La domanda giusta [New]

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Roxy indirizzò la ragazzina verso l'ascensore e schiacciò sicura il pulsante zero. Normalmente l'avrebbe portata in infermeria per un controllo e per mettere l'impianto definitivo, ma al momento Liv era solo disorientata e stanca, non aveva nulla che una bella doccia non potesse sistemare. Quanto al resto non c'era fretta: le ci sarebbe voluto un po' di tempo per ambientarsi, come era successo a ognuno di loro. In fondo era stata fortunata, non aveva trovato persone senza scrupoli pronte a sfruttare il suo corpo e la sua eredità genetica per fare esperimenti.

C'erano molti ricordi del suo passato che Roxy aveva cercato di dimenticare con tutte le forze e pensava davvero di esserci riuscita, ma Kathy aveva rimescolato le carte. Vederla ferita, rincorsa dalla polizia, costretta a cambiare vita senza potersi fermare un attimo a riflettere. In un certo senso, non aveva fatto a meno chiedersi, se la Lotus fosse come gli altri o peggio. È vero in quella clinica col logo a fiori c'era finita con l'inganno, a causa della disperazione: la madre aveva perso il lavoro e l'assicurazione sanitaria di suo padre non copriva più le sue cure per la leucemia. Eppure, lei aveva firmato, nero su bianco, dopo aver letto dépliant e discusso coi suoi genitori. Kathy quando aveva potuto scegliere?

La sua decisione le aveva rovinata la vita. David aveva cercato negli anni di convincerla che se fossero stati davvero interessati a lei, l'avrebbero rapita, come avevano fatto con Jacob Finnegan o con Michael, ma quello era stato dopo. Quando nessuno firmava più niente, quando gli LWF avevano cominciato a sparire e tutti i genitori dei ragazzi iscritti nella lista avevano iniziato ad avere paura. La scelta ha una sua differenza e un suo peso, anche se è sbagliata.

Forse era per quello che Jacob aveva provato a fuggire e lei, invece, era rimasta lì ad aspettare che la ammazzassero? Era solo un ragazzino. Lo aveva studiato per giorni, attraverso una grata, con gli occhi rossi iniettati di sangue e spaventati. Aveva l'età di Liv. Erano tutti troppo giovani per dover decidere qualcosa di così definitivo. Sospirò ed entrò a passo svelto nella giungla di server: Liv rimase attonita a guardarsi attorno, sbalordita. Roxy la invitò ad affrettarsi. La ragazza la rincorse senza smettere di sorridere.

«Siamo di qua» sentì Tom urlare.

Disse a Liv di aspettare seduta alla postazione di Tom. «Non toccare niente!» ricordò e poi scomparve dietro l'angolo. Si trovò davanti David seduto su una sedia e bianco come un lenzuolo che stringeva una pallina nella mano e mangiava merendine, una dietro l'altra.

«Kathy?» chiese senza troppe cerimonie franando esausta sul divanetto su cui era seduto anche Tom.

«L'hanno portata via in elicottero mezz'ora fa. Mr. Lorenz l'ha stabilizzata, ma ha detto che qui non poteva operarla. Mrs. Lorenz è andata con lui, ci farà sapere» disse David deglutendo un boccone.

«Quanto sangue ti ha preso?» sbottò Roxy. Non l'aveva mai visto in uno stato così pietoso. Di solito era anche abbastanza abbronzato.

«La domanda giusta è: quanto sangue ha perso lei» sospirò scartando un'altra merendina. Roxy alzò gli occhi al cielo. Questa indole dell'eroe era sempre stata parte di lui, gli veniva naturale salvare le persone. Gli piaceva e lei non poteva lamentarsi visto che era uscita da quel "non luogo" tra le sue braccia e con una bombola di ossigeno calata sul viso.

«Ma era viva quando ha preso l'elicottero?»

«Solo perché l'abbiamo mutata» confessò David stirandosi la schiena.

Roxy lo guardò allucinata.

«Era l'unica cosa che poteva fare Mrs. Lorenz per salvarla. È un ordine che io le ho dato e di cui mi prenderò la responsabilità.» Si aspettava le rimostranze di Roxy, ma non era a lei che doveva rispondere di quell'azione, quanto a Kathy, sempre se fosse sopravvissuta. Roxy rimase senza parole. «Tre siringhe piene. È andato tutto come da protocollo» disse mettendo i piedi sul tavolino davanti a loro.

«La procedura prevede un infarto!» scoppiò Roxy. Si ricordava quel giorno bene il giorno in cui era morta, la prima volta, poi le era toccata perfino ripetere la procedura. Come aveva potuto farlo David? Ora Kathy non poteva più tornare indietro.

«Credimi anche io ero terrorizzato, ma non potevamo lasciarla morire» osò intervenire Tom. Era come se ogni parola gli costasse uno sforzo fisico.

«Le avevo detto di stare lontano da Michael, l'avevo scongiurata. Perché l'ha fatto?» aggiunse lei con le lacrime agli occhi.

Tom non osò rispondere a quella domanda, anche se temeva la risposta più di ogni altra cosa. L'aveva fatto per salvare chi non poteva salvare, chi non desiderava essere salvato.

«Per quello» David indicò il cartellone. «Credo che Kathy, alla fine, abbia scoperto la sua propensione. Certo voleva essere una sportiva, una grande pallavolista ed era disposta a tutto per questo. Perché fosse tanto importante per lei non lo so, ma lo era davvero. Per poter essere un'atleta professionista doveva tornare a New York e ciò non sarebbe stato possibile a meno che quella lista smettesse di esistere. E per raggiungere il suo scopo, era disposta a far luce sul più grosso mistero che riguardava gli LWF.» Le passò il tablet, la pagina aperta sull'articolo che aveva scritto.

«Questa è Kathy. Una blu, che intravede uno schema nel mondo, che di fronte a un problema cerca una soluzione logica; una bianca che percepisce di dover assolutamente scoprire la verità.» concluse David.

Roxy terminò di leggere e lo fissò con gli occhi ancora lucidi. «Allora lui l'ha uccisa?»

«Non penso volesse farlo, ma la storia di Jacob da sempre lo rendeva nervoso, lo sai meglio di me. Tu sei un rosso, sai con quanta forza percepisci le emozioni delle persone che ti stanno attorno. Michael non è al tuo livello, non la sentirebbe da oltre oceano, ma credo che qui avvertisse forte e chiaro quello che batteva nel petto di Kathy e ritengo che i suoi sentimenti non l'abbiano lasciato affatto indifferente, ma non è riuscito a controllarsi. Si è fatto vincere dalle emozioni... Penso sia scappato, perché crede di averla uccisa» rifletté ad alta voce David studiando il cartellone di Kathy.

Tom fissò lo sguardo a terra e si sforzò di respirare, ma si sentiva soffocare da quella conversazione, da quell'idea. Doveva fuggire, allontanarsene più in fretta possibile. «Ho bisogno di una pausa» sospirò e si diresse verso la sua console deciso.

«Dà una camera a Liv e poi vai a riposarti» consigliò David.

Tom annuì abbassando le spalle. Non gli andava affatto di fare da balia a qualcuno, ma dopo quello che era successo non si sentiva di contravvenire agli ordini di David. Parte di quella situazione era colpa sua e della sua cecità su Kathy e Michael. Sbucò da dietro i server con la testa altrove, poi vide la giovane pigiare spasmodicamente sulla tastiera e si fermò incerto. «Alza quelle mani!» urlò nervoso.

«Ehi, mi potresti almeno ringraziare, ti ho fatto prendere la pietra» rispose smorfiosa Liv. Quella ragazzina coi capelli scuri si voltò verso di lui. I suoi occhi avevano un colore indefinito, probabilmente frutto della prima dose del siero. I capelli neri lucenti e lo sguardo fiero, volto a sfidarlo. Non desiderava una nuova Kathy. Quella non era Kathy. Non voleva ricordare il suo sguardo curioso o come dondolava su quella stessa seggiola. Voleva dimenticare quanto facilmente l'aveva raggirato. Si sedette esausto sull'altra sedia.

«Scusa, non ho dormito stanotte» si giustificò mentre lei riapriva la finestra e cominciava a muovere di nuovo il suo avatar. Normalmente il fatto di osservare una studentessa giocare ai suoi videogiochi l'avrebbe stupito, ma era ovvio che Liv fosse a suo agio in quel mondo. Sapeva di essere brava, di poter battere anche i maschi. Studiò le unghie coperte di nero e poi la sua attenzione venne attirata da un tatuaggio sulla mano, una ragazza manga.

«Sembrate tutti sconvolti. Deve essere successo qualcosa di grave.»

Tom non sapeva cosa dirle. Non spettava a lui spiegarle cosa era accaduto.

«Tranquillo, amo il silenzio, posso loggarmi col mio account? Devo terminare una missione, quando è arrivata Roxy ed ero nel laboratorio della scuola; le ho chiesto se potesse aspettare giusto quei dieci minuti, ma lei sembrava così pressata, quasi dovessimo scappare da chissà chi.»

«Non potrai loggarti col tuo account, né ora, né mai. Come mai giocavi nel laboratorio di scuola?» chiese solo esausto.

«Io e i miei amici lo facciamo sempre» disse Liv. Tom la fermò prima che potesse digitare la password. «Perché siete tutti così preoccupati che ci scoprano?»

«Una ragazza è quasi morta stanotte, non abbiamo bisogno di altre complicazioni» tagliò Tom.

La invitò a proseguire col suo se voleva, mentre le assegnava una camera; quindi, la convinse a lasciare la console e la portò a vedere il posto dove avrebbe dormito. Non gli stava affatto antipatica, in realtà, solo non aveva voglia di parlare. Nemmeno lei, in effetti, sembrava tipa da molte parole e questo gli piaceva. Prima di salutarla, la invitò a scendere a giocare quando voleva, se non aveva lezione e aveva finito i compiti, le promise che le avrebbe fatto un suo account. Si sentì così terribilmente adulto e noioso nel dire quelle parole, come invecchiato di cento anni in pochi giorni. Dov'era finita tutta la sua allegria e la sua spensieratezza? Aveva terminato le lacrime. Trafitto dal dolore e dalla rabbia, l'unica cosa che volesse era sprofondare nel suo letto e dimenticarsi Kathy, Michael e la stanza 412.

Nel frattempo, al piano zero David e Roxy stavano guardando il logo del St. Mary's General Hospital. «È stato lì sotto i nostri occhi per tutto questo tempo» diceva lei ipnotizzata.

«L'ospedale non esisteva già più da anni prima che voi spariste, quindi non sappiamo ancora perché c'era quel logo nel laboratorio.»

«Vuoi che vada a controllare in loco?» propose speranzosa Roxy.

«No, per ora la nostra priorità è trovare Michael. Non credo di potervi essere di aiuto per almeno un giorno o due: mi studierò io queste carte, vedremo dopo. Voglio che intanto tu metta su una squadra di ricerca; conosci bene la valle e soprattutto Michael, sai cosa può fare: non lo troveranno mai senza di te. Battete la zona fino al paese, seguite le tracce a partire da qui. Chiama Schneider alla sede centrale, voglio che siano qui al più presto.» Le passò un foglio con un numero. «Manderò qualcuno in America a coprire la tua zona»

Roxy si alzò.

«È blu, quindi?» la fermò David sospirando.

«Blu, zero negativo» annuì Roxy.

«Ottimo. Kathy ce la farà, sta tranquilla.»

«Se non sarà così, la sentirò morire un'altra volta.»

David la guardò scomparire tra i server: avrebbe voluto rincorrerla e convincerla che la loro storia era diversa. Non aveva la forza di farlo, per il momento. Batté il pugno sul simbolo del Queen's Mary Hospital. Il tavolo protestò. Il rimbombo si perse nella stanza vuota. Si appoggiò sulla sedia e si sforzò di chiudere gli occhi.












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