6. Vecchi conoscenti pt.2

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RIELE
Daniella Perkins e Brian Jonas?!
Sono proprio loro in carne e ossa!

Rimaniamo tutte e tre totalmente attoniti con solo mia cugina confusa.

«Brian, hai detto Riele? Lei è Riele?!» boccheggia Daniella sistemandosi tra i capelli, gli occhiali da sole.

«Sì, ne sono più che certo. E non hai notato che lei sapeva sin da subito il tuo nome? È chiaramente Riele» conferma lui.

Quanto sono cambiati! Se non fosse stato per quella sensazione che percepivo parecchio nel frangente in cui Daniella mi è passata di fianco nelle scale, a quest'ora non l'avrei riconosciuta: lei non è progredita molto in altezza, ma in campo estetico sì, e ora ha i capelli lisciati tinti di un biondo scuro.

«Sì, sono realmente io» mi ripristino a forza di una lumaca.

Brian rimane allibito. Lui a differenza di lei si è spuntato i capelli, irrobustendosi appena, appena a livello fisico.

«Che qualcuno mi sorregga» dice lui, facendosi aria da solo.

Nel frattempo Daniella mi scandaglia silenziosa, avendo la sensazione che mi stia squagliando viva.

«Certo» tronca la quiete che si era creato «Riele Downs, la stronza. Ecco chi abbiamo davanti.»

Sussulto stordita dal termine che ha espresso senza benché minimo di controllo. Neanche il tempo di dire qualcosa che continua con distacco:

«Come ho fatto a non riconoscere la ragazza di merda» esprime con cattiveria, indietreggiando da me.

Cosa? Ho sentito bene?

«Ah, Dani» si rimprovera attorcigliando il ciuffo tra le dita.

«Come?» mi lascio sfuggire.

Daniella schiocca la lingua, sghignazzando e si regge alla spalla di Brian.

«Hai sentito benissimo, Downs.»

Perché mi ha chiamata per cognome? E perché mi sta trattando così? Passo la vista su Brian, il quale distoglie immediatamente il mio sguardo.

Perché? Perché mi dico? Uh! Non sarà per...

Joanna interviene per difendermi:

«Frena, frena e frena ragazza. Non hai nessun diritto di darle della merda e della stronza. E poi tu chi cavolo saresti?» pronuncia per poi coinvolgere anche Brian «Insomma, chi sareste voi?»

Loro due che prima non l'hanno presa in considerazione, ora la notano.

«Con il chi saresti tu, dovrei dirlo io a te. Come puoi non riconoscere una brillante youtuber e influencer come me medesima? In fin dei conti sono Daniella Perkins» permane a sorreggersi alla spalla dell'amico.

Rimango sgomenta. Ma come cavolo si è trasformata Daniella in questi ultimi anni? Il suo egocentrismo si è innalzato a dismisura, quattro anni fa non era di certo così. Che le è accaduto?!

«Per tua informazione sono sua cu-...» questa volta ad aver parlato sopra a Joanna è stata la protagonista del dialogo.

«Non mi interessa. Ero ironica» rotea gli occhi annoiata.

"Daniella non ti riconosco più" mi dico nella mente preoccupata.

Spero che Brian non sia diventato come lei o non si sia tramutato in peggio. Non ho ancora ben capito come sia, siccome non ha avuto l'occasione di dire qualcosa essendo continuamente preceduto da Miss. Lasciatemi parlare. Mia cugina sbuffa iniziando ad irritarsi e gira anche lei gli occhi.

«Che sbruffona» dice tra i denti.

Brian apre la bocca ma Miss. Lasciatemi parlare lo zittisce, volendo sentire le parole di Joanna.

«Subito ti attaccano, in peculiarità da quella tizia che non ho ancora capito chi sia. Nemmeno un ciao ti rivolgono» asserisce alzando il tono della voce.

Daniella la sente e prorompe:

«Un ciao, un ciao? Ciao un cazzo dopo tutto quello che questa merda gli ha fatto!» poi si rivolge a me, staccandosi dall'amico «E se proprio sei stupida ad arrivarci, mi sto riferendo palesemente a Jace!»

Perdo l'equilibrio e mia cugina mi sostiene.

«I-io...» effondo e lei mi taglia con aggressività.

«Hai anche le palle di fare la finta tonta?!» mi aggredisce verbalmente puntandomi il dito, riferendosi poi a Joanna «Tu non immagini che cosa quest'essere abbia fatto al nostro più caro amico!»

Le vene del collo e della sua fronte le si intorpidiscono. Brian la trattiene per le braccia, a un passo dall'aggredirmi fisicamente.

«A causa sua, sì, a causa di Riele West Downs, Jace Norman non è più lo stesso!» aggiunge con gli occhi semi lucidi «Quest'essere l'ha fenduto con le sue stesse parole!»

Ingoio rumorosamente la saliva, volendo restare calma. Sentirle pronunciare che non è più lo stesso e che l'ho squartato, mi scortica il cuore; eppure voglio imparare a tenere man fermo i miei dolori. Joanna mi guarda perplessa.

«A cosa si riferisce Riele?»

Faccio dei respiri profondissimi, tentando di far circolare l'ossigeno andato in stand-by.

«Ah? Non te l'ha detto? Ben venga allora! Te lo dico io con piacere!» emette con tono sprezzante.

Mi spavento.

«Daniella» lo richiama Brian e lei gli strizza arrogantemente l'occhio, mormorandogli qualcosa all'orecchio.

Il fratello della piccola Julie rimane di sasso.

«Cosa vorresti fare?!» strilla.

Vale a dire?
Mi affretto a parlarle.

«Qualunque cosa si tratti, Daniella non ce n'è bisogno» proferisco con prudenza.

L'interessata mi ignora come se non avessi parlato e rivela a mia cugina quello che più temevo:

«La tua amica, parente o conoscente che sia ha ingannato per ben tutta la loro relazione, durata alla faccia di sette mesi, insieme al nostro più caro amico; illudendolo di un amore che per lei non c'è mai stato, ma per lui sì almeno lo credeva, giocando con i suoi sentimenti e mettendosi con Jace soltanto per estinguere tutte le azioni che lui le ha rivolto per amore! Quest'essere che hai di fianco, l'ha preso per il culo tutto il tempo!»

Joanna mi guarda scossa e io ripeto a me stessa di calmarmi per evitare di crollare. Non ho mai detto né a lei e né a Rylee la ragione per cui l'avessi lasciato. Avevo riferito alle stesse che ero stata io ha lasciarlo, non scendendo nei dettagli. Non mi sentivo pronta di svelare tutta la verità, volevo evitare di esumare quel drammatico e doloroso ricordo. Non avrebbe dovuto saperlo da Daniella, ma da me prima o poi.

Farfuglio, senza volerlo, parole incomprensibili nella speranza di dire qualcosa di concreto. Ahimè, mi risulta impossibile.

«E questo è solo la punta dell'iceberg. C'è un fatto ancor più deleterio e cupo» rivela con tono fragile e con occhi vacui.

Brian l'abbraccia di lato e lei posa il capo sul suo torace. Hanno tutti e due una venata tristezza da lasciarmi una tumultuosa amarezza. Ho paura di indagare di cosa si tratti ma devo farlo, so che ne necessito.

«Sta bene Jace? Lo sentite? Dov'è?» chiedo spedita, forse un tantino, siccome le loro facce risultano scioccate.

«Se sta bene? Ah! Hai pure il coraggio di chiedercelo?!» sbotta adirata.

Brian tenta di pacarla e lui stesso mi rivela:

«Ora sì grazie al cielo, adesso sì. Ma Riele, tu non hai idea di quello che gli hai fatto passare...» lascia in sospeso, non osando proseguire.

Faccio un passo avanti.

«Dimmelo Brian. Dimmi che cosa ha passato» lo invito con il cuore che mi pulsa sempre più.

Emette una sillaba e Daniella lo interrompe.

«Lascia che glielo dica io, se quello che vuole. Così capisce meglio che le definizioni merda e stronza, la si addicono alla perfezione assieme ad altre definizioni che se le manifestassi ad alta voce probabilmente finirei al fresco.»

Gli occhi di Brian si chiudono e lei si mette a un piede da me, svelandomi i fatti accaduti:

«Ha dovuto passare un lunghissimo e terribile periodo di depressione, dopo che lo hai lasciato» mi svela spenta in volto.

Resto stordita. Non mi muovo. Che...

«E non solo» interviene Brian con espressione lugubre.

Cos'altro ha dovuto affrontare?

«Daniella, per favore, dimmi l'altra parte» emetto con voce incrinata dal magone.

Lei non accenna a volerne parlare. Risucchio il più possibile le lacrime all'interno dei miei bulbi oculari, non volendo scoppiare a piangere proprio in questo momento.

«Daniella» il suo nome mi vacilla tra le corde vocali che si spezzano.

Lei guarda in alto iniziando a sbattere velocemente le palpebre per frenare il lento lacrimare, dove le gocce scendono sino a precipitare nella sabbia. Quello che espone mi fa piombare a terra:

«È stato ricoverato in un ospedale psichiatrico, e ha dovuto sottoporsi ad una riabilitazione.»

J-Jace c-cosa... J-Jace c-cosa?! Cosa!

«Oh, per la mia carissima Giamaica» sento dire da Joanna che rimane sconvolta quanto me.

L-lui... No, non deve essere la verità. No!
Non può essere vero, lui...

«L-lui... è la v-...»

«Sì Riele è la verità. Perché dovremmo mentirti su una cosa così seria» mi interpone Brian, e Daniella si volta ad abbracciarlo.

Jace è stato ricoverato per colpa della mia fottuta incertezza e irriflessione. Questo non me lo perdonerò per il resto della mia vita. La persona che mi ha amata e protetta nonché avermi resa felice, preoccupandosi in ogni situazione per il mio bene è la stessa che ho eclissato. Mandandolo in terapia per curarsi, da... me

E come se la notizia non fosse devastante in sé, Daniella aumenta la dose:

«Jace non è più lo stesso per colpa tua, voglio che tu lo metta ben in chiaro e te lo ripeterò fino all'infinito! Non è come te lo ricordavi quattro anni fa; la depressione l'ha rinchiuso!» calca la frase indurendo i muscoli facciali.

Se sapessero che io in realtà l'ho amato e che ero appunto dubbiosa nel ricambiarlo alla sua stessa intensità. Il mio cuore agisce per me:

«Non è come credete voi, c'è una ragione importante che dovete sapere su una cosa» dico in un mormorio.

Ho sforzato la voce e risulta debole lo stesso.
Ma devo lo stesso dirlo!

«Io...» Daniella mi parla di nuovo sopra, non volendomi ascoltare.

«Non me ne frega un cazzo se c'è dell'altro, a maggior ragione se riguarda te! Non dovevi ferirlo, punto. Io ti ho raccomandata e supplicata di non addolorarlo, e Glory, cavoli ti ha persino pregata! E tu non ci hai rispettate. Hai ucciso il cuore di Jace; hai spaccato il suo animo e quello della sua famiglia» sprizza di furore «Ti dovresti vergognare!»

Non respiro.

«Meno male che ora è molto lontano da te. Ed è meglio che sia così» mi corrode prendendo il braccio dell'amico.

Sono in forte shock. È un via, vai di continue avvisaglie dolorose.

«E sappi che io ce l'avrò a morte con te per il resto dei giorni. Prima che ci chiarissimo dopo il così detto 'andare d'accordo', ti detestavo e ora è scoppiato in odio, sappilo. È una minaccia? Oh sì che lo è!» mi avvisa con atrocità.

Ogni sua parola mi causa un capogiro.

«Mi fai talmente schifo che cambio direzione di strada per starti lontana» aggiunge.

E poco prima che se ne andasse anche Brian, lui mi comunica:

«Riele, abbiamo perso entrambi fiducia in te.»

I loro passi si confondono tra quelli della folla che ora non li sento più così numerosi. Joanna mi aiuta ad alzarmi ma io ricado tra le sue braccia e casco nella sabbia. Le prime gocce si riversano all'esterno delle mie pupille. Demolite.

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A calar della sera, il tramonto radia la spiaggia con stupendi colori caldi in unione del vento autunnale. La gente a questo punto della giornata è ridotta al minimo, con solo i viandanti che camminano ai lati del mare.

Joanna mi consola coccolandomi nel suo ben voluto abbraccio, e io non riesco a fare a meno di singhiozzare e piangere, con le lacrime che riflettono il tramonto nella riva.

«Hic, hic.»

Le onde bagnano i nostri piedi nudi e la sensazione di fresco che dovrei sentire dimostra essermi inefficace.

«Oh gyal, oh Riele» dice sconsolata per me.

«Sarai interdetta da tutto quello che hai ascoltato.
Jo, mi dispiace di averti coinvolta» mi rammarico con il respiro frammentato «E mi dispiace moltissimo per aver rovinato anche la giornata sulla spiaggia di Santa Monica e credo di aver rovinato anche tutta la vacanza. Le cose non avrebbero dovuto piegarsi in ciò che hai sentito.»

«Non avresti dovuto essere coinvolta. Non centravi» mi colpevolizzo nuovamente.

Questa vacanza è stata rovinata dal passato che ho cercato di archiviare.

«Ora non generalizzare. Non hai rovinato la nostra vacanza e non devi assolutamente preoccuparti per quello che è accaduto» mi rassicura.

«Joanna, come faccio a non preoccuparmi? Tu non sai bene tutta la storia tra me e lui. Sapere dai suoi migliori amici che è stato depresso e ha dovuto sottoporsi ad una riabilitazione in un ospedale dov'è stato ricoverato, mi ha... mi ha...» non continuo che le mie lacrime mi sormontano come mare in tempesta.

Non avrei mai pensato che la rottura della nostra relazione, lo avrebbe portato a tale condizione di salute. Mi ripugno di me stessa

Joanna mi coccola di più, facendo dei suoni calmanti. Daniella ha ragione a definirmi una merda! Lo sono completamente. Non posso scampare a questo termine.

«Sono una persona orribile» mi sfogo stringendo la sua felpa rossa «Poverino, in questi anni ne ha dovuto passare tante a causa mia, mentre io all'oscuro di ciò ero concentrata esclusivamente sui miei studi universitari.»

Avrei potuto intervenire in qualche modo.
Se solo lo avessi saputo

«È stato unicamente per colpa della mia vecchia me!»

Se solo non mi fossi arresa, anzi. Se solo gli avessi esposto la verità sin dall'inizio, non vivremmo in questa drammatica situazione. Per giunta la sua famiglia, come avevo previsto mi disprezzerà e Glory mi odierà a morte tanto quanto Daniella.

«Per colpa mia» ribadisco disperata.

Mia cugina scioglie l'abbraccio, aiutandomi a posizionarmi dritta consentendole di vedere meglio il mio viso prostrato. Mi sorride con candore:

«Dolcezza, ascoltami, smettila di darti colpa. Non risolverai nulla e peggiorerai di più il nuvolone temporalesco che ti circonda. Devi guardare anche la parte opposta dello specchio.»

«E sarebbe?» mi soffio il naso.

«Sarebbe che almeno lui ora sta bene, e che devi guardare appunto questo lato positivo. Poteva rischiare di rimanerci secco in maniera definitiva.»

L'ultima frase mi raggrinzisce. Poso il mento sulle mie ginocchia, toccandomi istintivamente il fermaglio.

"Chissà dove starai" mi chiedo non esternandolo, osservando poi l'orizzonte.

Le onde si ritraggono e si ripresentano a ritmo continuativo pacando l'atmosfera.

«Toglimi una curiosità» mi rivolge «Sempre se te la senti, ovviamente.»

«Dimmi» autorizzo con voce roca.

Lei mi fissa non sbattendo le ciglia.

«Tu provi ancora qualcosa per Jace Norman?»

Lascio che l'odore del mare mi entri nei polmoni carichi di aria tossica.

«Se devo essere sincera» inizio a rispondere, abbassando la testa «Non lo so e preferisco non pensarci.»

Un'onda mediamente più grande delle altre, si riversa sulla sponda provocando degli schizzi sui nostri visi.

«Molto fresca» commenta.

«Già» bofonchio riportando la mente a ritroso.

Il mio udito sembra foderato, ma mi pare di sentire dei passi fermarsi al nostro lato. Per esserne sicura sbircio mia cugina, la quale esamina la mia sinistra.

«Chi saresti?» domanda barbaramente.

Mi volto stranita.

«Scusami, ma non ci siamo già visti da qualche parte io e te? Oppure mi sto confondendo con un'altra ragazza.»

Sto per dire, nel frangente in cui mi giro, che avrà sicuramente sbagliato individuo e mi fermo all'aspetto esteriore dell'estraneo. Mi è nuovo: è calvo con delle rughe evidenti sull'intorno occhi e ai lati delle labbra. Ha una folta barba.

«Scusi ma ha sbagliato persona» esterno.

Lui si convince delle mie parole e si scusa, retrocedendo da dove è venuto. Guardo mia cugina che alza le spalle.

«Certo che i californiani sono strani» pronuncia.

Ci alziamo e noto un grosso dettaglio dal giubottino nella schiena dello sconosciuto: Lifeguard.
Un momento, quei lineamenti e quella voce... Ehi! Quello non è Rick? Il capo dei bagnini che mi avevano salvata? Lo raggiungo piazzandomi di fronte alla sua visuale. Lui mi fissa confuso e dopo un lampo si accorge di qualcosa in me siccome mi riconosce:

«Tu non dovresti essere Riele Downs? Scusami ma hai le sue sembianze» mi chiede incerto.

Annuisco.

«Sì sono io. Lei non dovrebbe chiamarsi Rick? Il capo della squadra dei guarda spiaggia?» domando sperando che sia lui per non andare incontro ad una figuraccia. Lui scoppia di felicità.

«Sono proprio io!» esclama coinvolgendo pure me.
È davvero Rick!

«Che piacere rivederla» mi sforzo a ricambiare il suo entusiasmo, ma la mia tristezza non me lo consente molto bene.

Da quando tempo. Cavoli, mi spiace dirlo ma è alquanto invecchiato. Tutto sommato è in forma smagliante.

«Anche per me Riele. Quanto sei cresciuta rispetto a quel lontanissimo giorno in cui ti abbiamo tratta in salvo da quelle ingestibili maree. Sei una giovane donna ora.»

Joanna ci raggiunge.

«Dal tuo documento di identità avevi all'incirca sui diciannove anni ed essendone passati quattro, ne dovresti avere ventitré. Vero?»

Affermo.

«Caspita come vola il tempo» si gratta la calva testa non diminuendo il sorriso.

Spiego in sintesi a Joanna chi sia.

«Non vi ingrazierò mai abbastanza per avermi salvata» espongo.

«Figurati, e ti avevo riferito che non dovevi ringraziare solo noi» mi affretto a non lasciarlo proseguire, sentendo già uno spasmo lancinante al cuore.

«Lo so bene.»

Ci facciamo una serie di domande e risposte: lui su che cosa faccio ora e io su come sta fruttando l'attività dei bagnini, dove mi rivela di aver lasciato il mestiere.

«Come mai?»

«Purtroppo ho un ernia alla schiena che non mi permette più di fare dei movimenti come una volta e mi provoca un dolore che nessuno immagina. Il medico mi ha caldamente consigliato di abbandonare il mio mestiere. Purtroppo è andata così, che ci posso fare? È la vita» si amareggia «Però come ricordo mi tengo indosso la stupenda giacchetta.»

«Mi dispiace» emetto dispiaciuta.

«Almeno posso aiutarli da terra. Sai, i ragazzi che avevi conosciuto, alcuni di loro, si sono trasferiti in un'altra spiaggia e altri sono rimasti» mi comunica.

Oh, credevo che lavorassero tuttora tutti qui.

«Peccato che alcuni se ne siano andati» esprimo.

Lui sostiene il mio pensiero.

«A proposito di gente che se ne va è da anni che non vedo il tuo caro eroe» effonde.

Aggrotto le sopracciglia e Joanna pure.

«Caro eroe? Mi sono persa qualcosa?» chiede lei.

Lui ci sorride con solarità, piegando le rughe.

«Ma come Riele, sto parlando di Jace. Quel caro ragazzo che ha compiuto la manovra della respirazione artificiale su di te, non volendo fartelo sapere. Che ragazzo umile.»

Un ennesimo giramento alla testa mi distorce la vista, dovendomi aggrappare al braccio di Joanna.

«Come?!» strepita quest'ultima distendendo la parola.

Lui annuisce con volto fiero.

«Eh sì, ecco perché l'ho chiamato il suo caro eroe. E parlando di lui, come dicevo prima anche se non sono sicuro di averlo accennato, non lo vediamo da un sacco di tempo» si accarezza la barba.

Joanna mi tuona di sottocchio, infastidita dal fatto che non gliene avessi parlato e io continuo ad avere il giramento. Una dichiarazione di Rick mi stona:

«Anche se in effetti, l'avevo visto una volta ma era parso parecchio strano. È successo un po' di tempo fa.»

«Strano come?» richiedo subito, senza peli sulla lingua.

Temo di scoprirlo, ma devo.
In special modo se lo riguarda

Inizia a raccontarmelo e la mia temperatura corporea si abbassa drasticamente. Sento che sto per andare in ipotermia.

«L'ultima volta che l'avevo avvistato è stato tre anni fa, quasi un anno dopo al tuo salvataggio. Fissava in piedi il tramonto di Santa Monica, totalmente immobile sulla riva del mare. Mi sono avvicinato per salutarlo ma un dettaglio mi ha sconvolto: aveva lo sguardo assente e privo di vitalità, con un'aria mesta, come se avesse pianto per molti giorni o forse anche dei mesi. Gli chiedessi se stesse bene ma non ricevetti mai risposta, considerato che se ne andò a passi barcollanti» mi riferisce, sospirando verso la fine.

«Era come se al suo interno avesse una specie di limbo interminabile, dove si ritrovò inabissato. Non ti so definire molto» mi divulga per poi osservarmi.

«Riele, mi trasmetteva un'angoscia terribile. Non so cosa gli sia potuto accadere; tu ne sai qualcosa?» si angustia.

Resto con la bocca serrata, non respirando. Incriminata dalle mie azioni, morendo nel mio tremendo reato. Non so come reagirebbe se gli dicessi che la colpa del suo stato sia io. Mia cugina viene in mio soccorso.

«Ah! Ma guarda come si è fatto tardi, sarà meglio andare. Arrivederci signor tizio, scusi ma non ricordo il suo nome, siamo assai stremate per il viaggio» sbadiglia aiutandomi a muovermi «Deve sapere che siamo atterrate oggi dal Canada. Alla prossima.»

Rick schiude le labbra tuttavia si zittisce ed esterna solamente un saluto. Usciamo spedite da Santa Monica Beach e senza alcun controllo mi volto per vedere se si fosse mosso da dove stavamo, accorgendomi che si sta massaggiando il mento con sospetto. Mi focalizzo sui gradini per evitare di inciampare.

Che Joanna sia lodata per la seconda volta.

«Sarà meglio rintanarci in hotel, per oggi direi basta con le uscite. Ne hai sapute fin troppe» sussurra verso la fine, mutando il tono della voce risultando grottesco.

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Angolo Autrice:

😔😞Queste emoji descrivono il mio stato d'animo nel momento in cui l'ho scritto e l'ho riletto.😭😭 Ditemi che non sono l'unica😢. Lettori e lettrici, mannaggia quanto fa male questa verità che abbiamo scoperto. Il nostro povero e amorevole Jace, ha sofferto di depressione arrivando al punto di essere ricoverato 😭😭. Tutti noi vorremmo ardentemente sapere che cosa sta facendo. Sappiamo solo che sta bene, grazie al cielo eppure Daniella e Brian non hanno detto dove si trova precisamente. Dove ti trovi Jaceee. Pazientate per favore che non manca tanto alla sua apparizione. Vi ringrazio molto per aver dedicato il vostro tempo alla lettura di questo capitolo e ci vediamo nel prossimo con:

7. Rimuginare

Consoliamo anche la povera Riele :(
Meno male che c'è Joanna a confortarla.

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