I pensieri di Ray Dark.

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Ray Dark's point of view.
Le scarpe laccate a punta producevano un rumore sinistro lungo il corridoio della reggia oscura che era la sua abitazione.
Ray Dark sapeva che non avrebbe potuto continuare così, in quanto amministratore delegato del calcio giovanile ed allenatore della squadra della Royal che aveva appena superato le fasi preliminari, quelle regionali. Avevano battuto tante squadre ma la Raimon era ancora lì e sarebbe stata la sua sfidante per le eliminatorie.
Quelli della Raimon non lo sapevano ma la Royal Academy, anche in caso di sconfitta, avrebbe partecipato ugualmente al Football Frontier perché vincitrice del torneo dell'anno precedente.
L'anno precedente si era scontrato con Byron Love ed Axel Blaze, due talenti fenomenali ed accattivanti, che si erano poi uniti entrambi alla Raimon.
La cosa non gli era certamente andata a genio.
Ray Dark odiava la Raimon e tutto ciò che avesse a che fare con David Evans, in primis suo nipote Mark. Avrebbe fatto di tutto pur di vincere e di schiacciarli di nuovo come formiche, come quarant'anni prima.
Come ripeteva sempre ai suoi giocatori, la sconfitta non era contemplata.
Eppure, perché non lo era?
Ray Dark era veramente così malvagio e privo di scrupoli come tutti davano prova di testimoniare?
C'era qualcosa sotto, qualcosa di molto grosso, che nell'ultimo periodo stava torturando l'uomo. Più precisamente da quando quella biondina, Inolya, era arrivata nella sua scuola.
Non poteva farsi distrarre, non doveva assolutamente, anche e soprattutto perché notava l'assenza di Jude in quei giorni. Non era più lo stesso arrogante giocatore di una volta, il suo capolavoro.
Ray credeva che Jude avesse conosciuto Mark e stesse piano piano abbandonando la sua ideologia del potere, quella giusta che avrebbe dovuto invece seguire.
Si sedette nella scrivania del suo ufficio per buttare giù qualche idea per la partita che si sarebbe svolta a breve, quando il suo sguardo cadde su una piccola cornice posta sotto una pila di riviste e fogli.
La prese in mano e la ripulì dalla polvere.
Non sapeva come fosse finita lì, dato che non l'aveva più vista da anni, ma alla sua comparsa Ray sobbalzò.
Ruggì e buttò via quel quadretto.
Subito dopo, però, si alzò per riprenderlo. Guardando quella foto innocente, sul viso di Ray si materializzarono delle lacrime imperlate che mai nessuno aveva creduto possibile vedere su di lui, su quell'odioso criminale.
Era un malvagio sociopatico, così lo avevano accusato, ma lui si riteneva tale solo per non essere riuscire a proteggerle.
Non era colpa sua e se lo ripeteva da anni, ogni volta che i loro simulacri venivano a disturbare il suo sonno.
Non era colpa sua se sua moglie era morta e sua figlia era stata strappata via da lui, togliendogli ogni residua traccia di gioia.
Ray si sedette sulla poltrona spiovente dietro il lungo tavolo in acciaio, con ancora la foto in mano. Studiava quegli occhietti neri che ricambiavano il suo sguardo e che erano già intensi e profondi, come se potessero contenere da sé la saggezza di un intero universo.
L'uomo si asciugò le lacrime e mormorò rocamente una sola parola che però ne valeva mille:
Lya.

ᴅᴏᴠᴇᴠᴀ ᴀᴠᴇʀʟᴀ. ᴅᴏᴠᴇᴠᴀ ᴛʀᴏᴠᴀʀʟᴀ.ᴀ ᴛᴜᴛᴛɪ ɪ ᴄᴏsᴛɪ.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro