98 - Adii

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Kyra aprì gli occhi quando percepì di essere nell'Infinitus di nuovo dopo svariati giorni, ritrovandosi davanti quella strana nebbiolina che si alzava da terra per qualche centimetro. E poi loro, quei due portali massicci di pietra posti l'uno davanti all'altro di colori opposti come le rappresentazioni scolpite sulla superficie.

Sorrise al ricordo di quando aveva sempre voluto scoprire cosa si potesse celare oltre la porta del mondo della Dea Nera prima che si incontrassero la prima volta. Molti momenti era rimasta per qualche minuto ad ammirare ogni singolo dettaglio della pietra fredda e grezza, e aveva immaginato, sognato di poter scoprire oltre ciò che celava essendo stanca di saper fin troppo bene ogni cosa del suo di mondo.

E dopo millenni, eccola lì, in piedi ancora dinnanzi al suo fascino dopo aver finalmente visto ogni lato della sua sovrana e avrebbe ammirato ancora entrambi. Perché in realtà aveva cercato di non pensare molto a quel momento che le si presentava davanti.

Non voleva che si separassero di nuovo, non voleva tornare a stare sola. Certo, nell'Eden non lo era totalmente ma le altre Creature Chiare non le vedeva mai né le parlavano, tralasciando il fatto che fossero esseri minuscoli e indaffarati nell'aiutare le nuove anime verso la vita.

– Ehi.la richiamò Sheera dai suoi pensieri, spostando il suo sguardo viola chiaro al suo di tonalità più scura, quel colore che simboleggiava il divino e la magia.

– Stai bene?aggiunse, e lei annuì sorridendo appena, una lieve malinconia la colpì.

– Dovrò solo abituarmi di nuovo a tutto questo, come per te. le disse sospirando e vedendo la corvina fare lo stesso, si passò anche una mano tra i capelli come già scocciata di qualcosa.

– Già, avrò un bel po' di lavoro da fare tra controllare i demoni dannati, le nuove anime che vagano nel Limbo e oltre, Damon e Lilith che mi tormenteranno e chissà quant'altro!

Kyra rise appena davanti al suo essersi lamentata con un tono strano, simile a quelli che si sentiva nei bambini quando si vietava di fare loro qualcosa. Poi osservò ancora il portale nero e cupo.

– Posso entrare? Solo per qualche minuto. le chiese. Sheera la guardò accigliata, era la prima volta che glielo chiedeva. E l'idea di farle entrare lì di nuovo non le piaceva così tanto ma i suoi occhi caldi le fecero alzare gli occhi al cielo stellato e scuotere la testa, lasciando che la seguisse. Non aveva idea di che cosa volesse fare lì dentro, solitamente a Kyra dava fastidio l'energia di quel posto, e viceversa nell'Eden.

– Non cambia quasi mai questo posto.– disse poi finalmente nel suo mondo dopo aver poggiato la mano sul portale, facendole entrare senza problemi. Negli Abissi Infernali la notte stava dando il posto al giorno, significava che nel Regno Assoluto e ad Eathevyr la notte era sempre più vicina.

Così, entrambe osservarono il cielo che dal blu profondo senza stelle si passava ad un arancio e poi ad una sfumatura rosa intenso; il sole invece in quel mondo non era mai troppo forte, ed il freddo regnava sempre, motivo per cui Kyra dovette scaldarsi le braccia un poco passandoci le mani e stringendosi tra esse. Era come sempre aveva detto la Dea Nera, e così era, così vuoto, desolato ma affascinante, lo specchio della Distruttrice.

Un tempo si era immaginata un luogo devastato e pieno di morte, cadaveri e scheletri in giro avvolti da un'eterna nebbia, magari un odore putrido oltre esseri inquietanti e crudeli. In parte era stato così.

– Cosa volevi fare? le domandò Sheera senza spostarsi troppo dal portale mentre camminavano tra l'erba scura.

– Una cosa.

La corvina la fissò curiosa ma anche stranita. Non sapeva a che pensare. Fin quando la chiara non sembrò trovare un luogo abbastanza privo di quegli alberi maestosi a fare ombra. Dopodiché la vide far apparire tra le sue mani qualcosa che inizialmente non capì cosa fosse, poi notò dei petali candidi: un fiore, o più specificamente una rosa bianca, era protetta da una sfera magica a fungere da barriera. Ma non era una rosa bianca qualsiasi, quella era la rosa.

– Dove l'hai presa? Ero convinta che fosse morta stando qui. le domandò confusa avvicinandosi. Kyra sorrise e accarezzò i petali. Alcuni di essi però erano macchiati di sangue secco, il suo.

– Quando ero entrata qui quella volta che ho rischiato. Da lì l'ho conservata. Non sapevo che l'avessi presa.

Sheera si passò una mano tra i capelli e distogliendo lo sguardo.

– Non esattamente.

La Dea Bianca ridacchiò e non disse altro al riguardo, lasciando che la rosa venisse liberata e cadesse per terra. Cosa vuole fare?

– Ricordi quando mi hai detto che ero come lei? Macchiata di sangue a causa tua?

Non le rispose ma solo perché la chiara sapeva che non volesse riparlarne. Così continuò con ciò che aveva in mente, lasciando che qualche scintilla dorata le cadesse sopra dalla sua mano. Subito dopo per magia crebbe un piccolo cespuglio pieno di quei fiori delicati ed eleganti. Entrambe ne rimasero un poco stupite, non avevano idea che la Creazione potesse usare la magia per creare anche in quel luogo, Kyra l'aveva solo ipotizzato.

– Nonostante tutto, però, siamo arrivate fin qui, abbiamo imparato a capirci e a comunicare. Siamo cresciute infondo.

La ragazza dai capelli bianchi ritornò davanti a lei abbastanza vicina da poter sentire il respiro dell'altra.

– Sai che non tornerei indietro, e se accadesse rifarei di nuovo tutto. Forse cercando di evitare la questione del Demone però.– continuò ridacchiando e anche Sheera lo fece, avvicinandola a sé prendendola per i fianchi.

– Io non saprei, dovrei sopportare di nuovo una rompiscatole curiosa e rinunciare al silenzio.

Kyra la guardò truce per un istante ma poi mostrò un sorrisetto furbo, avvolgendole le braccia intorno al collo.

– Però hai detto che mi ami.

La corvina inclinò la testa da un lato confusa.

– Mai detto.

– Sbagliato, cerca nella tua memoria.

Sheera poi si ricordò quanto accaduto in quel luogo misterioso, anche se erano a tratti immagini sfuocate, e subito scosse la testa e distolse lo sguardo.

– Ero delirante, non puoi prendere in quei casi quello che dico alla lettera. ribatté.

– Certo, e io ci credo?

– Sì, dato che non è accaduto di nuovo e non accadrà.

– L'hai detto.

– No, te lo sei sognato.

– Neghi l'evidenza.

– Non penso proprio.

La chiara le prese il volto tra le mani e la baciò divertita. Non le importava, sapeva ciò che provava per lei anche senza parole. Dopotutto, era una Creatura Oscura, tremendamente testarda e abile a giocare con le menti altrui, farle pensare e cedere, ma pure lei cadeva nelle sue stesse trappole e nelle sue preoccupazioni, tra cui amare. Sapeva che ancora qualcosa, qualche segno di pentimento o colpa c'era come lo stesso valeva per lei. Ma tutto quello apparteneva ad un'altra storia ormai. Avevano imparato a vivere il presente e così avrebbero fatto.

– Quindi è tutto finito eh?– sospirò Kyra dopo che la corvina la riportò nell'Infinitus. Era meglio che non passasse troppo tempo negli Abissi Infernali.

Già, così sembrerebbe.

Sheera le si avvicinò notando a come stesse guardando il suo portale luminoso e chiaro, accarezzandole il volto. L'altra si buttò tra le sue braccia subito e lei la strinse a sé senza fiatare.

Mi mancherai.

Anche tu Ky.

La chiara respirò il suo profumo che adorava prima di staccarsi da lei tristemente e tornando a dirigersi verso l'Eden. Nel mentre la Dea Nera si morse il labbro inferiore e pensava alle sue parole, ai momenti trascorsi insieme, ogni cosa. Era incredibile quanto fosse così legata a lei nonostante fosse il suo opposto e quanto la facesse sentire così impotente solo con la sua presenza. E in quel momento si ricordò della prima volta che si erano parlate davvero, sedute su un ramo alto di un albero ad osservare il cielo. E lì, aveva sentito più che chiaramente la più grande paura della chiara.

Kyra!

La Dea Bianca si voltò poco prima di appoggiare la mano sulla pietra chiara e si ritrovò le labbra morbide dell'altra sulle sue, le sue mani sulle guance in un tocco delicato e freddo. Ricambiò quel bacio inaspettato, lasciando che le loro anime si unissero di nuovo, che i loro battiti raggiungessero lo stesso ritmo fino quando l'aria non mancò.

Mi dispiace. Mi dispiace per tutte quelle volte che avevi bisogno di me ma non c'ero. le iniziò a dire Sheera poggiando la fronte contro quella dell'altra.

Mi dispiace per quando cercavi di starmi vicina ma ti allontanavo perché non volevo sentirmi fragile e suscettibile, volendo ignorare quello che provavo e provo per te. continuò. Non le aveva mai detto scusa per il passato, nemmeno una volta. Non perché non le fosse importato o per la solita questione dell'orgoglio di cui si parlava in giro, ma perché non c'era mai stato il tempo, il momento, e non ne aveva avuto il coraggio.

Distruggo, odio, uccido, induco alla pazzia, ho visto così tante crudeltà fatte da altri e da me che spesso non penso alle emozioni nel mentre. Però, quando ti ho quasi persa, il tuo dolore era l'ultima cosa che volessi sentire da te, è stata la prima volta che le emozioni mi hanno influenzata ed è stato tremendo. Da lì ho voluto darti una parte di me che ti proteggesse. Ora però non potremo vederci per chissà quanto e non sarò con te quando avrai problemi. E mi devi promettere che non cederai, so che odi stare da sola e che ti fa paura non avendo nessuno a differenza mia che ho Damon o Lilith, ma devi provarci.

Kyra la guardò negli occhi così vividi e si morse il labbro prima di rispondere. Doveva farcela, voleva rivederla. Entrambe.

Ci proverò, promesso.

Le loro mani si intrecciarono, i loro ciondoli brillarono per la promessa fatta.

– Almeno so che la manterrai a differenza di come sono solita fare. ridacchiò poi Sheera per cercare di tirarle un po' su il morale e fortunatamente ci riuscì, il suo sorriso divertito la incantò.

– Mi sopporterai per i prossimi millenni?– chiese Kyra e lei fece spallucce.

Mh, chi lo sa. Potrei farlo così come non potrei.

Risero insieme prima di scambiarsi un ultimo bacio dolce. Un suono di un campanellino si propagò in quel luogo e le loro mani si separarono definitivamente, prima di voltarsi e raggiungere ognuna il proprio mondo. Ma prima di scomparire si guardarono un'ultima volta, ognuna con il desiderio di rivedersi e l'amore per l'altra. Non importava quanto fossero diverse, cosa facessero e quanto il tempo scorresse. Erano testimoni dell'unione del Bene e del Male, della Vita e della Morte, due facce della stessa medaglia che dipendevano l'una dall'altra e sarebbe stato così per sempre. Nulla le avrebbe potuto dividere nel profondo.

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