71 - I due viola

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– Buongiorno a tutti voi, vedo che ci sono facce nuove!– esclamò una voce con tono fastidioso. Kyra era già da un po' andata via e loro si erano messi a parlare di quanto aveva detto senza riuscire a chiudere occhio, le sue parole non erano così semplici da mandare giù, specialmente per Andreas e Sarah che avevano scoperto che la figlia che avevano cresciuto fosse tutt'altra persona, di nuovo.

Si voltarono quando videro sbucare dall'entrata Lilith, la cacciatrice di taglie, dai capelli umidi per la pioggia al di fuori dalla grotta che però si asciugarono subito come il resto del corpo grazie alla sua magia con cui creò un fuoco a circondarle il corpo per qualche secondo. Cosa ci faceva lì? Si stiracchiò come se niente fosse, osservando poi Rohin, Fenrid ed Evelyn, i tre ragazzi che non aveva mai visto. Si fermò proprio su quest'ultima avvicinandosi per squadrarla e poi sorridendo maligna.

– Piacere, sono Lilith.– si presentò ai tre e fu la Yarix, diventata nervosa nel momento in cui la vide, a parlare agli altri.

– La conoscete?–

– Sì, ha aiutato Kyra quando è stata rapita.– rispose Sarah, Lilith che invece non spostò ancora la sua attenzione da Evelyn che sembrava spaventata da lei e la mora sapeva bene perché, sorridendo maliziosa.

– Sta calma Yarix, non ti porto dal Demone e tutti gli altri se è questo che ti preoccupa. Anche se ormai molti sono ridotti in cenere o dannati, mi domando come faranno a sistemare i loro piani.– le disse mentre si stiracchiò e prese posto sopra un masso accanto a Nissa. Tutti si irrigidirono nel sentirla.

– Come fai a...– iniziò a chiederle proprio la bionda venendo interrotta dalla ragazza dalle ali grigie.

– Sei un Demone Supremo, la tua aura rossa è più forte dei demoni normali.–

– Un demone? Sul serio!?– esclamò Fenrid.

– Tranquilli, non ho niente a che fare con gli altri traditori, sono l'unica rimasta fedele alla mia Dea a quanto pare. Tu sei Evelyn, giusto Yarix? Ho sentito parlare di te. Devi aver per forza conosciuto Damon se mi riconosci tra gli altri, d'altronde siamo solo noi i cosiddetti Supremi. Quel lurido bastardo.– ridacchiò lei maligna iniziando a giocherellare con un pugnale tirato fuori dalla tasca rigirandoselo tra le dita. Sembrava non essere in grado di stare ferma.

– Perché sei qui?– domandò Andreas in allerta. Era incredibile quanto il comportamento delle persone cambiasse in base al conoscere le identità reali altrui. Non si fidavano di lei.

– Cerco di riposare dopo che vi ho lasciato libera la strada per scappare idioti.–

In effetti, sembrava stanca e sul suo corpo aveva dei graffi e piccoli tagli che si stavano guarendo da soli ma solo uno, sulla spalla sinistra, sembrava il più profondo e grave.

– Questo posto è protetto dalla magia di Kyra, nessuno può entrare qui a meno che non ne abbia il permesso. È già tanto se mi ha fatto entrare di sicuro.– aggiunse facendo una smorfia disgustata e uno sguardo carico d'odio nel pronunciare quel nome.

– Non la sopporti, vero?– chiese Nissa intuendolo e lei sbuffò.

– No, la detesto, è diverso. Avrei dovuto lasciarla morire quella volta, magari la uccidevo io, sarebbe stato più divertente!–

– Ehm, è perché sei una Creatura Oscura e lei invece Chiara?– domandò Nath ma lei lo osservò contrariata.

– È per quello che ha fatto a Sheera, so che le ha fatto qualcosa, una persona non cambia così semplicemente. Non avrebbero mai dovuto incontrarsi!–

Era arrabbiata però sembrava sapere qualcosa che aveva, tra l'altro, vissuto. Forse conosce fatti che Kyra non ci ha accennato pensò Evelyn e provò a farla parlare ancora.

– Perché no?–

– Scherzi? Sei una Yarix e non lo sai? Non hai sentito le profezie dei tuoi antenati?–

La rossa fece spallucce e la demone si portò le braccia al seno seria.

– Il Nero sapeva dell'esistenza del Bianco come il Bianco sapeva dell'esistenza del Nero. L'uno non esiste senza l'altro, si alternavano come il giorno e la notte per mantenere l'equilibrio un tempo. Non dovevano incontrarsi o si sarebbe scatenato il caos. Questo era stato detto.– disse e solo allora Evelyn ricordò di aver sentito qualcosa del genere, ripetendo parole sentite da amici e anziani.

– Come potrebbe il Bene non soffrire alla presenza del Male, e il Male non soffrire davanti al Bene?–

La ragazza dai capelli scuri annuì osservando davanti a sé ripensando al passato.

– Era una delle regole che le Dee dovevano rispettare se non la più importante, la fondamentale. Eppure, quando si hanno troppe regole alcuni si ribellano pur di cercare quel minimo di libertà per cui arrancano. È successo ad entrambe, a Sheera prima di tutti poiché noi Creature Oscure odiamo le limitazioni. Nulla di inusuale per lei.–

– Fu il loro incontro l'inizio della comparsa del Demone?– domandò Rohin pensieroso ma lei scosse la testa non sapendone niente.

– Non ne ho idea, so che tengono nascosto qualcosa legato a lui, loro sanno ma stanno zitte. Quello che sono è poco, ad esempio che hanno commesso tre peccati indiscussi.–

– Loro? E quali sarebbero?– continuò Fenrid. Da Sheera se lo sarebbe aspettato ma non dall'altra. Era così calma, tranquilla, pacifica. Cosa poteva aver combinato?

– Il primo è l'incontrarsi, ovvio. Inizialmente, da quel che so, Sheera le stava distante ma Kyra è una curiosa ficcanaso e hanno iniziato l'una a vedere il mondo da punto di vista dell'altra, mondi differenti ma anche uguali, arrivando a tollerare il sentire un'energia opposta alla propria nello stesso luogo. Si mischiarono tra i Salir e gli Yarix cercando di sfuggire al loro dover continuare a portare ordine in ogni cosa, arrivando anche a dubitare dei loro ruoli.– spiegò facendo un gesto con la mano, facendo muovere da un angolo una bottiglia che sembrava essere vino che stappò e bevve avidamente un sorso, schioccando la lingua con il palato soddisfatta.

– Ma, quando ci si avvicina, per due opposti, è inevitabile lo scontro, così era stato detto. Tale scontro però non avvenne nei Mondi che dovevano proteggere ma nei loro, l'Eden e gli Abissi Infernali. Essi cambiarono come le loro Dee, questo perché quei luoghi sono la rappresentazione delle loro anime, sono come uno specchio. La Dea Nera eliminò centinaia di Creature Oscure senza nemmeno rendersene conto. Era quasi impossibile avvicinarsi a lei persino per me e Damon, eravamo in un certo senso quelli che tollerava di più. Tutto questo fu causato dal secondo peccato: amare l'opposto.–

– Amare?– ripeté all'istante Andreas pensando di aver capito male e lei continuò sia a bere che a parlare.

– Già. Ciò creò scompiglio in entrambe, di più però in Sheera che iniziò ad ignorare Kyra sempre più, abbandonandola alla solitudine che aveva sempre temuto, era facilmente fiutabile.–

A quel punto la demone si fece pensierosa come se non riuscisse a capire qualcosa.

– Però tutto passò quando lei entrò negli Abissi Infernali ora che ci penso. Non mi dispiacerebbe sapere cosa sia accaduto...– si distrasse prima di continuare.

– E comunque, il terzo peccato fu non esser riuscite a proteggere un mondo che era stato affidato loro a causa di un essere quasi sconosciuto. Lui mi aveva trovata qualche settimana fa, sapeva che io percepivo l'aura di Sheera, sentivo il suo potere crescere ogni giorno di più in quest'ultimo mese. Anche lui ci riusciva, voleva entrambe come alleate. Quello che non mi spiego è perché lei lo voglia fare a pezzi quando l'aura del Demone è davvero strana, è come se fosse la stessa di Sheera ma più debole. Più ci penso e più continuo a non capire il perché, è come se fossero una persona sola, sono anche simili d'aspetto. Mi ucciderebbe se le chiedessi il perché, motivo per cui solo Kyra è la più corruttibile al momento.–

– In effetti, ora che ci penso, sembrano fratelli a prima vista, il che è strano. L'unica diciamo sorella che ha è Kyra.– disse Evelyn ripensando ai tratti della corvina che aveva intravisto nella cella e tra le fiamme e quelli del Demone, prima di aggiungere qualcosa.

– Lei ha la pelle più pallida però, e gli occhi neri. O meglio, penso siano viola in realtà. Lui li ha rossi come il sangue.–

Andreas invece non riusciva a pensare ad altro al secondo peccato commesso, Lilith stava dicendo la verità? Lei parve capire i suoi pensieri e ridacchiò.

– Credimi Salir, Sheera si inchinerebbe davanti a lei se dovesse mettendo da parte per qualche istante l'orgoglio che abbiamo noi Creature Oscure, e non è poca cosa. Tornerebbe poi in sé, certo, ma lo farebbe.–

Lui non disse nulla mentre Lilith ridacchiò e chiuse gli occhi sentendo un'aura che le diede forza, riaprendo gli occhi e guardando l'entrata.

– Non è che potresti fare qualcosa per questa? Mi sta facendo impazzire!– disse alla figura apparsa dalla pioggia completamente asciutta: Sheera. Al contrario della demone, lei non aveva alcuna ferita né sangue altrui addosso, solo i suoi occhi viola scuro glaciali verso Lilith.

– Hai perso colpi se sono riusciti a ferirti in quel modo.– le disse con il suo solito tono annoiato a freddo, avvicinandosi alla parete per prendere una fiala in particolare già scocciata da quella richiesta.

– Almeno non sono sparita per quasi quattromila anni.– le lanciò una frecciatina l'altra porgendole la bottiglia che prese una volta avvicinatasi.

– Taci.– le disse solo la corvina facendo poi un sorso e aprendo la fiala, metà del liquido che cadde sulla ferita. Lilith strinse i denti dal dolore, bruciava come fuoco vivo ma la ferita iniziò a rimarginarsi subito fino a sparire totalmente.

– Potevi avvisare.– le ringhiò contro e Sheera sorrise maligna.

– Ti sei rammollita tra i Salir. Buona a sapersi, Lily.–

– Non chiamarmi così!– continuò a minacciarla ma venne ignorata. Difatti, Sheera se ne fregò andandosene via avendo ben altro per la testa, esattamente dove era andata Kyra e lasciandoli di nuovo ai loro discorsi.

                 

In quella stanza scavata nella roccia non c'era niente se non dei massi lasciati da una probabile frana e una marea di libri, fogli abbandonati, ampolle rotte. Alla chiara non era importato più di tanto, si era allontanata per poter stare da sola in pace con i propri pensieri e preoccupazioni. Perché ne aveva e parecchie.

Continuava a fare avanti e indietro, i suoi piedi a momenti avrebbero consumato la roccia per quanto stesse camminando mentre si mordeva il labbro, o più che altro se lo torturava. Pensava e pensava, e pensava ancora a tutto quello che era accaduto, a ciò che avrebbe dovuto fare, poi alle persone che erano con lei. La questione era troppo grande, non potevano andare in mezzo quei Salir.

Fu distratta da un'aura che stava aspettando con ansia e si bloccò subito. Poi, per un attimo che lei percepì, tutto divenne nero, scuro, cupo, un tuono in lontananza fece tremare il cielo. E da quell'oscurità che le faceva da mantello, qualcuno discese.

– Come hai osato farti toccare da quelli?– sentì in un sospiro sul collo, poi un tocco freddo sui fianchi che spinsero il suo corpo verso un altro di tremendamente familiare e freddo. L'avrebbe riconosciuto ovunque.

Si voltò e i suoi occhi si incatenarono subito a quelli scuri di Sheera che la avvicinò di nuovo a sé, una mano sul collo a sfiorarle la ferita che le aveva inferto con il suo morso. Nel mentre Kyra si lasciò incantare dalla sua bellezza, era assai stregante, ammaliante. Come poteva resisterle? Ed entrambe erano come circondate da una bolla che le escludeva da tutto il resto, c'erano solo loro due e nessun altro. Accadeva sempre così tra loro, tutto si cancellava.

– Sai che voglio una risposta.– continuò la corvina e Kyra le poggiò le braccia lungo le spalle per diminuire ancora la distanza tra loro sentendone il bisogno. Si riferiva a quando l'aveva spinta e tutti erano accorsi da lei preoccupati, nella cella.

– Gelosa per caso?– le chiese all'orecchio, dentro si sentiva fremere. Non aveva sentito la sua presenza da così tanto, poi la sua voce, il suo tocco, il suo modo di fare. E in un attimo che era apparsa aveva solo sentito quanto le fosse mancata da impazzire.

– Scusami per questo. Non volevo fartelo ma mi hai fatta arrabbiare, tremendamente.– le disse invece l'altra riferendosi al taglio fatto quando l'aveva difesa quando era in preda ai ricordi, arrivando poi al segno dei denti. Le fece apparire anche al collo la sua collana che le aveva preso Damon dandola ai due demoni.

– E questo, beh, è una bella opera d'arte.–

– Ti serviva sangue, mi basta questo.–

Non le importava in realtà, lo sapeva. Per quello non disse altro al riguardo lasciandole lei stavolta un morso sul collo dalla pelle pallida. 

– Stai cercando di vendicarti per caso?– le domandò infatti poco dopo Sheera maliziosa e lei non poté non fare altrettanto.

– Tu che dici?–

La corvina la avvicinò di nuovo a sé e lasciò dei sospiri sul collo, la spalla.

– Che il profumo della tua pelle mi manderà sempre fuori di testa...–

Fu un attimo ma abbastanza da far capire a Kyra che qualcosa non andava: sentì il suo corpo irrigidirsi per qualche secondo e avrebbe scommesso che, se l'altra non avesse nascosto il volto nel suo incavo, aveva trattenuto una smorfia di dolore.

– Sei stremata.– affermò più a sé stessa che all'altra.

– Non è niente, sto bene.– provò a convincerla ma ormai la chiara aveva percepito più che bene il suo dolore nonostante avesse provato a nasconderlo. Kyra non era molto in vena di scherzare, motivo per cui la guardò seria, o più che altro preoccupata.

– Dimmi che hai combinato.–

– Niente, te l'ho detto. Non cominciare.– rispose di nuovo brusca. Ma si tradì di nuovo quando si appoggiò alla parete dietro di sé portandosi le mani al lato sinistro del ventre, cominciando a respirare male.

– Fammi vedere.–

– No.–

La corvina la fissò freddamente e cercò di allontanarla ma peggiorò solo la situazione sia a sé stessa che iniziò a sanguinare, sporcando le sue mani lì dove il dolore si faceva persistente, sia alla chiara che, alla vista del sangue, sentì il panico impossessarsi di lei. Ormai erano sedute a terra.

– Sheera, davvero, per favore. Se ti accadesse qualcosa io...–

Non riuscì a continuare, non servì per farle capire perché sapeva cosa le passava per la testa. Così, sospirando, Sheera chiuse gli occhi per poi riaprirli e guardare negli occhi preoccupati l'altra che le toccò la lieve ferita che aveva al labbro che però si rimarginò in poco. Aveva tolto da sé l'illusione che aveva creato.

Dopodiché lasciò che il saper fiutare il dolore di Kyra la portasse alla ferita ben più grande, osservando il modo in cui, sempre con gentilezza ed eleganza, le sue mani calde sbottonarono la camicia nera sfilandogliela e buttandola via da qualche parte. Le sfiorarono il braccio sinistro completamente fasciato come il suo, tornando poi alla fasciatura più impegnativa del ventre sotto il reggiseno nero macchiata di sangue rosso vivido e stando attenta a non farle male mentre toglieva la stoffa.

– Da quanto ce l'hai?– le domandò fissandola negli occhi.

– Una settimana o poco più.– le rispose calma l'altra.

– Ci mettono di più a guarire rispetto al solito...–

Si morse il labbro prima di alzarsi in piedi e mettersi a girovagare per la stanza di pietra alla ricerca di tutto ciò che potesse essere utile in quel momento a medicare quella ferita profonda, o almeno quello che ne rimaneva. La sua mente però era altrove e Sheera lo sapeva bene, motivo per cui la osservò attentamente mentre muoveva le labbra in un discorso con sé stessa silenzioso. Capì ugualmente ciò che si stava auto dicendo.

– Sta zitta Kyra.– iniziò a dirle sistemandosi meglio in modo che la ferita facesse meno male.

– Tu non hai colpe. Nemmeno una.– aggiunse. L'altra rispose subito intuendo a cosa si stesse riferendo.

– No, non è così. Se avessi fatto qualcosa, se avessi insistito tutto questo non sarebbe successo.–

La sua voce non era molto ferma, non era calma né tranquilla come suo solito.

– Gli Yarix non sarebbero intrappolati nell'Oblio, Shedan non esisterebbe e tu...– continuò con sempre più agitazione, immagini vivide nella sua mente.

– Non saresti ridotta in questo modo...– disse quasi in un sussurro e bloccandosi, dandole le spalle.

– Lo so che non sopporti questa situazione, che odi il sentirti incompleta. Quanto ci vorrà prima che la tua stessa energia ti logori come l'ultima volta? Sei ancora più instabile di quanto già non fossi. Continui a negare che stai male, che riesci ancora a reggere quando non è così. I tuoi occhi non mentono.–

La voce tremò ancora, la vista si offuscò.

– Eravamo in qualcosa più grande di noi che non riuscivamo a gestire al momento, qualcosa che non era previsto. Siamo andate contro le regole ma a tutto questo ci hai rimesso solo tu. E questo non è giusto! Avrei dovuto essere più convincente, fermarla.–

Fu lì che cedette a cose che non era mai riuscita a dirle e le lacrime le solcarono il volto, le mani le tremarono. Si sentiva tremendamente in colpa.

– Sei insopportabilmente fastidiosa quando fai così, idiota.– sentì dire dall'altra, poco dopo se la ritrovò di fronte a pochi centimetri da sé.

– Vedi di smetterla o ti stacco la testa a morsi.– la minacciò prendendole il mento tra le dita. Voleva che la guardasse negli occhi ma lo evitava perché non avrebbe retto probabilmente. E Sheera lo sapeva però non si sarebbe arresa facilmente.

– Guardami.–

Kyra prese coraggio e lo fece, seppur tentennando, e si lasciò perdere nei suoi occhi viola scuro. Erano di gran lunga migliori di quelli neri, il viola era il loro colore naturale d'altronde e nessun altro li eguagliava. Lo stesso valeva per i suoi viola chiaro e caldi.

– Lo sai una cosa?– le continuò a dire Sheera con tono dolce e calmo.

– Cosa?– riuscì a dire mentre l'altra le asciugava le lacrime con voce ancora tremante.

– Ti ho trovata, Ky.–

Le parole le rimbombavano nella mente. Era vero. Era lì davanti a sé e non era un sogno. Aveva mantenuto la promessa che poteva sembrare così semplice ma che in realtà aveva molto valore per entrambe.

Guardò Sheera negli occhi per un attimo perdendosi in quel viola, per poi metterle le mani sul volto e spezzare finalmente quella distanza che le separava. La corvina si unì in quel bacio disperato, bramato così tanto, desiderato. Quel calore sulla pelle ghiacciata e viceversa era l'unica cosa che le faceva stare bene. Quanto avevano sperato di potersi rivedere prima di svanire e separarsi? E anche in quelle settimane passate in una sorta di prigionia? Forse anche troppo.

– Ora però mi sta uccidendo.–  disse Sheera una volta staccatasi da lei riferendosi alla ferita per cui a stento riusciva a stare in piedi. Kyra ridacchiò e si scusò, asciugandosi le lacrime e facendola sedere da qualche parte, prendendo il necessario e medicandola. L'altra se lo lasciò fare, abbracciandola e giocherellando con i suoi capelli candidi quando finì cercando di calmarla un po' e consolarla per quel che poteva. Ancora i suoi ricordi non erano totalmente tornati e influenzavano abbastanza le sue sensazioni ed emozioni, lo sapeva. Non sei più sola Kyra. Non ti lascerò.

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