Capitolo 4 Notte di noi

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Fox si era inalberato e non aveva rivolto più la parola a Rafflesia, eclissandosi completamente nell'interessante laboratorio di Stark e Banner, dove lo avevano invitato.

Il Falco era seduto su un divano della sala relax, il ghiaccio sulle parti basse; aveva persino allontanato, incavolato, i colleghi, che avrebbero voluto coccolarlo.

Ogni due per tre la fissava, triste come mai. Aveva quasi sperato di aver trovato un'altra anima gemella durante quella lunga conversazione sul jet.

La Tyler si era dimostrata spontanea, sincera, affabile, dolce e notevolmente intelligente. Quando aveva dato un volto alla sua voce, era stato colpito da una bellezza che lo aveva travolto. Aveva conosciuto molte donne avvenenti a seguito della scomparsa di Laura; il fatto di essere un Avenger lo aiutava parecchio, nel rimorchio, a cui, tuttavia, non era affatto interessato. La federale era speciale, con un non so che di intrigante. Cavolo, lo aveva pestato a sangue e nemmeno si era scusata!

Si era rammaricato con sé stesso di esserci cascato come un'idiota, un bambino sciocco che si era fatto sedurre e non aveva visto la realtà; non abbassava mai la guardia, mai. La collega era molto diversa, da come l'aveva inquadrata inizialmente.

Nei momenti successivi al fattaccio, si era estraniata, e non pareva turbata dall'accaduto o dai propri nefasti comportamenti.

Non c'era che dire, Clint era soggiogato dal proprio sentire. Mai avrebbe immaginato cosa passasse sul serip per la testa della moretta, che aveva messo gli auricolari del telefono per ascoltare un po' di musica, spostata. In estrema difficoltà, a seguito della ramanzina di Mulder e delle occhiate sgradevoli degli altri, aveva desistito a porgere le proprie giustificazioni a Barton che la rimirava in cagnesco, giustamente.

Le era balenato un piano nella testa, rivelatosi ben poco geniale. Aveva ipotizzato che qualche mossa avventata ed odiosa l'avrebbe fatta buttare fuori dal New S.H.I.E.L.D., per direttissima, insieme a Fox che sarebbe potuto tornare a Boston dalla sua famiglia. E ci era andato di mezzo l'arciere, l'avversario che Rogers le aveva appioppato, l'ultimo a cui avrebbe voluto far del male, l'uomo che aveva salvato, con cui aveva in comune tanto e, in particolar modo, il lutto tremendo da cui erano stati colpiti e che la squadrava, di continuo, come fosse la cosa più bella e spettacolare che avesse mai visto. Prima dell'allenamento, ovvio!

Verso le sei, i nuovi colleghi l'avevano salutata a mezza bocca e si erano dileguati; lei aveva notato un messaggio di Fox al cellulare. Le dava appuntamento in un bar non troppo distante dalla base per bere qualcosa insieme. Non amava quel genere di locali soprattutto perché era completamente astemia. Tuttavia, visto lo scontro del mattino, accondiscese alla richiesta del suo amico; rispose tramite Messenger che sarebbe andata. Si recò nello spogliatoio, per sistemarsi; un ritocco al trucco, una spruzzata di profumo, denti lavati, una spazzolata ai capelli e fu pronta, per recarsi all'indirizzo segnalato.

Il locale era sofisticato, si capiva dall'esterno; in stile minimale e molto moderno, affollato. Sulle prime, non le parve proprio il posto da Mulder. Entrò, titubante, cercando, con gli occhi, il collega ed incrociando, immediata, al bancone, quelli di Clint che strabuzzò i propri e, subito, fece un'amara risata.

Di Fox non c'era nemmeno l'ombra; si mosse verso lo sgabello accanto a quello del Falco 'Ciao, buonasera'. Si era espressa con la voce delicata che le aveva sentito, la prima volta dal Quinjet.

'Ciao, chi dovevi incontrare? Io Rogers, mi ha mandato un messaggio e già mi era parso strano; lui detesta la tecnologia e telefona sempre!' le spiegò, indosso la t-shirt verde militare, jeans scuri e giubbotto di cuoio nero.

'Mulder, messaggino pure per me!' evidentemente volevano farli chiarire.

'Che prendi?' le chiese, freddo come un ghiacciolo.

'Niente, grazie, non bevo' era la verità, l'altro si rabbuiò: ti pareva, sempre più stronza, nemmeno voleva un drink.

Rafflesia si doveva cospargere il capo di cenere, non certo contraddirlo. Di fronte al suo gonfissimo labbro inferiore cedette 'D'accordo, prendo un bicchiere di vino bianco, per favore' avrebbe fatto finta di berlo e sarebbe andato tutto bene.

L'uomo ordinò del vino per lei e del whisky liscio per sé. Non aveva voglia di dirle nulla, proprio nulla, nonostante le ottime intenzioni pacificatorie dei colleghi.

Rimasero in silenzio in attesa delle consumazioni; appena servite, la moretta alzo il calice 'Cin cin!'. Gli sorrise, magari si sarebbe sciolto.

Rimase, invece, rigido, con la mano stretta sul bicchiere, il cui contenuto trangugiò tutto d'un fiato.

La ragazza prese un sorso di vino; solo un sorsetto, si disse, per darsi coraggio. Caspita, timida non era mai stata, insicura neanche. Che accadeva, accidenti? Lui era arrogante, sbruffone e permaloso, lo sapeva dalle confidenze fatte da Rogers a Mulder, i famigerati appunti, e da quel poco che lo aveva conosciuto. Davanti ai propri amici, era stato messo al tappeto da una femmina, da cui si era fatto ammaliare, come un adolescente in calore. Ora la detestava!

'Clint?' gli occhi ametista si incollarono al suo viso 'Ti fa tanto male?' indicò la sua bocca, incerta.

'Un po' quando lo guardava in quel modo, sentiva un languore nei lombi ed al basso ventre ed una fitta al cuore. Maledizione!

'Devi perdonarmi, mi sono lasciata prendere; volevo scatenare l'inferno sperando che Tony, di conseguenza, ci mandasse via a pedate!' fu sincera e gli carezzò la mano, affettuosa.

La scansò. 'L'ho capito. Ti sei comportata in maniera indegna lo stesso. Mi hai fatto fare una figuraccia'.

'Sono mortificata, credimi! Scusami per tutto; ti prego, ti scongiuro, ci sarà un modo in cui possa rimediare?' provò di nuovo.

'Non c'è, rassegnati!' ribatté, affranto e duro. Erano solo parole.

La Tyler bevve un altro sorso di vino, abbondante; era gustoso, frizzante e fresco. Le dette subito alla testa e percepì un calore sulle gote, senza badarci. Si sentiva molto triste all'idea che non volesse avere più a che fare con lei. Erano stati così vicini in quella lunga conversazione in volo, e nei momenti della lotta, abbracciati in quella sorta di rapporto amoroso. Era un feeling stranissimo. Si chiese se lo avesse immaginato. 'Secondo me, sì. Sai cosa faceva mia mamma, oltre a medicarmi, quando ero piccola, e mi tagliavo o mi sbucciavo un ginocchio?' gli domandò; complice lo sprint dell'alcool, le venne in mente un'altra delle sue idee geniali.

'No, cosa?' sospirò. Non c'era arrivato. Lo comprese, nell'attimo in cui Rafflesia gli si avvicinò. Lo sfiorò, sul punto esatto del morso, dandogli un bacino, lieve 'Questo' bisbigliò. L'aveva attirata, moltissimo, dall'inizio, ed era ancora così, proprio tanto!

L'arciere sussultò a quel contatto, il profumo di fiori selvatici nelle narici.

'Meglio?' chiese, languida. Clint, in fermento, la guardava con gli occhi a cuore e il respiro pesante. Erano ancora in due dentro quella partita, non si era sbagliata!

'Insomma. Se vuoi giocare, giochiamo, piccola! Non ho paura di te' non era vero, aveva timore dell'ennesimo cambio repentino di umore; per di più non aveva capito fino in fondo se facesse sul serio o scherzasse.

La mora scese dallo sgabello e gli si piazzò davanti, in piedi, fra le cosce divaricate. 'Niente giochetti, desideravo solo baciarti e guarirti' bisbigliò, zuccherosa. Poggiò le labbra sulla ferita, più sensuale, aprendo leggermente la bocca 'Mi perdoni?'.

Lui, fomentato, commentò 'Forse, non saprei'.

Scolato il proprio vino, Rafflesia gli mise le mani sul petto e ripeté i movimenti dell'approccio del corpo a corpo; la punta della lingua delineò il contorno delle labbra fino ad insinuarsi nella bocca del partner, che, finalmente, si fece audace e la baciò, con ritrovato impeto. I capezzoli inturgiditi lo pungolavano attraverso la seta bianca e sottile della camicetta. La moretta aveva perso completamente la testa. Appassionata e dolce, gli si strusciava, come una gattina, sotto lo sguardo divertito ed invidioso del barman.

'E' meglio muoversi. Il conto, per favore!' sollecitò, perché la situazione era diventata piuttosto incandescente.

'Ottimo, Falco, andiamo a casa tua, a fare l'amore!' gli sussurrò, tenera, zero inibizioni o rigidità di sorta; gli parve un'altra persona, rifletté lui, mentre uscivano dal locale, mano nella mano, un bacio via l'altro. Rafflesia era affettuosa, disponibile, meravigliosa: riprese a sognare pregustando una lunga notte insieme.

***

'Vieni più vicino' in auto, direzione casa, Clint la spronò e lei si accoccolò sul suo sedile. Lo baciò sulla bocca percependo il sapore del liquore, e sul collo, un succhiotto via l'altro. L'uomo sospirò e tenendo il volante con la mano sinistra, le sbottonò la camicia di seta. Spiccava il delizioso reggiseno di pizzo bianco che non nascondeva la rosea pelle dei capezzolini durissimi, del cui contatto aveva già goduto nel locale.

Sganciò il reggiseno che la Tyler, velocemente, fece volar via, dalle maniche. I polpastrelli della mano destra guizzavano sulle mammelline rotonde, perfette. Al primo semaforo rosso abbassò la testa, e succhiò quei meravigliosi boccioli, provocandole un'evidente ondata di brividi. Non si tenne 'Sei tanto bella' mormorò, straziandola ancora, cibandosi di quei frutti maturi, che pensava non sarebbe arrivato mai a cogliere. Lo sguardo veloce cadde sulle due fedi al collo. Allontanò i brutti pensieri, per entrambi.

'Grazie, anche tu' la manina affusolata lo carezzò fra le gambe, sopra il tessuto dei jeans, piano piano. Barton sgranò gli occhi, stupito, della sua delicatezza: lui era stato irruento da morire!

Rafflesia, prontamente, bisbigliò 'Non vorrei fosse troppo doloroso, ti ho colpito tanto forte, perdonami'.

Fu colpito dalla sua premura; era stato solo un incidente di percorso, dato il punto infuocato in cui si trovavano. Le prese la mano e la portò alle labbra per sfiorarne il dorso, con un bacio 'Sono ancora abile e arruolato, agente Tyler'.

Erano arrivati e parcheggiò proprio sotto il portone, scendendo, veloce, per aprirle lo sportello con galanteria, intanto che lei si ricomponeva, il reggiseno a terra dentro la macchina. Lo lasciò lì, non le sarebbe servito! Perché prenderlo?

Si sentiva particolarmente euforica, un misto di sensazioni mai provate. Leggera, per il vino, eccitata, per l'attrazione che sentiva per Clint, incredibilmente felice, dopo tanto! Stringeva la sua mano, in ascensore, sentiva la sua bocca sul collo, all'attaccatura dei capelli, dietro l'orecchio e poi la lingua dentro l'orecchio, le dita a tirarle i capezzoli, sotto la camicetta.

Lui la trascinò all'interno dell'appartamento, tra una risatina e l'altra, subito in camera da letto, l'abatjour accesa sul comodino ad illuminare la stanza.

La moretta gettò la borsa e la giacca su una seggiola, si tolse gli stivaletti bassi e compì un gesto che gli sarebbe rimasto impresso, nei ricordi, per tutta la sua vita; sganciò la chiusura della catenina di oro giallo, che portava al collo, contenente le fedi nuziali, e la poggiò sul comò di fronte la cornice che conteneva la foto dei suoi figli.

Di nuovo l'arciere scacciò dalla testa terribili e nefaste riflessioni, dedicando la sua totale attenzione alla dolce creatura, che tanto desiderava.

Stupendolo, la collega lo ammonì 'Mettiti comodo!'.

Barton in estasi, ubbidì. Sedette sul letto, liberandosi della maglietta verde militare, in attesa. Rafflesia gli dette le spalle, terminando di aprire i bottoni della camicia e con un lento e sensuale movimento, la fece cadere a terra. Sempre dandogli le terga, abbassò la chiusura lampo dei pantaloni e, pian piano, li fece scendere fino ai piedi, rivelando uno striminzito perizoma bianco, anch'esso in pizzo, e delle calze autoreggenti, della stessa casta tonalità.

Il culetto, in evidenza, sodo e rotondo, si stagliava di fronte a lui. Era una visione sublime 'Voltati' la pregò.

La federale ubbidì, non prima di aver fatto scivolare via il microscopico slip. Si rigirò, e camminò, sinuosa, con le sole calze velate indosso, verso il talamo, il boschetto scuro in bella vista, le candide sfere tese su cui spiccavano i teneri capezzolini, per cui si era esaltato in auto 'Sei stupenda' Clint si era liberato dei jeans e la Tyler, uno sguardo malizioso ed un bacio ardente, lo aiutò con l'intimo 'Ora, agente Barton, devo controllare se ti ho fatto male' si abbassò sulla piena durezza del maschio, carezzandolo.

Quello gemette, di solo ed evidente piacere e al primo bacio della femmina, sulla sua rigidità, iniziò il suo delirio! Lei aveva notato che, sotto l'inguine, fosse leggermente tumefatto. Lo colmò di bacini su quello spazio di pelle 'Falco, va meglio, così?' lo provocò.

'Non tanto' voleva continuasse.

Rafflesia alzò lo sguardo, gli occhi lucidi, pieni di sincero pentimento 'Scusa, è stata solo colpa mia, ora rimedio' con estrema dolcezza, e attizzante come mai, lo sbaciucchiò, ovunque, sul suo scettro virile, lo lusingò in ogni centimetro di epidermide, in ogni più piccola increspatura.

La vedeva piegata su di sé, la schiena arcuata, il sedere che spiccava, le calze eleganti, col bordo in pizzo. La voleva, oltre ogni limite di sopportazione umana. Si rialzò, veloce 'Mi hai guarito, basta aspettare!' la prese, per la vita e la posizionò sul letto, supina, recuperando un preservativo dal primo cassetto del comodino. Con sua moglie non usava precauzioni, li aveva comperati ed era la prima volta che li utilizzava.

In men che non si dica, lo indossò, le allargò le gambe, e posizionatosi all'imbocco del suo rorido fiore, era strada per raggiungere il tesoro a cui bramava era stretta, bagnata e calda come l'inferno!

Lei poggiò una mano sul suo torace e l'altra sulla guancia destra, toccando, con le dita, la ferita inflitta al mattino. Gli occhi negli occhi. Le spinte dell'uomo la trapassavano, appassionate e lei gemette, lascivamente.

Clint, in quell'attimo, rammentò ciò che gli aveva confessato, nel dialogo sull'aereo; si sfilò, in fretta, e si tuffò fra le sue cosce col viso, immerso fino al naso, in quell'oceano di profumata leziosità 'Mi hai detto che era la tua posizione preferita: ricordo tutto, parola per parola' la sollecitò, con le labbra, sul lampone, in rilievo, al centro della sua rosa. Aveva un gusto inebriante 'Sai di paradiso' le confidò, sentendola irrigidirsi prima e lasciarsi poi andare, ad un piacere che la travolse in un fiotto di secrezioni odorose e degli spasmi incontenibili, un gridolino via l'altro.

Ansimando, lo fissava, con le sue due ametiste splendenti, apertasi un sorriso soave 'Grazie, Falco, è stato fantastico'.

Lui si riposizionò in ginocchio, per continuare l'unione che aveva interrotto per compiacerla per prima. 'Tocca a me' la minacciò, ridacchiando.

'Toglilo' Rafflesia abbassò lo sguardo, sul profilattico 'Voglio sentirti' era un ordine deciso e sensuale.

Barton ubbidì, figuriamoci, non aspettava altro. La prese, nella maniera più naturale, istintiva e normale che esistesse, nella posizione più tradizionale per amarsi 'Bello, così' si fomentò, le carni gentile, perfette, avvolgenti, morbide lo incendiavano, fino alla spina dorsale; il suo afrore sublime lo aveva intossicato, dalle narici al cervello. Euforico e sbronzo, non di whisky ma del famigerato paradiso, accentuò il movimento dentro la partner, stringendola a sé, non lasciando spazio alcuno, a separarlo dal suo corpo divino.

Rafflesia, ugualmente, gli si era congiunta, con tutto il proprio essere, esaltata e poco lucida...solo un pensiero sfumato...Jason era morto, non lo avrebbe più rivisto...dopo cinque anni ricominciava a vivere... Complice il vino che aveva in corpo, un'ondata di calore la sopraffece, partendo dallo stomaco, attraversando l'inguine fino all'intimità, in un turbinio disordinato di contrazioni e fremiti, accentuata dall'elisir, che il Falco aveva stillato in lei, ebbro di desiderio, la bocca sulla sua.

***

La Tyler si destò con una lingua in bocca; sgranò gli occhioni violetti ed incrociò quelli azzurri del Falco, che le sorrideva. La sua mano, dietro il collo, accentuò le note di quel bacio appassionato. La propria lingua si unì all'altra, le mani sul torace muscoloso, fra la peluria castana.

'Buongiorno' mormorò, con voce roca, l'uomo, la cui svettante rigidità mattutina le premeva sull'intimità, in attesa.

'Ciao' balbettò.

'Ero sveglio da dieci minuti e non posso resisterti, sei troppo seducente' Barton scese verso le sue dolci mammelle, sferiche e sode, giocando con i suoi apici, con le labbra e con le dita, vezzeggiandoli, tirandoli, in una frenesia di sensi.

Lei mugolò, sotto le mani tozze del collega, turbata e sorpresa dell'effetto della sua vicinanza. Dio, quanto era passionale! Percepì, in quell'attimo, di non avere più la catenina d'oro al collo e se ne sentì sollevata. Era libera, a tutti gli effetti, pragmatici e morali.

Il partner voleva aspettare ma capitolò. Le si strofinò leggermente, inumidendo la propria durezza al solo contatto con l'oceano che le aveva provocato, entrando all'interno di quell'adorabile creatura, nel punto più recondito del suo corpo, intanto che lo cingeva, in una stretta carnale incontenibile.

Di fianco, la mano sinistra che l'accostava a sé, facendoli divenire un unico essere umano, dette loro il ritmo di un'unione impetuosa; l'aveva presa, con urgenza, in maniera veemente.

'Clint...' gemette, colta da un piacere impagabile in ogni cellula del suo essere, un'estasi mai provata in anni di matrimonio. Se ne vergognò un po', abbandonando ogni ritrosia o pudore, l'attimo seguente. Era così bello, così piacevole, così appagante. E lei, ora, perfettamente sobria.

Il Falco, amandola, faceva la stessa riflessione; la lussuria sfrenata che lo aveva colto, ogni volta che ci si era congiunto, era stata una sorpresa.

'Piccola mia, è sempre meglio, da ieri sera mi fai delirare...' ansimando, la strinse a sé, al termine del rapporto.

'Barton, scusami, ricordo a sprazzi cosa è accaduto' confessò 'Sono astemia ed è stato sufficiente il bicchiere di vino bianco che mi hai offerto, per partire completamente!'

'Sei seria?' chiese, sconvolto.

'Sì, ho solo qualche scheggia di memoria. Aiutami!'.

Lui era in imbarazzo 'Abbiamo fatto l'amore, tutta la notte. Per mio conto cinque orgasmi, compreso quello di adesso. Tu, ehm, credo un paio di più' rise. Meglio la sincerità.

'Non stento a crederci' era certamente così, visto il trasporto fisico e l'evidente feeling che provava.

'Avevo percepito già sul Quinjet l'attrazione incontenibile che c'è fra noi. Quando ci siamo incontrati, ne ho avuto la conferma, il resto è storia!' confessò.

'E' vero, è strano, ma è così. Per me è tutto nuovo. Sai, Falco, ho fatto l'amore solo con mio marito, in vita mia; eravamo insieme da quando avevamo quindici anni, è stato il mio unico uomo'.

'Ah, caspita, una storia lunghissima! Ho avuto alcune relazioni, fino a quando mi sono fidanzato con Laura e l'ho sposata. Dopo lo schiocco di Thanos, nulla!'.

'Ti capisco; la dissolvenza è stato peggio della morte, un lutto a metà. Farsene una ragione è molto complicato. Soprattutto per te' indicò il comò, sopra una foto. I suoi tre figli. Due maschi e una femmina.

'Non voglio parlarne. Sono stato splendidamente, in queste ultime ore. Voglio godermi il momento' guardò l'orologio al polso 'propongo di prepararci...poi colazione...e lavoro!'.

Era una buona idea. Rafflesia si alzò andando verso il bagno, in silenzio. Entrò nel box di vetro ed aprì l'acqua. Se lo ritrovò alle spalle e si voltò.

Senza chiederle se volesse fare la doccia con lui, l'arciere prese il bagnoschiuma. Avrebbe preferito lavarsi da sola. Si sentiva sporca ed indolenzita. Si passò le mani addosso, anche fra i glutei. Era parecchio umida pure lì; possibile che avessero avuto quel tipo di rapporti?

Clint la fissava: era stranita, pensierosa. Si mise il sapone sulle mani e, da dietro, le massaggiò i seni; i capezzolini, subito, divennero di ferro, sotto i polpastrelli. Con la mano sinistra, scese a pulirla, anche fra le cosce.

La Tyler aprì, leggermente, le gambe, con naturalezza, e lui poté arrivare in ogni anfratto più nascosto. Si appiccicò a lei, la sua rigidità fra le natiche...strofinò il bagnoschiuma e le parlò 'Aveva ragione Fox. Ieri non ho fatto che guardarti, qui, e stanotte, ehm...è stato fantastico, non potevo crederci...' sussurrò.

Nemmeno io, pensò la moretta 'Sul serio lo abbiamo fatto, in quel modo?'.

Lui annuì; era vero che non ricordasse molto, glielo lesse in viso, pareva interdetta.

'Sì, ti è piaciuto tanto e mi hai detto che, con tuo marito, non era capitato: eri parecchio su di giri'.

La donna sospirò. Il Falco le si strusciava addosso, sempre più frenetico, e, dopo pochi secondi, si ritrovò ad arcuare il bacino, per farlo entrare in sé, in una sorta di automatismo erotico.

Era scivolato in lei, nella maniera più tradizionale, per lo meno, la sua bocca e le sue mani che la straziavano, ovunque.

Qualche spinta più tardi, uscì, percorrendo il solco del delizioso sedere, perfetto e tondo come fosse disegnato da un compasso, verso l'alto. Rafflesia rabbrividì, di paura e piacere, intuendone le intenzioni.

'Posso, piccola mia?' intanto la massaggiava, con le dita.

'Va bene, fai piano piano' lo pregò. Doveva essere ammattita, non era riuscita a negarglisi.

Varcò, delicato, il suo passaggio più segreto, nessun intoppo o impedimento li separò. Tra il sapone ed il rapporto notturno si completarono alla perfezione, senza difficoltà, solo un lieve dolore.

Percepì si stesse trattenendo ad andare lentamente, lo sentiva rigido, il movimento tentennante della mano scivolata sul suo fiorellino anteriore, per sollazzarla e farla stare bene, lo tradiva.

La beatitudine che le stava donando la distoglieva dal minimo di fastidio, così come il respiro sempre più affannoso sul collo, le labbra che sfioravano sue. 

Con un'unica leggera spinta, si unirono maggiormente. 'Sei divina' le sussurrò, un attimo prima di incollare la bocca alla sua e premere con più foga. La poca sofferenza passò. Rafflesia si abituò a quel contatto nuovo, inarcò la schiena e si adeguò al movimento di Barton, gemendo e rilassando il corpo, in precedenza leggermente contratto, che prese il ritmo di quello del partner.

'Se fai così, non resisterò a lungo, mi stai facendo ammattire, sei bella, bellissima' l'avvertì, temendo non gradisse la loro unione così nuova per lei.

'Ti voglio sentire, Clint, non preoccuparti' gli ordinò, muovendosi più in fretta per assecondarlo ulteriormente. Ricordò di avergli detto la stessa frase, in notturna.

Lo avvertì godere con un grido roco, in un passo a due condiviso, di semplice beatitudine, vissuto con incredibile naturalezza e confidenza, sulla scia di due parole sospirate 'Piccola mia'.

Si erano asciugati e preparati con tranquillità, terminato quel rapporto tanto intenso che li aveva lasciati senza respiro, bisognosi di pochi minuti separati per vestirsi e quietare emozioni e pensieri.

'Tieni, un caffè e  due toast con la marmellata' le mise innanzi una tazza ed un piattino, nell'angolo cottura dell'appartamento in affitto in cui stava, quando lavorava a New York. Alla fine di un lungo peregrinare, era tornato in città con gli amici Avengers: la sola famiglia rimastagli. Vivere nell'enorme fattoria, nell'Iowa, era diventato intollerabile. Ogni oggetto gli parlava della propria perdita: odiava quel luogo!

'Grazie. Clint, il mio reggiseno? L'ho cercato, ovunque' domandò, le gote arrossate.

'L'ultima volta che l'ho visto, era in auto. Lo hai tolto, mentre venivamo qui'.

'Ah!' la serata era stata una sorpresa via l'altra, aveva perduto ogni inibizione.

'Starai in albergo o prenderai una casa?' meglio parlare del più e del meno.

'Aspettavo di capire i piani di Stark; sinceramente mi sfugge il motivo per cui ci abbia voluto, a tutti i costi, nel vostro gruppo. Per ora ho una stanza in un hotel non troppo distante dalla base' spiegò, addentando la fetta di pane.

'So che hai delle conoscenze specifiche; tra te e il tuo collega, otto lauree! E' vero? Sei una secchiona!' glielo aveva detto proprio Tony.

'Per mio conto, tre; in psicologia, ingegneria ed astrofisica. Fox, cinque, nemmeno ricordo quali. Se avesse continuato ad iscriversi all'Università, avrebbe preso tutti gli attestati esistenti. Alla fine si è limitato alle materie scientifiche, che gli sono consone. In effetti nello studio ce la caviamo!' ridacchiò, senza vantarsene.

'Io ho finito a malapena il liceo; penserai sia un idiota! Tra l'altro, cervello a parte, sei un'ottima operativa. Visto il massacro, lo posso testimoniare' indicò il proprio labbro.

'Scusami ancora, Falco' gli carezzò il viso, dolcemente 'Sì, la parte più movimentata del lavoro di un agente mi ha sempre attratto parecchio, e riesco piuttosto bene; mi piace allenarmi' confessò.

'Sei completa a livello professionale, a un passo dalla genialità come cervello; non mi meraviglia che Tony ti abbia voluto fra noi. Sta lavorando con Bruce a diversi progetti, e ci tiene all'oscuro di alcuni. Vedrai che, quanto prima, ci svelerà i suoi propositi. Sei a posto? Si va?' la invitò a muoversi e lei infilò la giacca e prese la borsa, mandando un messaggio a Mulder - che certamente si aspettava di vederla in albergo - scrivendogli che si sarebbero incontrati alla base.

Salendo in macchina, recuperò da terra il reggiseno 'Devo metterlo, prima di arrivare al New S.H.I.E.L.D.' si lamentò. Provò a coprirsi con il blazer, aprendo la camicia per infilare la biancheria.

Il Falco, complice lo scattare di un lungo semaforo rosso, l'attirò a se 'Aspetta' fece scivolare la mano fra i lembi di stoffa bianca, per accarezzarla; abbassò il volto con le labbra a ventosa ad assaporare ancora una volta i capezzolini rosei, fino a risalire sulla boccuccia a cuore, su cui si era perduto 'Solo un altro assaggio, fino a staserà non sopravvivrò, senza il tuo corpo!' scherzò, nemmeno troppo. Avrebbe contato ogni singolo minuto!

Rafflesia non disse nulla. Contraccambiò il bacio, in silenzio, terminando di rivestirsi, in preda a una emozione fortissima.

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