Un animale in via d'estinzione [New]

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Oltre che un avvocato, le serviva anche un genetista ora. Kathy sbuffò e distolse gli occhi dal manuale di George Feltman. Trovarlo su internet era stato facile, capire cosa c'era scritto non lo era affatto. Si sentiva veramente scorata, tanto più che era certa che Michael invece non avrebbe fatto alcuna fatica a seguire i passaggi e questo la irritava molto. L'intera indagine si stava complicando: i fronti si moltiplicavano e con quelli anche le porte sbattute in faccia. Riconobbe una voce nell'atrio della biblioteca: Liv. Si drizzò a sedere. Negli ultimi giorni a lezione l'aveva studiata attentamente e doveva ammettere che Roxy era davvero brava a leggere le persone.

Facendo comunque entrambe lezioni online non c'era un vero contatto, se non quando avevano lo stesso compito da portare a termine. Per altro il tema che aveva tenuto per sé, era stato valutato meno di quello che aveva dato a Liv! Insomma, cosa poteva fare più di così? Eppure, Liv non dava alcun segno di voler stringere la benché minima amicizia. L'unica idea che le era balenata in testa era, tuttavia, molto rischiosa, ma non sapeva proprio come altro agire. Era strano per Kathy: di solito faceva amicizia con tutti. Perché Liv sembrava una fortezza inespugnabile? Aveva anche pensato di non piacerle, ma in quel caso avrebbe intercettato qualche pensiero negativo su di lei, invece il nulla assoluto. O Liv era un mostro nell'autocontrollo o era indifferente. Due solitudini non potevano fare sì che nascesse un'amicizia? Che senso aveva stare nella stessa stanza per ore rivolgendosi a fatica la parola?

Certamente Liv, per carattere, non avrebbe mai fatto il primo passo, quindi, se avesse voluto, sarebbe spettato a lei. Eppure, aveva paura: nella squadra di pallavolo c'erano tante ragazze, non aveva dovuto sforzarsi a trovare Jennifer. Quanto le mancava ora! Lei avrebbe saputo rendere divertente anche quella scuola, così seriosa. Aveva provato a fare qualche chat sui compiti, ma Liv le aveva risposto a monosillabi, tutto inutile. Estrasse due fogli dallo zaino, recuperò le stampelle e si alzò in piedi. Era l'ultima possibilità e poi si sarebbe rassegnata. Certo poteva tentare di recuperare un minimo di rapporto coi ragazzi del circolo d'oro, ma odiava a pena con cui la guardavano, quasi si sentissero anche loro responsabili! Per non parlare di Suzanne che o la evitava o scoppiava a piangere pensando a Michael, il che faceva infuriare Kathy. Quasi fosse lui la vittima! Tornò al presente e alla biblioteca: inspirò profondamente per farsi coraggio. Studiò il campo: Liv stava parlando con qualcuno. Kathy sbirciò oltre lo scaffale; era un ragazzo, ma di schiena non lo riconobbe. Si avvicinò furtivamente.

Quando si trovò a pochi passi, il giovane si girò. Avrebbe voluto sprofondare nel pavimento. Tra centinaia di studenti della scuola Liv parlava unicamente con Tom? Ottimo! Non era la prima volta che li vedeva insieme e capiva che avessero interessi comuni, ma in quel momento doveva inventarsi qualcosa in fretta, se voleva che i propri privilegi di ricerca sul web non fossero revocati all'istante.

«Ciao», li salutò. Liv alzò la mano e poi tornò a fissare Tom come se Kathy facesse parte della tappezzeria.

«Ciao Kathy, che bello vederti! Sei migliorata un sacco con le stampelle!» Tom le sorrise. Arrossì di nuovo. Che le prendeva? Non era da lei. Non faceva che sentirsi a disagio con lui.

«Dovevo dare questi compiti a Liv, ce li ha assegnati Angela» Kathy le passò i fogli piegati.

«Strano, come mai non ha mandato una mail?» Liv era sospettosa. La pregò con lo sguardo perché non approfondisse: ci mancava solo che mostrasse i fogli a Tom.

«Non saprei. Scusate, ma devo proprio scappare adesso, ho una visita da Mrs. Lorenz» Kathy balbettò lievemente. Alzò la mano in segno di saluto e batté i tacchi.

«A quest'ora? Kathy, tutto bene? Vuoi che ti accompagni?» Tom era molto gentile, ma in quel momento voleva solo scappare lontano da lui.

«Tutto ok, tranquillo» mormorò prima di battere in ritirata. Prese lo zaino e si diresse all'ascensore. Aspettò di entrare, quindi tirò un profondo respiro di sollievo. Si trascinò lentamente in camera sua e si stese esausta sul letto. Non aveva senso farsi torturare dal tarlo del dubbio: ormai aveva lanciato il dado. Forse, dopo tutto, Roxy si era sbagliata. Liv non aveva affatto piacere ad averla intorno. Nessuno aveva bisogno di lei. Prima era diverso, nella sua scuola non si era mai sentita sola. Ma ora? Cosa era rimasto della vecchia Kathy? Era una disabile e un LWF raro. Un'eccezione tra le rarità, un animale in via d'estinzione da esporre in uno zoo. Riaprì il tablet.

"Mutazione di un soggetto LWF BW". Ripensò al piano di Michael per far fuggire Jacob. Roxy non gli aveva rivelato alcun potere particolare di Jacob. Forse perché non ne aveva? Era solo un razzo da lanciare oltre la recinzione? Per quale motivo non era andato Michael? Il mal di testa stava peggiorando, ora le procurava pesanti fitte: spostò le coperte e spense la luce. Doveva studiare, ma non aveva voglia e si sentiva esausta: era stanca di lottare, di cercare di vedere una fine, una soluzione in un problema irrisolvibile. Era ora di rassegnarsi. Non avrebbe mai trovato il modo di cancellare quella lista. Era qualcosa di troppo grande, come aveva detto anche Michael. Era una partita che non poteva vincere e allora che senso aveva continuare a giocare?

Stava per precipitare nel sonno quando sentì bussare insistentemente alla porta. Senza aspettare risposta la figura entrò, sbattendo lo stipite dietro di sé. «Che cos'è questo?» le intimò arrabbiata sventolando due fogli.

Kathy faticò a riconoscerla nell'oscurità. Accese la luce sul comodino e rimase costernata a vedere la faccia di Liv: aveva il rimmel colato attorno agli occhi, segno che aveva pianto.

«Perché sei andata a cacciare il naso nella mia vita?»

«Volevo che avessi un ricordo della tua famiglia.» Era ciò che Tom aveva fatto per lei. Un po' in effetti l'aveva sconvolta, ma dopo era stata meglio, aveva buttato fuori il suo dolore. «Mi ha aiutato molto leggere quegli articoli. Mi ha impedito di lasciarmi andare. Mi ha ricordato che c'era qualcuno al mondo che mi stava cercando, per cui io ero e sono tuttora importante.»

«Beh, io e te non siamo uguali. A me ricorda solo quello che non potrò più avere.»

«Non è vero, se io riesco a far esplodere questa bolla, poi torneremo e a casa» tentò di convincerla Kathy.

«E chi ti dice che ci riuscirai?»

«Almeno io ci sto provando, tu cosa stai facendo a parte giocare al computer?»

Liv represse un sussulto, gettò i fogli per terra e lasciò la camera senza nemmeno chiudere la porta. Ottimo risultato. Kathy sospirò, prese le stampelle, si alzò lentamente. Raccolse i fogli, chiuse la porta e tornò verso il letto, quasi a voler cancellare il passaggio di Liv in quella stanza. Appoggiò gli articoli sul comodino e poi si nascose nuovamente sotto le coperte. Non aveva nemmeno più lacrime: questo la stupì. Se avesse fatto una litigata del genere con Jennifer avrebbe versato giorni di lacrime, ma non ne aveva più. Le aveva piante tutte. Prese il tablet, si sciolse i capelli e attivò la fotocamera per guardarsi: ormai erano bianchi. Un fantasma, solo questo era rimasto di lei, pelle e ossa. L'unico essere sulla terra che l'aveva fatta sentire bella era svanito nel nulla, lasciandola al suo destino. Era sola, senza amici o prospettiva in un posto che nemmeno era segnato sulle cartine. E nonostante tutto non riusciva a farsene semplicemente una ragione.

Certamente aveva letto della vita di Liv! Era necessario conoscerla per aiutarla, per potersi interessare di lei. Evidentemente non era abbastanza blu per piacere a Liv: era un dato di fatto e non sarebbe cambiato. Non aveva senso piangersi addosso. Almeno si era tolta il dente. Poteva smettere di voler piacere alla gente. Ripose di nuovo il tablet e immaginò di essere nella palestra della sua vecchia scuola. Si concentrò sul rumore dei palloni, sullo scalpiccio delle scarpe. Era come trovarsela davanti. Aveva coperto col sudore e la fatica ogni metro di quel campo, in lungo e in largo tante di quelle volte. Ora si sentiva solo stanca, esausta. Le sembrava che l'intera sua vita avesse perso di senso. Scrisse ad Angela che aveva mal di schiena e preferiva fare lezione dalla camera il giorno seguente. Non voleva vedere la faccia accusatoria di Liv o, peggio ancora, osservarla chiacchierare con Tom. Per qualche motivo era gelosa del loro essere uguali, dell'avere gli stessi interessi. Liv non si era fatta troppi scrupoli a tradirlo quando le era convenuto! Però non poteva dire di essersi comportata diversamente. Spense la luce e si addormentò.










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