Capitolo 18.

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"È passato un anno e mezzo da quando avremmo dovuto averlo in casa!" Urla Federico.

"Anzitutto non parlare di Gaetano come fosse un pacco" Lo rimprovero. "Ci sarà una spiegazione! Staranno controllando le carte"

"Per un anno e mezzo? Ci hanno mandato qualsiasi tipo di agente per verificare le condizioni della casa, della famiglia, tu con i tuoi studi..." Continua facendo avanti e indietro nervosamente, poi mi guarda.

"No, sarebbe solo l'ennesima scusa" Scuote il capo tra sé e sé.

"Di che cosa parli?" Mi avvicino.

"Non vorrei che usassero la scusa che tu stai ancora studiando..."

"Per non darcelo in affido" Concludo io. "Scusami e il pre affido? Non abbiamo visto nemmeno quello!"

"Appunto!" Annuisce.

"Ma non è giusto... Ci dev'essere qualcosa che si può fare..." Cerco di ragionare. "Io andrei diretta" Faccio poi. "Chiediamo un altro colloquio, ci presentiamo e chiediamo spiegazioni"

"Esattamente quello che non dobbiamo e non possiamo fare" Sottolinea lui, e io sbuffo.

"Lo so" Alzo gli occhi al cielo.

"Non possiamo andare diretti, si spaventerebbero e bloccherebbero tutto. Il bambino verrebbe traferito eccetera..."

"Perché?" Lo guardo non capendo. "Perché dovrebbero traferirlo?"

Mi guarda come se fossi un'aliena.

"Perché non vogliono darcelo in affido. Vedono che insistiamo, sanno che legalmente siamo dalla parte della ragione in quanto abbiamo tutte le carte in regola, e l'ultima carta da giocare sarebbe quella! Zitti zitti lo trasferiscono, e ciao ciao Gaetano, ciao ciao sorpresa, ciao ciao tutto!" Esclama come fosse la cosa più ovvia del mondo.

"Ma perché non vogliono?" Lo guardo alzando la voce.

"Ma che ne so?!" Sbotta.

"Scusa..." Mi ridimensiono massaggiandomi le tempie. "Davvero, mi dispiace..."

"Non fa niente... Adesso facciamo così: fingiamo di essercene fatti una ragione. Tu continua a studiare, io proseguirò regolarmente con il mio lavoro. Intanto, sappiamo che il bambino resta lì. Ci serve solo una persona fidata che faccia quello che abbiamo fatto noi per vedere se succederà la stessa cosa!"

"E se dovesse accadere?" Domando incuriosita.

"Allora sarà ovvio che qualcosa non va lì dentro in fatto di organizzazione! E ci sarà da indagare" Mi guarda negli occhi e precisa: "Non noi"

Abbasso il capo arrossendo e sorrido. Lui fa lo stesso e scosta lo sguardo.

"E chi mandiamo?" Domando. "Non possiamo mandare la mia amica. Vuoi che non riconosca suo figlio?!"

"Chi ha parlato di Fatima?" Sorride con un ghigno astuto.

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Da una settimana non ho notizie del piano del mio vicino. So solo che sta procedendo bene per il momento e che manca un mese esatto, e poi, se andrà come accaduto con noi, non staremo fermi a guardare.

Suonano alla porta.

Vado ad aprire: è Fatima.

"Ciao!" Esclamo abbracciandola. "E' da un sacco che non ci vediamo! Come stai? Entra, che fai ancora lì?" Sorrido facendola accomodare.

"Grazie... Sono venuta per chiederti una cosa di persona visto che dal telefono non rispondevi... Mi aiuti in storia? Sono cinque libri. Per dopodomani"

"Cosa? Di che cosa... Oddio" Spalanco gli occhi restando di sasso.

Ero così presa dalla questione dell'affido che ho trascurato tutto il resto della mia vita!

"Amica, io ho un problema... Non so nemmeno in che scuola vado!" Scuoto il capo in preda al panico e lei scoppia a ridere.

"Cavolo! Da te non me lo sarei mai aspettata, lo ammetto" Ci sediamo sul divano. "Ehy, ma che ti succede? Scusami, ma è da un sacco di tempo che sei stranissima. Prima ti fidanzi senza dirmi niente, poi ti lasci, ti rimetti, non mi dici chi è, cosa fa, cosa fai tu... Nemmeno i tuoi genitori ti sentono più! Tua madre scrive a me per sapere se sei viva, perché dice che quando ti chiama non le rispondi mai! Un messaggio al mese è già tanto!"

Sono una pessima persona.

"E' che... Sono stanca" Mi lascio andare sdraiandomi. "Non ce la faccio più, la notte non riesco a dormire e il giorno ho mille cose che non posso dire. Fede è un angelo, però anche lui è molto ansioso, quindi io devo mantenere la calma per entrambi, ma a volte è difficile. Perché non voglio che si trattenga, se ha qualcosa che non va è giusto che si senta libero di parlarmene, e io cerco di aiutarlo come meglio posso, però ho le stesse preoccupazioni delle quali non posso parlare perché non ho alcuna risposta e questa cosa mi sfinisce" Dico, e lei mi guarda storto.

"Cioè? Che cosa non puoi dire? Nemmeno a me?"

Soprattutto a te.

Scuoto il capo.

"Ma è una cosa grave? Sei nei guai? Almeno questo me lo puoi dire?"

"Non sono nei guai, va tutto bene. C'è una cosa per cui devo aspettare. Solo che aspetto da tanto, e non ce la faccio più. Ogni volta allungano il termine, e io non so che fare o che dire. E' chiaro che siano scuse, ma non so a chi rivolgermi! Io e Fede siamo da soli, e abbiamo le mani legate" Concludo.

"E nemmeno Federico sa che cosa si può fare?"

Scuoto la testa.

"Abbiamo cercato di fare qualsiasi cosa, ma ci hanno bloccati in tronco. A volte senza nemmeno che parlassimo"

"Ma è pericoloso?"

Scuoto di nuovo il capo.

"Però è una faccenda seria. Lo sto aiutando a mantenere una promessa, diciamo così" Tento di spiegarle.

"Che carina" Sorride. "Ma non prenderla sul personale. Non prendetela sul personale. Se state facendo tutto il possibile, la colpa non è vostra"

"E' questo il problema. Che le cose non dipendono da noi"

"E allora state tranquilli! Non c'è niente di cui preoccuparsi, o vedere come un problema"

La guardo. Sta cercando di aiutarmi e consolarmi come meglio può.

L'abbraccio.

"Il bene che ti voglio amica mia... Nemmeno te lo immagini" Sussurro.

"Anche io" Mi dà un bacio sulla fronte, poi mi accarezza i capelli. "Andrà tutto bene, fidati. Voi continuate a lottare, ce la farete"

Passano i minuti, di colpo poi il lampo di genio.

"Senti, Marghe..." Mi chiama.

"Dimmi" Bofonchio.

"Ma questa cosa non ha un termine prestabilito? Tipo scadenza dello yogurt, dove oltre non si può andare? Se l'hanno sforato, basterà farlo presente alle persone e anche a un avvocato, per poi metterli in guardia. Lascia parlare Fede però, tu non sei una che va molto per il sottile" Scherza.

Le faccio il medio, poi però mi accorgo che forse potrebbe funzionare.

"Devo vedere... Però sei un genio! Ti adoro!" Corro ad abbracciarla per poi cercare il cellulare e chiamare Federico.

Dopo aver sistemato la questione, la mia vita riprende le sembianze di quelle di una normalissima studentessa in panico perché tra un mese ricomincia la sessione e lei è ancora a metà con lo studio.

Nottate dopo nottate, passa una settimana nella quale mi sono divisa tra carte giuridiche, libri universitari e schemi, mappe riprodotte sul tablet.

Non ce la faccio più. 

Sembro un vero zombie: capelli raccolti in una crocchia super disordinata, mangio quello che capita (quando mangio) e per lo più sfoglio fogli di carta chiedendomi chi mi ha fatto fare tutto questo. Però so che ne varrà la pena. Quindi forza e coraggio. 

Sento in lontananza un ronzio continuo che mi disturba in una maniera esagerata, quindi mi alzo alquanto scocciata e giro per casa in cerca della fonte.

La trovo dopo qualche minuto sotto al cuscino: è il mio cellulare.

7 missed calls. 5 Federico. 2 Bestie Deficiente

30 messaggi da Fede, tutti senza senso solo per attirare l'attenzione.

Lo richiamo. Metto in vivavoce e intanto scrivo a Fatima. 

>>Ehy dimmi! Scusa, stavo studiando

"Abbiamo un problema. Abbiamo un grosso problema" Sento dall'altra parte.

"Ciao Fede, è bello sentirti!" Faccio ironica. "Che succede?"

"... Forse tenere all'oscuro la tua amica dell'adozione non è stata una buona idea" 

Mi siedo con le gambe che tremano e il cuore in gola .

"Che intendi dire? Federico, cos'è successo?" Domando preoccupatissima.

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