Capitolo 6

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Dopo neanche tre ore, Serafine era già stanca morta e ora era a terra con le gambe doloranti e un sonno inimmaginabile.
«Basta, non ce la faccio più!» disse esausta.
Luce fece per 'dire' qualcosa.
«E non parlare, tu! Questi boschi li conosci bene, io no!»
Pensò che, se Shaida fosse stata lì, l'avrebbe costretta a continuare il cammino.
Kaspar avrebbe cercato di spiegare a Shaida che se si era stanchi, bisognava riposarsi.
Lei avrebbe cominciato a ribattere e si sarebbero messi a litigare.
Poi la cosa sarebbe andata avanti per ore, mentre Bahryus sarebbe stato in silenzio a sbuffare e a pensare a che razza di amici avesse.
Già, amici... Chissà dov'erano.

Sera si stese a terra poggiando la testa su un tronco caduto, pensando che avrebbe continuato il suo cammino dopo essersi riposata.
Luce le si poggiò accanto, usando una foglia di quercia come coperta.
Si addormentò quasi subito, e sognò una cosa strana: sognò di camminare attraverso un corridoio...

Era un corridoio buio, con solo qualche fiaccola ad illuminare il tutto.
Le pareti erano in pietra nera e rendevano il tutto ancora più buio.
Una voce la stava chiamando.
Era la voce di una donna, la sentiva a malapena, sembrava che le stesse bisbigliando di andare da lei.
Serafine accelerò il passo, fino a correre per quel corridoio.
Voleva raggiungere quella voce.
Doveva raggiungerla...

Si svegliò improvvisamente al rumore di rami spezzati.
Sembrava che qualcosa di molto grosso si stesse avvicinando.
E doveva essere molto, molto grosso.
Si alzò velocemente mentre Luce si guardava intorno stordita.

La cosa si stava avvicinando sempre di più.
«CHI OSA ENTRARE IN MIA FORESTA?!» urlò una voce cavernosa e minacciosa.
"Che cos'è quello?!" pensò la ragazza vedendo avvicinarsi a lei una creatura alta all'incirca sei metri.
Aveva la pelle verdastra, tozzo e piuttosto goffo nel camminare, una testa piccola e pelata, con degli occhi piccoli e minacciosi.

Serafine aveva visto i troll soltanto nelle immagini, quelle che il maestro mostrava ai bambini per far vedere loro quello che c'era fuori dal villaggio.
Ma quello era in assoluto, il più brutto, ma anche il più piccolo, fortunatamente, che avesse mai visto!

«CHI ESSERE TU E COSA CI FARE IN MIA FORESTA?!»
«Io...io...io...»
«SMETTILA DI DIRE 'IO IO IO', TU ESSERE FASTIDIOSA!»
Il troll la guardò con i suoi occhietti malvagi e poi la afferrò con una mano e con rapidità la infilò in un sacco che aveva con sé.
«EHI! LASCIAMI, LASCIAMI STARE!» gridò la ragazza da dentro il sacco, tentando di liberarsi.
«SE TU ESSERE FASTIDIOSA, ALMENO TU DOVERE ESSERE BUONA DA MANGIARE» disse il troll cominciando a dirigersi verso la sua 'casa'.

In realtà più che una casa era un ammasso di legno tenuto insieme, per miracolo, da fango e terra.
L'interno, fortunatamente, era migliore dell'esterno.
I troll erano piuttosto ordinati, quando si trattava della propria abitazione, e amavano stare da soli.
Quando entrò nella casa, mise Serafine in una gabbia, che chiuse con un lucchetto.

«QUI TU DOVERE ASPETTARE PER NOTTE. NON CONVIENE TU PROVARE A SCAPPARE...» e si allontanò per preparare il calderone arrugginito che aveva nel 'camino'.

Sera si alzò dolorante.
Quel troll le aveva fatto venire il mal di testa a furia di sballottolarla a destra e a manca!
La gabbia in cui l'aveva messa era gigantesca. Che servisse per dei piccoli draghi?
Non ebbe il tempo di pensarci.

«Sera? SERA!»
Qualcuno la abbracciò.
Le servirono solamente cinque secondi per rendersi conto che quel qualcuno era...
«Shaida! Bahryus! Kaspar! Siete vivi! Oh, non sapete come sono felice di sapere che state bene!...»
«Bene non proprio...» le disse Kaspar mostrandole la sua ala.
Una parte era tutta rossa.
«Quando ho provato a scappare dal villaggio uno di quei cosi mi ha ferito con la spada...»

«E in più c'è anche questo problema» disse Bahryus indicando il troll che nel frattempo aveva cominciato a tagliare delle carote e a metterle nel pentolone, fischiettando allegramente con indosso un grembiule da cuoco.
Sera lo guardò basita per qualche secondo, poi tornò a guardare i suoi amici.

«Be', vorrà dire che troveremo un modo per andarcene.»
«Ottima idea... e come?» chiese Bahryus.
«...non lo so. Ma penserò ad un piano!»
«Se lo dici tu...» disse Bahryus sedendosi a terra e poggiandosi con la schiena ad una delle enormi sbarre.
Sera cominciò a guardare il vuoto, come faceva sempre quando si concentrava al massimo su qualcosa.
Doveva pensare a qualcosa che li facesse uscire di lì.

***

La grande porta della sala del trono si spalancò improvvisamente.
Tutti i cortigiani si allontanarono terrorizzati a morte, mentre un uomo si avvicinava a grandi passi alla Regina, seguito da un esercito di Alati-scheletri.
La Regina Wharia osservò impassibile l'uomo.
Alto, per niente bello, con una barba castana e degli occhi marroni e malvagi. Le sue ali, che gli furono tagliate anni prima, erano ricresciute come fossero ali di pipistrello.
«Regina Wharia... mia Signora» disse l'uomo con un tono che non prometteva niente di buono.

«Dhort...» disse con disprezzo la regina.
«È un piacere rivederla dopo tutto questo tempo!» continuò Dhort.
«Pensavo fossi morto...»
«Ma non è così. Ora, come Lei vede, sono vivo e in piena forma! Tutto questo grazie a mio figlio... e anche erede al trono.»
La Regina Wharia guardò con disprezzo il suo protetto, quello che era stato il bambino di cui si era presa cura come se fosse suo figlio.
Ora, quel bambino era cresciuto, e l'aveva tradita.

«Kai... mi hai deluso. Totalmente.»
«Mi scusi, mia Regina, ma non è stata per caso Lei a dirmi che la famiglia conta più di tutto?» disse con un ghigno il giovane dalle ali nere come la pece.
La Regina tornò a guardare il Tiranno.
«Lei non crede, Mia Signora, che sia venuto il momento che il regno cambi sovrano?» disse Dhort.
Le guardie cominciarono ad avvicinarsi mentre il loro Signore continuava.
«Credo che sarebbe meglio che il vero sovrano di Aahor torni a regnare...»
«...arrestateli.»

A quell'ordine, le guardie catturarono i presenti che, spaventati, guardarono la loro Regina.
Una guardia si avvicinò a Lei e le puntò contro la spada.
La regina Wharia continuò a guardare il Tiranno e suo figlio, impassibile.
«I Guardiani ti sconfiggeranno una volta per tutte, Dhort. Stanne certo...» disse prima di essere condotta alle celle, nei sotterranei.

Il Tiranno sorrise malignamente.
Poi, avvicinandosi alla grandissima finestra alle spalle del trono, guardò le Terre che ora appartenevano a lui.
«Finalmente, Kai. Finalmente Aahor capirà chi è che comanda...»

~~~~~~~~~~~

«LA LA LAAAAAAAA LA LA LA LAAAAAAA LA LA LA LA LA LA LAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!»

«Basta! Non lo sopporto più! Per quanto tempo deve andare avanti?» esclamò Shaida esasperata tappandosi le orecchie.
Il troll si era messo a cantare. O meglio, a stonare.
Erano in quella gabbia da chissà quanto tempo e non avevano ancora trovato un modo per uscire.

Serafine si guardò attentamente intorno.
La loro gabbia era appesa ad una corda, in un angolo della stanza, accanto al camino e difronte, sulla parete opposta una porta di legno, vecchia e scheggiata. L'uscita.
Degli asparagi, mazzi di carote, barbabietole e altri ortaggi pendevano dal soffitto.
Il fuoco scoppiettante del camino illuminava tutta l'area.

Dopo svariati minuti, Sera alzò lo sguardo verso la mensola del camino, che era solo a un metro dalla loro gabbia.
Sgranò gli occhi.
«Ragazzi...» disse.
I suoi amici la guardarono.
«Credo... credo di aver trovato la chiave per uscire di qui.»
E lo diceva letteralmente.

*******
Ritardo!!!! Scusate, ma faccio ritardo in qualsiasi cosa😅

Finalmente Sera ha ritrovato i suoi amici, ma hanno avuto un piccolo inconveniente...

Dhort ha fatto arrestare la Regina e la sua corte e ora si autoproclamerà Re!

E Luce? Che fine avrà fatto quella Ninfa permalosa?
Probabilmente ora starà cercando Serafine.
Povera piccola!

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