20. Il Team Trevi

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RIELE

Rebecca Trevi. La proprietaria e l'ideatrice stessa della Trevi's Fashion House e della marca TF. Il marchio in questione risulta essere affascinante e singolare perché è composto da lettere stilizzate in grassetto di color nero, tinte all'interno da una sottile sfumatura argentata mista al bianco, dove vengono avvolte all'esterno da due rose spinate ai lati del contrassegno, aventi delle gradazioni rosse e verdi.

Probabilmente, rendendomi conto soltanto ora, l'orecchino e il foulard regalatomi da Lynette potrebbero appartenere a questa casa di moda per via dello stile corrispondente.

La signora Trevi è posta in piedi al suo scrittoio in legno di quercia lucida mediamente spazioso. Mi indirizza il sorriso che le era apparso precedentemente, accogliendomi nel suo portamento composto altamente professionale. È una donna, deduco, sopra i quarant'anni con i capelli di un grigio platinato molto corti e indossa degli occhiali a lente spessa in forma ottagonale, dove dietro le lenti si riversano le sue pupille di una sfumatura simile al cobalto che le fanno spiccare le lunghe ciglia coperte dal mascara. Un foulard bianco accoglie il suo collo magro rendendo longilineo il suo volto uniforme come il suo corpo.

Mi lascia un qualcosa di britannico la sua figura. Attualmente fatico a credere che io sia nel suo studio e l'abbia davanti, oltretutto ha appena rivolto la parola a me! Che bellezza! Arai mi indaga commentando la mia reazione piena di incredulità e meraviglia.

«È realmente Rebecca Trevi. Stia pure tranquilla» rilascia sottilmente una risatina, mentre la summenzionata rimane nel suo spazio non muovendosi di un millimetro. Nemmeno accenna il suo leggero inarcamento del labiale di poco fa.

Come se avesse afferrato il volto serio e irremovibile della stilista che mi incute, devo dire, parecchia soggezione la sua segretaria decide di arretrare.

«Vi lascio soli» proferisce sino a scomparire dietro l'ampia porta d'ingresso.

Bene, siamo rimaste sole. Dal momento che le sue orecchie raggiungono il suono dello scatto, si smuove per avvicinarsi alla mia posizione.

«Desideravo da tempo conoscerla dal vivo, signorina Riele Downs. Dal frangente che lei è riuscita a raggiungere la finale della Canadian National Fashion Competition da me indetto sino a vincerla con un delizioso e modesto abito innovativo, devo osservare» introduce e le traspaiono delle piccole rughe ai lati degli occhi.

Non sa io quanto! Focalizzo per qualche secondo sulla mia respirazione nel permettermi di espormi senza incagli.

«Vale lo stesso per me, signora Trevi. Sono veramente lieta di incontrarla ed emozionata al pensiero di poter lavorare con lei insieme ai suoi collaboratori. La ringrazio tantissimo per quest'opportunità che aveva concesso a tutte le università di moda canadesi, e ad aver riconsiderato, inoltre, la sua valutazione contro quella dei giudici nella prima semifinale con gli altri due aspiranti stilisti che seppur leali come me eravamo stati ingannati dall'iniquità arrecataci da alcuni semi finalisti» rammemoro quella spiacevole faccenda.

La padrona di questa impresa ha tenuto la massima attenzione nelle mie parole non distogliendomi di una sola vista. Le sue lunghe ciglia si chiudono con forza riaprendosi immediatamente, come se le fosse tornata in mente quell'episodio.

«In merito a quella vicenda vergognosa non c'è alcun bisogno di ringraziarmi. La rettitudine e il fair play costituiscono la base di ogni attività lavorativa che si vorrà svolgere. Nessun datore o imprenditore vorrà simili persone in malafede, d'altronde hanno avuto la corretta sanzione e ritorsione» replica autoritaria.

Mi indica di sedermi e faccio come dice. Lei torna nella sua posizione iniziale, accomodandosi nella sedia dietro alla sua scrivania. Vedo gli oggetti ben disposti. Fintanto che prende una manciata di  documenti mi osservo attorno, notando che lo studio è tappezzato da una serie di quadri su ogni parete raffigurati gli schizzi dei suoi capi oppure delle modelle sulle passerelle con sempre addosso i suoi abiti meravigliosi.

Sorrido all'idea di poter contribuire nella realizzazione di una di quelle, eppure la mia concentrazione si posa su una richiesta che mi causa un cumulo di confusione.

«Come valuta di prima impressione l'appartamento che ho affittato per lei?»

Scontro visibilmente le sopracciglia. Appartamento?
Per me? Scostando gli occhi dai fogli individua la mia perplessità.

«Appartamento dice? Veramente sono alloggiata in albergo a poche decine di passi da qui. È quanto mi era stato detto dalla posta elettronica» le faccio sapere tuttora confusa.

Mostra il suo sbigottimento dall'espressione facciale che le individuo.

«Come albergo? Le avevo designato un appartamento nel quartiere di Back Bay, ubicata a meno di dieci minuti dalla mia impresa. Chi le aveva dato quell'informazione assolutamente errata?» mi quesita senza alcuna pausa respiratoria con un tono troppo calmo.

Non so la ragione ma la sua calma esteriore mi inquieta.

«Un certo Adam Richmond» rispondo ricordandomi subito dell'emittente.

«Adam Richmond ha menzionato?» delinea con occhi vacui.

Annuisco. Questi aveva compiuto un disguido per quanto riguardasse la sede in cui avrei dovuto lavorare. Non mi sorprenderei se avesse nuovamente compiuto un malinteso.

«Uh! Non è la prima volta che sbaglia nel comprendermi. Lo avrei dovuto licenziare già da tempo quel disgraziato incompetente chissà quali altre inesattezze avrà scritto dalla sede di Toronto, ma, in ogni caso veniamo a lei, signorina» attutisce i nervi che la stavano surclassando riponendo la schiena sulla spalliera della sedia a girevole.

Alla parola licenziare mi arrivano dei brividi poco rassicuranti.

«Lei viene da Toronto e si è laureata presso la University Modern & Fashion Design, dico
bene?» mi analizza coincisa avendo le sue pupille diligenti.

Ha in mente per esteso il nome della mia università? Mi schiarisco la gola.

«Sì, signora Trevi» affermo.

«Molto bene, e ha idea di quanto durerà questa sua formazione?»

«Presumo cinque mesi?» provo ad indovinare, sbagliando di un mese.

La sua argomentata risposta percuote il mio corpo.

«Sei con precisione. Sarò io stessa a decidere le sue sorti nella mia casa di moda. Le sottoporrò a molte prove debilitanti e allo stress generale recato dai diversi capi, modelli, cerimonie ed eventi in cui lei sarà presente. In questo modo potrà coltivare la sua preparazione, già individuata dal suo niente male, oserei dire, brillante vestito nella fase finale del concorso.»

Sorrido nell'ultima parte del comunicato.
La contentezza mi radia l'animo.

«La ringrazio sia per il complimento e sia per l'appartamento» proferisco grata di entrambi.

Fortunatamente non dovrò più preoccuparmi di cercare una casa temporanea ed è stata molto gentile da parte sua affittarmi a sue spese un appartamento. Una spesa e uno stress minore. Non me lo sarai nemmeno lontanamente sognata di questo sussidio considerevole.

Alla signora Trevi compare un mezzo sorrisetto dai tratti sarcastici.

«E sarà soltanto un assaggio di quello che vedrà e vivrà in questo suo apprendimento» aggiunge una curiosità lusinghiera «Mi stazionerò quasi costantemente in questa sede durante questi sei mesi con l'obiettivo di vigilare il suo operato e darò l'impegnativa della sede principale di Toronto ad una mia fidatissima responsabile.»

Sebbene la prima nota non fosse delle migliori rassicurazioni sono pronta a tutto ciò che mi capiterà da qui ai prossimi sei mesi.

«E prima che me lo chieda, sappia, signorina Downs, che le pagherò soltanto gli affitti del suo alloggio e coprirò i suoi viveri principali prettamente necessari. Il resto dovrà guadagnarselo fintanto che sarà qui. Ogni prototipo esclusivo che vedrà, dovrà mantenerlo all'interno di queste mura con la massima riservatezza oppure le avviso severamente che ci saranno delle conseguenze austere sul suo conto incidendo pertanto sulla carriera che sta tentando di costruire. Le è chiaro?» mi preannuncia rigorosa.

«D'accordo signora Trevi» acconsento responsabilmente e lei mi sorride aperta.

Il suo annuncio è stato chiaro e intimidatorio. Sapevo sin da subito che avrei dovuto guadagnarmi con fatica e perseveranza la sua fiducia. Le dimostrerò che merito di guadagnarmi ciò che mi spetterà e per di più non mi azzarderò a rivelare nessun prototipo.

Durante il mio monologo interiore prende il telefono fisso dallo scrittoio componendo un numero. Dall'altro capo della linea interviene una voce femminile.

«Tamara raduna la squadra creativa e artistica nella sala riunioni. Vi devo presentare la stagista» rilascia concludendo con un ringraziamento.

Aggancia la linea per poi fissarmi nei miei occhi incuriositi.

«Detto questo» pronuncia allontanandosi dalla sua postazione per collocarsi al fronte dell'uscio «Mi segua pure. Le devo presentare il mio team creativo con cui collaborerà d'ora in poi.»

L'arco del suo sorriso flebile non diminuisce, e ciò mi rincuora. Lo contraccambio con uno più evidente e mi levo anch'io in piedi elettrizzata di conoscere la squadra della Trevi's Fashion!

«Sarà un vero onore» esprimo smagliante.

Usciamo dal suo ufficio in precedenza riversata dall'ansia che mi attorniava. Ora non lo è più, anzi, mi sento stranamente serena.

«Arai, la donna che ti ha accompagnata sin qui, talvolta si occupa del servizio di accoglienza ma prevalentemente è la mia segreteria di Boston. Ti avrà di certo spiegata la disposizione dell'edificio, no?» mi domanda con la testa e la schiena ben dritta.

«Certamente. Giusto un attimo prima che venissimo da lei» confermo simulando la sua impostazione.

«Ottimo» proferisce ben concentrata.

Scendiamo utilizzando l'ascensore alla volta del piano inferiore, ovvero il terzo. Sembra simile all'ultimo piano, soltanto meno ampio riguardo i corridori e infondo ad essi si trova una larga porta chiusa; la signora Trevi si direziona lì. È il momento!! Lei posa le dita lineari sulle maniglie color basalto, voltandosi nella mia direzione.

«È pronta a conoscerli?» mi riferisce con sguardo di prima impressione di sfida.

«Assolutamente sì, signora Trevi» affermo avendo le palpitazioni pure nelle vene.

Si volta spalancando direttamente le porte della sala riunioni. Una luce abbastanza intensa colpisce le mie pupille, tuttavia dura una frazione di secondo nella quale ci addentriamo. Ravvedo immediatamente un tavolo a forma ovale in vetro composta da molte sedie: una quindicina probabilmente. Di fronte ad alcune di esse si posizionano sette persone costituite da tre uomini e quattro donne. Hanno l'apparenza così giovane che mi ammaliano. Pare che ognuno di loro illumini la sala attraverso la loro vivida professionalità e il loro talento indiscusso.

«Signorina Downs, le presento ufficialmente
e con molto piacere il team artistico della sede di Boston» indica con eleganza tramite le sue mani le sette persone che da ora saranno i miei colleghi.

Tremito dall'eccitazione! I miei occhi scuri luccicano come se avessi davanti dei doni natalizi.

«E se avrà la diligenza, la determinazione con la disciplina indispensabile per lavorare in questo settore, chissà, forse in questi mesi avrà la possibilità di poter conoscere la squadra di Toronto insieme al team di Parigi.»

Al menzionare la sede della mia città natale unita soprattutto a quella di Parigi il mio cuore emozionato si rallegra ancor di più, esplodendo dalle violente collisioni. Avrei voluto dirigermi a Parigi con Joanna nella nostra vacanza tra cugine, purtroppo però il budget non ce lo ha acconsentito. E adesso che ascolto concretamente che potrei avere l'occasione della vita di andarci quasi mi vengono le lacrime.

«Dunque lascio giustamente la parola e la condizione di farsi conoscere con reciproca conoscenza i miei collaboratori, ma prima le vorrei mostrare i dirigenti principali di questa sede» mi avverte.

Dopo il comunicato si fanno avanti un uomo alto con la barbetta curata e una donna di statura un po' più alta del collega dai capelli caramello. Entrambi sembrano avere sopra i trent'anni di età, e gli stessi si pongono decisi ai lati della Trevi.

«Loro sono Tamara Bright e Jack Hole, le mie rispettive braccia. Attesto questo perché hanno recato parecchio sostegno nelle varie progettazioni che ci sono stati negli anni e che ci saranno in programma, oltre a porsi in continua comunicazione con le altre sedi affinché non sorgano degli squilibri.»

Osservo i loro volti imperturbabili e seri. Ammetto: anche loro mettono un po' di soggezione. La donna dalla chioma al caramello compie due passi in avanti rispetto all'uomo, e quest'ultimo le lancia un'occhiata non decifrabile.

«Come ti ha annunciata la nostra cara stilista per eccellenza, io sono Tamara Bright. Principalmente ricopro il ruolo di Fashion Stylist e occasionalmente mi occupo del settore di ricercatrice di tendenze collaborando con Emilia Lopez, una mia collega la quale conoscerai a momenti siccome è in questa sala. Non avrò modo di seguirti costantemente durante il tuo periodo qui da noi, essendo molto spesso in trasferta all'estero» mi comunica con un tono strano che si avvicina all'apatia.

Sarò forse una mia impressione? Può darsi pure che sia di natura così. A fine discorso la signora Trevi aggiunge un commento sul mestiere della donna:

«L'intraprendenza e il progresso della Fashion Stylist portano al successo complessivo degli obiettivi prefissati. Invece le ricercatrici di tendenze rappresentato i rivoluzionari dei nostri modelli.»

La Fashion Stylist, da quanto ho appreso all'università, è una professionista cui scopo è l'interazione con i vari individui esterni alla casa di moda i quali hanno una notevole influenza: dalle redazioni alle celebrità, e si beneficia della loro influenza per avvalorare gli abiti in vista delle campagne pubblicitarie, degli eventi oppure delle sfilate. La ricercatrice di tendenze illumina e spicca di notorietà nel proporre nuove opinioni o spunti nella formulazione dell'opera stilistica.

A questo punto si fa avanti l'altro braccio, quello sinistro, della signora Trevi.

«Come anticipato il mio nome è Jack Hole, e ricopro il ruolo di direttore artistico di questa sede secondaria. Sono a capo di una squadra creativa il cui fine è di supervisionare, dirigere e collaborare confluendo con essa i modelli realizzati rispettando tra l'altro la cura e le tradizioni del marchio, grazie a scelte e strategie originali ricche di novità allettanti» espone in modo competente.

«Esattamente. La sua originalità e la sua innovazione fungono da parole chiavi per il nostro direttore artistico» interviene come ultima la donna più importante della Trevi's Fashion House.

Traggo dal silenzio emerso per presentarmi:

«Piacere a voi. Sono Riele Downs, la stagista neolaureata alla University Fashion di Toronto nell'Ontario. La stessa che ha partecipato e vinto la competizione della signora Trevi.»

Loro due annuiscono senza particolare espressione e passo la visuale al resto del team: mi rivolgono degli sguardi ospitali. Bene, man mano dovrò ricordarmi sia i nomi e sia i loro relativi ruoli.

«Emilia, avanti, presentati» enuncia ad alta voce la Fashion Stylist, Tamara.

L'interpellata avanza di un passo rivelando essere una giovane donna che potrebbe essermi coetanea. È la più bassa del gruppo e mostra avere una corporatura più o meno paffuta.

«Scusami Tamara, comunque piacere di conoscerti Riele Downs, il mio nome è Emilia Lopez detta anche 'Emily'. Sono l'assistente principale nel campo dei modellisti occupato dai responsabili del settore: i gemelli Benson situati inconsciamente e casualmente al mio fianco. Giusto ragazzi?» si orienta a questi ultimi che si limitano a sorriderle «Quando necessario aiuto Tamara nella sezione tendenze e nell'organizzazione degli eventi se lo richiede la stilista Trevi. Credo di aver detto tutto, almeno, secondo la mia mappa mentale da nonnetta.»

Ironizza impacciandosi verso la fine e ridacchio silenziosamente. La stessa Tamara l'ammonisce strettamente, limitandosi a citare il nome della giovane. Avendo frenesia nel sapere che ruolo mi sarà affidato, alzo la mano per domandarlo e la stilista Trevi accoglie la richiesta.

«Scusate l'interruzione posso permettermi di chiedere che ruolo interno ricoprirò?»

Risponde senza remora.

«Sarà una modellista e verrà affiancata dai gemelli Benson che stavano sul punto di mostrarsi.»

Sorrido a piene gengive: una modellista? È meraviglioso! Avrei comunque desiderato, nonostante l'avessi considerato improbabile, lavorare a fianco, a fianco con la Trevi. Tuttavia, onestamente, gradisco questo ruolo. I due gemelli, una sorella e un fratello, procedono nell'esporsi. Parla la sorella:

«Sono Lola e lui è Lewis. Siamo i fratelli Benson e ci occupiamo con le nostre abilità tecniche specifiche di sviluppare e rendere concrete le collezioni astratte, gli schizzi delle bozze oppure i modelli ideati dalla signora Trevi, stando in continuo rapporto comunicativo e uditivo sul progresso delle sue idee. Dovrai essere una buona ascoltatrice partendo prima dal cuore, e poi nella tua anima per poter cogliere con precisione la volontà dello stilista nelle sue direzioni. Trasformerai i disegni in realtà.»

«Signorina la diligenza, l'operosità, la realizzazione e la meditazione sono elementi indispensabili che caratterizzano e distinguono i modellisti. Lo conservi e lo tenga ben in mente durante la sua carriera se intende proseguire veramente per questa via» espone la donna dagli occhi cobalto.

«Certamente» spiaccico.

I restanti colleghi sono tre:

Il Social Media Manager è rivestito da un certo Martín Diego che guarda caso è colombiano; quanto mi manca questo Paese e il mio amico Léon. Ritornando a Martìn, lui è un normale manager in ambito però di social network. Si concentra sulla comunicazione digitale attraverso queste piattaforme ed è per di più  un esperto che possiede un ottimo pacchetto di conoscenze in questo settore. Secondo la Trevi, la sua competenza e le sue strategie comunicative diffondono ad un'ampia gamma di persone nelle rete sociali le informazioni sulle loro linee di prodotti e abiti.

Poi abbiamo il Virtual Visual Merchandiser gestito da un ragazzo italiano di nome Matteo Romagnoli che è rimasto sorridente per tutta la spiegazione. È un grafico mirato nella sistemazione delle collezioni Trevi's sui negozi virtuali, dovendoli rendere i più affascinanti e intriganti possibili per tentare il cliente all'acquisto.

La citazione della Trevi su questa figura è:

«In assenza del suo senso artistico e grafico che da' colore alle nostre vetrine online, l'impatto che vorremmo dare al pubblico risulterebbe scarsa e antiquata.»

Per concludere ho conosciuto la specialista del
Web Marketing di nome Neila Kumar. È una donna indiana specializzata nel marketing dei siti web, tramite il quale diffonde e promuove l'attività di vendita e promozione. È alla guida di tutte le nozioni tattiche legati a questa sezione. Sempre secondo la Trevi senza di lei, il globo non saprebbe dell'esistenza remota dei loro capi d'abbigliamento nati alla fine degli anni '90.

«Nulla, questi siamo noi e siamo a capo dei settori citati in questa sede» si rallegra la specialista del Web Marketing circondando per le spalle i suoi colleghi accanto «Curiosamente disponiamo nella produzione della Trevi's parfum e bijoux dei colleghi della sede parigina.»

Sollevo le sopracciglia. Quindi i profumi e i gioielli vengono prodotti a Parigi, ora capisco. Da quest'attimo il dialogo lo riprende la padrona di casa.

«Ovviamente come detto sono la stilista, ovverosia la mente principale del mio marchio. Colei che gestisce e crea progettando ogni prototipo, ogni capo d'abbigliamento, bozza e modello con la mia spiccata immaginazione tecnico artistica. La perseveranza, la creatività e la libera immaginazione nella mia indole stilistica delineano le basi della Trevi's Fashion House» rende noto il suo ruolo che era stato chiaro e intuitivo sin da subito.

Apro la bocca per ringraziare dell'opportunità arrecatomi svelando di non vedere l'ora di iniziare con il mio primo compito. Una nota più o meno dolente pronunciata dalla donna dalla montatura ottagonale, cala l'adrenalina che mi teneva attiva.

«Per oggi non inizierà. Lo potrà fare da domani in avanti per via di una riunione complessa che intraprenderemo a breve e che ci terrà indaffarati per tutto l'arco della giornata» mi riporta spiacendosi visibilmente.

«Approfitti del pomeriggio libero per il suo trasloco nell'appartamento che ho selezionato considerato che non avrà di certo ricevuto le rispettive chiavi, le darò una copia con l'indirizzo attinente. Abbia cura e premura, signorina» asserisce tirando fuori dalla sua piccola pochette porpora un mazzo di chiavi.

Lo prendo e la ringrazio ancora. Pazienza se non incomincerò da oggi tanto sarà una questione di ore prima che arrivi domani. La mattinata è già sul punto di andarsene con l'avvento del pomeriggio. Ringrazio nuovamente tutti prima di uscire dalla sala riunioni, tuttavia la signora Trevi mi ferma.

«Caso mai le lascio per oggi un incarico semplicissimo e banale se non l'avesse già compiuto. Le dico che dovrà utilizzare i social network delle piattaforme sociali principali. Spiegherò la ragione domani appena verrà nel mio ufficio con la presenza del Social Media Manager

Martín Diego, l'incaricato in questa professione, mi sostiene con un pollice alzato malgrado automaticamente l'enunciato della Trevi mi abbia raffreddato il sangue congiuntamente al mio corpo che si è irrigidito. Sgrano di poco le palpebre: dovrò utilizzarli e di conseguenza li dovrò installare?

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