George Feltman [New]

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Kathy alzò la testa verso il getto d'acqua e chiuse gli occhi lasciando che la svegliasse. Fare la doccia seduti non era il massimo, ma era sempre meglio di nulla. Aveva terribilmente bisogno di schiarirsi le idee e di svegliarsi prima che arrivasse Ariel. Era in stallo da ormai diversi giorni con la sua indagine e avrebbe dovuto ricominciare presto le lezioni il che equivaleva ad avere meno tempo. Liv aveva fatto il suo lavoro e ora Kathy si trovava di fronte a una svolta: poteva avere delle finestre libere dal controllo, modificando un file di configurazione e riavviando il Tracer, ma solo a patto che fossero brevi. Quindi prima di usarle doveva pensare attentamente e avere ben chiaro cosa fare. Non sarebbe mai progredita nella sua indagine se non avesse trovato qualcuno che fosse in grado di ottenere la documentazione fallimentare dell'ospedale e che lo facesse senza volere altro in cambio. Un avvocato? Come contattarlo? Usare il suo vero nome era fuori discussione, idem raccontare della sua storia strappalacrime o anche solo riferirsi alla sua attuale sistemazione: il mondo non era ancora pronto a conoscere della Lotus Academy. Nei suoi piani, nessun riferimento alla scuola sarebbe emerso prima che quella lista smettesse di esistere, altrimenti sarebbero stati esposti e alla mercé di gente senza scrupoli. Doveva trovare alleati fuori dalla scuola, ma non aveva monete di scambio a parte la promessa di far cessare quella lista. Chi mai poteva volere che quella lista smettesse di esistere? Gli altri LWF a rischio, ovviamente, ma molti ragazzi ancora nemmeno sapevano di esserlo se non avevano fatto il test e in ogni caso stavamo parlavamo di diciottenni, non di adulti. Un genitore però poteva lavorare come avvocato. Ma era possibile contattarli senza dire loro la verità su sé stessa o sulla scuola? Doveva farsi venire un lampo di genio. Uscì dalla doccia e si coprì con un asciugamano. Stava per uscire dal bagno quando bussarono alla porta. Ariel era già arrivata? Doveva aver perso la cognizione del tempo sotto la doccia, le capitava spesso ultimamente. Trovava molto rilassante perdersi in problemi che non la coinvolgevano direttamente. Veniva a mancare il trasporto emotivo e l'angoscia che provava appena tornava in quella maledetta stanza 412 col pensiero.

Aprì la porta e rimase di stucco. «Tom?»

Il ragazzo divenne paonazzo per un attimo. «Non pensavo insomma, che non fossi vestita. Forse è meglio che aspetti fuori, mentre ti cambi.»

«Fare la doccia in pigiama è piuttosto complicato.»

«Immagino» si grattò dietro la testa imbarazzato.

«Non importa, tranquillo, prendo le mie cose e torno nel bagno a cambiarmi, dov'è Ariel?»

«Ha chiamato dicendo che non può venire, una delle gemelle è malata, ma mi ha detto che devo accompagnarti giù da Mrs. Lorenz per un controllo e poi tra un'oretta arriva Roxy e ti porta lei a fare un giro di esercizio.»

Kathy annuì mentre cercava di raccattare i suoi vestiti appoggiati alla rinfusa su una sedia. Tenerli tutti in mano con le stampelle era dura.

Tom si avvicinò e l'aiutò con gli abiti che erano caduti a terra. «Se vuoi una mano, non c'è niente di male.»

Kathy aveva le lacrime agli occhi per la vergogna. Detestava non essere in grado: era sempre stata testarda e orgogliosa sulla propria autonomia.

Tom la aiutò a drizzarsi sulle stampelle. «Non sono mai stato su questi affari, non sembra facile.»

Kathy si asciugò gli occhi e gli sorrise, poi guardò il bagno perplessa fermandosi sulla soglia. Cambiarsi sul wc tenendo la gamba dritta sarebbe stata un'impresa difficile. «Al diavolo, metti sul letto i vestiti e poi guarda le montagne ...molto intensamente.»

Tom alzò le mani e rise. Tutta la situazione gli sembrava assurda, quanto divertente ed era contento che la tensione tra loro si stesse allentando. Mentre era lì con gli occhi ben fissi a studiare la vallata pensò cosa avrebbe fatto Michael in una situazione del genere. Poi sospirò e allontanò quel pensiero: lo faceva sentire solo a disagio. Erano sempre stati diversi, per quanto si trovassero bene insieme. Finora non gli era mai importato molto. Prima si era buttato negli studi a capofitto, poi aveva fatto di tutto per rendere la scuola fiera del ruolo che gli avevano dato. Non si era concesso molte pause dal lavoro, escludendo i LAN party. Quella era la sua vita e gli piaceva, ma qualcosa a Michael la invidiava davvero: con le ragazze ci sapeva fare.

«Pronta.» Kathy lo distolse dai suoi pensieri.

«Bene, andiamo» La precedette verso la porta.

Kathy lo seguì a passo tranquillo, cercando di nascondere le vampate di dolore che a momenti le davano le gambe.

«Se vado troppo veloce, dimmelo» Tom si fermò ad aspettarla in corridoio.

«Vai troppo veloce.»

«Fai tu il passo, io ti sto dietro»

«Oh, no, imbarazzante, Signor Wellington. Non sta scortando una prigioniera.»

«Hai ragione, scusa.» Infine, si mise al pari. Quando salirono sull'ascensore cadde uno strano silenzio tra i due.

Kathy in realtà stava facendo finta di nulla e lo stava aspettando al varco. Quello che aveva sentito mentre si cambiava era stato un pensiero carino. Apprezzava il fatto che non avesse cercato di fare nulla che le ricordasse Michael o che l'avesse solo pensato senza parlarne a voce alta. Quando le porte dell'ascensore si riaprirono al piano dell'infermeria, Kathy era delusa: Tom aveva guardato l'ora quasi tutto il tempo e passato in rassegna la sua noiosa mattinata. Uscì dall'ascensore senza prestare molta attenzione. Non alzò abbastanza uno dei due piedi e rischiò di cadere. Tom la stupì coi riflessi: la prese sotto le braccia e la rimise dritta. Era così vicino, proprio come era stato Michael in quella stanza. Era entrato nel suo cerchio e una parte di lei voleva che vi rimanesse, ma il suo cuore urlava "Scappa, prima che sia troppo tardi".

«Scusa, non so dove ho la testa oggi.» Poi si girò dandogli le spalle e si diresse decisa verso l'infermeria. Era rimasta così colpita da quella specie di abbraccio che non aveva sentito altro che il battito del proprio cuore all'impazzata: nessun pensiero, nemmeno una parola.

«Sicura di stare bene?» la rincorse Tom.

«Tranquillo, grazie per la passeggiata» lei stava già bussando alla porta dell'infermeria.

«Kathy, sono contenta di vederti in piedi. Sei venuta sola?»

«L'ho accompagnata io, salve, Mrs. Lorenz» Tom si palesò dietro di lei.

«Grazie, Tom, prezioso come sempre, vai pure. Io e Kathy avremo un po' da fare.»

Kathy annuì ancora tesa e franò sulla seggiola per riposare le braccia.

«Allora come stai?» iniziò Mrs. Lorenz quando Tom ebbe chiuso la porta dietro di sé, aprendo la sua scheda. Kathy notò che era molto più corpulenta dell'ultima volta che era stata lì.

«Intende la gamba?» Dopo il colloquio dell'ospedale era stata molto attenta a muoversi con le pinze con lei. In fondo poteva capire la sua tensione: Michael era introvabile e i giorni passavano. Quando guardava quella cartellina, vedeva scritto nero su bianco ciò che Michael le aveva fatto: in un certo senso, immaginava Mrs. Lorenz non dovesse esserne propriamente fiera.

«Intendo tu, l'insieme. La mutazione non è mai un evento così semplice da affrontare. Hai notato qualche aspetto che vorresti riportare?»

«Faccio un po' fatica ad addormentarmi, per il resto niente di strano, per ora nessuno ha pensato qualcosa di troppo spiacevole su di me. Succederà, ma credo ci dovrò fare l'abitudine.»

«Mi dispiace per l'ospedale, immagino tu fossi sconvolta. Però vorrei passare il cancellino sulla lavagna, se tu me lo permetti, e ricominciare da capo» propose la donna. Erano una sorta di scuse? A modo suo. Kathy decise di accettarle senza rimuginarci troppo su. «Hai dubbi sulla mutazione?»

«In realtà sì. Ho alcune domande. Ero la prima che mutava?»

Mrs. Lorenz sussultò per un momento. «È così, per fortuna è andato tutto come previsto dal manuale.»

«C'è un manuale?».

«Sì, è stato George a scriverlo, George Feltman in persona.»

«Lo conosceva?»

«Certamente, era un amico di famiglia. Poveretto, che brutta fine!»

«Aspetti, Mr. Feltman è morto?»

«Sì, è successo poco prima che cominciassero le sparizioni. Forse non sarebbe mai accaduto nulla, se lui non fosse deceduto.»

«In che senso?»

«Con la sua morte ha reso pubblici i suoi manuali. Ha lasciato istruzioni perché li inviassero ad Anonymous e non siamo riusciti a bloccare quei documenti in tempo, anche se mio marito ed Helene ci hanno provato in ogni modo. George non voleva che la loro ditta farmaceutica li tenesse segreti per sempre. Aveva nobili intenzioni, ma a volte i nostri desideri si frappongono con la dura realtà.»

Kathy la guardava senza capire dove volesse arrivare.

«Prima che i suoi studi fossero resi pubblici tutti ritenevano che gli LWF fossero organismi difettosi, invece George credeva fermamente che sarebbero stati un nuovo grado dell'evoluzione umana. Non era d'accordo con le politiche volte ad escludere gli LWF da ruoli cruciali nella società... la polizia, le forze armate o i medici. Lui vedeva la loro diversità al pari di una grande possibilità per l'umanità intera: è stato lui, per caso, a scoprire che, bombardando il sangue LWF col siero, questo mutava nel DNA e ha messo a punto un protocollo con diversi gradi di mutazione. Tu, per esempio, sei al livello 3, per lui ottimale: i tuoi precedenti problemi come organismo LWF sono stati risolti in più hai affinato delle nuove capacità che potresti sfruttare come vantaggio evolutivo.»

«Il leggere il pensiero, per esempio?» Mrs. Lorenz annuì. «E questo documento è su internet accessibile a tutti?»

«Esatto. Lui pensava che per impedire studi empi sugli LWF bastasse tenere segreta la formula del siero; invece, non è stato così e alla fine qualcuno è riuscito a riprodurlo e ha fatto a Michael e agli altri ragazzi quello che ormai anche tu sai. Spingendosi oltre il consentito.»

«Lei è certa che la formula del siero non sia su quel documento?»

«Al 100%. Ci metterei la mano sul fuoco.»

«Ed è semplice da fare?» Kathy era terribilmente interessata dalla piega che aveva preso il loro discorso.

«Oh, certo che no. Io non saprei nemmeno da dove cominciare. Mio marito l'ha inventata, ma credo che poche persone al mondo abbiano la conoscenza per replicarla. Noi abbiamo siringhe già pronte per ricaricare gli impianti... e per i casi di emergenza.» Indicò il frigo dietro le sue spalle.

«Se fossi mutata nel gene B avrei provocato le onde distruttive come suo figlio?»

«Sei una maestra delle domande spinose! No, tranquilla, comunque non avresti fatto niente di quello che fa Michael. Sicuramente avresti avuto il potere telecinetico, di spostare gli oggetti, niente di più. Il quarto livello di mutazione è qualcosa di molto più complicato: implica un'iterazione unica tra geni diversi e solo gli oro possono sopravvivere a una quarta puntura. A Roxy avevano fatto la procedura e sarebbe morta se mio marito non fosse riuscito a invertire il procedimento.»

«Quindi si può tornare indietro da una mutazione?»

«No, una volta avvenuta, ma nel caso di Roxy, il gene Rosso non può mutare di nuovo. Quindi una fiala di liquido sarebbe per lei fatale.»

«Roxy però ha l'impianto!»

«Contiene un antisiero, per tenere sotto controllo la percentuale di siero nell'organismo. Se dovesse venire di nuovo a contatto con quella proteina sintetica, l'impianto sarebbe l'unico strumento in grado di salvarle la vita, seppure con un grosso rischio. Hai altre domande che riguardano te o la tua mutazione?» specificò meglio Mrs. Lorenz.

«No, chiarissimo» Se tutto fosse andato come previsto lei avrebbe scovato chi aveva rifatto il siero: doveva solo trovare un avvocato compiacente e seguire con lui le briciole di pane, ma questo non le disse a Mrs. Lorenz e ringraziò il cielo che quella donna non potesse leggere i suoi pensieri. La seguì a fare la visita senza protestare oltre.

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