Capitolo 19.

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"È successo che Miss Wonder ha casualmente sbagliato persona, e sempre casualmente ha mandato la mail a Fatima per farle sapere che qualcuno ha preso in affidamento il figlio!" Esclama.

"Cosa?! Ma non ha alcun senso! Non può..." Respiro. "È impossibile. Fatima non può avere contatti con il centro. Avrebbe già Gaetano se così fosse!" Rifletto.

"Quello che ho pensato io. Però... La ragazza era stata considerata inadatta, no?"

Annuisco.

"Quella donna, vuoi per immedesimazione, vuoi per non lo so come lo chiamate voi... Girl power? No, un'altra cosa... Sostegno... Vabbè, hai capito. È rimasta in contatto con la tua amica nei primi anni. Poi ha smesso, e ha troncato ogni rapporto interrompendolo bruscamente, e sa qualche mese è tornata a farsi sentire"

Resto di stucco. Mi appoggio alla parete.

"Quindi Fatima sapeva dell'adozione"

"Esattamente. Però, naturalmente, non le hanno detto i nomi dei genitori affidatari"

Io sono ancora scioccata.

"'No, te l'assicuro: non lo sa. Sono la sua migliore amica, me ne avrebbe parlato!
Una volta ho provato a parlarci, e non ne ha idea "

"Ma voi vi sentite? Cioè, senti qualcuno all'interno della struttura?"

"Io no..." Scuoto il capo.

"Facciamo così: io adesso sono via. Torno tra mezz'ora al massimo, posso fare un salto da te così ne parliamo faccia a faccia?"  Chiede. "Mi sento più a mio agio" Risponde poi abbassando il tono di voce.

"Va bene! Non c'è problema. Quando vuoi ... Sono qui!" Sorrido.

"Grazie. Lo stesso vale per te eh... Vabbè... Farò più infretta che posso. Ci vediamo dopo" Mi saputa per piu attaccare.

Esattamente mezz'ora più tardi, suonano al citofono.

Apro.

"Ciao!" Sorride.

"Ehy" Sorrido a mia volta, per poi farlo accomodare.

"Ci ho riflettuto...Anche se avesse saputo dell'adozione non sarebbe un problema, anzi!" Ricomincia immediatamente. "Il punto è che la tua amica, se fosse vero che ha sempre avuto notizie del bambino, non avrebbe avuto problemi a riprenderlo in affido. È la madre, Margherita" Mi fa notare sdraiandosi. "Dovrebbe far vedere di essere idonea, ma ce la farebbe"

"Che vorresti dire?" Azzardo incrociando le braccia al petto.

"Che cosa stiamo facendo?" Domanda guardandomi negli occhi.

Non posso crederci.

"Federico... Non puoi pensarlo veramente" Mi vado a sedere con lui. "E Walter?" Continuo, senza pensarci due volte.

Lui si irrigidisce e d'istinto serra i pugni. Ha anche la mascella serrata, il corpo è un fascio di nervi tesissimi.

"Non nominarlo"

Arretro.

"Scusami"

Ricerco il suo sguardo, che in questo momento è altrove, perso nel vuoto.

"Federico..." Lo chiamo più dolcemente.

"Mh" Incastona le sue iridi color miele nelle mie.

"Va tutto bene" Sussurro. "Continuiamo? Sei d'accordo?"

"Continuiamo per forza, oramai abbiamo iniziato e non possiamo tirarci indietro..." Sbuffa.

"Davvero non capisco questo tuo atteggiamento..." Scuoto il capo allontanandomi.

"Ho iniziato questa cosa per far ricongiungere una madre con il figlio, che credevamo fosse perduto. Sbaglio?" Mi guarda negli occhi.

"Non ci siamo ancora riusciti" Gli faccio notare. "Sbaglio?"

"Ma adesso sappiamo che sua madre ha sempre avuto sue notizie! Non lo può tenere, o magari non vuole perché si rende conto che è una responsabilità troppo grande... Secondo te, se sapesse che che l'abbiamo preso in affido noi, ci lascerebbe tranquillamente il mantenimento? O cercherebbe di assumersi piene responsabilità, sentendosi in dovere di aiutarci, sentendosi in colpa qualora non riuscisse?
Senza contare che adesso verrà a conoscenza del fatto che è stato adottato, che non sa chi siano gli affidatari... Come credi che stia? E il bimbo che crescerà senza un padre secondo te come starà?!"  Esclama alterandosi.

"Senza sapere chi sia, cos'abbia fatto... Credi che dei semplici e banali racconti possano sostituire la realtà? La presenza di una persona in carne e ossa, di quella persona in carne e ossa, che ti dovrebbe guidare e supportare, sgridare se serve e accompagnare aiutandoti nel corso della tua vita? Dimmi, come credi che sarà per lui?"

"Certo che non credo che dei semplici racconti possano riportare fisicamente le persone indietro... Purtroppo è andata così, e non si può cambiare la storia. Però possiamo cambiare la nostra, grazie al modo in cui decidiamo di agire.

Gaetano non crescerà con il padre biologico, ma so quanto tu tenga al tuo amico e a questo bambino. Mi fido di te, e so che sarai stupendo. Non ti sto sopravvalutando, semplicemente so che sei capace"

"Come fai a dirlo?" Mi guarda negli occhi, molto attento ad ogni minimo gesto o parola che potrei emettere.

"Perché ci tieni. E tanto anche, e questa cosa è bellissima. Per questo ce la faremo" Faccio sincera.

"Non basta tenerci" Risponde con tono quasi sprezzante.

"E tu che ne sai?"

Mi infastidisco.

"Se non ci tieni, ti arrendi. Questa è la realtà. Ecco perché è importante" Gli spiego.

"Beh, forse una persona decide di arrendersi anche per altri motivi!" Alza le spalle.

"Certamente, con una sola differenza: gli altri motivi possono essere affrontati e superati, mentre davanti alla mancanza di interesse c'è solo da affrontare e superare la grandissima delusione che essa causa: la rinuncia"

Resta in silenzio.

"Il bambino non può restare lì quando qua fuori c'è qualcuno che lo ama, Fede. Vuoi che glie lo diciamo? Lo faremo. Domani, o oggi stesso"  Mi alzo a cercare il telefono.

Quando lo trovo, mi blocca.

"Aspetta. Va bene, facciamo come vuoi tu"

Lo guardo negli occhi cercando di capire se stia scherzando o meno, ma sembra serio.

"Lo dici perché non vuoi litigare o perché ne sei convinto?"

"Entrambe le ragioni" Risponde spontaneamente, facendomi sorridere.

"Grazie" Lo abbraccio.

"Però non appena avremo tra le braccia Gaetano, andremo da Fatima" Fa serio prima di ricambiare la stretta.

"D'accordo " Annuisco stringendo un po' più forte, come fa lui.

"Che cosa vuoi fare adesso?" Sussurro.

"Non voglio disturbare... Torno a casa" Fa intimidito.

"Non disturbi mai, lo sai benissimo. Inoltre... Se vuoi mi puoi aiutare a dare l'esame!" Scherzo.

"Ma tu studi  soltanto?! Leggi e studi? E basta?" Fa sorpreso.

"Nah..  Ballo anche, e guardo la TV!" Lo prendo in giro.

Sorride.

"Ti va di ballare adesso?" Propone, all'improvviso.

Sono senza parole. A- adesso?! E... Come mai?

Lo guardo negli occhi, sembra ... Sereno. Una delle poche volte da quando lo conosco che lo vedo così! Che bello...

"Ma certo" Sorrido a mia volta avvicinandomi. "Che cosa vorresti ballare?"

"Valzer? Sei capace?"

Scoppio a ridere.

"Imparai a ballare il valzer grazie al ballo dei Mikaelson in The Vampire Diaries. Avevo... Cinque anni allora credo, e iniziai a ballarlo con le maniglie delle porte!" Scoppio a ridere al ricordo.

"Cosa?!" Esclama lui sbigottito. "Come diavolo facevi? No adesso devo saperlo" Continua, e la mia risata si fa più forte.

"Eh... Aspetta" Mi avvicino a una porta. "Vabbè... Tieni presente che ero piccolina, ero più bassa della maniglia" Dico iniziando a muovermi a destra e a sinistra, avanti e indietro. "Poi mi attaccavo con due dita e giravo. Quando avevo l'equilibrio mimavo pure un casquet, pensa te!"

"E quando non ce l'avevi?" Domanda avvicinandosi porgendomi la mano.

"Mi staccavo dalla maniglia e andavo a sedermi perché mi girava la testa!" Rispondo onestamente facendolo ridere.

"Doveva essere uno spettacolo starti a guardare allora..."

Piroetta. Ancora. In posizione e un, due, tre e quattro. Cinque, sei sette e otto. Un, due, tre, quattro...

"Sicuramente comico!" Scherzo.

"Ma no, dai... Per come sei brava adesso... Ti sarai esercitata parecchio!" Osserva.

Sorrido, in completo imbarazzo.

"Grazie mille! Beh, ero da sola nella stanza... Mia mamma lavorava da casa, mio papà era sempre via... Quando tornavo da scuola o guardavo sempre la tv oppure facevo anche qualcos'altro!" Sorrido.

"Giustamente!" Mi fa voltare. "Disegni? Ne facevi?"

"Sì! Sì, certo... Solitamente ad ognuno associavo un racconto di una facciata, due al massimo di fogli di blocco notes... Ero arrivata a un punto in cui mia mamma me li doveva nascondere!" Esclamo. "Li finivo in un giorno!"

"Wow!" Fa estremamente sorpreso.

"Che cosa scrivevi? O disegnavi?"

"Bah... Qualsiasi cosa. Avevo i righelli con le formine, le ricavavo. Tu invece?" Sorrido.

"Io ero più da cartoni animati. Crescendo mi sono appassionato all'arte, sì, ma non disegno. Mi piacciono le mostre, i musei, ci vado con entusiasmo a guardare quelle opere così perfette esposte. Tu pensa, risalenti al Quattrocento, Cinquecento, Seicento, Settecento e via dicendo, si sono conservate nel tempo! Poi ovvio, vengono restaurate e tutto quanto... Però pensa te. E nota la precisione con cui sono state fatte..." Parla con una tale enfasi, che non posso fare a meno di sorridere. "No, sono bellissime... Hai presente anche, per esempio, Il Bacio di Hayez?"

"Sì!" Esclamo sorridendo. "E così romantico!" Sospiro.

"Vero?" Sorride. 

Lo guardo negli occhi. Sembra sincero.

"Beh... A quanto pare nemmeno tu sei da meno!" Lo prendo in giro, facendolo arrossire.

"Non lo faccio notare perché non mi piace, però sì dai... Quando l'occasione lo richiede... Perché no?" Scherza.

Ridiamo.

"La cosa più romantica che tu abbia mai fatto?" Azzardo, beccandomi un'occhiataccia.

"Scusa" Sorrido.

"No, vabbè..." Inizia a imbarazzarsi. "Ogni cosa ha il suo tempo e il suo luogo..."

"Beh, certo!"

Silenzio.

"Sai le classiche cose che si fanno, no? Sei un ragazzino, ti piace qualcuna e allora prendi il treno, vai a Salerno e poi torni il giorno dopo perché alle 10 hai un esame" Sorride.

"Che bello!" Non mi trattengo, e inizio a saltellare come una bambina. "Ma è bellissimo!"

"Sì, soprattutto prendere 27 perché ti sei scordato di studiare l'ultima parte! Fortuna che ho una parlantina e quindi me la sono cavata. Poi sai,un po'vai di monologo, un po'di faccia tosta... Unisci le cose con un pizzico di fortuna e ottieni tutto!" Ride.

"Immagino!" Rido anch'io. "Complimenti!"

"Grazie! E tu? Come vanno gli esami? Come li affronti?"

"All'inizio nel panico, poi con organizzazione e consapevolezza" Sorrido.

"Brava! Se vuoi una mano, sono sempre nella porta accanto!" Scherza. "Non abbiamo fatto le stesse cose,ma dove posso..."

"Grazie mille! Anche tu. Se ti servisse qualcosa... Non esitare"

"Grazie!"

Silenzio.

"Siamo troppo timidi e riservati, che cosa brutta..." Faccio il labbruccio. Lui ride.

"Vero... Che peccato. Vabbè, con il tempo in qualche modo faremo, no?"

"Speriamo!" Rido.

Ci salutiamo, e poi ognuno prende la sua strada (come sempre).

Che brutto, veramente.

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