Capitolo dieci: Misteri, parte due 謎

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𝕴 𝖘𝖊𝖌𝖗𝖊𝖙𝖎 𝖉𝖎 𝕱𝖚𝖒𝖎𝖐𝖔 𝖊 𝕷𝖎𝖆𝖓𝖌 𝖅𝖚𝖐𝖔

Dopo che Inolya tornò a casa e si rifugiò in camera sua, Fumiko trasse un sospiro di sollievo. Fumiko era sempre stata una donna ansiosa e particolarmente paranoica e tutta la sua situazione psicologica forse era dovuta ad un unico problema, che quando venne affrontato per la prima volta a viso aperto lasciò frammenti di un cuore spezzato sparsi ovunque nel suo animo e nel suo rapporto con gli altri.
La donna giapponese era una stimata fotografa. Dagli occhi verdi palude e dei lisci capelli castano scuro, aveva circa quarant'anni ed era nel complesso molto bella e particolarmente apprezzata dai clienti che le chiedevano di creare book fotografici ora per un matrimonio, ora per una nascita.
Quando Fumiko fotografava bimbi appena nati, sospirava silenziosamente. Il suo dolore cresceva ancora di più. Ma perché infondo, se anche lei aveva una bellissima bimba? Tutto era da ricollegare alla sua storia travagliata.
Fumiko era cresciuta in un paesino di campagna nell'entroterra di Tokyo, nel Kantō, senza particolari mezzi economici, con sua madre e cinque fratelli piccoli. Lei era la maggiore e spesso la madre le chiedeva di aiutarla ad accudire i suoi fratellini. Non aveva avuto un padre o almeno lei non lo aveva avuto. I suoi fratellini erano figli di madre e del suo compagno, che quasi mai rimaneva a casa con loro e molte volte se ne andava per problemi di lavoro. Fumiko però era abituata alla sua presenza fin da quando aveva sette anni e nonostante il suo essere orfana di un padre rimase sempre una bambina sorridente e cortese. Era gentile e affabile e su di lei si poteva sempre contare, come diceva sempre sua madre.
Fumiko, sempre con un bambino in braccio, crebbe con l'idea che sarebbe divenuta una madre perfetta e fantasticava ad occhi aperti su suo marito, che non sarebbe stato come suo padre, e sui bambini che avrebbero avuto. Era stata quindi educata a fare la casalinga. Ogni volta però che aveva un momento libero, prendeva la bicicletta e andava per le campagne, osservando ora un fiore, ora una coccinella di colore giallo, ora un albero dal tronco particolare.
Fu lì che scoprì la sua passione. Non sapeva disegnare, perciò decise di utilizzare una vecchia macchinetta fotografica appartenuta al compagno della madre, la pulì e scelse di fotografare ogni cosa bella che vedeva per catturare ogni momento da lei vissuto degno di essere ricordato, imprimendo ad essa raffinate sfumature e angolazioni, almeno secondo il suo punto di vista, dato che aveva appena otto anni. Fumiko amava avere dei ricordi.
Gli anni passavano e assieme agli alberi fra i quali era nata cresceva anche Fumiko, che iniziava a fiorire come un tulipano. I suoi capelli castano scuro lisci appartenenti alla madre erano sempre raccolti in una crocchia ordinata e gli occhi verdi, probabilmente del padre, erano valorizzati da un filo di trucco. Fumiko rimase sempre gentile e disponibile e decise di intraprendere studi di fotografia. Per il suo diciassettesimo compleanno le venne regalata una macchina fotografica professionale e lei ne fu molto felice.
Quando poi, a venti anni, iniziò a recarsi in città, a Kyoto, nel distretto di Kansai, per seguire gli studi più all'avanguardia sull'arte della fotografia, si accorse che la sua vita stava prendendo una piega sbagliata.
Se ne rese conto quando, ad una festa universitaria, università che si era guadagnata grazie alle borse di studio, temette di essere rimasta incinta dopo aver conosciuto un ragazzo. Erano entrambi ubriachi e incoscienti.
Tornò a casa, nel suo paesino natale, e comunicò tutto alla madre. La madre non la biasimò, a lei era capitato lo stesso ed aveva partorito proprio Fumiko; la pregò solo di stare più attenta e di farle avere sue notizie il più presto possibile..
Fumiko, gentile ma caparbia -era grazie alla sua testardaggine che era riuscita ad entrare all'università- andò nella farmacia più vicina e comprò un test per le gravidanze. A breve le sarebbero dovute venire le mestruazioni perciò, se avesse avuto un bambino, non sarebbe stato come voleva, in quanto quel ragazzo era sparito e non l'aveva neanche più guardata in faccia, durante i loro rari incontri in facoltà.
Non lo disse mai per non essere scortese nel confronti della donna che più amava, ma non avrebbe voluto ridursi come sua madre. E si rimproverava per questo.
Il test risultò negativo e Fumiko in cuor suo era felice. Ma era in realtà l'inizio del disastro.
Cinque anni dopo, quando prese il diploma, senza fidanzarsi e senza avere più rapporti con nessuno, le venne assegnato il suo primo incarico nello studio per il quale lavorava. Si trattava di realizzare un book fotografico per il compleanno di una bambina di Kyoto, originaria della Cina.
Il direttore confidava molto in lei, che era una delle sue migliori fotografe. Fumiko accettò e si recò a casa della bambina. Era una bimba semplice e piuttosto estroversa, adorava molto farsi ritrarre. Si chiamava Ino: aveva graziosi capelli scuri e dei bei occhi grigi a mandorla. Mentre le faceva le foto, Fumiko venne urtata e la sua preziosa macchinetta cadde a terra. Due mani la raccolsero e gliela porsero: il suo sguardo incrociò quello del fratello maggiore della festeggiata, preoccupato di aver causato qualche danno al suo apparecchio. Fumiko gli disse di non preoccuparsi e al termine della festa ricevette un invito, proprio da lui, a conoscersi meglio.
Liang sembrava timido e impacciato, mentre si passava una mano fra i capelli neri e socchiudeva gli occhi a mandorla di un verde molto scuro. Fumiko si sorprese nel provare emozioni diverse da quelle che aveva provato con ogni altro uomo scrutandolo: era un ragazzo molto affascinante. Si spostò dietro la coda liscia un ciuffo di capelli ribelli e accettò l'invito.
Due anni dopo, quando entrambi avevano circa ventisette anni, decisero di sposarsi, consci dell'amore e della sintonia che avvertivano l'uno per l'altra.
Fumiko era felicissima, poteva finalmente stare per sempre con l'uomo che amava e avere dei bellissimi bambini.
Non sapeva però in realtà qual era il triste destino che l'attendeva.

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