Capitolo 21

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Uno specchio, di quelli lunghi e rettangolari, con la cornice d'argento che mandava dei riflessi azzurri modellata in modo da andare a formare dei complessi ghirigori.
Serafine non credeva ai suoi occhi: era tutto lì? Il sogno che l'aveva perseguitata per notti intere l'aveva condotta a un pezzo di vetro? Non era servito a nulla, eppure non aveva senso: la donna...
La ragazza sentiva i suoni in modo ovattato, come fosse in un limbo.
Di fronte a lei, lo specchio rifletteva l'immagine di Serafine, con i suoi capelli biondi e lisci, lasciati ricadere sulle spalle, le sue candide ali piumate, il vestito bianco...
Era distante come immagine, esattamente come la prospettiva avrebbe dovuto fare, ma la ragazza notò qualcosa che non andava. Sgranò gli occhi, stupita.
Nella sua mano destra stringeva la spada dall'impugnatura d'oro, e aumentò maggiormente la presa sull'elsa per esserne sicura. Eppure, il suo riflesso non reggeva nulla. Si limitava a fissarla, le braccia che ricadevano lungo i fianchi. Sembrava sorriderle.
Con gambe tremanti, Sera si mosse a piccoli passi verso la figura che non era lei. Man mano che si faceva più vicina, si rendeva conto delle differenze del suo viso con quello della donna nello specchio, e pensava di averla già vista da qualche parte: giorni prima, quando il villaggio era stato attaccato e sua zia l'aveva nascosta nel passaggio dietro la libreria. Lì, nella grotta sotto la sua casa, tra quelle mille cianfrusaglie. Nel vecchio dipinto delle due figure felici e spensierate.
Ormai arrivata a un palmo dalla superficie d'argento, Serafine si fermò, con la bocca semi aperta, e gli occhi azzurri colmi di stupore e emozione: finalmente vedeva sua madre dal vivo, in carne e ossa, anche se attraverso un vetro.

«Mamma?» mormorò, portando una mano al petto, sfiorando l'Ophix che indossava. Era ancora più bella di quando l'aveva vista nel quadro. La donna sembrò annuire, indietreggiò e piano piano cominciò a scomparire.
«Aspetta!» esclamò la ragazza, allungando un braccio verso il riflesso. Non poteva permetterlo, non voleva lasciarla andare.
Successe una cosa strana: il braccio, che avrebbe dovuto sbattere contro la parete solida dello specchio, attraversò il muro, scomparendo. La giovane alata lo ritrasse, e lo guardò per intero, sconvolta. Tornò a volgere lo sguardo di fronte a lei: ora che sua madre si era dissolta, nessuna immagine veniva riflessa.
«Serafine, dove vai? Fermati!» Bahryus ormai l'aveva quasi raggiunta, ma la ragazza non aveva intenzione di aspettarlo. Mosse un passo verso lo specchio, e la sua gamba scomparve dietro il passaggio. Sentiva il pavimento dall'altro lato, così con un salto scomparve aldilà della parete, nell'esatto momento in cui Bahryus e Luce giungevano nel corridoio.
Il ragazzo non riuscì a credere a ciò che aveva visto, e per qualche secondo rimase paralizzato sul posto, con il respiro affannato e la spada stretta nella mano sudata.
Anche Luce aveva assistito alla scena, ed era sicura di non aver mai visto nulla del genere. Quello però era un motivo in più per non fermarsi ad ammirare il corridoio e sbrigarsi a raggiungere Serafine.
Ad ampi gesti incitava il ragazzo dai capelli rossi a muoversi, poi, senza nemmeno aspettarlo, si gettò a capofitto verso la parete, scomparendo anche lei.
Bahryus corse verso lo specchio e, con un po' di indecisione, provò a far passare una mano sulla superficie di vetro. Dopo di che, prese un respiro profondo, chiuse gli occhi e attraversò il passaggio.
Per qualche secondo, sentì una sensazione strana, come un qualcosa di viscoso e leggero passargli sulla pelle. Quando alzò le palpebre, si ritrovò sul primo gradino di una lunga e stretta scalinata di pietra nera, che scendeva per un claustrofobico tunnel e veniva inghiottita dal buio, non riuscendone a vedere la fine. L'unica fonte di luce che permetteva di vedere era data dallo specchio che avevano attraversato, che faceva traspirare il bagliore delle torce presenti in quel corridoio del castello.

Su qualche gradino più in basso di quello dove si trovavano Luce e Bahryus, c'era Serafine, immobile, a osservare il vuoto. Il giovane le si avvicinò, sfiorandole un braccio, e quel gesto la fece sussultare dallo spavento, tanto che puntò la spada verso di lui, evitando giusto in tempo di colpirlo.
«Bahryus!» esclamò stupita di vederlo lì, in quel luogo. «L'hai portato tu?» domandò alla piccola ninfa, che era fiera di aver "salvato" l'amica.
«Cosa pensavi di fare? Andartene in giro per il castello da sola? Con le guardie ovunque?» le disse il ragazzo. «Ti ho chiamato un sacco di volte, non mi hai sentito?» Lei scosse la testa. Era ancora abbastanza confusa da ciò che aveva visto nello specchio. Bahryus notò il suo sguardo assente e le chiese che cosa avesse.
«Ho visto mia madre» esordì Serafine tornando a fissare il corridoio buio. «L'ho vista attraverso quello specchio. È stata lei a mostrarmi questo posto. Credo...credo voglia che io vada lì.»
Con una mano indicò il punto più profondo del tunnel.
«Cosa?» L'altro sembrò confuso, e anche un po' titubante. Poi però la giovane si voltò verso di lui, e anche attraverso l'oscurità Bahryus riuscì a distinguere i suoi occhi azzurri come il mare, che lo guardavano imploranti. Rimase qualche secondo a fissarla, indeciso sul da farsi. Alla fine, disse: «D'accordo, come vuoi. Vengo con te». Il ragazzo si sentì molto più sicuro quando vide il volto di Serafine illuminarsi dall'emozione, e insieme presero a scendere i gradini di pietra.
Luce aveva assistito al dialogo tra i due con una nota di dissenso: gettarsi in un luogo buio e sconosciuto – e molto probabilmente pericoloso – solo perché una figura in uno specchio lo aveva detto, non le sembrava una grande idea. Si chiese come mai nessuno aveva mai voglia di sentire il suo parere.
«Luce? Tu vieni?» Sera si voltò verso la ninfa, aspettando una sua riposta. A quel punto, però, la creatura si rese conto che sarebbe stata più al sicuro con i due ragazzi: il pensiero delle guardie che giravano per il castello alla loro ricerca, non era di grande aiuto nel rifiutare l'invito. Con un sospiro, dunque, volò tra i due mettendosi a capo del gruppo per rendere minimamente visibile la strada. "Finiremo nei guai" pensò, "Speriamo solo di uscire vivi da qui".

Così, il trio cominciò a discendere il tunnel lentamente, gradino dopo gradino, stando attenti a dove mettessero i piedi.
«Perché sei tornato?» domandò l'alata mentre, accanto a lei, Bahryus proseguiva silenziosamente a testa china. Quello esitò.
«Non ho voglia di andarmene in giro per un castello pieno di esseri che vogliono aggredirmi» rispose il ragazzo dai capelli rossi, aggiungendo in fretta con un sorrisetto: «E poi, Shaida e Kaspar staranno benissimo. Insomma, entrambi sanno cavarsela, al contrario di me...».
"Che sciocchezza" pensò Luce, "È così difficile dirle che sei venuto qui solo per lei? Grazie a me, tra l'altro".
«Ah» borbottò l'altra, «Sì, allora hai fatto bene».
Dopo un attimo di silenzio, Bahryus parlò di nuovo, questa volta piuttosto seriamente. «In verità...» mormorò, «Non volevo lasciarti andare».
"Ecco, ora va meglio, però ti sei dimenticato di aggiungere che è solo grazie a me!"
A dire il vero, anche se la ninfa non fosse volata fin da lui, Bahryus sarebbe ugualmente andato in cerca di Serafine. Immaginarla da sola, indifesa, senza nessuno accanto, lo faceva rabbrividire. E quando la ragazza gli aveva chiesto di andare giù in quel tunnel non si era tirato indietro, perché sapeva che se lo avesse fatto, avrebbe potuto perderla per sempre.
Passarono un paio di minuti a percorrere quegli scalini. Gli alati camminavano fianco a fianco, visto che la strettoia del passaggio lo permetteva, e ogni volta che un qualche tipo di suono sospetto rimbombava tra le pareti serravano più forte la presa sull'else delle loro spade.
Serafine era piuttosto tesa. Nella sua testa continuava a vedere l'immagine di sua madre. Le era sembrata così reale! Quella situazione non le sembrava neanche possibile. Ancora non sapeva dove la scalinata li avrebbe condotti, ma era sicura che tutto quello faceva parte della loro storia, del loro destino. E sua madre lo sapeva.
La mano libera della ragazza si sporse verso quella di Bahryus: doveva avere la conferma di avere qualcuno accanto. Lui trasalì in modo impercettibile, non riuscendo a spiegarsi quel gesto così improvviso, e si sentì andare a fuoco. La lasciò fare, allungando le dita verso il suo palmo, con gesto timido ed esitante.

Nonostante il corridoio fosse vuoto, di tanto in tanto si sentivano dei rumori lievi, come dei respiri, e la cosa faceva accapponare la pelle. Gli occhi dei tre vagavano nel buio davanti a loro, inutilmente, come aspettassero che qualcosa saltasse fuori dal nulla, attaccandoli. Quando nell'aria si sentì un forte schioppo, che sembrava vagamente il suono di ossa spezzate, i giovani sussultarono e la ragazza strinse più forte la mano dell'amico dallo spavento, rendendo entrambi piuttosto imbarazzati ed emozionati allo stesso tempo. Nessuno dei due, però, sembrava avere voglia di spezzare quel momento.
Davanti a loro, Luce osservava lo scheletro di un ratto abbandonato nell'angolo di un gradino, chiedendosi come ci fosse finito lì. L'aria in quel posto sapeva vagamente di acqua. Acqua di fiume, dolce, dai sassi ricoperti di alghe sul fondale e i ciottoli dall'odore fresco. Alla piccola ninfa venne in mente che, se lì c'erano topi, probabilmente c'era anche una seconda via d'uscita che portava all'esterno, magari proprio verso il fiume. Le sarebbe piaciuto ritrovarsi a contatto con il suo habitat naturale.
"A meno che i ratti non sappiano attraversare specchi" pensò mentre superavano la carcassa dell'animale. Ma questo le sembrava poco probabile.
La discesa verso il vuoto sembrò durare un'eternità. Un paio di volte i giovani inciamparono a causa dell'irregolarità degli scala, per fortuna reggendosi a vicenda ed evitando la caduta.
Quando finalmente il trio riuscì a scorgere la fine della gradinata, i loro occhi si erano ormai abituati alla penombra, e non fu difficile distinguere il polveroso pavimento scuro presente qualche scalino più in basso. Metterci piede fu veramente una bella sensazione, e solo allora il gruppo si chiese a quanti metri sottoterra si trovassero. Sicuramente molti.
Pochi passi più avanti, il tunnel svoltava a sinistra, e poi si prolungava per un altro tratto di strada, questa volta in pianura.
Serafine fremeva dalla voglia di scoprire dove li avrebbe portati. «Andiamo» intimò agli amici, spingendosi oltre l'angolo di pietra nera, e venne seguita immediatamente dalla piccola ninfa che, benché non volesse spingersi oltre quel punto, preferiva rimanere vicino alla ragazza piuttosto che all'altro. "Almeno" pensava, "Se mai ci attaccassero, ci sarebbe qualcuno a proteggermi veramente".
Bahryus, invece, rimase indietro per qualche secondo, osservando le due avviarsi verso l'ignoto. Ormai, lui e Sera avevano smesso di tenersi per mano, e il ragazzo di questo ne era dispiaciuto. Eppure, non osò dire nulla a riguardo.

Il secondo corridoio si prolungava per un paio di metri, per poi svoltare a destra alla fine. Proprio da dietro questo angolo proveniva un debole bagliore bluastro.
«Secondo te da dove proviene?» domandò Serafine a Luce, fermandosi a metà strada per osservare quella fonte di energia dal colore particolare e ammaliante. La ninfa sembrò indecisa se proseguire o meno: trovare qualcosa di luminoso in un tunnel misterioso nascosto dietro uno strano specchio non poteva significare nulla di buono.
La giovane alata moriva dalla voglia di sapere che cosa fosse quel chiarore dalle tonalità azzurrine, che sembrava muoversi debolmente lungo il pavimento e le pareti difronte a esso.
«E questo cos'è?» La voce di Bahryus alle sue spalle la costrinse a girarsi.
Il ragazzo dai capelli rossi guardava verso la parete alla loro destra, verso l'alto, con la bocca leggermente aperta per la sorpresa.
Serafine e Luce spostarono lo sguardo anch'esse e rimasero meravigliate anche loro da ciò che si parò davanti ai loro occhi: parole. Una lunga serie di parole, che occupavano una buona parte di muro, incise nella pietra - benché alcune si fossero leggermente consumate nel tempo -, dalle lettere sottili e abbellite con piccoli ghirigori. L'iscrizione partiva da sopra, e proseguiva fino al termine della parete, e i ragazzi tentarono di decifrarne il significato senza successo.
«È l'antica scrittura» mormorò Bahryus sfiorando la pietra con una mano, «Chissà da quanto tempo esiste questo posto...»
Anche Serafine era affascinata da quel lungo testo, eppure il suo desiderio di vedere ciò che si trovava nell'altra sala era più forte.
«Venite, voglio vedere cosa c'è da quella parte» disse, e i due alati passarono avanti, girando l'angolo ritrovandosi nella stanza successiva.
Luce, invece, rimase lì, davanti all'iscrizione. Una caratteristica delle ninfe era la capacità di apprendere gli insegnamenti dei propri antenati senza mai aver avuto contatti con essi. Era una cosa naturale. Per questo il runico antico le risultava molto familiare, e con un piccolo sforzo riuscì a leggere il testo arcaico. No, non un testo. Una profezia. E ciò che lesse le provocò un brivido lungo la schiena.

Quando l'Oscuro da una delle Cinque Terre sarà esiliato,
diciotto lune scorreranno prima che esso risalga dalla sua prigione di pietra.
Il vento comanderà, così come le nuvole e le montagne,
mentre il cielo otterrà il colore del sangue e del nero inchiostro.

Ma coloro a cui i Doni furono affidati dal sommo padrone del Tempo,
risorgeranno dalle ceneri del nido del sole. E quando il Drago
dalla cerulea fiamma volerà sulla Città di cristallo, i Cavalieri
delle Grandi Terre vinceranno, portando la sconfitta al temuto corvo dall'iride d'oro.

Uno di essi tradirà, e la rovina del suo Signore porterà al petto.
Uno guiderà il fuoco stesso, e la potente voce di chi scuote le acque.
Uno con la spada abbatterà i distruttivi monti
e uno pagherà col sangue, ai piedi del tempio del Supremo.

La lucente spada perforerà il cielo e l'angelo puro
che dalle fiamme esce indegno rinascerà dalla brace,
mentre la costellazione della Creatura tornerà nell'Empireo,
e colui che distruzione e morte ha portato cadrà, in un lago di fuoco.

**********
BOOM!
Ragazzi, non sapete quanto sono felice di essere tornata a scrivere! Quando ho premuto "pubblica" mi sono sentita andare a fuoco.
Piccolo aggiornamento rispetto alla prima stesura del libro: ho modificato la profezia, rendendola più "epica", usando lo stile di quei saggi tizi che scrivono le cose in modo complicato apposta per non far capire 'na mazza fin quando non accadono veramente. Ma comunque...
In questo capitolo mi sono voluta soffermare un po' di più sulla relazione di Serafine e Bahryus (tanto ormai vengono shippati da tutti quanti, persino dal Tiranno) e sulle scene descrittive, spero non siano risultate noiose.
E poi, a grande richiesta di...beh, ogni essere vivente, ha fatto il suo ritorno anche la nostra BLNG Luce!
Hope you enjoyed :D

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