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Essendo affascinato da quel luogo e confuso da ciò che era appena successo gli ci volle qualche secondo per accorgersi che c'era qualcosa di estremamente strano: sentiva il suo corpo ed era in grado di muoversi. Provò a darsi un pizzicotto, e con panico crescente sentì il suo braccio muoversi, le dita stringere la pelle e il fastidio, il dolore nel punto pizzicato, non stava sognando. Si alzò, e iniziò a camminare, senza una meta ben precisa, semplicemente andando avanti, cercando di riprendersi dallo shock e di capire cosa fosse accaduto. Camminò fino ad arrivare a un laghetto, dove vide qualcosa che gli fece fare un balzo all'indietro: vide il suo riflesso, ma quello nell'acqua non era lui, non poteva essere lui: le sue iridi, invece del normale colore, erano diventate dorate, con dodici linee nere, disposte ordinatamente lungo la circonferenza, dalla pupilla si allungavano quelle che parevano essere le lancette di un orologio, che scorrevano lungo l'iride. Prese a respirare affannosamente e indietreggiò, allontanandosi da quel maledetto specchio d'acqua. "Dove sono? Chi mi ha portato qui?", si aspettava di tutto, ma non che qualcuno, o meglio dire qualcosa, gli rispondesse: "sei in Zahmanak, la dimensione del tempo, la tua dimensione"
"C-cosa? La mia dimensione?" Una figura apparve davanti a lui, sembrava un essere umano, ma trasparente, come fatto del paesaggio retrostante "hai accettato di diventare il dio del tempo, e in quanto tale questo luogo è la tua dimensione. Inoltre d'ora in poi scorderai il tuo precedente nome e sarai conosciuto da mortali e immortali come Amser" detto questo la figura alzò la mano destra, e Amser fu invaso da una marea di ricordi, sia di tempi arcani e luoghi sconosciuti, sia suoi ricordi, la sua vita passò davanti ai suoi occhi, mescolata con la vita di qualcun altro, di qualcos'altro: qualcosa di antico, più antico persino dell'universo stesso. Amser crollò a terra ansante "cosa mi hai fatto?"
"Ti ho dato i tuoi ricordi, i ricordi che ti spettano come Amser, dio del tempo"
"Il mio nome non è Amser!"
"Allora dimmi il tuo nome"
Pur sforzandosi di ricordare, pur ricordando alla perfezione la sua intera vita, l'unico nome che gli veniva in mente era quello con cui la figura lo aveva appena chiamato. Dai suoi occhi dorati iniziarono a scendere lacrime, mentre ripeteva in continuazione "cosa mi hai fatto?".
La figura scomparve, senza lasciare traccia, senza proferir parola, e Amser, lentamente, senza accorgersene, cadde in un sonno profondo, e mentre i ricordi prendevano posto nella sua mente, dimenticò di essersi chiamato in un altro modo. Amser si svegliò la mattina dopo, nel suo letto, le iridi erano tornate normali, ma ora era consapevole di cosa fosse successo la notte, sapeva chi era ora e sapeva con chi aveva parlato: ora era Amser, dio e creatore del tempo, e aveva ricevuto questo ruolo da Paradox, l'eterno, il creatore di immortali, aveva parlato con la coscienza stessa del multiverso. Conscio di ciò, si preparò ad affrontare la sua nuova vita, in un mondo di dei, demoni, draghi, mostri e magia.

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