da lì a breve. Il tempo era passato così velocemente da quando aveva iniziato con le ricerche e parlato con Andreas.

– Tra una settimana ci sarà...– iniziò a dire prima che la sua amica la interrompesse sapendo già cosa stesse per dire.

– Il tuo fidanzamento, è proprio quel giorno.–

Kyra si morse il labbro e poi sbuffò, passandosi una mano tra i capelli. A Nath dispiacque vederla così e, un po' tentennando, tirò fuori dalla tasca un foglio di carta ripiegato che Sheera gli aveva chiesto di nascondere ad occhi indiscreti, porgendoglielo.

– Non so se ti farà bene o meno, non so cosa ci sia scritto ma spero che potrà in qualche modo aiutare.– le disse sorridendole, lei che non capì cosa fosse, o almeno non inizialmente. Nel frattempo Nath si era alzato e aveva preso con sé l'altra ragazza che cercava già di curiosare, lasciandola nuovamente sola. Dopodiché, Kyra osservò quella carta che pareva abbastanza pregiata e ben tenuta, spiegandolo e vedendo finalmente il contenuto. Era una grafia elegante quella che vide, non c'era nemmeno una traccia di inchiostro fuori posto, così perfetto. Però non riconobbe la scrittura, anche se, appena iniziò a leggere quelle parole, capì chi le avesse tracciate e si stupì. Non si aspettò una grafia del genere ad essere sinceri da una persona disordinata come Sheera.

Non sono solita a scrivere a qualcuno, sinceramente non l'ho mai fatto giusto perché tu lo sappia. Ti senti fortunata per questo, vero? Non so esattamente perché lo faccia. Non sono troppo per le parole. Ancora non mi lasci iniziare a dire, o meglio scrivere qualcosa che le tue lacrime premono di uscire, lo so. Lo immagino. Lo posso sentire. Così come percepisco la tua aura nonostante io sia distante non so quanto. Non so come sia possibile.

Sento anche il tuo dolore, la tua disperazione che probabilmente cerchi di negare persino a te stessa e mi odio per non poter essere lì a dirti che sei un'idiota se ti lasci sopraffare da tutto. Sei forte, più di quanto immagini. E solo il cielo sa quanto vorrei sentire la tua voce, il profumo della tua pelle, ammirare quei tuoi occhi in cui mi ci perderei all'infinito. Loro non mi hanno mai giudicata, non mi hanno mai vista come un essere crudele da odiare nonostante le mie mani siano macchiate di sangue. Hanno sempre avuto quella curiosità che non ho mai capito cosa ci trovassero in me, quella voglia di vivere e il voler perdersi nei miei peccati.

Perché mai ti sei avvicinata così tanto a me? In così poco tempo per giunta? Cosa ti spinge a voler capire la mia oscurità che io stessa non comprendo? Forse dovrei chiedermi per quale motivo io non ti abbia allontanata da me come ho sempre fatto, anche con Nath le prime volte che aveva provato a parlarmi lo respingevo. Ma tu sei diversa, non capisco. E la tua presenza mi rende più calma del solito, tutti i miei pensieri più macabri svaniscono e non vedo altro che te, quella ragazza che non mi lasciava in pace alle celle e che mi ha obbligato a ballare.

Anche solo pensarti ora mi rende vulnerabile più di quanto già non lo sia! Devo persino pensare a te, alla promessa che ti ho fatto per evitare di impazzire e radere al suolo questa prigione, è l'unica cosa di cui mi importi. Anche se, diciamo che potrei aver causato dei problemi qui, un po' come quelli che capitavano ad Agraq. E solo perché sono tornati questi pensieri allettanti che non esistevano quasi più con te. Renditi conto di cosa sei in grado di farmi perché appena uscirò da questo inutile posto te la farò pagare, sappilo. Mi dà fastidio.

Ora devo andare, la testa mi sta scoppiando a causa della febbre che mi sta rendendo anche più simpatica agli occhi di un ragazzo qui che deve controllarmi. Non so se sia più pazzo lui o io ormai. Direi che è anche inutile dirti di bruciare questa lettera per non essere beccata dato che so che non lo farai. Scegli tu cosa farne, sai che mi piace rischiare. Non a caso avevo una relazione con la figlia di un famoso Protettore. Ci si vede (dolcezza).

Come detto dalla corvina, le lacrime erano spuntate già alle prime parole e lasciate poi libere di correre sul suo volto copiose e inarrestabili, infinite. Era stato la realizzazione che Sheera aveva pensato a lei stando male o anche solo così avvolta nella noia a scaturirle. L'aveva pensata come lei faceva. Sapere che era davvero importante per quella ragazza e cosa riusciva a provocarle le procurò un senso di felicità in tutto il corpo, anche se al tempo stesso l'aveva resa triste per non poterla avere intorno. Non aveva notato però che le sue lacrime fossero  quasi dorate e che non le macchiarono la pelle chiara.

– Non smetterai mai di chiamarmi così.– ridacchiò cercando di asciugarsi le lacrime e ripiegando quel foglio che mai avrebbe buttato via. Mi risponderesti che hai appena iniziato sicuramente! Dentro di sé sentiva un turbine di emozioni per tutte le situazioni che stava vivendo e le serviva qualcosa per sfogarsi, smettere di pensare un po'. Così fece un respiro profondo e si alzò, raggiungendo una cassettiera dove, nel primo scomparto chiuso a chiave, poggiò il foglio ed osservò un violino lucido e nuovo.

In realtà non lo era per niente, l'aveva ricevuto da Delilah molti anni prima quando aveva scoperto quanto amasse suonare la nipote ma era come se più lo usava più questo tonava nuovo. Ed era da parecchio che non provava neanche solo a toccare una di quelle corde. Dalla festa in cui lo sguardo di Sheera l'aveva osservata come nessuno aveva mai fatto.

Si sentì subito più leggera quando iniziò a suonare istintivamente la stessa melodia che aveva fatto sentire proprio quella sera, davanti alla vetrata ad ammirare il sole appena coperto da lievi nubi chiare. Solo si lasciò guidare da ciò che provava e si perse in quelle note già sentite.

     

"Era sola in quel luogo abitato solo da lei e qualche altra piccola creatura che non si mostrava mai neppure a lei. Per quello, per passare il tempo, doveva trovarsi nuove cose da fare che potessero aiutarla ad abbattere la noia, e per farlo quel giorno fece apparire un violino. Aveva visto quello strumento tra i Salir, loro che l'avevano creato con le loro stesse mani, e le era piaciuto subito, specialmente la melodia che era in grado si produrre.

Senza esitazione lasciò che delle note lente e dolci l'avvolgessero mentre si lasciava cullare da quella sensazione di meraviglia che la pervadeva ogni volta. Insieme formavano una cantilena che aveva sempre avuto in testa per qualche motivo. E poi la sentì, sapeva di non essersi sbagliata.

Una voce forte, leggermente roca e che le fece salire un brivido lungo la spina dorsale in un attimo. Qualcuno stava cantando, o meglio una ragazza cantava oltre il portale per quel mondo luminoso, eppure la sentiva perfettamente. Ed era così bella. Non si fermò nel creare le note con il violino.

– Vieni,
Seguimi verso un mondo d'incanto,
attraverso la nebbia dell'inganno.–

Quella ragazza sconosciuta stava cantando sulle note che seguiva alla perfezione, conosceva anche lei quella cantilena allora, ma come?

– Oltrepassa disguidi e dolori,
bellezza e passioni sono tue.
Non fermarti nel buio,
cerca il male nel bene,
o il bene nel male.

Forse sapeva chi potesse essere ma continuò a suonare senza pensare, voleva sentire quella voce intensa e ammaliante senza interrompere quella sintonia che percepiva nell'aria e mai sentita prima di allora. Era così bello.

– Nei tuoi occhi cristalli,
il tuo cuore scintillante.
Raggiungimi nel mondo d'incanto,
nel giardino ormai dimenticato...

Sia la voce che il suono del violino tacquero insieme lentamente e lei osservò dietro di sé voltandosi, lì dove si estendeva una pineta e prima ancora una radura dove era solita dormire nell'abbraccio dei caldi raggi solari, e ancora prima un grande portone in pietra bianca scolpito pesantissimo e maestoso. Un giorno avrebbe scoperto cosa si celasse al di fuori di esso, oltre al Regno Assoluto e ad Eathevyr."

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