Capitolo 42 - Home

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«Che state facendo qui? Vi avevo detto di mettervi al sicuro», bofonchiò Rottemberg, esasperato, quando li vide comparire al suo fianco.
River fece spallucce, ignorando completamente l'ordine e mettendosi in posizione di tiro accanto a lui.


Anita fece lo stesso, ammiccando dolcemente in direzione del suo capo.


«Aggiornamenti?» chiese Rottemberg, mantenendo lo sguardo fisso verso la porta di ingresso della villa.


«Gufo è dentro con lui, River ha colpito Jep a bruciapelo sul braccio», spiegò Anita.
«E Jep e Vin sono i genitori di Anita», continuò River, come se fosse stata una notizia da niente.


Rottemberg sobbalzò, abbassando la guardia e voltandosi di scatto verso Anita.
Dallo sguardo della donna comprese che, purtroppo, si trattava della verità.


«Non voglio neanche sapere come. Per ora concentriamoci su questo problema».


Rottemberg afferrò nuovamente il megafono, producendo un fortissimo stridore che quasi costrinse Anita a mollare la pistola per coprirsi le orecchie.


«JEP TUCCI! Devi lasciare l'abitazione con le mani sopra la testa. Sei in arresto».


Anita si sentì tremare dalla testa ai piedi, ma una parte di lei, appena svegliatasi, quasi le urlò cosa doveva fare. Cosa era giusto.
Nonostante le spezzasse il cuore.


«Gufo è coinvolto nel mio rapimento, dobbiamo arrestare anche lui», sussurrò piano, all'indirizzo di Rottemberg. Lui sembrò immobilizzarsi nuovamente. Si voltò verso Anita, incerto. Con lo sguardo sembrò chiederle se fosse davvero sicura della scelta. Lei si limitò ad annuire, asciutta.


Rottemberg afferrò nuovamente il megafono e aggiunse:
«GUFO SEI IN ARRESTO. Uscite fuori immediatamente, altrimenti sfondiamo la porta»


Rottemberg attese ancora qualche minuto, prima di fare un cenno con la mano a tutte le squadre. Dovevano entrare.

I sensi di colpa la stavano divorando.
Come aveva potuto tradirlo in quel modo? Gufo l'aveva salvata, nel bene e nel male, da cose ben peggiori della morte.
La sua costante presenza l'aveva mantenuta sana, donandole uno scopo, un obiettivo.


Una vendetta.
Come aveva detto River non era qualcosa che lei avesse mai ricercato.
Era un'idea inculcata a forza da altri. Da Gufo, da River.
Lei non voleva vendetta. Lei voleva giustizia.
Proprio per quel motivo si fiondò all'interno della villa, seguita a ruota da Rottemberg e l'altra squadra di agenti. River al suo fianco.

Lo spettacolo che si ritrovò davanti gli occhi fu quanto di più macabro possibile, e fu abbastanza da farle cambiare nuovamente umore.
Afferrò il braccio di River, cercando di tirarlo indietro, improvvisamente spaventata.
Jep Tucci era sdraiato a terra, in una posizione che ricordava molto l'uomo vitruviano, non indossava né camicia né pantaloni.
Sul suo petto era stata incisa una scritta con un coltello da cucina, procurandogli una ferita molto profonda che non faceva altro che colare sangue a terra.
Rottemberg si avvicinò a Jep, inginocchiandosi accanto a lui.

Poggiò una mano sul suo collo e rimase in silenzio qualche secondo.
«È vivo», comunicò, statico. Fece un cenno agli agenti più vicini per farlo portare via.
Anita cercò di avvicinarsi a suo padre.
Voleva sapere cosa era stato inciso sul suo petto. Era importante che lei lo sapesse.
Rottemberg la bloccò, impedendole la vista.


«Stai qui, Anita. Non ti preoccupare».


River lanciò un'occhiata al corpo martoriato di Jep, notando le escoriazioni e le ferite da taglio inferte su tutto il corpo. Inoltre, era evidente anche un enorme morso sul polpaccio destro, che aveva asportato completamente la parte interessata.
Non appena lesse la scritta sul suo petto socchiuse gli occhi, guardando immediatamente Anita.


«Ti prego, Rott. Devo leggere»
«Non farglielo vedere, Rott», asserì River, perentorio.


Anita strattonò Rottemberg, cogliendolo di sorpresa, mentre stava ancora prestando attenzione a River.
Approfittò del movimento inconsulto del suo capo per liberarsi dalla sua presa, e correre di fronte al corpo di suo padre.
Il sangue era moltissimo, ma era lampante ciò che vi era marchiato sopra:

MINE OR DIE

Mia oppure muori

Era decisamente un avvertimento per lei. Si immobilizzò davanti al corpo di Jep. Le scarpe da ginnastica che indossava scivolavano sul sangue viscido producendo uno stridio fastidioso. River le fu subito accanto, mantenendola stretta per evitare che potesse cadere.

Gli agenti setacciarono tutta la Villa almeno sei volte, prima di confermare che Gufo non si trovava più lì. Neanche Gus aveva visto movimenti dalle strade accanto.
Anita era rimasta seduta sulla scalinata che conduceva all'ingresso della villa di Jep, immobile. Non riusciva a credere a quello che aveva visto. Non poteva essere stato Gufo... eppure quelle parole scritte nel sangue erano inequivocabili.


Solo lui avrebbe potuto pensare una frase del genere. E solo lei avrebbe potuto sapere a chi fosse riferita davvero.
Jep era stato portato in ospedale in manette, e sarebbe stato rinchiuso in prigione non appena si fosse ripreso.
Anita si sentiva traballante sulle sue stesse gambe.
Jep era suo padre. La nozione non era ancora riuscita a permeare dentro di lei, non era ancora riuscita a metabolizzarla.


«Ehi...», mormorò River, sedendosi accanto a lei.
«Ehi», rispose, voltandosi a guardarlo.
«È tanto da gestire, eh», disse lui, con tono serio.
Anita annuì.
«Sai qual è la cosa più triste?» chiese lei.
River si voltò, pronto ad ascoltarla.
«Che ho voglia di un cheeseburger da settimane, ma so che non potrò mai più mangiarlo».
River rise, poggiandole un braccio intorno alle spalle.
«Potrei fartene uno io, con la carne viva. Sono diventato piuttosto bravo a cucinare»
Anita si lasciò coccolare, lasciando che un flebile sorriso affiorasse sulle sue labbra.
«Immagino... würstel e patatine sono il massimo della tua dote culinaria».


River le poggiò un bacio sulla fronte, per poi alzarsi dagli scalini. Le porse la mano e attese che lei la afferrasse.
«Andiamo a casa?»
Anita si lasciò tirare su da River e lo seguì.

'Joyce Campbell, signori telespettatori. La giornata si è conclusa con l'arresto del magnate Jep Tucci, indagato per il sequestro di due agenti e per il coinvolgimento nel rapimento e uccisione di Brick Ashton e Natalia Restev.
Il suo collaboratore, un Diverso che si fa chiamare Gufo, sembra essere riuscito a fuggire.
Per ora è tutto dal Daily District.
Vi auguro di dormire sonni tranquilli perché, almeno per questa notte, c'è un criminale in meno a piede libero'.

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