Respirare [New]

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La nascita è un atto altamente traumatico: improvvisamente quel piccolo essere viene a trovarsi in un ambiente freddo, sconosciuto. In qualche decimo di secondo deve imparare a inspirare ed espirare da solo, a nutrirsi, a ritrovare il contatto con la madre. Nessuno si ricorda il dolore del primo respiro o la paura di quegli istanti, ma ciò che provò Kathy riaprendo gli occhi, non fu del tutto diverso. Era attaccata a un tubo che le ostruiva la gola, grattandola e facendole venire il senso del vomito. Si sarebbe strappata quel respiratore a strattoni, ma non poteva farlo, non riusciva ancora a muovere le braccia; quindi, non faceva che ansimare e guardarsi intorno smarrita. Udiva una macchina protestare con segnali sonori sempre più decisi, il freddo di quell'ambiente sterile che la trapassava nelle ossa; la luce era talmente forte da farle piangere gli occhi: era sopraffatta da quel bombardamento sensoriale. In lontananza, vide la porta aprirsi e un paio d'infermiere correre nella stanza seguite da Mrs. Lorenz, unico volto noto, non che l'ultima persona che al momento si sentiva di guardare in faccia. Le aumentarono la morfina e il dolore iniziò a diminuire e la vista si appannò, finché non cedette al sonno.

Quando Kathy si risvegliò di nuovo era mattina; le luci erano spente e un sole deciso entrava dalla finestra. Non riconosceva affatto il paesaggio ed era abbastanza certa di non trovarsi più alla Lotus Academy. Il tubo era sparito, come se fosse stato un incubo; tuttavia, c'era sempre quel monitor che lanciava suoni di fianco a lei. Si accorse dopo poco che nella stanza non era sola: c'era una donna affacciata alla finestra, riconobbe i riccioli e le morbide onde color cenere di Angela. Le si avvicinò sorridendo. Decise di tentare di ricambiare anche se le sue guance si irrigidirono a quel gesto spontaneo.

«Ciao Kathy, come ti senti?» Trovò quella domanda particolarmente stupida. «Sei ancora sotto morfina, non dovresti avvertire troppo dolore, se così non fosse, fallo sapere alle infermiere.» Angela era conciliante, sembrava si stesse muovendo con apprensione, studiando le sue reazioni.

«Dove mi trovo?» Kathy sentiva ancora la bocca impastata.

«Non ha molta importanza, appena sarai trasportabile ti riporteremo alla Lotus, probabilmente in serata. Mr. Lorenz ha chiesto molti favori per portarti qui e salvarti la vita. Oh, ecco, Mrs. Lorenz. Si è svegliata!» La donna si fermò a metà del corridoio, tornò sui suoi passi e si avvicinò al letto.

Kathy recuperò tutto l'ossigeno che aveva in corpo. «Michael dov'è? È anche lui qui?»

Mrs. Lorenz incassò il colpo: non si aspettava una domanda così diretta. «Lo stiamo cercando, per assicurarci che stia bene» Anche lei soppesava le parole. «Volevo essere io, Kathy, a dirti quanto ci dispiace dell'accaduto e aggiornarti sulle tue condizioni e sulle tue prospettive» continuò con tono pacato. Kathy la osservò trattenendo il fiato. Conosceva fin troppo bene quello sguardo: l'aveva visto nei primi anni della sua vita in ogni dottore e non voleva rivederlo ora. «Voglio che tu sappia che abbiamo davvero cercato di sistemare il possibile, coi migliori mezzi a nostra disposizione, data la situazione.»

«Dato il fatto che suo figlio è esploso davanti a me?»

Mrs. Lorenz guardò sbigottita Angela, poi finse di non aver sentito e continuò. Era visibilmente agitata e non vedeva l'ora di comunicare l'infausto messaggio e andarsene fuori da quella stanza. A Kathy era chiaro, lo sentiva. Quella donna odiava quella situazione, soprattutto stare in quelle quattro mura con lei e aveva paura a guardarla dritta negli occhi e di dover enunciare ad alta voce quello che Michael le aveva fatto. «Al momento hai diverse costole rotte, abbiamo inserito uno spaziatore metallico nelle vertebre C3 e C4, mio marito ha dovuto asportare una parte del polmone e del muscolo della spalla, quindi potresti avere problemi respiratori, almeno finché il tuo apparato non si sarà ripreso. Il muscolo della spalla, invece, temo non ti ricrescerà più, questo implica che avrai un uso limitato dell'arto. Avevi anche due legamenti a pezzi nel ginocchio, sono state inserite due protesi sintetiche. Inizialmente potrai muoverti solo con l'ausilio di stampelle, ma faremo venire qualcuno a farti fisioterapia. Ci sono buone possibilità che tu riprenda a camminare senza ausili.»

Kathy la guardò allibita. Era simile a un bollettino di guerra; sembrava che avesse calpestato una mina! Si sforzò di respirare. «Sono finita, la mia vita è finita» mormorò la ragazza incurvando le spalle.

Mrs. Lorenz lanciò un'occhiata verso Angela per spingerla ad aggiungere qualcosa. In fondo lei non poteva mentire a quella ragazza.

«Facendo fisioterapia sicuramente recuperai molto» La sua tutor si sforzò di mantenere un'espressione calma e rilassata anche se le tremava la voce.

«Io non recupero mai in fretta, anzi spesso non rispondo alla fisioterapia: i medici sono sempre stati molto esaurienti su questo punto.» Kathy trapassò entrambe con quella frase.

«Alcune cose sono cambiate in te. Angela ti spiegherà meglio, vado a informarmi per il trasporto.» Mrs. Lorenz si avviò verso l'uscita, ma prima che chiudesse la porta a Kathy parve di sentirla sussurrare: «Ora so perché gli piace. È strafottente almeno quanto Michael. Forse tornerà a prenderla, prima o poi». Si girò sbalordita verso Angela.

«Ho sentito anche io, per questo devo spiegarti, aiutarti a capire. Per salvarti la vita, siamo stati costretti a mutarti.» Angela pronunciò quelle parole tutto d'un fiato.

«Che vuol dire? Che ora sono un mostro, come Michael?»

«No, non ci siamo spinti a tanto e sei stata fortunata. Ha mutato uno solo dei tuoi geni LWF, il W per la precisione. Questo ha permesso di curarti con medicinali che altrimenti ti avrebbero causato gravissimi effetti collaterali. Per questo è più facile che ora recuperi, se non tutto, buona parte e più velocemente. Per esempio, ora puoi prendere l'anticoagulante: il che ci ha permesso di trasportarti fin qui, senza rischiare che tu morissi dissanguata. David e molti ragazzi della scuola ti hanno donato il loro sangue, zero negativo. Hanno fatto il possibile per aiutarti, anche Mrs. Lorenz.»

Kathy la guardò incerta: una mutazione poteva cambiare davvero le sue condizioni, i suoi problemi storici? «Purtroppo, c'è un prezzo da pagare: un organismo con un gene mutato ha delle capacità "particolari". Gli LWS W, come me e te, sentono quello che le altre persone pensano» tentò di spiegarle.

«Quindi possiamo lavorare come chiromanti? È questo che stai cercando di dirmi? Mi sembra un dono inutile!»

«Non vederla così. Non è avere il potere più grande la vittoria, è saperlo usare e controllare di modo che non ti impedisca di vivere. Prendi Michael: quando si arrabbia per lui è un problema, ha una stanza nella scuola in cui va quando non riesce a calmarsi. L'altra sera, temo sia successo troppo in fretta e non è riuscito a controllarsi. Il tuo "potere" è più facile da gestire, il che è un bene.»

«Fammi capire, per voi è un bene che io sia un'inferma attaccata a un respiratore?»

«Non ho detto questo. Nessuno sta minimizzando quello che ti è successo, ma non possiamo dimenticare che sei andata un po' oltre i confini e quindi dovremo tenerti d'occhio per un po' per assicuraci che tutto vada per il meglio e che tu trovi il tuo posto nella scuola.»

«Oltretutto, sono anche in punizione e invece Michael è uccel di bosco. Ottimo!» Kathy incrociò le braccia arrabbiata.

«Percepisco la tua ira e comprendo il tuo punto di vista, ma vedi io sono contenta di sentirlo perché altrimenti non potrei aiutarti, invece posso. L'idea di non sapere se camminerai, e quando, per una sportiva come te è ancora più orribile, lo capisco. Tu, però, Kathy, hai molto altro dentro di te. Le ricerche che hai fatto sono strabilianti. In così poco tempo, poi. Sei stata brava e scrivi bene.»

«Che importa? Tanto non le potrò più fare, dato che sono in punizione. Non ha più senso. Io lo facevo per Michael, ma lui se n'è andato e mi ha lasciata lì sul pavimento a dissanguarmi!» La ragazza scoppiò in lacrime e Angela la prese tra le braccia.

«Molte persone però non hanno fatto come lui, ti hanno aiutato e ti avrebbero anche dato una mano nelle tue indagini» ipotizzò Angela. Kathy chiese spiegazioni asciugandosi gli occhi. «Lo capirai, col tempo. Comunque, le tue ricerche continueranno, solo sotto stretta sorveglianza.»

«E allora la mia punizione qual è?»

«Il tuo badge sarà molto limitato in orari e luoghi tra le aule, la biblioteca e la mensa. Non potrai accedere ad altri piani o stanze, a parte la tua, prima che tu abbia dimostrato di essere degna di fiducia e non più incline a scappare.»

«La mia vita è finita. Il concetto è chiaro.» In tanti anni di High School non aveva preso nemmeno una nota e ora, in poche settimane, in quella scuola, era andato tutto storto. Non riconosceva più nemmeno sé stessa: non era mai stata così nervosa, ossessionata o avventata, non aveva mai infranto le regole. Era il siero a trasformarla o era la situazione in cui si era trovata a vivere? «Quindi ora mi devo anche subire tutte le male lingue degli altri, i loro cattivi pensieri sbattuti in faccia... e magari mi consiglierai di fare finta di niente!» arrivò infine a capire Kathy quello che Angela tentava di spiegarle.

«Sei una ragazza molto sveglia e su questo io non ho mai avuto dubbi.» Si accomodò sulla seggiola a fianco del letto. «Io ho adottato questa strategia: dico sempre la verità, perché voglio che il rapporto tra me e gli altri sia pari, che conoscano ogni virgola di quello che penso, dato che io farò altrettanto con loro, almeno finché sono davanti a me.»

"Questo potere fa schifo"

Angela sorrise. «Dillo pure ad alta voce, non mi offendo. Il giorno che finirai gli studi sarai libera, Kathy. Quello che farai dopo nella vita, non dipende da noi, ma capirai anche tu che qualsiasi azione ha le sue conseguenze. Se scegli di tornare in America, devi sapere cosa rischi. Se invece decidi di vivere in una comunità qualsiasi del globo, non protetta da noi, non potrai usare quello che le persone pensano contro di loro o "esplodere" qualcuno, come hai detto tu prima. Se lo farai, dovrai poi subirne le conseguenze. Michael sa che limite ha valicato. O torna indietro o non riusciremo più a proteggerlo da quello che farà.»

La sincerità con cui Angela le condivideva questi pensieri la colpì. «Credi che tornerà, come ha detto Mrs. Lorenz?»

«È sempre ritornato, a parte quando era finito sotto la valanga, ovviamente. Era scappato di casa già diverse volte, anche prima che lo rapissero. La polizia non ha mosso un dito per due settimane ritenendo si trattasse di una delle sue fughe e dopo era troppo tardi. Scommetto che questa parte della storia non te l'ha raccontata.»

Kathy scosse la testa.

«Se hai bisogno di fare domande per la tua indagine, il tuo potere sarà molto utile. Nessuno ti potrà nascondere qualcosa, pensaci! Per una giornalista è una dote da non sottovalutare: propensioni, Kathy, si tratta sempre di propensioni» le sussurrò prima di alzarsi per andare a prendere un caffè e lasciarla sola a digerire la sua nuova condizione.

La ragazza si aggiustò il respiratore sotto al naso e poi si guardò incredula le mani e le braccia coperte di tagli. A parte quello, non scorgeva davvero niente di diverso. Studiò nel vetro il riflesso della sua mole di capelli scomposti di colore chiarissimo, quasi come quelli di Angela. Era ufficialmente una strega. Pigiò il tasto delle infermiere e una si affacciò alla porta.

«Potete aiutarmi a fare la treccia, non riesco a riposare senza?» Kathy sfoderò i suoi occhi da cerbiatto indifeso.

«Cerco un laccio» L'infermiera le aveva risposto cordialmente, ma mentre rovistava in un cassetto davanti alla camera, nel corridoio, non aveva smesso un attimo di commentare scontrosa il colore dei suoi capelli. Magari il suo problema fosse qualcosa che un parrucchiere potesse cancellare con un paio di pennellate di colore!







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