Mrs. Sullivan [New]

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Alice Sullivan guardava il soffitto da più di trenta minuti senza trovare la forza di volontà per alzarsi. Il marito era uscito all'alba contrariato: nella sua testa risuonavano ancora le grida del loro litigio della sera precedente. Non invidiava una prigione federale, certo, ma in fondo si sentiva già in gabbia. Il suo matrimonio rischiava di non sopravvivere abbastanza per vedere la fine di quel processo. Nel frattempo, era costretta in casa sua con una cavigliera elettronica sotto controllo dell'FBI, ventiquattro ore al giorno. Aveva avuto una scelta e l'aveva presa, in sua coscienza, non aveva avuto alcun dubbio. Era disposta a pagare per aver messo il suo sangue al posto di quello di Kathy, ma non per averla rapita. Aveva fatto di tutto per salvarla e ora i suoi genitori la guardavano quasi se fosse un mostro. Non ci stava a farsi incarcerare come complice nel rapimento e allora doveva portare l'FBI su una strada diversa, ma non poteva farli arrivare alla Lotus. Aveva sbagliato a sostituire il suo sangue, le sarebbe bastato trattenere il fiato e sperare che a prendere Kathy fosse stata la ditta farmaceutica giusta e non una delle tante sbagliate. Come poteva rischiare dopo Jacob? Quante volte si era presentata alla polizia in seguito alla sua sparizione insistendo per sapere se c'erano novità su quel furgoncino, ma ogni volta si era chiusa con un nulla di fatto. Finché non avevano trovato il cadavere, allora si era sentita schiacciata da quella notizia, impotente.

Due anni dopo era arrivato in dono il macchinario dalla Lotus e aveva scoperto la verità, aveva fatto gli esami sul sangue di Jacob, nascosti all'epoca tra i vetrini del laboratorio: zero negativo, LWF, come Kathy. Spesso si chiedeva in quale parte del mondo si trovasse ora quella ragazza, se stesse bene. La verità era che non voleva più chiudere gli occhi: non poteva ora che sapeva, senza essere davvero complice. Allora aveva cercato la verità da sola, una notte dopo l'altra, scavando in posti non del tutto leciti: ossessionata dalla storia di Jacob e travolta dal senso di colpa. Il suo matrimonio ormai era una mera formalità. Se fosse finita male lei sarebbe andata in prigione e suo marito avrebbe chiesto il divorzio, in caso contrario sarebbe dovuta sparire col programma di protezione dei testimoni e avrebbe cambiato identità. Lui non sarebbe venuto: su questo avevano litigato la sera precedente.

Stava pestando i piedi a qualcuno di molto potente, l'avevano avvertita più volte. Prima lettere minatorie, poi il gatto, poi l'auto esplosa nel parcheggio davanti a casa, la settimana prima, dopo la deposizione che aveva fatto con l'FBI. Dieci ore d'interrogatorio in cui gli aveva portato carte, frammenti, tutto quello che aveva raccolto in anni d'indagine solitaria. Una parte di lei ormai era rassegnata, quasi voleva mollare, pensava in fondo di essersi meritata il carcere per non essere riuscita a salvare quel ragazzo. Aveva avuto il suo sangue in una piccola provetta tra le mani, come quello di Kathy, ma non aveva capito che lo stava condannando a morte e questo non smetteva di tormentarla.

«Alexa prepara il caffè» Si sforzò di alzarsi. L'assistente vocale di casa sua l'avvertì che sarebbe stato pronto in due minuti. «Tienilo in caldo, mi faccio una doccia prima» rispose Alice. Si trascinò nel bagno e si perse a studiare il suo volto stanco nello specchio. Tentò invano di distendere le occhiaie pesanti. Ingurgitò gli ansiolitici che si era fatta prescrivere.

«Una pillola al giorno» le ricordò la sua voce interiore. Aveva un bel da dire la sua coscienza: che ne sapeva lei del mal di testa che aveva! Se perfino la sua coscienza la compativa, come pretendeva che Alex la capisse? Della compassione, poi, non aveva molto bisogno. Sentì l'acqua tiepida scivolarle addosso: le immagini dei due ragazzi scomparsi si insinuarono di nuovo nella sua mente. Forse era pazza. Probabilmente suo marito faceva bene a scappare lontana da lei e salvarsi la vita. Si appoggiò alla parete della doccia boccheggiando: per fortuna l'ansiolitico cominciava a fare effetto.

Uscì e infilò l'accappatoio quindi si diresse in cucina e scorse con noia il tablet. Aveva smesso di guardare i giornali da molto tempo: Kathy non sarebbe tornata. Non doveva farlo, per nessun motivo al mondo.

Il tablet trillò facendola sobbalzare. Alice guardò il nome del contatto e si coprì il volto con le mani tremanti. Non quella mattina! Non con quel mal di testa. L'avvocato era stato chiaro, non doveva rispondere. Immaginava che la situazione a casa di Kathy non fosse fantastica, ma loro erano ora contro di lei nel processo e non poteva parlare con loro, non senza il suo avvocato. Tentennò e poi decise di rispondere, anche se una vocina in lei le ricordò che l'ultima volta non era andata bene: aveva pianto quasi tutto il giorno dopo la telefonata. Era sempre stata la madre di Kathy a cercarla. Il padre la guardava con diffidenza dall'alto in basso. Si vedeva chiaro che stava pensando: "un giorno scoprirò cosa hai fatto a mia figlia e la pagherai cara". A processo a fatica le aveva rivolto un cenno.

«Signora Richardson, mi scusi, ma non è una buona giornata» rispose sorseggiando il caffè. Sentiva la testa battere come un pallone. Aveva pianto troppo la sera precedente. Ormai aveva finito le sue ultime lacrime residue, in un certo senso.

«Ha ricevuto la mail?» chiese la donna ignorando le sue proteste.

«Non può mandarmi messaggi, Signora Richardson e soprattutto non può chiamarmi senza il mio avvocato. Le ho già spiegato che non ho nulla contro di lei, la prego. Non rendiamo tutto più doloroso di quanto non sia.»

«Lei non capisce. Quel forum scrive cose gravissime. Dicono che qualcuno ruba i nostri ragazzi, che è successo a molti, che è colpa della "lista"» La madre di Kathy procedeva concitata.

A sentire nominare la "lista" Alice si fermò come se le si fosse gelato il sangue nelle vene. «Mi dia il link e chiuda questa chiamata.»

«Devo solo sapere se è vero. In quel caso dobbiamo avvertire l'agente Donovan.»

«Vuol fare un favore a sua figlia? Non dica nulla del forum all'FBI» rispose Alice cercando di risultare convincente.

«Quindi è vero?» La voce di Mrs. Richardson era rotta a tratti dal pianto.

«Non è portando loro l'opinione di un forum che salverà sua figlia»

«Scrivono che stanno cercando prove, che vogliono fare una petizione online, con le nostre firme per costringere il governo a non chiudere gli occhi.»

«Mi dia il link e termini questa chiamata. Se vuole che lo legga, non posso stare qui a spiegarle, non al telefono, mi dispiace, la prego.» Ormai il suo cuore saltava un battito ogni due.

Una petizione online? Erano impazziti! Equivaleva a svegliare il cane che dorme. Forse a lei veniva comodo, ma stavano rischiando moltissimo. I genitori dei ragazzi non avevano sorveglianza continua, come lei. Mrs. Richardson alla fine accettò e le dettò il link. Alice appoggiò la tazza sul piano della cucina e aprì il forum. Era privato, l'iscrizione doveva essere autorizzata dall'amministratore. Connessione sicura e criptata, nessun contenuto pubblico: erano stati furbi. Creò una mail che non fosse riconducibile a lei, con dati falsi, le altre erano sotto controllo per il processo; quindi, la immise nel form completandolo in ogni sua parte. Si chiese perchè mai importasse la sua professione: decise di mettere comunque insegnante. Infine, si mise a tamburellare impaziente sul tavolo.

In svizzera erano le quattro del pomeriggio. Liv stava chattando con Ian sul forum col tablet di Kathy. «Suo padre ha detto che per quei documenti ci vogliono permessi diversi dai suoi, lui è un penalista, ma conosce qualcuno che li ha» riportò Liv ad alta voce.

Kathy che stava tentando di finire un compito di algebra. «Qualcuno ad Atlanta?»

«Ha detto che i documenti fallimentari sono stati digitalizzati in una rete unica da alcuni anni.»

Finalmente una buona notizia: aggiustò un coefficiente e si concentrò sul passaggio successivo.

«C'è un altro iscritto fuori dalla lista» Liv si alzò e venne verso di lei.

«Un parente? Dovevamo specificare meglio ai genitori di non dare la lista in giro come nulla fosse».

«Dice di aver conosciuto te e Jacob Finnegan.» Liv le mostrò incredula il tablet.

«Insegnante? Forse è Mrs. Sullivan, ci scommetterei. È stata lei a raccontarmi di Jacob! Nessun altro può conoscere il collegamento tra me e lui, prima di leggere nel forum quello che sappiamo, ma lei ha fatto il mio stesso esame anche al sangue di Jacob.» Accettò l'iscrizione eccitata.

«Aspetta, hai detto che lei sapeva della Lotus e degli LWF? Forse è la persona giusta per darci la risposta su quel manuale!»

«Devo prima essere sicura che sia lei.» Kathy prese il tablet a Liv e le scrisse un messaggio privato. Fece una foto al cerotto e alla frase posteriore e quindi inviò il messaggio.

Alice stava vagando nel forum con gli occhi fuori dalle orbite. Chiunque aveva fatto quelle indagini aveva seguito strade diverse da lei, ma erano senz'altro piste valide. Intestazioni, piantine, come avevano avuto accesso a tutto quel materiale? Si fermò davanti al tulipano reprimendo un brivido dentro di lei. Il tablet emise un gemito sonoro: notò una bustina nell'angolo in alto, messaggio diretto.

Per la prima volta, dopo giorni si mise proprio a ridere. Non era un caso: quel cerotto apparteneva alla LOTUS Corporation e veniva usato in moltissimi ospedali del mondo per scoprire un LWF e curarlo diversamente. Kathy forse era in salvo, lontano dall'America e il pensiero la riempiva di ossigeno. Ma era possibile che stesse collaborando in quel forum? Non sapeva cosa la stupisse di più: Kathy era una ragazza intelligente, ma aveva sempre navigato a vista, facendo il minimo indispensabile. Quelle parole, quelle indagini, erano brillanti, intelligenti. Se quel cerotto era di Kathy, allora lei era un LWS B e W, decisamente raro. "Ciò che accetti, ti trasforma". Probabilmente era cresciuta, stava maturando, forse era passata attraverso un periodo di negazione e infine, ora, riusciva a vedere la bellezza di ciò che lei era e che non valeva più la pena di negare. Prima che scrivesse altro arrivò un link. Era un manuale sul sito di Anonymous, lo conosceva bene, non era la prima volta che lo vedeva.

«È un piacere sentirti, Kathy. Sono contenta che sei al sicuro, ma dovete stare attenti con questa indagine. Conosco bene quel manuale, cosa vi serve sapere?» scrisse Alice direttamente. Era pur sempre un insegnate di scienze laureata in chimica organica che faceva esami genetici nella sua scuola da anni.

«Se c'è la formula per fabbricare il siero» risposero dal forum. Alice guardò stupita lo schermo cercando di capire perché era così importante. «Forse abbiamo un nome, ma dobbiamo sapere che tipo di competenze doveva avere questa persona per fabbricarlo.»

Alice non aveva mai guardato quel manuale da quel punto di vista. «Datemi ventiquattro ore.» Chiuse il forum e cancellò le tracce della sua navigazione.

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