Capitolo 08 - Restev

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Natalia Restev era una donna veramente dolcissima... per essere la figlia di un mafioso.
Anni prima aveva deciso di far finta che il padre facesse un normale mestiere, uno che non implicasse morti e sangue, e di vivere la sua vita da semplice ragazza ricca.

Natalia odiava due cose: la maschera antigas orribile, che era costretta a indossare ogni volta che doveva fare qualche commissione all'esterno, e la scalata.

Era costretta a inventare scuse fantasiose, per evitare che Drew iniziasse a scalare ogni volta che lo vedeva avvicinarsi al Mountain Top.

Quella mattina lo aveva convinto dicendogli che doveva raggiungerla al cottage, perché le serviva aiuto con la scelta dell'abito per la serata a casa Tucci. Alexander e Jep avevano un affare in corso e, per ricambiare l'ospitalità, Jep aveva invitato tutta la famiglia Restev e consorti a cena.

Natalia era al settimo cielo. Brick bruciava di risentimento e paura, ma sorrise calorosamente alla sua finta ragazza scegliendo per lei un grazioso abitino lilla, che risaltava sulla sua carnagione chiarissima.

Brick non sapeva dire se volesse davvero bene a Natalia o se fosse solo una sceneggiata, quello che era certo era che lei era una donna veramente preziosa, e non avrebbe permesso a nessuno di farle del male. Strinse il nodo del suo papillon, e lasciò Natalia a vestirsi.

Il maniero di Jep era tirato a lucido, sfarzoso e dal taglio moderno. L'unica particolarità che lo rendeva riconoscibile era l'incredibile oscurità che lo avvolgeva. Il mobilio era tutto nero laccato e il marmo del pavimento lo rifletteva rendendo il tutto ancora più cupo. Le pareti grigie non aiutavano a rendere l'atmosfera più allegra.

Brick accompagnava Natalia, tenendola sottobraccio. Alexander procedeva da solo, ostentando la sua camminata sbilenca poggiandosi vistosamente sul suo bastone da passeggio in osso.

«Prego, accomodatevi. Sono lieto di avervi qui», asserì Jep, facendo spazio agli ospiti.
Gufo osservava tutti, appollaiato in cima alle scale. Salutò con un cenno del capo, ma non accennò a voler scendere.

«Alexander, ti devo far assaggiare il mio whisky, sentirai che squisitezza», esordì Jep, afferrando l'uomo per un braccio e trascinandolo nella sua sala studio.

Natalia osservò la scena con un sorriso, prima di venire colpita con un colpo secco di un martello di acciaio sulla testa.

Fu l'ultima scena che Brick riuscì a vedere, prima di sentire il rumore sordo, subito seguito dal dolore lacerante che lo fece svenire.



River sembrava preoccupatissimo, mentre parlava al cellulare. Anita riuscì a cogliere veramente poco della conversazione, considerando che stava origliando attraverso la porta del bagno.
Dopo pochi minuti, fu quasi travolta da River che si stava precipitando fuori di casa.

«Ehi! Pensi di dirmi che sta succedendo?»
«No. Ordini»

River si raccolse i capelli color cenere in un codino, e lasciò la casa. Anita arricciò le labbra, e trattenne un sibilo iroso.
Diede un forte calcio alla porta di ingresso da cui era appena uscito il suo coinquilino, e poi decise di ritornare a letto.



Era notte inoltrata, ma quella sera Gufo non si era presentato al solito appuntamento. Due indizi facevano una prova, quindi era sicura che stava succedendo qualcosa, e che aveva a che fare con lui.
Stava sonnecchiando da qualche minuto quando sentì la finestra sbatacchiare. Si alzò dal letto, per controllare che fosse tutto a posto.

Il buio torbido della stanza sembrava avviluppato di nebbia e calore, tanto che le mancò il respiro. La finestra non presentava segni di effrazione, ma quasi non rimase sorpresa quando sentì due mani gelide afferrarla da dietro, tappandole la bocca.

Avrebbe riconosciuto le sue mani fra mille altre, non aveva dubbi che fosse lui.

«Ti ricordi quante belle nottate abbiamo passato così vicini, Anita?» le sussurrò all'orecchio, facendole venire un conato di vomito.

Erano esattamente le notti che lei voleva dimenticare, cancellare dalla sua esistenza.
Cercò di muovere la mano sinistra per liberarsi, ma Gufo la ammonì con uno ssh, ssh che avrebbe dovuto farla rilassare.

«Questa notte è successo qualcosa. Non credo che il tuo capo vorrà dirtelo, ma sarà costretto»

Anita cercò di annuire, ma aveva difficoltà a muovere la testa.

«Abbiamo preso delle persone. Jep sta iniziando».

Iniziando, nel gergo di quei due, poteva voler dire tantissime cose; quindi, Anita sospettò subito il peggio possibile.

Gufo le scoprì la bocca, quel tanto che le permettesse di parlare.

«Chi s-sono?» chiese Anita, cercando di celare il tono spaurito.
«Lo capirai molto presto», sentenziò Gufo, allontanandosi da lei. «Volevo solo assicurarti che non saranno toccati da me»

Anita annuì, con capo tremante, cercando di ammutolire i suoi singhiozzi sommessi.
Lui le fece un cenno del capo, che lei riuscì a distinguere solo grazie ai suoi capelli biondi ossigenati, che riflettevano anche quell'oscurità di pece, e poi si dileguò.

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