16. Interessante...

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RIELE

«È lo stesso di prima» mi avvisa.

«Pronto? Sì, sono io Riele Downs. Potrebbe dirmi chi è lei?» la linea migliora nel lungo andare.

«Con chi? H-ho sentito bene?» mi porto le mani sulle labbra.

E dall'altra parte della linea risponde proprio colei che bramavo mi contattasse:

«Con Rebecca Trevi in persona, signorina Downs» presenta una voce autorevole e precisa.

Che?! Che?!!

«H-ha detto R-Rebecca Trevi?» balbetto avendo già le mani sudate.

Mia cugina si sbalordisce:

«Lei veramente?»

Sto seriamente parlando con Rebecca Trevi?
La famosa stilista apprezzata dall'intero globo, in gran modo in Canada? Nah, sarà un scherzo.
E se non lo fosse?

Ingoio agitata la saliva attendendo la sua conferma o replica che sia.

«Certamente, signorina Downs. Le sto parlando direttamente presso la mia terza succursale della mia impresa situata a Parigi, e lei parteciperà come mia stagista da quanto mi è stato riferito dalla University Fashion. Le risulta?» mi domanda volendo subito una risposta.

La mia voce trema e la schiarisco più volte.
Non abbandonarmi ora, cavoli! Sto parlando davvero con lei!!

«Sì, signora Trevi. Mi avevano preavvisata che lo stage sarebbe iniziato prossimamente e avrebbero aspettato una sua data» le comunico tutto d'un fiato con di fronte Joanna che mi ricorda di respirare.

«L'ho chiamata appunto per convocarla esattamente tra nove giorni nella mia sede secondaria.»

Rimango di stucco. Oh caspita! Già tra nove giorni?! Joanna mi scruta confusa invitandomi con insistenza a farmi dire che cosa ho appena ascoltato.

«La sec-...» mi interrompe senza aver badato al mio intervento.

«Le informazioni aggiuntive le fornirà il mio segretario che le invierà  tra lunedì e martedì una email con le relative fonti. Spero di essere stata chiara.»

«Chiarissima, signora Trevi» dico sventolandomi un volantino preso dal mobiletto «La ringrazio moltissimo per l'opportunità.»

Un lieve riso le traspare.

«Grazie a te per il tuo impegno e talento nell'aver vinto il Canadian National Fashion Competition, ambito da me medesima. Arrivederci e a presto, signorina Downs.»

«Arrivederci e a presto anche a lei» la saluto attaccando la linea con il cuore che mi scuote da capo a piedi.

Ancora mi è incredibile che mi abbia telefonata Rebecca Trevi in persona!!

«Riele, allora?» mi chiede Jo vogliosa di sapere «Come è andata? Che ti ha detto? Qu-...» il mio gridolino eccitato spazza via i suoi interrogativi.

«Rebecca Trevi, sette! Seconda sede!» esclamo.

Si gratta la guancia.

«Eh sette? Sii più coerente, dolcezza.»

Mi auto ribadisco di calmarmi e riprendere fiato. Sto soffocando con il mio stesso respiro.

«Cioè intendo dire nove. Ad ogni modo tra nove giorni inizierà il mio periodo da stagista nella sua seconda sede!» annuncio elettrizzata.

E chissà se un giorno avrò l'occasione di visitare la sede terziaria a Parigi!! Sarebbe pazzesco!

«Ahh ora capisco. Che dire se non congratulazioni cugina!!» esordisce quanto me.

Finalmente quest'attesa notizia è arrivata. Che gioia!

Ci sediamo sul letto esauste dal tanto chiasso compiuto, rendendoci conto che sono le 12:30 a.m. passate.

«Certo che non ho mai visto una figura professionale chiamare a quest'ora» ridacchia Jo, stiracchiandosi.

Vero, nemmeno io.

«Per l'appunto sono rimasta incredula anche per questa ragione, tuttavia mi ha messo al corrente che mi ha telefonata direttamente dalla sua sede terziaria a Parigi!» realizzo una giravolta in estasi.

Reagisce con un fischio alla notizia.

«Non sapevo che ne avesse una terza, ne tantomeno che fosse in Europa.»

Starà organizzando delle sfilate o qualche evento simile, considerato che le case di moda sono in procinto di esibire i loro capi invernali in occasione del periodo natalizio. Almeno da quanto ho letto in rete.

«Per cui andrai a lavorare nella seconda succursale. Dove si trova?»

«Nella nostra amata Canada, forse a Montréal ma non ne sono sicura, mentre la sede principale è posta  proprio a Toronto. È davvero enorme da quanto ho visto sul web. Non vedo l'ora che inizi quest'esperienza!» esclamo.

Joanna cambia di punto in bianco umore, assumendo un tono alquanto tenebroso. Le chiedo che succede e mi guarda fissa, aprendo leggermente il labbro, richiudendolo poi. Come se fosse in combattuta.

«Dimmi pure Jo» la invito.

Mi pone un quesito:

«Riele è per quanto riguarda a...?» si ferma abbassando di netto il volume, quasi in un sussurro come se qualcuno ci potesse ascoltare «...a Jace Norman?»

Un intenso batticuore mi colpisce, estendendosi alla maniera di una vibrazione sonora.

«Ora che ritorneremo a casa come pensi di parlargli? Non sai nemmeno in che parte della città soggiorna» continua diretta.

Porto il telefono vicino al mento riflettendoci su.
C'è anche questa questione che devo assolutamente risolvere, nonostante il tempo sia così ridotto. Dopo una lunga analisi arrivo ad una conclusione:

«Proverò a chiedere informazioni a Léon, dato che dovrebbe aver avuto contatti con la cantante e la stessa potrebbe avere su Jace» nomino il suo nome fiocamente «Credo, anzi, sostengo che soggiornino nello stesso posto visto che all'apparenza sembrano conoscersi.»

«Andrò dal lui domattina stesso» aggiungo dimostrando totale sicurezza.

«E se non ricavi nulla?» mi interroga con scetticismo.

«Non penso a quest'opzione. Almeno qualcosa devo trarre, anche minima» mi alzo verso la portafinestra, spalancandola.

Prima di ritornare a casa devo fare questo tentativo, altrimenti come saprò se effettivamente le mie supposizioni siano esatte?

Un'aria leggera soffia sulla mia pelle calda e cioccolatosa, nel frattempo che adagio la vista sul bisbiglio notturno dei pochi passanti in circolazione.

Stringo la recinzione, voltandomi verso mia cugina:

«Devo pur provarci. Non posso e non devo tirarmi indietro, pensando ai però o ai ma. Ci andrò, punto» affermo con il chiaro lunare che mi fa' da sfondo.

Lei si impressiona della mia sicura e ferma idea su ciò che voglio fare. Non deve essere un caso se ci siamo incontrati dopo quattro lunghi anni, a maggior ragione le sensazioni che il mio cuore mi segnalava e riportava. Forse è la volta buona per fargli sapere la verità.

Sciolgo lo chignon facendo cascare i miei ricci sulle spalle e rimanendo solo con il foulard e il fermaglio, entrambi posizionati nelle mie mani, illuminati da questo chiarore lucente.

"Quello che ti presenterò è un pensierino da parte di mia zia Lynette, colei che avevamo incontrato lo scorso mese al centro commerciale: è per te. Ci teneva che tu l'avessi" mi avvisò presentandomi il pacchettino con all'interno anche degli orecchini a cerchio.

Sollevo il capo, osservando profondamente la luna calante in cui la mia mente proietta sulla sua superficie rocciosa diversi ricordi.

Ad esempio di quando mi diede, prima di partire e dopo che ci fummo baciati con amore, una busta piena di colori vivaci con dentro il mio piccolo tesoro:

"Questa busta vorrei che tu l'aprissi a Natale, RieleRayRay" mi proferii con un bellissimo sorriso e lo ringraziai, riavvolgendo i nostri arti nella nostra conclusiva stretta.

Ah, quanto mi mancano i suoi dolci baci e i nostri abbracci confortanti da riempirmi di pace con la nostra fresca serenità.

"Il mio cuore rimarrà sempre tuo, mi amor."

Chissà se questa frase è rimasta tale...
Reprimo le labbra, avendo una certa angoscia a quello che effondo:

«Nonostante ci siano alte possibilità che non mi starà a sentire nel caso in cui riuscissi a parlargli. Mi potrebbe ignorare» dico inizialmente tra me e me, in seguito spanderlo.

Sull'ultima parola le mie corde vocali si spezzano e Joanna si avvicina a me, abbracciandomi di lato. Poso un lato del viso sulla sua spalla spigolosa, racchiudendo i due doni e lasciando uscire due lacrime intrise di ricordi amari.

«Quindi torniamo a casa» mormora volendo conferma.

Mi limito ad annuire lentamente, proferendo soltanto:

«Tra due giorni esatti, Jo.»

...

Per tutta la notte non ho dormito un granché, nonostante non voglia esser in soprappensiero eppure i miei pensieri trovano sempre qualche via per infiltrarmi.

Saranno passati dei minuti dal sorgere del sole e, non avendo più sonno con cui addormentarmi, vado in bagno a sciacquarmi e prepararmi per uscire in un secondo momento. Durante la preparazione sono stata accompagnata dal famoso russare di Joanna.

Vorrei proprio sapere se si accorge del rumore che fa mentre dorme. Sembra una tromba. Soffoco una risata andando a prendere il cellulare sul comodino, notando un messaggio ricevuto ieri notte da:

«Léon?» dico nell'aria.

Strano che non io non abbia sentito la notifica. Magari avrò avuto il telefono silenzioso. Al suo nome, faccio mugugnare mia cugina che esprime una frase bizzarra:

«Chico Entrometido, sparisci dalla mia vista» bofonchia «Sei sempre in mezzo. No che non ti ascolto» e si gira dall'altro verso.

La guardo stupefatta. Lo sta sognando? Non me lo sarei mai aspettata. Adesso sono curiosa di conoscere il sogno. Mi convinco di mandare la curiosità a dopo, lasciandola nel suo sonno, aprendo la chat con lui.

"Ciao Riele, sono Léon. Ehm... prima di tutto scusami se sto disturbando la tua, lo spero, ripresa e ti chiedo di nuovo scusa soprattutto per ciò che è avvenuto al locale. Davvero non lo sapevo che sarebbe venuto, te lo avrei riferito senza ombra di dubbio. Mi dispiace molto e capisco se ignorerai il messaggio. Auguro che ti senta meglio, e per qualunque cosa contattami pure. Buenas Noches."

Spengo lo schermo. Che carino a preoccuparsi per me, sperando che mi senta meglio, e ribadendo le sue scuse per ciò che è successo. Dovrei dirgli anch'io scusa, sia per averlo trattato male quando poteva effettivamente non sapere che Jace sarebbe comparso e sia perché non se lo merita. Gli scrivo subito.

"Ciao Léon, o forse dovrei dire buongiorno. Anch'io ti chiedo scusa per il mio brusco comportamento nei tuoi confronti, non lo meritavi affatto. Grazie a Joanna sto meglio e ti ringrazio per il tuo interessamento."

Mi fermo, elaborando.

"Se ti va possiamo incontrarci in mattinata e parlarne di persona, ovviamente se sei libero. Poi fammi sapere."

Lo invio attendendo che sia online. Però potrebbe star dormendo, almeno che non sia un mattiniero.

Intanto mi colloco infondo alla camera, posata contro la schiena all'ampio armadio e inserisco le cuffie all'interno del jack del mio cellulare.

Clicco sull'app di Spotify e digito le iniziali di una canzone, fino a che mi sopraggiunge un messaggio dalla persona che stavo aspettando. Credo di aver interrotto il suo sonno.

"Certo! Sono più che libero e non mi aspettavo di sentirti già alle prime ore del mattino. Sicura di stare bene?"

Entro nell'app di messaggistica.

"Non ho dormito un granché, ma va bene così. E te invece? Come mai sei sveglio a quest'ora? Ti ho rovinato il sonno non è così?"

Mi replica subito.

"Non centri, tranquilla. Sono una persona che ama il mattino e addormentarsi presto, così da essere riposato alle prime luci del giorno."

"Fai bene e migliora la salute. Io sono un mix tra l'esser mattiniera e notturna; mi piacciono tutte e due gli aspetti, tuttavia non riesco a trovare un buon equilibrio tra essi."

"Immagino, non deve essere facile. Anche a me capita di esser notturno, a causa degli orari del locale nei fin de semana e appena arrivo a casa mi fiondo a dormire. Non so come facciano i notturni a non godersi la notte restando svegli, anziché per riposarsi nel sonno."

Lascio un sorriso e osservo Jo per qualche attimo.

"Joanna adora la vita notturna. Resterebbe sveglia per tutta la notte se non ci fossi io a raccomandarle di dormire, per evitare che si svegli al pomeriggio, ahah."

Ride anche lui, scrivendo una frase parecchio interessante.

"È una ragazza cocciuta, ma straordinaria anche se non si fida di me. A tal argomento ho trovato un sistema per guadagnarmi la sua fiducia."

E invia i due punti con la parentesi all'insù.
Prevedo una sorpresina mia cara cugina!

"Che le riserverai? Sono curiosissima."

"Te lo svelo se mi prometti che non glielo dirai."

"Hai la mia parola, amico mio."

Dai ora dimmelo Léon.

"Sarebbe meglio di persona prima che ci senta."

Ma se ci stiamo parlando tramite chat?

"Léon, siamo in chat, non può sentirci."

Si accorge della svista.

"Hai ragione, ahah."

Rido.

"Che ne dici se ci vedessimo in questo momento?" gli propongo.

"Va benissimo."

Decidiamo che il luogo di incontro sarà nella hall dell'hotel tra un quarto d'ora. Sono elettrizzata di scoprire cosa si tratti!! Joanna non se l'aspetterà nemmeno un minimo! A maggior ragione dal suo, come chiama lei, Chico Entrometido. Anche se il 'suo' non lo dice.

Prendo un post-it dalla borsa, mettendolo sullo specchio in cui scrivo di non preoccuparsi e che arrivo subito. Infilo la chiave nella tasca, scrutandola una terza volta. Sto prendendo davvero in considerazione che ci sia un feeling tra loro. L'ha per giunta nominato nel sonno! Non sarebbero male.

Sogghigno ed esco, percorrendo le scalinate che mi portano dritta nella hall principale dell'hotel. Sono in anticipo di dieci minuti; vorrà dire che lo aspetterò sui divanetti distanti dall'entrata.

Passati i minuti controllo la porta, scorgendo la sua figura. Gli faccio cenno alzando le braccia in aria, e mi raggiunge con un bel sorriso contornato in viso.

«Hola Léon» lo saluto.

«Hola Riele, ti vedo in grandissima forma» contraccambia sedendosi su un divanetto accanto alla mia.

Tra quello che riserverai per Jo e lo stage.

«Sì, è così» confermo ripensando a quest'ultimo che intraprenderò a breve.

«E posso sapere il motivo?»

«Certo. A breve lavorerò come stagista presso la casa di moda di Rebecca Trevi. Non so se la conosci» gli rivelo.

Lui ci pensa su.

«Ho idea di chi sia, avendola sentita parlare da mia madre. Congratulazioni Riele» si congratula felice per me «Sarai un'ottima stagista.»

Incrocio le dita sperando in bene e le rilascio alla sua riflessione:

«Quindi significa che partirete tra pochissimo.»

Annuisco, esponendo che sarebbe stato dopo domani. Lui si stupisce.

«Questo lunedì?» il suo tono risulta dispiaciuto.

«È così» affermo avendo anch'io del dispiacere.

I biglietti di ritorno sono proprio per questo lunedì.
Saranno le ultime quarantott'ore che trascorrerò con Léon. Eh sì, la vacanza sta giungendo alla sua fine.

«Capisco, infondo prima o poi avreste dovuto ritornare nelle vostre case» sospira sottilmente, proseguendo a fil voce «Per cui anche lei se ne andrà.»

Vela il suo dispiacere con lo scherno.

«Immagino che tua cugina sarà contenta di non rivedermi più ah-ah» fa finta di ridere posizionando una mano sul braccio.

Mi rincresce che Joanna non si fidi di lui a tal punto che potrebbe essere felice di non rivederlo. Ne sarebbe capace.

«Fidati che appena vedrà cosa le riservi cambierà opinione su di te» alzo sicura i pollici.

«Tu credi?» chiede speranzoso.

«Certo.»

Lui mi sorride esalando una frase d'effetto:

«Joanna, portatrice di gioie.»

Rimango per mezzo secondo stordita dalla scioltezza delle sue parole.

«Esiste questo detto?» non l'ho mai sentito prima.

«No, me lo sono inventato» dichiara piuttosto imbarazzato.

Gli sorrido maliziosa.

«E perché dici questo?»

Uh uh, percepisco una confessione in arrivo.

«Perché mi ha portato gioia e anche a te, suppongo. Be' mettendo in secondo piano i suoi modi di fare rudi.»

Il mio intuito d'amore ha fatto bingo.

«Uh, uh a qualcuno interessa mia cugina» lo canzono.

Léon diventa un pochino rosso.
Oh mamma mia è cotto di lei!

«N-no, non proprio. Mi sta solo simpatica come te.»

«Léon, non provare a pararti il di dietro» lo canzono.

Eh, eh ti ho colto in fragranza mio caro. Lui si zittisce nascondendosi dietro alle riviste dell'hotel. Lo sapevo!

«Cambiando argomento, non volevi sapere che cosa io intendessi in specifico, in riferimento nell'ottenere la sua fiducia?» si ripristina come se non fosse accaduto nulla.

Accenno di sì. Mi domanda se si può avvicinare nel mio orecchio per dirmelo e accetto.

«Si tratta di un...» a questo punto balzo all'indietro con la sedia.

È un genio!!

«Léon» lo nomino vacillante.

Lui si incupisce.

«Mi sono affidato alla mia supposizione. È una pessima idea non è vero?»

Mi affretto a correggermi.

«È un ottima idea dovresti dire! Ma che dico è geniale!» esalto «Stai sicuro che ne sarà felicissima.»

Lui mi sorride contento che io condivida l'idea.
Sarà super mega entusiasta e gasata!!

Essendo stata colpita da un crampo della fame, mi prendo un dolce colombiano dal bar del Cómodo hotel e decidiamo entrambi di prendere una boccata d'aria.

L'atmosfera è talmente serena che si può tranquillamente uscire con la T-shirt, venendo accompagnati dall'arietta fresca di prima giornata. E ricordiamoci che siamo ad Ottobre. Nel contempo lui mi svela come ha fatto ad ottenerlo.

«Per cui ti piace?» gli pongo improvvisamente.

Tossisce.

«N-no Riele, semplicemente voglio che si fidi di me» mi dice sventolandosi dell'aria.

Sto per comunicargli di essere sincero e continua:

«Allora, siccome sono una persona onesta e non tollero molto le menzogne, ti dico che provo effettivamente dell'interesse verso di lei ma, sì c'è un ma, non si è evoluto in quella fase che tu pensi.»

È già qualcosa.

«Per favore non dirle nulla, mi raccomando» conclude teso.

«Prometto a me stessa» rafforzo.

Si allevia. Nonostante sia difficile, la devo mantenere. Non posso tradire la sua fiducia.

Più percorriamo le stradine di Medellín, più sono desiderosa di sapere come sarà la sua reazione. Caspiterina Jo! Oltre alla sorpresa che riceverai, non saprai, almeno per il momento, che interessi a Léon.

«Inoltre ora che partirete a breve, sarà una sorta di regalo di saluto. Prendila in questo modo.»

Attraversiamo le strisce pedonali, finendo nella parte posteriore del Local de Sorpresas. Mi metto le mani sui gomiti, meditando su un inizio che non risulti troppo diretto riguardo a Jace.

Léon mi atterrisce con il suo intuito finissimo.

«Cosa mi vuoi chiedere? Il mio senso e le tue gesta, mi fanno pensare che tu voglia porre qualche richiesta» mi guarda attentamente «E sono certo che non si riferisce al discorso di poco fa.»

Mi ha colta in fragrante.

«Ok sarebbe meglio che io arrivi dritto al punto. Non è così?»

«Ti conviene particolarmente se questa richiesta sarà impegnativa o di simile grado, ora che il tuo tempo è limitato» rilascia.

Ha del tutto ragione. Questa potrebbe essere la mia chance di ricavare informazioni o addirittura riuscire a parlare con Jace; non devo perdere altro tempo.

Dichiaro la mia richiesta:

«Léon, tu sai dove potrebbe alloggiare Maggie Lindemann? Se ne sei a conoscenza, per favore dimmelo» lo interrogo con occhi disperati.

Lui schiude la bocca e la richiude all'avanzare delle mie parole:

«Tu sei l'organizzatore del suo spettacolo, teoricamente ti hanno fornito delle indicazioni sul suo conto tra cui il suo alloggio. Se lo sai, per favore, te lo chiedo per favore, dimmelo.»

Léon è la mia sola speranza di rivederlo. Lascia un respiro profondo, rimanendo immobile e pensieroso.

«Credi che colui che cerchi, stia nel suo stesso albergo?» proferisce sotto al riflesso dei raggi solari.

«Esattamente. Considero che si conoscano, almeno dal primo impatto che mi hanno innescato appena li ho visti assieme dietro le quinte e dalla disinvoltura della cantante sul suo modo di porsi a lui. Queste accortezze mi hanno fatta giungere a questa riflessione.»

«Sai che potrebbe essere una coincidenza» mi fa ragionare «Potrebbero essersi conosciuti lì per caso, non so in che modo, ma potrebbe darsi così.»

Sussulto per la sua solida teoria. Tuttavia devo pur provarci.

«Puoi avere ragione, eppure necessito di tentare. Altrimenti non lo scoprirò mai, a maggior ragione che parto dopodomani stesso. Non mi tiro indietro.»

Delinea un sorriso.

«Non so, oltre a quello che so, i rapporti che hai o avevi in passato con NJ ma ti aiuterò con piacere Riele. Cuenta conmigo» mi sostiene.

«Che vuol dire cuenta conmigo?» chiedo ignorante in questa lingua.

Rilascia un risolino cristallino.

«Che puoi contare su di me.»

Mi scintillano gli occhi dall'emozione e dalla gioia tanto da stritolarlo con un abbraccio, ringraziandolo molto grata della sua collaborazione.

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