5 - Lealtà

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Non sapeva quanto tempo fosse passato da quando l'avevano fatta uscire dalla sua gabbia facendola montare a cavallo, forse una manciata di ore o anche di più. Davanti a sé aveva il Kafar, ai suoi fianchi e dietro quattro guardie per sicurezza, anche se la notte era quasi del tutto calata. Era una fortuna per lei non rimanere di notte chiusa da qualche parte, sapeva che Stavira era lontana e ci avrebbero impiegato molto quindi era tranquilla. Anche se avrebbe voluto allontanarsi da tutto e tutti, starsene per i fatti suoi.

– Abbiamo qualche ora per riposare, potremmo fermarci qui.– disse il Kafar facendo cenno alle guardie e Sheera non se lo fece ripetere due volte, smontando da cavallo e cercando di allontanarsi un poco da loro.

– Dove credi di andare?–

Lei si voltò e guardò quell'uomo con occhi agghiaccianti.

– Dovunque lontano da voi, grazie.– rispose brusca raggiungendo quel grande albero che vedeva, cominciando ad arrampicarsi tra i suoi rami senza fatica, ci vedeva bene al buio. Erano in una radura piena di alberi grandi e maestosi, riparati da occhi indiscreti.

Fece un respiro profondo e chiuse gli occhi una volta arrivata tra i rami più alti ma robusti, sedendosi su esso, ammirando poi il cielo scuro che iniziava a riempirsi di stelle viste così tante volte. Aveva sempre cercato di passare più tempo possibile fuori da qualsiasi abitazione, voleva sentirsi libera e senza freni ogni volta. Non voglio perdere me stessa... Chiuse di nuovo gli occhi e da quel momento le apparve un'immagine in mente a cui però non diede molto peso.

 

"Era avvolta dal buio, intorno a lei non c'era niente, solo una luce bianca, uno spirito incorporeo che le teneva la sua mano nera.

– Non lasciarmi!– gridò la donna bianca tenendo stretta la sua mano, le lacrime che le solcavano il viso.

– Ci rivedremo e poi non ti abbandonerò mai.– disse solamente. Poi sparì nel nulla, lasciandola sola e, in qualche modo, sentì il suo urlo straziante di dolore che la portò ad odiare ogni cosa."

 

Dei rumori si facevano sempre più frequenti e vicini ma per quanto le dessero fastidio non aprì gli occhi, non ne aveva voglia. Di notte non dormiva spesso, lo faceva di giorno ma molte volte si ritrovava a stare sveglia per ore e ore e alla fine crollava, che fosse notte fonda o pieno giorno. Come in quel momento.

– Che stai facendo?–

Sheera si svegliò completamente quando sentì una mano sulla spalla e sbuffò, scompigliandosi i capelli.

– E poi io non dovrei svegliare te quando dormi.– si lamentò stropicciandosi gli occhi, guardando poi Nath davanti a sé. Aspetta che!?

– Nath? Che ci fai qui?– gli disse sussurrando e guardando a terra dove le guardie e il Kafar riposavano tranquilli. Lei era ancora su quel grande e robusto ramo e davanti a sé c'era quel ragazzo che aveva avuto intorno tutti quegli anni seduto come lei. Indossava un mantello e il cappuccio era calato come a volersi nascondere, dai suoi occhi vedeva che era arrabbiato. Ma di paura neanche l'ombra, forse però era teso, lo dimostravano i suoi muscoli contratti e sempre in allerta.

– Hai idea del casino assurdo in cui ti sei messa? Il Wix, Sheera? Hai idea di quello che diventerai dopo? Che ti è passato per la testa, sapevi che eri osservata e controllata!– le disse a bassa voce per non farsi sentire dagli altri mentre lei guardava di sotto in continuazione.

– Senti, ho provato a fare del bene ma guarda com'è finita. Era solo questione di tempo perché io mi ritrovassi in questa situazione, tutta Agraq mi odia.–

– Non io e non lo farei mai. Come potrei odiare una persona che mi ha aiutato?–

Sheera si voltò a guardarlo e lui la fissò negli occhi. Come fa ad essere l'unico che riesce a guardarmi negli occhi senza essere terrorizzato?

– Ti ho messo solo nei guai, tutti ti dicono di starmi lontana a meno che tu non voglia consigli sul suicidio e essere ucciso da me.– disse fredda e guardando il cielo sentendosi così vuota, incompleta.

– Non sei pericolosa.–

Perché tu non sai Nath, nessuno lo sa... Dentro di sé sentiva un turbine di emozioni che non voleva provare. Rabbia, colpa, il nascondere sé stessa e la sua indole. Comincia a pesare tutto questo... Voleva sfogarsi con la sua magia, ne sentiva il bisogno, ogni giorno di più.

– È meglio che tu te ne vada.–

– Cosa? No, non ti lascio neanche dovessi morire.–

– È meglio per te, Nath, potrei ucciderti senza volerlo in qualsiasi momento.–

L'agitazione si insinuò in lei, cominciava ad avere fame e doveva controllarsi. Non capiva, aveva sempre avuto il controllo e ora invece tutto stava cambiando. Ma si bloccò. L'ho già provato, ho già perso il controllo di me a causa di qualcuno... Com'è possibile?

– I miei mi hanno detto di De Righera, ma per me non cambia e non cambierà nulla. Ok, l'hai ucciso e anche l'altro per quel brutto incendio ma questo non fa di te una cattiva persona, hai provato a migliorare ma le dicerie in giro e tutti quegli sguardi non ti hanno mai aiutata, e ti pesa tutto questo. Tu non uccideresti solo per divertimento.–

– Cosa te lo fa credere? Il percepire il dolore e sofferenza mi piace, ho idee malsane in testa, torture.–

– Molti altri Salir sono così...–

– Ma non uccidono innocenti Nath. Non lo fanno ma io sì. E mi dà fastidio perché a quest'ora sette persone sarebbero vive e non sotto terra per causa mia va bene?– disse sbottando di colpo e fissandolo negli occhi.

– Ho ucciso altre cinque persone, Nath, cinque persone innocenti in una notte oltre a loro, e non voglio che muoia pure tu per causa mia e dei miei stramaledetti poteri assassini! Quindi vattene.– aggiunse con rabbia. Sentì gli occhi pizzicarle, non per le lacrime. Lei non piangeva quasi mai, figurarsi per scemenze del genere. Il loro colore stava cambiando.

Si alzò e scese di fretta dall'albero volendo camminare per calmarsi o avrebbe creato solo più casini. Si avvolse nella sue stesse braccia fissando a terra. Ma sentì la mano di Nath sulla sua spalla e la sua voce calda e rassicurante.

– So che non l'hai fatto di tua volontà, non lo faresti mai se non in pericolo di vita. Ti conosco in fondo, non al cento per cento ma abbastanza da capire.–

Non conosci la parte peggiore di me, per questo dici così... Io volevo farlo, questo è il punto. Sheera si voltò e lo guardò nei suoi occhi verdi e sapeva che non era spaventato da quello che aveva fatto. Nath le mise una mano sulla guancia e, anche se a lei dava un po' fastidio essere toccata, glielo lasciò fare, mentre scrutava quegli strani occhi.

– Perché sono viola scuro? Dovrebbero essere...–

– Neri. Cambiano ogni volta che sono nervosa, infuriata o uso la magia. Non ne ho il controllo.– disse distogliendo lo sguardo e fissando l'erba mossa lieve dal vento.

– Non avevo mai visto niente del genere.–

Nath tolse la mano e la guardò titubante.

– Vuoi... vuoi raccontarmi cosa è successo?–

Sheera annuì alla fine, poteva fidarsi di lui, non per niente era il suo migliore amico. E poi sapeva che l'avrebbe tartassata pur di sapere.

– Ricordi l'ultima eclissi lunare?– disse sedendosi a terra, se il Kafar l'avesse beccata troppo lontana si sarebbe beccata una ramanzina che non avrebbe ascoltato in ogni caso.

– Sì, era il giorno del tuo dodicesimo compleanno.–

– Quella notte per me è stata devastante. Marcus mi aveva chiusa in camera e, come sai, non riesco a stare in una stanza senza una finestra aperta di notte. La spalancai appena cominciai a sentirmi male, ma non era come le altre volte, era diverso. Oltre ai giramenti di testa avevo sete. Avevo bevuto almeno una decina di bicchieri d'acqua ma più ne bevevo e più la sete aumentava, non era normale. Poi sentii un profumo che non avevo mai sentito, era dolce e invitante e alla fine non resistetti e uscii dalla finestra. Sentivo una strana sensazione mai provata e non mi resi nemmeno conto che le mie gambe andavano da sole, facendomi camminare per i boschi. Tutto era nero e nemmeno le torce del villaggio riuscivano a fare abbastanza luce, ma per me non era un problema, vedevo tutto nitidamente, come se fosse giorno.–

Il Buio è il tuo Universo. Quella frase le tornò alla mente ma continuò a raccontare.

– Poi sentii di nuovo quel profumo e la vista mi si offuscò. So solo che mi trasformai in un lupo e che la mattina dopo, quando mi risvegliai, intorno a me c'erano due uomini, una donna e due bambini stesi a terra e coperti di sangue e in bocca avevo quel sapore dolciastro e ferroso. Sangue.–

– Quella sete... era una sete di sangue, per questo non ti passava.–

– Delle volte mi capita che ritorni e vado nel bosco in cerca di qualche animale, cerco di tenermi il più lontano possibile dalle persone. Anche se ultimamente la cosa aumenta e ne sto perdendo il controllo.–

– A nessun Salir è mai successa una roba del genere. Poi mi sembra di capire che tutte queste stranezze succedono solamente a te.–

– Già. Non me lo dire.–

Sheera si guardò le mani e l'immagine di quelle persone a terra, il fuoco e quel lupo le passarono davanti agli occhi. Però non provava niente, non era disgustata da sé stessa né si odiava. È come se fosse normale per me tutto ciò, una cosa di tutti i giorni.

– Ehi.–

La ragazza alzò lo sguardo e Nath le prese le mani.

– Vengo con te, non voglio lasciarti da sola, e poi sei la mia unica migliore amica. E non cercare di farmi cambiare idea, ho già deciso e parlerò con il Kafar.–

– Risparmiami le frasi sentimentali.–

Nath rise lievemente, sapeva che non era una semplice ragazza sdolcinata e non avrebbe mai sentito da lei parole che di solito gli amici potevano scambiarsi, ma a lui andava bene così. Non sarai sola, non questa volta.

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