Zero negativo [new]

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«Ho promesso a quella ragazza che qui sarebbe stata al sicuro, non mi tiro indietro adesso.» David era irremovibile. Era sudato e stanco per la corsa: alla fine non aveva trovato il custode della funivia; quindi, si era incamminato per il sentiero sotto di essa impiegando quasi un'ora. Era venuto fin lì apposta, ora non voleva obiezioni da nessuno, specie da Mrs. Lorenz.

«Non dire che sei qui a causa di mio figlio, lo so fin troppo bene da sola.» Era la storia della sua vita e non cambiava mai. Tanto l'avevano voluto, amato, atteso, tanto avevano patito per lui; era la storia di molti genitori, ma dopo tutti quegli anni, a volte, non poteva che sentirsi maledetta. Michael era sempre stato difficile, ma rimaneva suo figlio e per lui sarebbe stata disposta a tutto. David si tolse la giacca rivelando la maglia del pigiama. Il suo aspetto strappò un sorriso a Mrs. Lorenz.

«Avevo fretta» si giustificò soltanto.

«David, lo sai che abbiamo con te un debito immenso. Per cui, ti prego, ascoltami: nelle tue condizioni cardiache una donazione eccessiva di sangue potrebbe risultarti fatale, soprattutto se sei sfinito.»

«Non stiamo parlando del vostro debito ora, ma di quello che ho io con questa ragazza e coi suoi genitori a cui l'ho presa senza mezza virgola di spiegazione, quindi togliamoci il dente. Prendi il sangue che puoi. Se dovrò stare a letto nei prossimi giorni, non importa. A che ora arriva Mr. Lorenz?»

«Ha trovato un pilota per le sei, sarà qui alle otto» aggiunse l'infermiera facendolo stendere su un lettino.

David lanciò un'occhiata al sangue per terra nell'altra stanza. In cinque anni di quella scuola davvero "speciale", ne erano capitate di tutti i colori, ma mai nessun ragazzo prima aveva rischiato di morire, a parte Michael sotto la valanga e Roxy appena giunta. Se doveva contare le volte che aveva sudato freddo e arrivava alle dita di una mano singola, almeno in tre su cinque era coinvolto Michael. Era sempre stato una mina vagante quel ragazzo e per una beffa del destino era probabilmente l'essere più intelligente, interessante, magnetico e potente dell'intera scuola e anche il più prezioso. Chi non avrebbe fatto carte false per accedere al suo DNA mutato? Dovevano proteggerlo, da sé stesso anche a volte. Era fuggito, ma avevano le loro contromisure: dopo la valanga aveva preso alcune decisioni drastiche, d'accordo coi genitori e avrebbe usato ogni mezzo possibile per riportarlo lì.

Aspettò che Mrs. Lorenz inserisse la flebo. La donna procedette con sicurezza bendandogli il braccio perché fosse più libero. David vide il suo sangue passare in quei piccoli tubicini. Il suo zero negativo era merce rara ed era stato uno dei maggiori problemi nell'esercito. Aveva fatto molte battaglie per essere accettato, nonostante fosse tra i migliori del corso, per via dei problemi cardiaci e di vista. Eppure, non sbagliava un colpo, perché lui non mirava con gli occhi ed era questo che era sempre sfuggito ai suoi commilitoni. Lui era LWF B, R, W: una combinazione unica, rarissima, ma non aveva mai accettato di mutare completamente. Gli bastava non essere più una talpa e aver recuperato un po' di forma fisica. In un certo senso, non si era mai sentito così forte come con quel siero che goccia dopo goccia il suo impianto rilasciava nel suo sangue. Certo, era cambiato. I suoi occhi gialli sembravano quelli di un gatto di notte, lui vedeva esattamente al pari di un felino. Era in grado di mirare con precisione a miglia di distanza e per un cecchino era un gran vantaggio: non aveva bisogno di griglie o di binocoli. Il suo apparato visisvo era già tutto questo da solo. Il vantaggio di non essere più nell'esercito e di essere il capo di sé stesso era che ora, più nessuno lo metteva in discussione: la sicurezza della scuola e di quei ragazzi era sua responsabilità, nel bene e nel male. Michael non poteva sfuggirgli e dopo quello che aveva fatto, la sua libertà in quella scuola era a forte rischio. Mr. Lorenz in questo gli aveva sempre lasciato carta bianca senza intromissioni. Amava talmente tanto suo figlio da rendersi conto di dover affidare la sua protezione a qualcuno che non fosse emotivamente coinvolto come invece lui era. David era un sergente in capo e non accettava insubordinazione, da parte di nessuno. Quella scuola non era e non sarebbe mai stata una democrazia.

«Tom, vieni» Il ragazzo era sulla porta dell'infermeria. Pareva stravolto. Si vedeva che aveva qualcosa di urgente da dirgli, ma stava cercando la forza di entrare. Tom deglutì, inspirò profondamente e si avvicinò. Aveva in mano il tablet di Kathy e non riusciva a trattenere un fremito. Si sentiva tradito.

«Come sta, Kathy?» osò chiedere il giovane.

«Non respira più da sola, Tom. Se non interveniamo, ci sarà poco da fare se non staccare la spina» confessò Mrs. Lorenz.

«No, aspettate, non potete chiamare un ospedale?»

«Non dopo che l'abbiamo mutata»

«È troppo pericoloso, per tutti voi» concordò David.

Tom si asciugò gli occhi e si avvicinò a Kathy. Il suo petto si alzava e si abbassava lentamente, spinto dalle macchine. Si sentiva morire al pensiero che non ci fosse più. Rabbia e paura danzavano nel suo cuore come dame, senza lasciargli un attimo di respiro.

«Tra poche ore William arriverà, proverà a renderla trasportabile: ha trovato una clinica che potrebbe avere una sala operatoria disponibile, non troppo lontano da qui. Farà tutto il possibile, Tom, te lo assicuro!» aggiunse Mrs. Lorenz riaccompagnando Tom fuori da quella sala.

«Prendi una sedia e mettiti qui» lo invitò David.

«Vi lascio da soli, io rimango con Kathy» Mrs. Lorenz chiuse la porta dietro di sé.

David aspettò qualche secondo poi squadrò Tom e pose la domanda che gli ronzava in testa da quando era salito in auto. «Come hanno fatto Kathy e Michael ad accedere alla camera 412?»

«La stanza era stata momentaneamente esclusa dal sistema di sicurezza interno, mancava solo un check finale sui quadri elettrici programmato per la prossima settimana. Ti giuro che io non ho mai detto a Kathy o a Michael che quella stanza era liberamente accessibile.»

«Da qualche parte nel nostro sistema di sicurezza c'era questa informazione?»

«Sì, era una nota a margine, ma per vederla qualcuno sarebbe dovuto entrato col mio account» ammise Tom abbassando la testa.

David lo guardò stupito. Si mise a pensare. «Michael sarebbe in grado di hackerare il tuo account?»

«Nessuno in questa scuola credo sappia come farlo, per quanto ne so. Michael mi ha sempre domandato di abilitarlo, mi ha proposto di tutto in cambio, ma ti giuro che ho rifiutato. Ho imparato la lezione dopo la valanga.»

«Ti avrebbe chiesto di uscire, non se c'erano stanze a libero accesso. Non credo sia stato Michael, ritengo sia stato qualcuno che ragiona in modo molto diverso da lui. Sappiamo entrambi chi...» sospirò David lanciando un'occhiata alla porta chiusa.

«È solo una diciottenne e non mi è sembrato ci sapesse fare coi computer.»

«Kathy non è una ragazzina qualunque. Certo finora i suoi poteri erano molto allo stadio iniziale, ma devi pensare che è un bianco» gli ricordò David.

«Intendi dire che mi ha letto nella mente la password?» Tom era sbalordito.

«È anche un blu e potrebbe aver memorizzato la sequenza sulla tastiera, hai mai fatto accesso davanti a lei?»

«Una sola volta in biblioteca.»

«Una basta e avanza» sospirò David. «Nel tablet, hai trovato qualcosa? Cosa combinavano in quella camera?»

La domanda era quella che lo faceva stare così male. «C'erano molti articoli di giornale nel tablet e foto, tutte trovate su internet e probabilmente avrà usato i miei accessi per scaricarli. Non abbiamo impostato regole firewall sulle testate giornalistiche. Questa sera era in biblioteca e mi ha detto che stava facendo delle ricerche. Pensavo fossero per la scuola, mi ha parlato di scienze, ma non ne sono più così sicuro. È venuta a fare un salto giù al piano zero e poi ha detto che andava a prendersi un panino ed è sparita» ricordò Tom con nostalgia. Avrebbe dovuto fermarla

«Quindi ha raggiunto Michael nella camera 412.Cosa c'era tra loro?»

Il pensiero che l'avesse abbandonato su due piedi per correre dal suo migliore amico gli faceva un male fisico e profondo che non aveva mai sentito prima. «Non lo so. Michael non mi aveva detto nulla e io non li ho mai visti insieme dopo che Kathy si era rotta il polso»

«Forse si vedevano di nascosto» David scorreva alcuni articoli.

«A Michael stava simpatica, ma non mi ha mai parlato di lei come qualcosa più di un'amica.» Tom cercava quasi più di convincere sé stesso che David. «A volte si allenavano insieme in palestra, ma nient'altro.»

Il militare ancora non diceva nulla.

«Vai in camera di Kathy e cerca i fogli che aveva in biblioteca» ordinò David. «Se scopri qualcosa avvertimi, tanto starò qui tutta la notte» sospirò poi guardando la flebo.

Tom annuì e riprese il corridoio.

David si concentrò sul tablet. Contò gli articoli in quella cartella. Per scoprire quella verità, Kathy aveva rubato una password e scaricato e letto migliaia di documenti in poche settimane: doveva interessarle molto.









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