64 - Nella realtà

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Il ticchettio flebile della pioggia sul vetro era uno dei suoni che le piaceva sentire. Molte volte aveva visto e sentito persone osservarla per ore ed ore con un senso di malinconia nel petto, la tristezza nel vedere un cielo cupo e freddo, poi l'umidità che si spargeva. Era capitato anche a lei di vederla in quel modo, la pioggia. Però la faceva pensare e rilassare quando le gocce erano fini e rade, quando non vi era un acquazzone o un temporale forte. Era semplice pioggia che voleva mostrarsi per dissetare le piante, riempire i fiumi e i laghi di modo che dissetassero gli animali giusto per qualche ora senza creare danni.

Le piaceva molto vedere come le gocce sul vetro della finestra della biblioteca facessero a gara per arrivare prime in basso come quando era bambina. Non si vergognava di sembrare infantile nel pensarci ancora, d'altronde il suo aspetto sembrava quello di una giovane ragazza ma dentro, nella sua anima, c'era una piccola bambina curiosa e vogliosa di scoprire ogni cosa e ogni segreto, vogliosa di sapere e imparare, di vedere i Mondi con quell'energia che sentiva ovunque.

– Kyra!–

La voce che per un attimo le sembrò lontana e proveniente da una sconosciuta, la riportò con i piedi per terra, realizzando poco dopo dove fosse e chi avesse intorno.

– Sei ancora tra i libri?– le domandò Nissa squadrandola da capo a piedi quando la vide con dei libri tra le braccia, fissando la bionda e facendo spallucce come se non importasse. Era tornata, e con lei sembrava anche Fenrid, al suo seguito.

– Non ti sei mossa da quando ti abbiamo lasciata? Devi spiegarmi il tuo segreto, io non riuscirei a stare concentrato su una cosa per così tante ore.– le disse lui stupito facendola sorridere appena. Era una delle sue specialità farsi prendere troppo dai suoi interessi tanto da perdere la cognizione del tempo e anche della realtà. Non che a lei importasse molto in fondo.

– È un'arte questa, ci vogliono anni di esperienza.– stette al gioco poggiando i libri sul tavolino accanto e raggiungendoli al centro della stanza.

– Siete rimasti via parecchio, quasi mezza giornata.– aggiunse notando che anche gli altri stavano arrivando, varcando la soglia della biblioteca. Sembravano stanchi.

– Davvero? A me sembravano esser passate a male pena un paio d'ore...– disse Nath confuso aiutando Rohin a tenere dei fogli svolazzanti intorno a loro che a volte volteggiavano incontrollati. La cosa perplesse la chiara portandola a inclinare la testa da un lato come se questo la potesse aiutare a capire quel che stavano facendo, anche se invano.

– Il tempo scorre in modo leggermente differente su Eathevyr rispetto a qui.– spiegò Evelyn di sfuggita. Sembrava strana e il suo tono era un po' freddo e malinconico, ferito come il suo sguardo. Lo diventò ancora di più quando Kyra fece un paio verso di lei che indietreggiò appena come se fosse stata l'essere più temibile di tutti. Forse era spaventata? Per quale motivo?

– Stai bene?– le domandò a quel punto preoccupata ma rimanendo ferma dov'era, non voleva dare disagio alla rossa che le annuì in risposta, cercando di sorriderle.

– Sono solo stanca, rivedere il mondo in cui sono cresciuta ridotto in quel modo...–

Non finì nemmeno la frase ma Kyra capì comunque e non insistette, in parte poi era quello che provava anche lei.

– Tralasciando quello, non abbiamo scoperto granché. Rohin e Nath analizzeranno qualche materiale che abbiamo raccolto per sapere se quella terra potrà mai tornare a vivere, anche se ne abbiamo forti dubbi, ma non si può fare altro al momento. Peccato, avremmo potuto capire perché gli Yarix sono stati presi di mira dai demoni e i Salir no.– sospirò Nissa spostando lo sguardo verso i due ragazzi intenti a parlare tra loro. La Yarix nel mentre se ne andò e Fenrid raggiunse l'amico per aiutarlo insieme all'altro ragazzo, permettendo alle due ragazze di rimanere in un certo senso sole. Infatti si spostarono verso un angolo.

– E a te invece com'è andata qui?–

Kyra fissò per un attimo la bionda prima di sospirare come arresa.

– Ho provato a parlare con l'uomo catturato più di tre ore fa ma non dice una parola, è snervante. Nemmeno Andreas o le guardie riescono a smuoverlo, come se avesse fatto chissà quale voto o promessa o patto.–

Nissa le prese la mano per cercare di confortarla ma attraverso quel tocco, la chiara, sentì che la sua amica avrebbe voluto dirle qualcosa però si tratteneva. Perché lo faceva? Non era mai successo, Nissa non aveva mai avuto problemi nel rivelarle anche piccole cose. Erano amiche da molto e si fidava, così diceva sempre. Ma, ora, era ancora davvero sua amica nonostante tutti i cambiamenti che le stavano capitando? C'era un legame tra loro abbastanza forte?

– Se sparissi dalla tua vita all'improvviso, se me ne andassi, o se mi accadesse qualcosa, mi cercheresti?– le domandò seria, forse un po' troppo dato che l'altra la guardò quasi sconcertata. Da quando faceva domande del genere?

– Ti è successo qualcosa?– le chiese subito allarmata ma scosse la testa.

– No no, tranquilla. Volevo solo sapere...–

Kyra abbassò lo sguardo pentendosi di averglielo chiesto. La bionda però ci pensò su per davvero.

– Penso di sì. Non ho molte altre persone intorno. Non cancellerei ciò che abbiamo vissuto insieme come se nulla fosse. Se dovesse accaderti qualcosa, qualsiasi, mi sentirei in colpa per non esser riuscita ad aiutarti e non esser stata vista da te come qualcuno su cui contare come vorrei, che forse avrei potuto fare di più.–

La chiara si morse il labbro nel sentirla, non stava mentendo e lo sentiva chiaramente. Questo rende tutto più difficile... Sospirò di nuovo e poi la abbracciò prendendola di sorpresa.

– Sicura di stare bene? Sei strana e mi preoccupi.– insistette la sua amica e sorrise di nascosto come malinconica, non voleva essere vista così, Nissa non l'avrebbe lasciata per il resto della giornata, lo sapeva.

– Sì sto benissimo. È solo un po' tutta questa situazione. Cambiando argomento, so che tuo padre ha organizzato una serata riservata a pochi domani.– la tranquillizzò staccandosi e cercando di distrarre entrambe con altro. Nissa sbuffò facendola ridacchiare.

– È perché vuole trovare qualcuno che possa andarmi bene come ragazzo, è una festa inutile.–

– Sono invitata o c'è gente meglio di me?–

La bionda la spintonò appena ridacchiando.

– Tu sei sempre sopra tutti. Ci saranno anche i tuoi genitori da quanto so. Oh, ho sentito che Fenrid e Rohin andranno via tra due giorni invece.–

– Già, Maestro e mio padre hanno quasi finito.–

– Tutto questo tempo solo per Sheera? Ne ha creati di problemi allora quella.–

Kyra per un attimo si bloccò nel sentire quel nome e la sua amica se ne accorse, iniziando a scusarmi subito ma lei scosse la testa come se non fosse accaduto niente.

– In realtà non è solo per lei, ci sono altre persone ad Yreles mandate da mio padre che abitavano nelle zone di cui si occupa.–

– Capisco. Ora penso che andrò a dormire, sono stanchissima! La prossima volta dovrai venire pure tu però, magari scopriamo qualcosa su di te.– esclamò la bionda sbadigliando.

– Ma se non hai fatto niente. E vedrò, al momento i miei libri sono abbastanza interessanti.–

– Evelyn ha detto che viaggiare tra due mondi indebolisce senza che ce se ne possa rendere conto.–

– Tutte scuse.–

Nissa le fece la linguaccia per ripicca e poi, ridacchiando, si separarono, lasciando Kyra di nuovo da sola a fissare fuori dalla finestra la pioggia, ancora una volta. Dopodiché si passò una mano tra i capelli candidi prendendo tra essi una grande piuma nera e morbida al tatto. Nessuno l'aveva vista poiché l'aveva nascosta con la magia, così come la fasciatura che si era fatta su tutto il braccio sinistro, poi il vero colore degli occhi e delle ali, il taglio sul collo che si toccò appena mentre la sua energia cercava di guarirlo anche se difficilmente e lentamente.

Si era medicata in fretta appena tornata nel Regno Assoluto e fatto in modo che nessuno sapesse dove fosse stata né cosa fosse accaduto, cosa aveva fatto. Ancora nella sua testa c'erano dubbi e immagini che la portavano indietro nel tempo, in un'epoca così lontana ma al contempo vivida in lei. Era solo un po' stordita, stava prendendo consapevolezza di sé stessa e di quello che avrebbe dovuto fare in futuro. Un po' la cosa la spaventava ad essere sinceri.

– Sheera...– sussurrò preoccupata osservando la piuma scura e poi guardando fuori, la pioggia che continuava a scendere ora copiosa e come a voler cancellare tutte le certezze della Kyra che era stata fino a poco prima. Perché quella ragazza sarebbe svanita sempre di più, lasciando spazio alla sua vera natura, al suo vero essere. Sta attenta... E torna da me, ti prego...

          

"Non c'era più niente, solo cenere e sangue nero sparsi sul terreno tornato a tratti a vivere, dall'erba verde. Solo in un punto era rimasta morta e grigia ed era a causa del potere di Sheera. Aveva appena ucciso tutti i demoni che avevano provato ad attaccarla, altri si erano arresi e ritirati sapendo che contro di lei non avrebbero mai vinto.

Sembrava stanca in realtà, Kyra non ne sapeva il motivo ma la corvina non l'aveva lasciato vedere agli altri, ai nemici. E alla chiara in quel momento importava solo del fatto che l'altra si stesse allontanando senza dirle nulla. Sentiva che c'era qualcosa che non andava e così riuscì a mettersi in piedi barcollando un poco e a raggiungerla quasi inconsciamente.

Le prese la mano per attirare la sua attenzione sapendo che non avrebbe mai risposto se l'avesse chiamata per nome. Non si aspettò, ad essere sinceri, che la corvina si voltasse di scatto mettendole una lama alla gola ferendola, il sangue che segnò una sottile ma visibile linea rossa sulla pelle chiara e delicata.

– Non toccarmi.– le ringhiò contro subito prima di voltarsi e spiegare le sue splendide e maestose ali nere dietro le spalle, svanendo lontana nell'oscurità tra gli alberi che erano tornati anche loro rigogliosi e dai mille colori, facendola sospirare.

Camminò per cinque minuti buoni prima di fermarsi finalmente accanto ad un grande albero dalle foglie blu. Sentiva l'aura negativa di Sheera e sapeva che era lì, quella ragazza così lunatica e in quel momento di cattivo umore e anche tanto di sicuro. Era una delle cose negative della sua personalità. Si appoggiò al tronco ruvido dell'albero e aspettò un po' prima di parlare.

– Per quanto tempo hai intenzione di startene lì sopra?–

Sheera era qualche metro sopra di lei, la schiena appoggiata al tronco seduta su un ramo in completo silenzio. Sapeva che non aveva voglia di parlare e non era la prima volta che si trovavano in una situazione del genere. Ed era anche dura da privarla del suo silenzio amato.

– Vattene.– la sentì dire con voce rabbiosa, un altro ringhio.

– Non finché non mi dici che cos'hai. Sai che posso aspettare anche giorni.– continuò a dirle lei. Era forse l'unica a tenerle testa per testardaggine, specialmente se era preoccupata.

– Sei stressante.–

– Come il solito. Allora? Cosa c'è?–

Alla fine la corvina scese dall'albero infastidita teletrasportandosi davanti all'altra in una nube nera e le mise le mani poggiate ad entrambi i lati della testa. Kyra rimase ferma e impassibile, non aveva paura. Si guardarono solo negli occhi, i loro respiri a riempire quel silenzio di un paio di secondi prima che svuotasse il sacco.

– Cosa c'è!? Potevi morire sul serio se non fossi intervenuta, non hai il controllo della tua magia né dei tuoi ricordi! Te ne saresti dovuta andare e invece non l'hai fatto! Hai idea di quanto sia stato pericoloso?–

La sua voce, così ammaliante, tremò d'ira e Kyra notò che i suoi occhi non erano vividi, non stava bene. Questo non le piacque proprio per niente.

– E ora, vedi di lasciarmi in pace.– aggiunse seria staccandosi e liberandola. Ovviamente lei non fu molto d'accordo quindi provò ad opporsi ma si ritrovò con la sua mano fredda alla gola in una lieve stretta come se si stesse trattenendo dal non fare di peggio. E in effetti era così, lo vedeva da come respirava in modo irregolare, cercando di calmarsi.

– O te ne vai, o finisci male con me Kyra.– continuò scandendo bene le parole, specialmente il suo nome. Era un avvertimento, non voleva farle del male e la chiara lo sapeva. Poteva solo ascoltare e aspettare che tornasse in sé."

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