Capitolo 7

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«Dai... Dai... Dai!»
Da due ore andava avanti così.
Stavano facendo ondeggiare la gabbia per cercare di avvicinarsi il più possibile alla mensola.

Serafine tendeva al massimo il braccio e le dita, per cercare di raggiungere la chiave della gabbia poggiata sull'orlo della mensola.
Era vicina, vicinissima.

«Andiamo. Andiamo!»
«Allora, ce l'hai fatta?» chiese speranzoso Bahryus. Tutto quell'ondeggiare gli faceva venire la nausea.
«Quasi... SÌ!» esclamò trionfante la ragazza stringendo forte la chiave.
Diciamo che più che una chiave era una lancia: era grande quanto un ramo di un pino.
Ma Sera riuscì a sollevarla. Era piuttosto leggera.

La portò vicino al lucchetto che chiudeva la gabbia e tentò di farla entrare nella serratura. Ma non ci riusciva!
«Oh! perché non entri?»
Dopo diversi tentativi la fece entrare nella serratura e girò.
Uno scatto e la gabbia si aprì. Ce l'avevano fatta! Erano liberi!

«E ora?» chiese Shaida rivolta all'amica.
Sera guardò la porta. Era troppo grande per loro!
Ma, guardando meglio...
«C'è un foro! Là, all'angolo della porta!» esclamò.

Senza farsi notare dal troll, che nel frattempo aveva terminato di affettare le cipolle, i ragazzi planarono verso la porta.
Ma appena Kaspar spalancò le ali, la ferita che aveva gli provocò un dolore immenso.
«Ahi!» gridò dolorante.
«MH?» il troll alzò la testa dal tagliere e vide i ragazzi fuori dalla gabbia.

«VOI!! NON OSARE VOI SCAPPARE DA ME!» urlò furente mentre goffamente si avvicinava ai ragazzi.
Di sicuro sarebbero morti in più o meno cinque secondi, ma prima che il troll potesse raggiungerli, una lucina azzurra cominciò a muoversi velocemente davanti alla faccia del troll, facendolo distrarre.

«Luce!» disse Serafine, sorpresa e felice.
Veramente quella piccola Ninfa osava sfidare un troll grande oltre cento volte lei?
Il troll riuscì a colpire la Ninfa e la scaraventò a terra.
Luce tentò di alzarsi ma era troppo tardi. Pensò che quella fosse la sua fine.
Ma perché aveva voluto salvare quella Alata?! PERCHÉ PERCHÉ PERCHÉ PER-...
Stava per venire schiacciata quando una grande padella finì in testa al troll.

Quello girò un paio di volte su se stesso per poi cadere all'indietro con un tonfo sordo.
Luce rimase di stucco. Poi alzò la testa per vedere da dove era caduta quella padella.
Bahryus e Shaida guardavano divertiti il troll.
Quei due avevano sollevato quella padella e...l'avevano salvata?! Davvero?! E perché?
«Ehi, tutto bene, piccolina?» le sorrise Bahryus.
"Oh, che carino, si preoccupa per meeeee..." pensò Luce. "Ma...MI HA CHIAMATO PICCOLINA!!? COME SI PERMETTE?!!"
«Grazie Luce, ci hai salvato la vita» disse Serafine inginocchiandosi all'altezza della Ninfa.
Luce le sorrise, contenta di aver ricevuto un grazie, cosa mai successa.
Non aveva mai fatto qualcosa di carino per nessuno.

«Dai ragazzi andiamo, prima che questo qui si svegli...»
I ragazzi si avviarono alla porta.
Appena usciti si ritrovarono in un folto bosco, non si vedeva niente: gli alberi erano così vicini che non permettevano il passaggio dei raggi del sole, ormai alto nel cielo.
«Ok, non possiamo volare...» disse Shaida guardando Kaspar.
«In realtà non ci converrebbe nemmeno: mi cercano» disse Serafine.
«In che senso?»
«Ve lo spiego dopo... Da che parte?»
«Non ne ho idea» ammise Shaida.
«Se il villaggio era da quella parte...forse dobbiamo andare a sinistra» ipotizzò Kaspar.
«O a destra» replicò la bruna.
«Io dico a sinistra.»
«Di qua!» disse Bahryus passando in mezzo a Shaida e Kaspar, che stavano per azzuffarsi, e dirigendosi a grandi passi accanto a Serafine.
«Va bene, Sera» cominciò a dire il ragazzo alla giovane mentre si allontanavano dalla casa del troll «Cos'è questa storia della ricercata?»
E la ragazza spiegò tutto quanto ai suoi amici.

***

«Kai, hai inviato la lettera agli orchi?»
«Sì, padre.»
«E ai giganti??
«Tutte le lettere sono state inviate, padre. Orchi, giganti e troll arriveranno non appena le avranno ricevute e ho inviato alcuni soldati nelle Terre del Ovest per catturare dei draghi vulcanici.»
«Perfetto» disse Dhort sorridendo malignamente, sedendo sul trono, ormai suo.
«Quando tutti saranno arrivati, daremo una piccola dritta ad Aahor. E il popolo dovrà obbligatoriamente riconoscermi come suo Re...»

***

Serafine finì di raccontare.
Aveva detto ai suoi amici del passaggio segreto da cui era passata per salvarsi, della lettera che sua madre le aveva scritto prima di morire e del medaglione.
Aveva descritto per filo e per segno quello che aveva sentito dire dal figlio del Tiranno al Lago.

«Quindi... Sei una Guardiana?» esclamò sorpresa Shaida quando la ragazza finì di raccontare.
«La profezia è vera?» disse Bahryus.
Ma il più sorpreso di tutti era Kaspar che, dopo averci riflettuto, esclamò:
«Come fa un tizio del genere ad avere un figlio?»
Sera rise.

«Che faremo quando diventerà buio?» chiese Shaida all'amica dopo qualche tempo.
«Non ne ho la minima idea» disse Sera. Poi alla ragazza venne in mente una cosa:
«Luce... non avevi detto che conoscevi un posto dove riposare? Lontano dai pericoli, certo.»
La Ninfa ci pensò un attimo, poi si ricordò.
Giusto! Aveva detto a Serafine che conosceva un posto sicuro!

Fece segno ai quattro ragazzi di seguirla e loro lo fecero, anche se poco convinti.
«Ehm, Sera?» le chiese Kaspar bisbigliando.
«Sì?»
Quella li non è per caso la Ninfa che abbiamo incontrato al lago? Quella che tuuu...»
«Sì, è lei. E allora?»
«E se ci volesse solo prendere in giro? Le conosci le Ninfe, no?»
Serafine scosse la testa. Era sicura che Luce non li avrebbe traditi...

Dopo aver camminato per un po', una voce li fece sobbalzare.
«Chi c'è? C'è qualcuno qui nella foresta? Esci fuori chiunque tu sia!»
Dopo di che, si sentì un rumore di rami spezzati e un fruscio di foglie.
"Speriamo non sia pericoloso..." pensò Serafine, ma i suoi dubbi sparirono non appena la creatura si fece avanti tra i cespugli.

Era uno gnomo! Era al-...basso una trentina di centimetri, con dei vestiti da contadino, semplici ma puliti.
Non aveva barba, anche se nelle figure dei libri ce l'avevano eccome, la barba.
Sembrava piuttosto giovane.
«Oh! Ciao stranieri! Che ci fate qui?» chiese lo gnomo incuriosito e con un sorriso che gli andava da orecchio a orecchio. Sembrava contentissimo di avere davanti a sé degli sconosciuti!

Luce si fece avanti e sorrise allo gnomo.
«Ehi! Ciao Luce! Sono tuoi amici questi?» chiese.
Luce 'parlò' con lo gnomo (che a quanto pare conosceva il 'Ninfese') anche se i quattro non capivano niente di quello che i due si dicevano.
«Gdhwjshs vfevhsb?» fece lui.
«Arstwusbsvjshns nisvv. hhsjsjsbs, jahsvsjsbajss, iajsbwksgjsi sjs hsg akavsusnwbs sgg!» replicò la Ninfa animatamente.
«Gsusnhsbs? Ajsbsgsbwi!»
Poi lo gnomo guardò ancora più contento i ragazzi e disse loro:
«Siete i benvenuti, amici! Venite pure, vi porto a conoscere il mio villaggio!»
Ora il suo sorriso non andava più da orecchio a orecchio... le estremità si congiungevano proprio!

«Non sapete quanto sono felice. Vedete, questo è il mio primo turno di guardia e non avevo mai incontrato nessuno prima! Io mi chiamo Suillis e voi?»
Lo aveva detto tutto d'un fiato.
I ragazzi dissero il loro nome mentre Suillis saltellava allegro per il sentiero che portava al villaggio degli gnomi.

«Visto che non ci ha traditi?» sussurrò Serafine a Kaspar.
«Eccoci arrivati! Ehi? Ci siete? Avanti, alzatevi! Abbiamo ospiti, ragazzi!»
E subito dopo, furono sommersi da un'ondata di gnomi e... gnome? che accorrevano felici.

Le casette degli gnomi erano semplici, pulite, e adatte alla loro vita di contadini. In legno, minuscole da sembrare case delle bambole.
Gli gnomi erano creature semplici. Amavano la pace e non combattevano mai tra loro.
Quando il Tiranno attaccò i loro villaggi, loro non si opposero e si lasciarono catturare.
Erano troppo buoni per litigare, con un cuore d'oro. Sarebbero stati capaci di curare i loro nemici, piuttosto che lasciarli morire.

«Benvenuti!»
«Felici di conoscervi!»
«Da dove venite?»
«Perché siete qui?»
«Dov'è Edulis?»
In breve tempo, i quattro giovani Alati furono sommersi da domande su domande, e ne avrebbero ricevute ancora se una voce non avesse zittito tutti.
«Basta! Basta! Lasciate che i nostri ospiti riprendano fiato! Sarete molto stanchi, vero?»
A parlare era stato uno gnomo.

Era anziano (e lui sì, la barba bianca l'aveva), portava degli occhiali rotondi sulla punta del naso. Gli occhi, turchesi, erano gentili e sereni.
«Be', no, non abbiamo camminato per molto...» disse Sera con le gambe a pezzi.
Il vecchio gnomo ridacchiò.
So riconoscere una bugia quando ne sento una. Venite, siete benvenuti!»
Lo gnomo, che doveva essere una specie di capo, li condusse al centro del villaggio.
I ragazzi dovettero fare attenzione a non schiacciare niente e, soprattutto, nessuno degli gnomi.

Alcuni gnomi portarono dei ceppi su cui i ragazzi si sedettero.
Al vecchio venne portata una pila di libri e cuscini per far in modo che arrivasse all'altezza dei giovani.
«Ah! Finalmente possiamo parlare faccia a faccia, vero?»
I ragazzi sorrisero.
«Bene, prima di tutto, presentiamoci. Il mio nome è Edulis Boletus, ma voi potete chiamarmi semplicemente Edulis. E voi siete?»
Prima che i ragazzi potessero aprire bocca, il giovane gnomo che li aveva portati nel villaggio li precedette.
«Serafine, Shaida, Bahryus e Kaspar. Ho indovinato? Mi ricordo bene, vero?»
Li aveva persino indicati a mano a mano che diceva i loro nomi.
«Oh, sì...Caspita che memoria prodigiosa!» disse Serafine.

Edulis rise quando il giovane gnomo arrossì dalla testa ai piedi.
«Eheheh! Suillis ricorda i nomi meglio di chiunque altro qui al villaggio! Comunque, ospiti, perché non passate la sera qui con noi? Così ci racconterete tutto!» molti gnomi annuirono felici.
«Penso che ora vorrete riposarvi. Prego, potete stare qui» e li condusse davanti ad una piccola casetta di legno.
«Bene, vi lascio sistemare. Potete raggiungerci quando vol-...»
«Ehm...signor...Cioè... Edulis?» lo interruppe Bahryus prima che il vecchio se ne andasse.

«Sì?»
«Ecco...ci sarebbe un problema» e il ragazzo indicò se stesso e la casa.
Il vecchio rimase a guardarli per qualche secondo, poi comprese.
«Oh...a questo non avevo pensato» disse rendendosi conto delle dimensioni dei ragazzi.
«Nessun problema! Amici, una piccola ristrutturazione!»
Subito una squadra di dieci gnomi si precipitò sul posto con chiodi, martelli e molti tronchi di alberi e, in men che non si dica, la piccola casetta era diventata grande quanto una piccola tenda da campeggio.
«Pensate che ci starete, adesso?» disse sorridendo Edulis.
I quattro si guardarono.
Sapevano che gli gnomi erano bravi costruttori, ma...
«Beh, ci stringeremo un po'... ma credo che ci staremo bene!» disse infine Serafine a nome di tutti.
«Bene! Allora ci vediamo questa sera, così ci potrete raccontare le cose con calma» esclamò allegro Edulis Boletus lasciandoli soli.

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