R1 [New]

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Roxy bussò alla porta facendo un profondo respiro. Sentì "Avanti" ed entrò. Quel pezzo di legno, in realtà, poteva cambiare ben poco: sapeva già cosa avrebbe trovato al di là, ma vederselo davanti agli occhi era comunque diverso. Non vedeva Kathy da settimane: era stata molto impegnata con la ricerca di Michael, ma questa volta il loro incontro sarebbe stato diverso. Aveva mandato avanti Tom e per fortuna lui non era in grado di leggerle nel cuore, non riusciva a vedere quanto lei avesse paura. Entrò e le raggiunse nella saletta retrostante. La ragazzina che si voltò verso di lei facendole un sorriso, sdraiata sul lettino: non era più la stessa. Era morta ed era rinata. La volta precedente aveva parlato a mala pena coprendo il suo viso con le coperte, ma oggi era diverso: Kathy si era rialzata in piedi.

Non riusciva a non guardarle le gambe e le braccia coperte di tagli e cicatrici, le spalle incurvate, il ginocchio stretto in un tutore. Era come se la vita l'avesse schiacciata con un peso troppo grande. Era stato un incidente? Roxy non la pensava così. Lei sentiva il male che ogni giorno Kathy provava nel recuperare parte della sua vita. Nessun altro percepiva così chiaramente l'angoscia per cui faticava a dormire. Davanti a questo dolore, sapere di non poterla aiutare, la irritava al punto che si sentiva scoppiare: ogni giorno era terribilmente e sempre più arrabbiata.

Kathy era più forte di quanto lei non fosse stata: questo lo sapeva bene, ma non le bastava. Non giustificava quello che era successo. Mrs. Lorenz se ne stava in quella stanza, fingeva che andasse tutto bene, si era convinta che Micheal sarebbe tornato, come sempre, ma non era in grado di cancellare quello che suo figlio aveva fatto. Avevano rimandato l'inevitabile, ma perché Kathy? In fondo l'aveva sempre saputo, da quando le aveva confessato piangendo che era stato Michael a farle del male al polso. Kathy lo amava e non aveva capito quale terribile pericolo stesse correndo. Non era riuscita a salvarla e si sentiva colpevole, al pari di Mrs. Lorenz e David. Ora non poteva più mentire a Kathy o tacerle niente e questo la terrorizzava, perché i suoi pensieri erano più cupi dell'ombra della notte e si era resa conto di non poterli più fermare: rimbombavano in lei come cannoni sparati al vento. Tom nascondeva un sentimento? Forse. Lei celava in sé una guerra che combatteva da troppo tempo.

Aiutò Kathy a scendere dal lettino e rivestirsi, poi salutarono Mrs. Lorenz. «Dove mi porti?»

«Vedrai» Roxy sorrise prendendola sottobraccio. Si avviarono verso l'ascensore e schiacciò uno degli ultimi tasti: R1. Kathy la guardò curiosa, trattenendo il fiato. Infine, le porte si aprirono in un ambiente bianco e asettico con una schiera di armadietti.

«Cerca quello col tuo nome» Roxy le indicò un corridoio. Perché nessuno le aveva mai parlato di quel posto? Kathy aprì il suo e trovò un piumino bianco, una cuffia e un paio di guanti. Si voltò vero Roxy estasiata. «Usciamo a prendere un po' d'aria»

«Come sai che non scapperò?»

«Contro un rosso, in stampelle? Non c'è storia, tesoro!» Si infilò anche lei un giubbino. «E poi io non sono un rosso qualunque. Nemmeno se fossi al massimo della forma potresti riuscire a fuggire.» Roxy sembrava molto sicura di sé.

Kathy udì le serrature scattare e le vetrate si spalancarono davanti a loro con un sibilo: l'aria fredda la travolse. La giovane si fermò colpita sulla soglia. Roxy la prese nuovamente sottobraccio e la guidò nello spiazzo: una scala davanti a loro conduceva alla pista degli elicotteri.

«Siamo oltre i 2000 metri di altezza e questo è l'unico ingresso della scuola.» Faticava a farsi sentire sopra al fischiare del vento. Le nuvole si spalancarono davanti a loro come un sipario mostrando la vetta ancora parzialmente imbiancata della cima del monte. Kathy rimase senza fiato per un attimo. Non aveva mai visto qualcosa di così bello e immenso. «Pensa che David l'altra notte se l'è fatta a piedi dalla vallata giù, solo per salvarti la vita.»

«Doveva essere molto motivato!» Kathy non riusciva a distogliere lo sguardo dal cielo terso. Si sentiva come se stesse emergendo da sott'acqua e ricominciasse ora a respirare. Poi improvvisamente una fitta alla schiena le tolse il fiato. Roxy si girò verso di lei allarmata.

«Non sei ancora abituata a stare alzata a lungo. Sediamoci un attimo» la trascinò verso una scala in ferro che portava alla piattaforma degli elicotteri. Kathy cercava solo di respirare.

«Non morirò, te lo prometto.» Roxy le sorrise e cominciò a massaggiarle la schiena lentamente. «Mi dispiace, se avessi avuto questa connessione con Liv ti sarebbe andata meglio.»

«Mi sottovaluti, io percepisco anche Liv. Non se la passa benissimo, si sente sola, credo.»

«Se facesse favori senza chiedere qualcosa in cambio, forse si farebbe più amici!» rispose acida Kathy.

«Potresti tenderle tu una mano.»

«L'ultima volta che l'ho fatto, ho dovuto fare un tema doppio.»

Roxy si mise a ridere. «Riprova, vedrai! È bello avere amici con cui condividere. Senza Angela non so come avrei fatto, adesso abbiamo preso strade diverse, ma mi è stata molto vicina in un periodo orribile della mia vita e se non l'avessi avuta lì a costringermi a uscire dalla camera, non so cosa ne sarebbe stato di me. Ho avuto la tentazione di mollare tante volte.»

«Quando hanno dovuto invertire la tua mutazione?»

«Ero così convinta di morire in quel posto che ormai mi ero rassegnata e quando è arrivato David ero terrorizzata: pensavo di non riuscire nemmeno a fare un passo fuori dalla mia stanza. I fantasmi del passato sono brutte bestie, Kathy. Non ti lasciano mai davvero in pace.» Smise di massaggiare la schiena di Kathy e si smarrì nei suoi pensieri, senza preoccuparsi del fatto che Kathy potesse "intercettarli".

«Deve essere difficile provare tutto.»

«Dovresti aver capito. A volte è una tortura, altre è bellissimo. Dipende dalla situazione e da quello che prova chi abbiamo intorno. I pensieri non sono poi troppo diversi dalle emozioni che percepisco io.»

«Ma io non avverto il dolore degli altri.»

«Non è sempre negativo: fa parte della vita. La tua è un miracolo Kathy e io sono davvero contenta che Mr. Lorenz sia riuscito a salvarti, anche se so che tutto questo ti costerà tanto.»

«Avevi paura che finissi come Jacob Finnegan?» Kathy lesse la sua testa stupita.

Roxy si asciugò gli occhi e assentì. Non le poteva mentire e una volta aperta la porta, non c'erano più barriere, tanto valeva confessare.

«Quello che sento per te c'entra da vicino con quello che è capitato Jacob. Per un anno ho parlato con quel ragazzo giorno e notte, attraverso una grata. Era spaventato, indifeso. Era un LWF rarissimo, bianco e blu, una combinazione unica. Anche senza grata non avrebbe fatto differenza. Io percepivo la sua angoscia e lui sentiva i miei pensieri.» Roxy mascherò una punta di melanconia.

«Era mutato nel gene bianco come è successo a me?»

Roxy annuì e poi aggiunse: «purtroppo non si sono fermati. Non pensare che quello che stai facendo non abbia valore per me, anche se non sono mai riuscita a parlare a voce alta di ciò che mi è successo. Con te non serve, perché sei come Jacob e quindi lo sai, senza bisogno che io pronunci una parola.»

«Tu hai visto cos'è successo a Jacob» lesse nella sua mente Kathy.

«Almeno una parte. L'avevo pregato di lasciar perdere il piano assurdo di Michael, era troppo rischioso, ma non ha voluto ascoltarmi e alla fine io non mi sono sentita d'insistere più di tanto. Se c'era qualcuno che poteva farcela tra noi era Jacob: Michael era già incontrollabile. E io a fatica mi reggevo in piedi, in quanto agli altri: nessuno di loro avrebbe mai potuto uccidere una guardia col suo potere. Forse, in fondo, volevo pensare che avesse una speranza. La meritava. L'avevano rapito senza mezza spiegazione a un passo dall'età adulta. Io avevo vissuto prima di arrivare lì. Non molto certo, ma ero diplomata, avevo iniziato il college. Lui non aveva avuto mezza giornata di quella vita» confessò Roxy con lo sguardo perso tra le montagne.

«Qual era il piano?»

«Michael faceva esplodere il vetro, Jacob saliva sulla finestra e Michael l'avrebbe lanciato oltre la recinzione» In effetti sembrava davvero pericoloso. «L'ultima immagine che ho di lui è la sua figura nel buio che si dimenava incastrata nel filo spinato. Poi Michael ha fatto saltare il muro con un'onda e ci sono stati solo spari e sirene. Non sappiamo con esattezza cosa successe dopo, ma a me non serviva.»

«L'hai sentito morire?»

«Esattamente. Ci sono dolori che non si dimenticano. Ogni volta c'è di mezzo Michael, ma non la passerà liscia. Lo troverò, Kathy, te lo prometto!»

«Non sono sicuro di volere che torni.»

Roxy la guardò stupita, poi capì e annuì. «Hai paura di lui? Conoscendolo, non lo sopporterebbe.»

«Forse in fondo, dopo tutto questo, si è adattato bene alla società.»

«Come fai a saperlo?»

«Altrimenti avrebbe lasciato una scia di morti strane, invece nei giornali non c'è niente.» Teneva sempre la mente aperta e allerta quando scorreva i quotidiani dei paesi confinanti. Negli ultimi giorni lo faceva spesso quando era troppo scorata per continuare a cercare inutilmente altri articoli sul fallimento.

Roxy la guardò colpita. «Si vede che sei in parte blu: molto acuta la tua osservazione! Devo solo seguire le morti o gli incidenti atipici. Avresti davvero un futuro come investigatrice, sai?»

Kathy sorrise, poi alzò le spalle e lanciò un'occhiata alle vette circostanti. «Per ora mi basta camminare senza le stampelle...e poi annientare quella lista. Un passo alla volta.»

«Mi sembra un'ottima filosofia di vita! Dai rientriamo prima di diventare due ghiaccioli» Roxy l'aiutò ad alzarsi.


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