65 - Sparire di nuovo

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Quasi ogni giorno c'erano balli e ricevimenti a Stavira tra tutti i grandi pezzi grossi della capitale e questo rendeva ogni giorno di cosiddetta festa come altri per tutti i suoi abitanti, con la differenza che bisognava vestirsi in un certo modo, tenere un comportamento decoroso e anche mostrarsi all'altezza di essere in grado di vivere tra i più ricchi del Regno Assoluto. Alla fine le feste erano solo un tranello, un inganno, una prova per dimostrare di essere degni di vivere agiatamente.

Tutto quello lo aveva dovuto affrontare una piccola Kyra appena entrata a contatto con il mondo esterno all'età di cinque anni. Era bambina, nemmeno sapeva realmente la differenza tra ricco e povero, né che esistesse un intero mondo al di fuori delle mura di casa pronto a metterti alla prova, a vedere e aspettare il momento in cui cadi per giudicare.

Era abbastanza difficile mostrarsi all'altezza con gli occhi puntati addosso a fissarti in trepidante attesa, alla ricerca di un difetto di cui sparlare e rovinarti non essendo degno. Come poterlo spiegare ad una bambina però? A tutti i bambini in realtà?

Molti erano stati educati dalle madri insegnando già l'arte del giudizio e del ridicolizzare. Solitamente erano le solite ragazze che si credevano le reginette dopo le valanghe di complimenti delle persone, nonché le più odiose. Ed erano anche le più invidiose e pettegole, sapevano tutto di tutti come le loro madri che nascondevano dietro a quel sorrisetto fastidioso la loro vera natura.

Poi c'erano i ragazzi umili ma che riuscivano a sopravvivere nella società grazie alla maschera che si creavano per evitare i problemi, di coloro che non si immischiavano nei fatti altrui. Infine, quelli che si mostravano per ciò che erano, i timidi, gli scaltri, i ribelli, i paurosi. Coloro che non volevano totalmente nascondersi per essere accettati completamente e venivano guardati con ribrezzo, non erano ideali per l'alta società.

Kyra rientrava a tratti nelle ultime categorie, forse un po' di più nell'ultima ma dipendeva dalla situazione. Veniva considerata un esempio da cui prendere spunto per alcuni. Non sapeva perché un gesto non decoroso, che veniva criticato, di un ragazzo o una ragazza faceva scalpore mentre se lo faceva lei la cosa cambiava. O almeno, non l'aveva mai capito prima ma ormai si rendeva conto delle sue abilità innate. La risposta era semplice: la sua energia. Infondeva positività, tutti la ammiravano come se fosse una luce, una via di fuga o una via verso la libertà, qualcosa di piacevole e rassicurante.

– Chissà oggi cosa accadrà.– sospirò mentre si sistemò i capelli chiari davanti lo specchio. Non aveva granché da fare ancora, perciò si stava preparando per raggiungere la casa di Nissa molto tranquillamente. Poco dopo sentì bussare alla porta e vide sbucare Gabrielle dietro la porta con un vassoio di oli e profumi.

– Già scelto l'abito?– le domandò poggiando il tutto sul tavolino accanto a lei di modo che potesse sentire le varie essenze da poter mettere, e la ragazza annuì precedendo la domanda successiva facendola sorridere.

– Lo vedrai tra poco se vuoi.–

– Tieni, è il solito.– le porse la donna ridacchiando quando la notò cercare una boccettina in particolare dal profumo che aveva sempre preferito di più tra tutti, ringraziandola.

– Era da tanto che non andavi ad una festa a casa di Nissa.– iniziò poi a dirle girando per la camera a sistemare ciò che era in disordine anche se c'era poco o niente. A Kyra non piaceva molto il disordine, le davano un senso di instabilità.

– Già. So che ci sarà anche sua nonna Vivian, l'ha scoperto stamattina. Non se lo aspettava.–

Gabrielle la guardò subito stupita oltre che dispiaciuta. Lei era stata un po' la sua confidente da bambina quando Nissa non c'era o quando non l'aveva ancora conosciuta. Certo, non si parlavano spesso in quel modo e anche da un bel po' ma ricordava ancora l'astio che la signora provava nei confronti di Kyra.

– Stai tranquilla cara, pensa solo a stare bene.–

– Lo so, non mi fa differenza in realtà la sua presenza ora.–

La vide con la coda dell'occhio sorridere. Forse pensava che fosse maturata, cresciuta. Tuttavia, era la propria identità a star mutando: era più consapevole del suo corpo, della sua mente, delle sue potenzialità e abilità. Quella donna oggi conoscerà la vera Kyra pensò sorridendo appena. Sì perché, a Miss Vivian, non erano mai piaciute le persone solari e luminose, sempre presenti per tutti come lo era lei.

Secondo quella nobil donna la serietà era quello che contava davvero e solo grazie ad essa le persone sapevano di poter contare su di te. Ovviamente solo lei la pensava così ma nessuno aveva mai osato contraddirla in quanto una persona di una certa rilevanza e importanza, eccetto Kyra.

Ricordava ancora bene la prima volta che si era presentata ad un ricevimento a cui aveva partecipato la donna. Appena l'aveva vista, lei con il suo sorriso raggiante accanto alla sua amica, vestita di chiaro, l'aveva odiata. Non aveva idea del perché odiasse così tanto la gentilezza, forse era dovuto a qualcosa del suo passato, qualche vicenda spiacevole.

Aveva sentito i suoi occhi blu ingannevoli addosso ma l'aveva comunque trattata come tutti, con il suo sorriso e la felicità, quella che a volte aveva provato grazie alla sua amica. Vivian l'aveva rimproverata invece, non doveva mostrarsi così gentile o molti si sarebbero approfittati di lei oppure l'avrebbero vista come una poco di buono, una doppiogiochista. Erano state queste le sue scuse ma c'era ben altro.

La ragazza, nonostante fosse stata messa in ridicolo all'intera sala, non si era demoralizzata molto, riuscendo a spiegarle che preferiva essere vista in quel modo piuttosto che mostrarsi ciò che non era, o almeno in parte. A Vivian non piacque nemmeno il fatto che le avesse risposto e aveva provato a dissuadere il padre di Nissa, nonché suo figliastro con cui non aveva splendidi rapporti, a non farle più incontrare. Per fortuna non era accaduto.

– Che dici?– domandò alla cameriera quando uscì da dietro il separé dopo essersi cambiata. Ridacchiò quando vide Gabrielle a bocca aperta ed entusiasta al suo girare su sé stessa per mostrarle l'abito in ogni angolo, addirittura batté le mani contenta.

– Non ho mai visto un vestito valorizzarti così tanto.– le disse e Kyra le si avvicinò per abbracciarla notando che fosse sull'orlo del pianto. Era una donna abbastanza emotiva.

– Va bene ma non ti commuovere.– le rispose lei continuando a ridacchiare.

– Ora devi andare o farai tardi. I tuoi genitori sono già lì.–

– Hai ragione, sì. Allora ci vediamo.– la salutò con un cenno di mano che venne ricambiato.

– Cresce così in fretta quella ragazza!–


Le persone continuavano ad entrare nella villa e Nissa non poteva fare altro che guardarle, salutarle cordialmente e passare subito all'altra come da etichetta con le sue regole imparate fin da piccola. Accanto a sé suo padre e sua madre facevano la stessa cosa, quest'ultima cercava anche di farle capire tramite dei cenni i ragazzi che avrebbe dovuto parlare durante la serata. Per lei era già uno strazio vederli.

– Andreas, da quanto tempo!– lo accolse zander calorosamente quando lo vide salire le gradinate dell'ingresso, l'altro che ricambiò il sorriso e la stretta di mano.

– In effetti hai ragione, il lavoro ci sta occupando molto tempo ultimamente.–

– Concordo. Splendida come sempre mia cara Sarah.– aggiunse e la donna lo ringraziò.

– Anche voi siete splendidi insieme. Tua figlia sta davvero bene.–

– Spero non sia un problema se ultimamente passa molto tempo a casa vostra.– disse Imìr dando per un attimo un'occhiata a Nissa che alzò gli occhi al cielo. A sua madre non andava giù che stesse approfittando troppo della loro ospitalità per i suoi studi, ma come poteva dire alla madre la verità?

– Tranquilli, per noi è sempre un piacere. E poi fa compagnia a Kyra, ultimamente non sta passando un bel periodo.– la rincuorò Sarah assumendo anche uno sguardo lievemente preoccupato.

– A proposito, dov'è?– domandò Nissa osservandosi intorno non vedendo la sua amica con loro e nemmeno tra gli altri invitati che ancora dovevano entrare.

– Dovrebbe arrivare tra poco, doveva ancora finire di prepararsi. La stai aspettando?– chiese Andreas.

– Oh no, cioè sì anche, ma volevo parlarvi un attimo. Se non vi spiace.–

Forse assunse un'espressione un po' seria e anche strana che li convinse subito a seguirla, e convinse anche i suoi genitori a lasciarla andare ed evitare di salutare gli invitati, cosa rara.

– È accaduto qualcosa? Di solito non sei così diciamo agitata.– iniziò subito a preoccuparsi Sarah, ultimamente sembrava abbastanza guardinga e protettiva nei confronti di Kyra. Quale madre in effetti non l'avrebbe fatto dopo un rapimento?

– No no, non a lei spero. Volevo solo dirvi una cosa alquanto strana che è accaduta ieri quando siamo andati a Eathevyr ma che potrebbe riguardarle.–

– Va bene, ti ascoltiamo.– le diede il via libera l'uomo quando si assicurò che, nell'angolo della sala in cui erano, nessuno li avrebbe ascoltati.

– Per farla breve ci siamo imbattuti in una pietra su cui vi era impresso un ricordo di Evelyn che la sua mente aveva rimosso. Lì incontrò una ragazza e le chiedeva di fare varie cose e il suo discorso era un po' confusionario ma ora non importa. Sta di fatto che, quando Evelyn le chiese chi fosse, disse come nome Kyra.–

Per un attimo i due rimasero un po' perplessi.

– Beh, potrebbero esserci altre persone con il suo stesso nome in realtà.– pensò Andreas accarezzandosi il mento mentre la moglie non fu totalmente d'accordo.

– Mia sorella ha viaggiato molto e non l'ha mai sentito in giro, nemmeno noi o le persone che conosciamo. E sono tante. Sentiamo nomi come i nostri ma il suo...–

L'uomo forse cambiò un poco idea e Nissa continuò.

– Non sto dicendo che la cosa sia collegata per forza la cosa, solo che è strano che solo lei abbia quel nome, lo stesso che apparteneva a quella ragazza sconosciuta. E poi, Evelyn non ha mai sentito il nome Kyra nemmeno tra gli Yarix anche se ha vissuto solo nel suo villaggio quindi non sappiamo quanto la cosa sia affidabile. Senza contare che non glielo avete dato voi ma un bigliettino con quella collana abbandonati con lei. Perciò abbiamo solo Kyra Lifewhite come indizio, e Rohin e Nath stanno cercando di scovare negli archivi...–

Nissa venne fermata da Andreas subito, il suo sguardo serio e scattante la preoccupò anche.

– Aspetta, hai detto Lifewhite?–

– Sì, perché?–

I due coniugi si guardarono per un attimo non facendole capire il motivo fin quando non glielo spiegarono dopo che promise di non dire niente a nessuno poiché aveva a che fare con i criminali di cui l'uomo si occupava, materiale che solo un Protettore della Magia poteva sapere.

– Una squadra di ricerca aveva trovato un foglio nel luogo in cui Kyra è stata trovata il giorno del rapimento. Sopra c'era scritto il nostro indirizzo e quel nome.– le disse a bassa voce per precauzione. Nissa si bloccò. Una coincidenza è ancora ok, ma ora due... È troppo strano.

Tuttavia, prima che riuscisse a dire altro, furono distratti dalle parole meravigliate degli altri invitati, tutti che guardavano verso l'ingresso, lì dove proprio Kyra stava scendendo le scale per raggiungere la sala principale.

– Ma quella... È davvero lei?– domandò stupita Nissa. Non aveva mai visto la sua amica con un'eleganza e una determinazione del genere scendere delle semplici scale a testa alta come se fosse completamente padrona di sé stessa, fiera di ciò che era e come si mostrava, in perfetta sintonia con quell'abito che indossava, il primo che era in grado di eguagliare la sua rara bellezza.

Era di un materiale quasi trasparente, violaceo e tempestato di diamanti violetti e bianchi luminosi ovunque, scintillanti. Sul corpetto, i fianchi e l'orlo della lunga gonna dei ricami floreali lo impreziosivano. Non aveva mai indossato qualcosa di così aderente e seducente ad essere sinceri, con uno spacco alla gamba destra, delle semplici spalline ricamate e brillanti sulle spalle.

Era davvero di una bellezza spaventosa e divina, i capelli raccolti in modo elegante e ornati dagli stessi ricami del vestito. Dire che tutti erano a bocca aperta era poco, erano più che incantati da quella ragazza che sembrava essere cambiata.

La verità era che lei era sempre stata così, era solo il sentirsi inspiegabilmente diversa ad averla resa insicura. Ma ora che ricordava tutto, ora che era tornata sé stessa, perché nascondersi? Era consapevole di attirare, attrarre le persone. Non era il suo corpo né il suo fascino a farlo ma sempre la sua energia rassicurante, luminosa. Faceva stare bene e sempre. Era una cosa che non poteva controllare.

– Ehi, come mai così nascosti?– domandò la chiara quando li raggiunse sorridendo curiosa.

– No niente ma tu... Che ti è successo esattamente?– domandò la sua amica squadrandola da capo a piedi facendola ridacchiare.

– Essermi preparata per tua nonna vale come scusa?– scherzò un po' facendola ridere anche lei. Nissa fece finta di nulla e che la conversazione avuta con i suoi genitori non fosse mai esistita, prendendola a braccetto e andando in giro tra gli invitati.

– Hai intenzione di trascinarmi ovunque?– le chiese Kyra divertita da come la bionda la stesse presentando a tutti gli invitati uno ad uno.

– Certo, voglio vantarmi di avere un'amica dalla bellezza divina. Non posso?–

– Se proprio vuoi. Però sei tu la protagonista in realtà oggi, sei tu quella che sta facendo ricerche su Eathevyr e che spera di pubblicare un suo scritto al riguardo. Ti serve gente che approvi.–

– Lo so, ma per me sei tu quella che conta al momento. Dobbiamo festeggiare.–

Kyra inclinò la testa da un lato non capendo, specialmente quando le porse un paio di bicchieri di vino presi da un cameriere come a voler brindare a qualcosa.

– Sei scampata ad un matrimonio, ricordi? Non è così semplice. Certo, hai avuto un altro paio di maniche, o meglio ali, ma so che saprai affrontarlo.–

Nissa la guardava con così tanta felicità e orgoglio da non poter rifiutare quel brindisi ad un nuovo capitolo della sua vita. Se solo sapessi...

– Scusate ragazze.– si intromisero poco dopo nel loro discorso due ragazzi.

– Potreste concederci un ballo?– domandò il secondo. Entrambe si guardarono e Kyra lesse la sua voglia di mandarli via negli occhi. Stette per accontentarla quando una donna si avvicinò e parlò.

– Direi che mia nipote sarà più che onorata.–

Nissa si rizzò all'istante, il corpo teso e in allerta, sorridendo quasi forzatamente a uno dei due ragazzi che le porse la mano, finendo con il dover ballare con lui assieme ad altre coppie.

– Non voleva farlo.– disse Kyra voltandosi e guardando negli occhi seria Vivian. Era una donna più giovane di quel che sembrava ed era meglio non lasciarsi ingannare dai suoi occhi blu di una sfumatura calda, la stessa che indossava in un vestito elegante e decoroso. Non come il suo sicuramente.

– Pensi di sapere cosa sia meglio per lei?– continuò la donna i cui capelli grigi erano elegantemente raccolti, nemmeno una ciocca era fuori posto.

– Cerco di ascoltare il suo cuore, nient'altro.– ribatté lei, facendola sorridere disgustata.

– Pensi che solo perché ora sei una giovane donna hai già vissuto abbastanza da sapere cosa sia giusto e cosa no?–

– Veramente sono dell'idea che, indipendentemente dall'età, si possa imparare e che la saggezza non sia prettamente legata ad essa. Inoltre, si impara dai propri errori.–

Vivian le si avvicinò studiandola attentamente e odiando quel suo continuo sorridere educatamente.

– Ora se permettete, avrei un ballo da concedere.– finì il discorso voltandosi verso il ragazzo che era rimasto in attesa e che gradì molto la sua attenzione. E poi, non le dispiaceva ballare, forse perché le sembrava di entrare di più in sintonia con l'energia delle persone e la musica, tutto diventava un'armonia magica e incantevole, piacevole. Adorava quella sensazione avvolgente a cui si lasciava andare spesso se le note muovevano il suo animo.

– Kyra...–

Si bloccò quando sentì una strana voce chiamarla.

– Tutto bene?– le chiese il ragazzo davanti a sé da cui si staccò, cercando di sorridere.

– Sì, tranquillo. Scusami ma devo andare.–

– È stato un piacere.– ringraziò lui, sembrava cotto di lei e nemmeno l'aveva vista per più di cinque minuti. Così la ragazza si allontanò subito da lì quando sentì ancora qualcuno chiamarla. Era una sensazione strana quella che le si insinuò nel corpo, tormentandola. Era come se qualcuno stesse soffrendo ma allo stesso tempo non lo era. Arrivò nei corridoi spogli, non c'era nessuno lì. Perché mi sento irrequieta?

Si guardò le mani, il suo corpo era teso, i suoi sensi in completa allerta. Poi una presenza, uno spostamento d'aria, delle mani rudi sul suo corpo e sulla bocca che le impedirono di muoversi o parlare. Poi, come se nulla fosse, cadde nel buio più totale.

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