Capitolo 21 - Funeral

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Anita rientrò a casa con la faccia ricoperta di sangue secco e sudore. River era immobile, sul divano. La televisione era spenta. Anita decise di non mentirgli ulteriormente. D'altronde abitavano insieme, River aveva il diritto di conoscere la verità su di lei.

Si accomodò sul divano accanto a lui. Poteva percepire ancora il suo odore. Era estremamente piacevole, ma riusciva a tollerarlo ora che si era nutrita di quel povero coniglio.

«Mi dispiace», mormorò Anita, con voce atona.

River non si riscosse, quasi in stato comatoso.

«Ti ho mentito», ammise Anita, torturandosi la mano di carne con quella metallica. «Stavo indagando di nuovo da sola. Mi stava aiutando Gufo».

Quella frase suscitò la prima reazione in River, il quale voltò lentamente il capo verso l'amica. Rimase colpito quando le vide la bocca sporca di sangue, ma non disse niente. Anita continuò a parlare.

«Poi lui mi ha preso... pensava che noi potessimo stare insieme, per questo mi ha somministrato il siero Rust».

River si alzò in piedi, di scatto. Anita riuscì chiaramente a sentire il sangue ribollirgli nelle vene, lo avvertiva scorrere nelle arterie facendogli pulsare il collo. Cercò di distrarsi.

«Per favore... parlami», chiese Anita, abbassando lo sguardo.

«Vai a fanculo, Anita», disse River, atono. «Non meriti amici come noi. E, soprattutto, non meritavi Brick».

Una lancia conficcata nel cuore le avrebbe fatto meno male, pensò Anita, mentre guardava il suo migliore amico uscire dalla loro casa.



Osservò il funerale di Brick nascosta dietro una quercia possente, cercando di non farsi vedere dai suoi colleghi. Le loro divise nere erano state decorate da una finta rosa rossa per l'occasione. Dalle loro maschere antigas non trapelava alcuna emozione. Rottemberg, Gus e River sembravano morti dentro, mentre ascoltavano le preghiere bisbigliate del parroco Lee.

Non sembrava esserci nessun altro al funerale del suo amico, ma lei riusciva ad avvertire anche un'altra presenza. Fiutò l'aria circostante fino a che non individuò una figura ammantata di nero, nascosta fra le fronde di un salice poco distante dallo spiazzo dove si stava tenendo la funzione. Con uno scatto impercettibile dai suoi colleghi si mosse verso la figura, afferrandone subito le braccia per poterla immobilizzare.

«Chi diavolo sei?» urlò Anita, con il volto trasfigurato dall'odio.

La figura tremante sembrava volersi far inglobare dal terreno rossiccio e secco tanta era la paura. Dietro la maschera che indossava non riusciva a vederla bene, ma era certa che si trattasse di una donna di mezza età.

«T-ti prego, non farmi del m-male» bisbigliò la voce, cercando di divincolarsi dalla presa forte.

Anita diminuì la pressione. «Forza, parla subito»

La donna annuì, tremante.

«I-io sono Vin. Non credo che Brick abbia mai parlato di me».

Anita scosse la testa in segno di diniego. Non riusciva a capire perché, ma quella donna le faceva montare un senso di rabbia quasi incontrollabile. Era una sensazione diversa dalla fame, era solo voglia di fare del male.

«Sono la madre di Brick», concluse Vin, spostando lo sguardo a terra.

Anita le lasciò immediatamente le braccia, anche se dentro di lei avvertiva costante quel senso di oppressione al petto.

«E perché rimane qui nascosta?» chiese Anita, non scusandosi neanche della cattiveria con cui aveva accolto Vin.

«Io e Brick non andavamo molto d'accordo», chiarì Vin, focalizzando la sua attenzione su Anita. «Lo abbandonai qui che era ancora piccolo. Cercai di riallacciare i contatti con lui, ma non ne ha mai voluto sapere».

Anita fece un cenno con il capo. Vin si appoggiò al tronco del salice con tutto il corpo, sembrava essere stanca.

«Posso sapere il tuo nome, Diversa?» chiese Vin, fulminando Anita sul posto.

«Anita. Ero una collega», spiegò la detective, replicando le mosse di Vin. La corteccia del salice, ormai secco, era spinosa e le stava bucherellando la schiena, ma pensò che un po' di dolore fisico l'avrebbe distratta da quello mentale.

«E perché non sei lì con loro?»

«Ho fatto delle scelte sbagliate», spiegò Anita, senza entrare troppo nei particolari.

«Ti capisco molto bene», sussurrò Vin, cercando di confortarla. «Beh, ora è meglio che vada».

Anita annuì, facendole un cenno di saluto con il capo. Poco lontano, la funzione funebre era appena terminata.



«Devi assolutamente testimoniare, Anita. Sei l'unica che può incastrare quei due maniaci», sussurrò Brick, dandole la mano.

Non si era mai mosso dal suo capezzale. Rottemberg, Gus e River facevano i turni per starle accanto, ma Brick non l'aveva ancora lasciata da sola.

«Me la faranno pagare, Brick... e non servirà a niente».

Brick trattenne un singulto nel sentirla così abbattuta e terrorizzata, ma cercò di mantenere il suo spirito positivo.

«Nessuno ti farà pagare più niente. Non ti lasceremo mai più combattere da sola, chiaro?»

Anita lanciò uno sguardo involontario al suo moncherino. Tante volte aveva la sensazione chiarissima che la sua mano fosse ancora lì. Brick notò quella frazione di movimento.

«Devi combattere con noi, però».

Anita si voltò, rannicchiandosi in posizione fetale dando le spalle a Brick. Non gli rispose mai, ma comunque lui non la lasciò. 

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro