Capitolo cinque: David Samford 佐久間 次郎

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Fumiko camminava accanto alla figlia, tenendola fra le braccia, che a testa bassa percorreva il vialetto che portava a casa sua. Era rimasta sbigottita quando aveva visto Inolya in lacrime fiondarsi contro di lei che chiedeva a tutti i costi di cambiare scuola o almeno classe. Con Megumi e quelle altre non avrebbe mai e poi mai voluto continuare a starci insieme. Come fare? E come biasimarla?
Non aveva mai vissuto esperienze di quel tipo ma Fumiko sapeva che la sua bambina, già di per sé timida e debole, non avrebbe retto ad un altro ipotetico scontro.
-Ino, domani cambierai classe, va bene?
Inolya annuì piano, i suoi occhi neri gonfi per le lacrime faticavano ad asciugarsi.
-Ma mamma? Perché mi hanno aggredita? Cosa ho fatto di male?
-La gente è cattiva tesoro, molto.
-Mamma, non potrei andare alla Raimon?
-Bambina mia, abbiamo già comprato tutti i libri e la divisa,e sai che per il momento non possiamo purtroppo fare altro.
-Va bene, mamma.
-Tu cerca di evitarle. Ricorda che non sei tu qui ad avere qualche problema ma loro. Se ci riesci, rispondi a tono.
-No, mamma, non ne sarei capace. Penso che le ignorerò.
Appena arrivata dentro casa, Inolya incespicò verso la sua stanza e si guardò il braccio. Aveva riportato due lividi e ciò non fece altro che impensierirla ancora di più.
Salì sul suo letto e si raggomitolò impaurita, iniziando a rimuginare.
Nel frattempo due lacrime iniziarono di nuovo a scenderle sul viso contrito. Lei non era mai stata una ragazza combattiva, ma allo stesso tempo non era mai stata vittima di bullismo. Come avrebbe potuto ritornare a scuola?
Confidò che la madre la potesse cambiare subito almeno di classe, in modo da non dover più incontrare Megumi e le altre.
E l'anno scolastico era appena iniziato.

Il giorno dopo, Inolya si vestì a fatica, decidendo di legare i capelli in una lunga treccia ed indossando controvoglia la divisa, che tanto le ricordava l'orrore che aveva sperimentato il giorno prima.
Scese in cucina e venne raggiunta dalla madre, che la abbracciò per incoraggiarla.
-Inolya, tesoro, stai tranquilla per oggi, andrà tutto bene.
-Lo spero.
-Vuoi che ti accompagni?
-No, grazie mamma.
Fumiko sospirò e la lasciò andare.
-Ino, ricordati che ho fatto in modo tu potessi cambiare sezione! Ora sei in 3C Inferiore!
Inolya si chiuse la porta di casa dietro di lei dopo aver salutato la mamma con un grande sorriso dato dal sollievo ed essersi messa le scarpe.
Si guardò di nuovo il braccio, i lividi ormai erano soltanto una macchia indistinta sul candore della sua pelle grazie anche alle pomate taumaturgiche di sua madre.
Camminò rapidamente ed in poco tempo fu davanti il cancello.
Prese un gran respiro ed entrò, cercando un'appiglio nella propria forza interiore che riscoprì più salda di quanto mai avesse creduto.
Tutto era come il giorno prima, come se non fosse accaduto proprio niente.
Gli studenti erano radunati nei soliti gruppi, alcuni facevano veramente paura, e in lontananza Inolya notò Megumi e le sue amiche.
Iniziò, senza accorgersene, a tremare, e il tremito si trasformò in un vero e proprio gemito quando si rese conto che stavano venendo proprio verso di lei.
-Principessina - la apostrofò Megumi, stiracchiandosi e scrocchiandosi le dita, come se volesse metterle le mani addosso un'altra volta.
Inolya deglutì, indietreggiando con timore.
-Dovremmo proprio picchiarti per quanto il preside ci ha fatte subire e solo per esserci divertite. Non ci sarebbe nulla di male, dato che non vali nulla e sei solo una bambolina.
Inolya provò a replicare ma la voce le si fermò in gola. Non ci riusciva, non ce l'avrebbe mai fatta.
-Quello che è certo è che al preside sei simpatica, siamo già le più popolari della scuola e ci ha sempre permesso di attuare questi scontri! -disse una compagna di Megumi, Kyoko, fissandola con astio.
Inolya fece ancora due passi indietro e provò a seguire la massa di studenti che iniziava ad entrare.
Andò a sbattere, non volendo, ad un ragazzo delle medie superiori, che riconobbe come uno di quelli che l'avevano infastidita il primo giorno.
Megumi e le sue cagnoline scoppiarono a ridere ma il ragazzo le guardò male, così smisero subito.
Il ragazzo dai capelli azzurrini non era quello che l'aveva attaccata, lui era stato in silenzio a studiarla mentre un suo compagno la prendeva in giro.
Con un occhiata eloquente, convinse quel gruppetto ad andarsene.
Inolya cercò di allontanarsi, imbarazzata, ma il ragazzo la chiamò.
-Ehi, tu!
Inolya si voltò a guardarlo e le venne il batticuore solo a scrutarlo.
-Ti davano fastidio?
Non ebbe il coraggio di annuire né di negare.
-Guarda che non ti mangio.
E scoppiò a ridere.
Inolya abbassò gli occhi e gli mostrò il braccio.
Il ragazzo lo guardò serio, poi la accompagnò nella sua nuova classe e la lasciò lì con un:
-Ci si vede in giro, biondina.
La ragazzina rimase impalata e si riscosse solo al secondo suono della campanella.

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