Capitolo 22

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Si ritrovarono in una gigantesca grotta, dal pavimento di pietra nero e ben levigato e le pareti bitorzolute che si chiudevano a cupola con delle piccole stalattiti che ricoprivano il soffitto.
I ragazzi, però, non ebbero modo di osservare a lungo l'ambiente: il loro sguardo venne attirato dalla fonte di luce presente al centro della sala, su una grande pedana circolare rialzata.
Un bellissimo fuoco, che si ergeva imponente sulla pietra nuda, dal luminoso colore blu elettrico che irradiava tutta l'area, mentre le fiamme scoppiettavano in modo silenzioso, rendendo l'atmosfera magica e meravigliosa.
I due ragazzi e Luce rimasero impalati a fissarlo per qualche secondo, incantati dal bagliore che emanava. Non avevano mai visto nulla del genere in vita loro. "Come le fate" pensò Serafine. "Anche le fate hanno dei fuochi del genere", e si chiese se si trovassero in uno dei luoghi proibiti appartenenti a quelle creature, dirigendosi ammaliata verso quello spettacolo meraviglioso, mentre Bahryus cominciò a guardarsi intorno, affascinato da quel posto mai visto prima. La giovane alata, divorata dalla curiosità, si mosse verso il rialzo dalla forma circolare nel quale la luminescente fiamma era contenuta.
Guardò il punto in cui bruciava: non c'era legna, né qualsiasi altra cosa che le avrebbe permesso di ardere. Era lì e basta, chissà da quanto tempo e per quanto ancora ci sarebbe stato. Non sembrava nemmeno irradiare calore.

Serafine gettò un veloce sguardo al ragazzo dai capelli rossi, a qualche passo da lei, intento ad osservare una statua che prima non aveva notato. In verità erano cinque, poste intorno al salone, ognuna su un piedistallo con delle incisioni.
Anche Luce si era messa a osservare le figure, raffiguranti alati nell'atto di combattere. Erano fatte piuttosto bene, se non fosse stato per alcune parti consumate, come le ali, o i volti, per via del tempo e dell'umidità del luogo.
"Chissà chi sono" stava pensando la ninfa, fin quando non notò quello che sembrava un medaglione in rilievo posto al collo di una delle statue. Spalancò gli occhi, sconcertata, alzando piano lo sguardo verso il volto della figura. Le era molto familiare...
«Hai visto queste?» La voce di Bahryus riecheggiò sommessamente tra le pareti. «Sono meno antiche: le rune scritte qui in basso sono moderne. Non si legge bene, però...»
Luce distolse lo sguardo dalle statue, verso il grande fuoco dal colore vivo, e notò Serafine ancora ferma davanti alle fiamme, con il volto rivolto verso quel bagliore che si rifletteva nei suoi occhi rendendoli ancora più blu. Nonostante fosse vicinissima, la ragazza continuava a non percepirne il calore. Chissà cosa avrebbe sentito se lo avesse sfiorato. Forse era freddo. Era molto tentata dal toccare quella strana e magica meraviglia, quando Bahryus attirò la sua attenzione. «Guarda» le disse, intento ad osservare la statua di uno dei cinque alati.

Un uomo piuttosto alto, dalla corporatura muscolosa sotto l'armatura e il portamento fiero, nell'atto di rilassare il braccio che reggeva la spada. Ai suoi piedi era presente un piccolissimo drago che gli si attorcigliava su per il polpaccio, come un cucciolo addomesticato.
Serafine assottigliò gli occhi per osservare il volto dell'uomo. «Assomiglia al padre di Kaspar» mormorò, notando una certa somiglianza con Royt, e piegandosi poi per cercare di leggere l'incisione sul piedistallo. Anche Bahryus fece lo stesso.
«Il Drago» disse, sforzandosi di distinguere le varie rune consumate dal tempo. Luce fissava la statua imbambolata, non capendo se il titolo dell'opera si riferisse alla persona o alla creaturina ai suoi piedi. Volle però leggere gli altri nomi, solo perché la curiosità la stava divorando.
La seconda delle statue raffigurava un uomo dall'aspetto piuttosto anziano rispetto agli altri. Era magro, dall'aria stanca, con una lunga tunica addosso al posto dell'armatura ed era ritto in piedi, guardando davanti a sé. «Il Saggio» recitava la scritta, e il gruppo passò subito oltre.
La figura de «Il Guerriero» venne riconosciuto subito da Serafine: suo padre reggeva l'elmo dei soldati di Aahor sotto un braccio, mentre con l'altra mano reggeva la spada che poggiava sul terreno con la punta. Anche in quel modo così gagliardo e intimidatorio, la ragazza non riuscì a non vedere un uomo buono e onesto, come era sicura fosse stato. «Lui è mio padre» disse fieramente e Bahryus ne sembrò affascinato.

Serafine si affrettò verso la successiva, desiderosa di vedere quella di sua madre. Le ultime due, infatti, raffiguravano due donne, una delle quali assomigliava molto alla donna che la giovane alata aveva visto nello specchio. Ritta in piedi, con un braccio lasciato ricadere lungo i fianchi e l'altro alzato verso il cielo a reggere quella che doveva essere stata una spada, ma che ora era totalmente disintegrata. Bahryus guardò la figura e dopo un'attenta osservazione si rese conto della sua somiglianza con Serafine.
«Quindi è lei, tua madre» disse alla ragazza, che non spostava lo sguardo dal pezzo di pietra. «Sembra che tu le somigli molto.»
La giovane alata sorrise debolmente, mentre Luce leggeva la scritta sottostante: «L'Angelo» lesse. «Che nome carino!»
«E questa deve essere la madre di Dalila» disse Serafine, indicando l'ultima delle statue: una donna dai capelli lunghi fin oltre la schiena che sporgeva la mano verso qualcosa di invisibile davanti a sé.
«La Strega» recitava la scritta runica. Luce alzò gli occhi al cielo. "Questo spiega tutto" pensò.
«Quindi cosa è questo posto? Una sorta di santuario dedicato ai Guardiani? E questo cos'è?»
Bahryus si fece vicino al grande fuoco ceruleo, e Serafine tornò a concentrarsi proprio sulle fiamme magiche che le fecero brillare gli occhi, e la tentazione di allungare la mano verso l'oggetto si insinuò nuovamente nella sua mente.
«Chissà se nei libri sulla storia di Aahor c'è scritto qualcosa riguardo a questo fuoco» stava dicendo il ragazzo dai capelli rossi osservando attentamente quel fenomeno, quando il suo sguardo si volse verso la giovane alata. Sul suo volto si dipinse uno sguardo di terrore.
«Sera, no!» esclamò a voce tanto alta da farla riecheggiare per tutta la sala.
All'urlo Luce si voltò sussultando verso la ragazza e aprì la bocca per lo stupore, mentre Bahryus era paralizzato sul posto, incapace di dire qualsiasi cosa.

Serafine osservava stregata il suo braccio totalmente avvolto dalle fiamme azzurre, che muoveva assieme alle dita per controllare che fosse effettivamente il suo e che fosse intero. Non sentiva calore. A quel punto le venne in mente un'idea ancora più folle, camminando proprio al centro del fuoco, rimanendone totalmente circondata, e i capelli le si mossero leggermente, trasportati dal movimento delle fiamme, insieme alle piume delle ali e al vestito.
«Ma come...?» riuscì a mormorare Bahryus facendosi più vicino, mentre Serafine girava su se stessa emozionata, sorridendo come una bambina che ha appena scoperto un prato pieno di farfalle.
«Non ne ho la minima idea» disse osservando tutto quel fantastico e luminoso blu che la circondava. Ora riusciva ad avvertire un lieve torpore addosso. «Ma è bellissimo!»
Bahryus sorrise, allungando anche lui la mano, constatando l'innocuità di quell'enorme falò.
Un secondo dopo, Serafine dovette indietreggiare di scatto, uscendo dal fuoco con un lamento di dolore, portandosi la mano al petto per allontanare da sé la collana con l'Ophix che brillava incandescente.
Il ragazzo dai capelli rossi si avvicinò a lei, osservando il medaglione, che aveva assunto il colorito arancione che assumono i metalli nella lavorazione.
«Strano. Brucia solo gli oggetti» ipotizzò, parlando più a se stesso che alle altre.
«Non credo. Altrimenti avrebbe bruciato anche il vestito» rispose la ragazza.

«Allora forse funziona solo con gli altri oggetti magici. Funge da annulla-incantesimi o roba del genere...»
«Può darsi» concordò Sera soffiando sull'Ophix per farlo raffreddare.
«In ogni caso è una cosa fortissima!» esclamò Luce avvicinandosi anche lei al fuoco per provare.
Dovette però ritrarsi con uno squittio quando avvertì il calore bruciante raggiungerla ancora prima di sfiorare le fiamme.
I due alati si votarono verso di lei. «Che strano...» mormorò Bahryus.
«Le creature magiche non possono avvicinarsi?» ipotizzò Serafine.
«Oppure dipende dalle specie. Bisogna vedere da quale creatura proviene questa fiamma. Non mi sembra di aver mai letto nulla del genere nei libri del villaggio...»
I due ragazzi rimasero in silenzio per un po', osservando l'imponente fonte di luce azzurra che stagliava le loro ombre lungo il pavimento in pietra.
«Dovremmo andare. Cerchiamo un'uscita» disse Bahryus girandosi e scendendo dalla pedana di pietra dove era situato il fuoco.
«Sì, andiamo.»

Prima che potessero muovere un altro passo, una potente scossa fece tremare le fragili pareti e il pavimento della sala.
Serafine, nell'atto di scendere il gradino di pietra, perse l'equilibrio inciampando nei suoi stessi piedi, cadendo rovinosamente addosso a Bahryus.
Dal soffitto si udirono i suoni delle stalattiti che si staccavano. Per evitare di venire colpita, Luce si nascose sotto una delle statue dei Guardiani, pregando che il materiale di quest'ultime fosse abbastanza resistente.
I due alati, invece, rimasero a terra, e il ragazzo cercò di riparare Serafine dalle pietre che cadevano dal soffitto e continuavano a rimbalzare una volta giunte sul pavimento; entrambi serrarono gli occhi timorosi, sperando che il terremoto finisse presto. Le fiamme azzurre si scuotevano come mosse da una potente folata di vento.
La scossa, che durò un paio di minuti, molto più forte delle precedenti, causava un rumore fortissimo, che al trio sembrò vagamente il respiro di un grosso animale.

Quando finalmente tornò la calma, Serafine e Bahryus attesero che gli ultimi ciottoli cadessero dal soffitto, per poi riaprire gli occhi e trovarsi faccia a faccia, con i loro nasi che quasi si sfioravano. Si guardarono imbarazzati per qualche secondo, mentre il fuoco azzurro illuminava i loro volti arrossati.
«Stai bene?» balbettò piano Bahryus. Per evitare che la ragazza venisse colpita dai detriti delle stalattiti, l'aveva coperta con le sue ali, lasciandosi colpire alla schiena da alcuni piccoli sassi. Solo dopo qualche secondo si rese conto di essere ancora sopra di lei.
«Sì, sto bene. Grazie» disse Serafine, stupendosi del suono della sua voce più acuta del solito. «Scusami tanto, sono inciampata e...»
«Oh! Ma no, no. L'importante è che tu non ti sia fatta niente.» Bahryus mantenne lo sguardo in quello della giovane per un po'. Serafine si sentì strana, eppure entrambi rimasero l'uno a un palmo dall'altra.
Luce, una volta fatto capolino dai piedi della statua de "il Guerriero", rimase a guardare la scena in disparte, sorridendo soddisfatta.
«Però, scusatemi se interrompo: non dovevamo andarcene?»

**********
Luce è il pensiero di tutti noi.

Come state passando questa estate? Io sono stressata *tic nervoso all'occhio*.
Sono andata al mare solo due volte per un giorno soltanto. Oh, beh :D
Al prossimo capitolo!

Ciao!

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