6 - Kyra

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Il tepore della luce solare la travolse e lei aprì gli occhi. Le domestiche avevano aperto le tende ed erano lì, in camera sua, a scegliere i vestiti, le scarpe e i gioielli per lei nonostante sapessero che si sarebbe ricambiata di nuovo. I vestiti che le sceglievano erano belli, certo, ma voleva essere indipendente. Non le dispiacevano le comodità che un ricco poteva permettersi, eppure delle volte le dava fastidio.

Si alzò dal letto e si stiracchiò mentre una domestica si avvicinò a lei e le porse un vestito leggero e morbido, di un grigio non troppo scuro e con un nastro rosa pallido in vita. L'essere parte di una famiglia illustre comportava un abbigliamento adeguato ogni giorno e con il tempo ci si era abituata, anche se dentro di sé si sentiva a disagio mostrare la propria situazione sociale in base all'aspetto.

– Grazie Gabrielle.–

La domestica le sorrise e se ne andò, mentre lei si vestì velocemente. Mandò via gentilmente le altre domestiche e rimase finalmente da sola e tranquilla. Si pettinò i suoi capelli mossi, lunghi fino a metà schiena. Erano diversi da tutte le persone che conosceva. Erano bianchi come la neve, ma non era albina, lo affermavano i suoi occhi grigio chiaro.

Si ricordò di quante volte erano venuti i migliori medici dell'intero Regno Assoluto per visitarla e capire il motivo di tale colorazione a pensarci, ma nessuno aveva saputo rispondere. Tuttavia, era sana come un pesce e dopo qualche anno, ricevendo sempre la stessa risposta, non ci furono più visite mediche e analisi che la torturassero. Aveva accettato di essere diversa, ma non smetteva di domandarsi perché.

Si guardò attorno ammirando la sua grande stanza con una scrivania, un armadio pieno di abiti e una libreria che ricopriva un'intera parete. Le piaceva leggere, era un modo per andare lontano con i pensieri, distrarsi da quel mondo che le appariva un po' estraneo a sé. Trovava quella vita così bella ma anche noiosa, non succedeva quasi mai niente di nuovo. Si sentiva come spenta, non completamente in sé. A cosa era destinata? A quella vita monotona? Non la voleva. Le mancava qualcosa da sempre. Ogni giorno. Era gentile con tutti, si mostrava solare, intelligente. Ma poi? Chi era davvero? Cosa sarebbe diventata in futuro?

Si riscosse dai suoi pensieri mattutini e decise di dirigersi verso la sala da pranzo ma quando fu lì si fermò davanti alla porta, la mano sulla maniglia sentendo i suoi genitori adottivi parlare.

– In questo periodo è strana, diversa.– sentì dire da sua madre Sarah, sapeva che si stesse riferendo a lei.

– Sarà la tua impressione, cara.– disse la voce di suo padre Andreas e sentendo un rumore di fogli, un giornale probabilmente.

– Anche la sua aura sta cambiando. È più... intensa, non trovi?–

– Alcuni Salir sono più forti di altri, magari è una di questi. D'altronde non sappiamo da quale famiglia appartenga biologicamente.–

– Non l'ho mai vista usare la magia in nostra presenza, però. Nemmeno una volta. Ci hai fatto caso?–

– Lasciala stare, sai che è timida e molto riservata, non ama mettersi in mostra.–

Non se la sentiva di entrare dopo aver ascoltato quelle poche cose. Sapeva che avevano ragione, non parlava molto di sé né mostrava la sua magia, anche se un motivo per non farlo c'era. Ultimamente la sua vita era piena di misteri, domande su domande e senza risposte.

– Prego signorina.– sentì dire da Gabrielle. Ecco, guastafeste, non volevo entrare... Purtroppo fu obbligata a rimandare alla sua ritirata in biblioteca, ormai la domestica aveva aperto la porta dopo averla sentita probabilmente.

– Buongiorno.– disse alla fine entrando nella grande sala dal maestoso tavolo in legno e sedie morbide di velluto rosso. Le pareti erano chiare come il pavimento e tutta quella luce non le dava fastidio, tutt'altro. Rendevano la stanza un ambiente sereno.

– Giorno cara. Dormito bene?– le chiese suo padre e annuì, sedendosi a tavola accanto alla madre. Guardò il cibo davanti a sé senza appetito e la cosa insospettì la donna che subito si preoccupò.

– Stai bene Kyra?–

– Sì sì, stavo pensando ad un libro che ho letto da poco.– si sbrigò a dire prendendo la prima fetta di torta che trovò davanti a sé. La verità era che non mangiava da due giorni. Due giorni in cui non ne aveva sentito il bisogno ed era in perfetta salute, come se si nutrisse di altro e non cibo. Non era mai stata una ragazza che si abbuffava, ma come spiegarsela quella situazione? La spaventava un po' se doveva ammetterlo. Non capiva cosa le stesse accadendo, si sentiva un'estranea in quel mondo. Doveva avere risposte, assolutamente o sarebbe impazzita dopo tutti quegli anni in quella situazione che ora iniziava a pesarle seriamente.

I suoi genitori erano impegnati in un discorso e sarebbe stato il momento perfetto per andarsene dopo aver mangiato controvoglia per non dare nell'occhio, ma qualcosa catturò la sua attenzione.

– Tra qualche ora arriverà una ragazza. Non si sa molto sul suo conto.– sentì da suo padre Andrelius.

– Perché?– domandò curiosa. Normalmente non le interessava tutto ciò che accadeva di negativo, non quella volta evidentemente. Da quando in casa entravano persone che non erano ricchi uomini d'affari o colleghi di lavoro?

– È sottoposta al Wix. Starà nelle nostre celle per qualche giorno.–

– Una giovane?–

– Sì, per ora sarebbe la più giovane in assoluto a doverlo affrontare. Compirà diciotto anni tra un paio di giorni circa.–

– Oh, avete la stessa età allora. Così giovane e già nel mirino del Kafar, chissà cosa deve aver combinato...– disse sua madre dispiaciuta e portandosi una mano al petto. Andrelius invece, contento che la figlia fosse partecipe alla conversazione, le mostrò l'articolo di giornale che aveva accanto e lei lo prese cominciando ad osservare attentamente.

– A quanto pare erano anni che il Kafar le stava dietro dopo un incidente a causa sua. Mandò a fuoco un locale e un uomo morì. Le fu vietato usare la magia ma l'ha fatto in ogni caso.–

– Non sembra così pericolosa però.– disse Kyra osservando la foto da quella carta giallognola. Capelli lunghi neri, leggermente mossi, occhi scuri, pelle chiara. È così... ammaliante... Non aveva mai visto degli occhi così inquietanti ed ipnotici, quel volto di una bellezza stregante.

– Mai fermarsi alle apparenze Kyra. Molta gente nasconde tanto di sé. Quella ragazza ha provocato tante altre cose, terribili. Gli abitanti del villaggio da cui proviene dicono che sia un'orfana e perciò non si sa con esattezza da che famiglia venga. Magari i suoi genitori erano criminali e ce l'ha nel sangue creare il caos.–

Qualcosa si smosse nella ragazza dai capelli chiari. Ingannatrice... Più guardava il suo volto più si concentrava sui suoi occhi che sembravano non essere del loro colore naturale per qualche assurdo motivo. Com'era possibile? Anche io potrei far parte di una famiglia poco di buono, chi lo sa. Tutto questo non c'entra niente.

– Ora devo andare. Con permesso.– disse Kyra tornando in sé e mostrando un sorriso caloroso ai due coniugi, uscendo quanto prima e abbandonando il giornale sul tavolo. Cosa mi è successo? Perché ho pensato quelle cose? Si sentiva insicura in quel momento e non le era mai successo.

– Dovrei staccarmi un po' dal mondo e riposare, forse è solo quello.– si disse mentre usciva nel grande giardino della villa in cui abitava. I raggi caldi del sole le toccarono la pelle, fu come un abbraccio. Chiuse gli occhi e si sentì così bene, libera, piena di energia. Vieni... Il momento si avvicina... Aprì gli occhi di scatto e si guardò attorno cercando di capire da dove potesse arrivare quella voce ma non c'era nessuno nei paraggi, solo lei.

– Sì, dovrei riposare mi sa. Ora sento anche voci inesistenti, meraviglioso!–

Rise tra sé e sé mentre raggiunse un cespuglio di rose rosse. Sfiorò una rosa in particolare, i suoi petali erano un po' cadenti e rinsecchiti, non faceva bella figura tra le altre. Al solo tocco questa si illuminò di luce dorata e riprese a prendere vita, diventando maestosa e rigogliosa. Era un potere che Kyra aveva sempre avuto e usato di nascosto però, non voleva che qualcuno lo scoprisse.

I Salir normali quando facevano quell'incantesimo ci impiegavano di più e soprattutto avveniva in maniera diversa. Loro aiutavano le piante a ritrovare la vita, lei invece la donava. Era come se scorresse tutta la vita in sé e la donasse a chi volesse senza problemi.

Perché so fare questo? E mentre sfiorava i petali morbidi di quel fiore successe qualcosa che mai si sarebbe aspettata. Le erano capitate molte cose strane ma mai come quella. I petali divennero da rossi a bianchi come la neve e tutto intorno sembrò scurirsi di colpo.

Una piuma bianca sbucò dal fiore davanti a sé volando fino al cielo e la seguì con lo sguardo totalmente rapita cercando di allungare il braccio per prenderla invano, finché non svanì nel nulla lasciando piccole scintille sopra di lei.

Non riusciva a muoversi per quanto volesse, non riusciva nemmeno a pensare. Il vuoto. Il sole per qualche assurdo motivo sembrava splendere come non mai nonostante l'oscurità tutt'intorno e lo guardava senza alcun fastidio agli occhi. E di nuovo quella voce proveniente da chissà dove a parlarle. Le era familiare e ammaliante, sentiva nel petto il suo cuore battere all'impazzata. Ma non sapeva più per cosa, forse la situazione strana? Quel senso di completezza? Il non sentirsi diversa? O era qualcosa di più profondo e a cui non riusciva a dare una risposta in quel momento? Il momento si avvicina... Il legame...

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