Capitolo 3.

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La porta si apre rivelando la figura di una donna bruna con i capelli sfatti e il trucco sbavato che indossa una camicia allacciata male. Avrà sui trent'anni, non di meno. Se avessi torto, li porta male.

"Posso esserle d'aiuto?" Domanda l'oca.

"Cercavo Federico, mi scusi" Rispondo sincera.

"E tu saresti?" Alza un sopracciglio con tono di superiorità.

"Un'amica di Walter Malisi" Dico sicura, e a quel punto la sua espressione muta.

"Le mie condoglianze. Prego, entra"

"La ringrazio. Permesso" Mi faccio spazio a testa alta.

Subito arriva Federico, che non appena mi vede strabuzza gli occhi e arrossisce imbarazzato.

"Non immaginavo... Sì insomma, credevo fossi venuta domani..."

"E invece..." Fingo un sorriso. "Vado dritta al punto: cos'è successo a Walter?"

I due si guardano preoccupati, poi lui cede guardandomi negli occhi.

"Per favore, accomodati"

Lo ascolto andando a sedermi sul divano, dove lui mi segue.

Il mio cuore inizia ad accelerare notando la sua perfetta compostezza nei movimenti. E' assurdo... Mostra una sensibilità così vera, così pura e spontanea, eppure mantiene un atteggiamento rigido e composto di fronte a tutto. Come diavolo fa?

"Era il compagno di Fatima Chieti, la sua amica, non è così?" Inizia.

"Mi dia pure del tu"

"Solo se fa lo stesso, ma non ha risposto alla mia domanda" Insiste e io sbuffo.

"Sì, hai ragione" Lo assecondo per vedere dove vuole arrivare.

"I due si sono separati dopo la nascita del bambino..."

"Errore. Lei era da sola, perché quello stronzo l'ha abbandonata" Lo correggo aspramente, e noto che il suo sguardo cambia, ora sembra più duro. "Non ce l'ho con te, perdonami... E' che non riesco ancora a spiegarmi il tutto... E dio, quanto avrei voluto ucciderlo!"

"Beh, qualcuno l'ha preceduta!" Si lascia sfuggire un commento.

"E' stato un omicidio?" Mi allarmo, ma si ricompone subito.

"Oh no. No, no, intendevo... Ai piani alti! E' morto di leucemia"

Oh mio dio.

"Da quanto tempo era malato?"

"Questo non glie lo so dire... So solo che quando venne da me, due anni fa, mi consegnò quell'album, e mi disse che avrei dovuto farlo avere a lei, che in qualche modo avrebbe saputo darlo alla sua amica e che insieme avreste saputo che cosa fare. E' tutto, lo giuro!"

Sembra sincero.

"Beh, invece ha una ragazza ancora più perplessa e un'altra ancora più sconvolta!" Mi sposto all'indietro alzando la testa.

Non ci voleva anche questa nella sua vita... Proprio no.

"Mi chiedo perché proprio Monza..." Sospiro.

"Chiedo scusa, come ha detto?" Si avvicina.

Mi alzo.

"Oh, nulla di rilevante... La ringrazio per aver fatto ciò che ha fatto. Le auguro di passare una buona serata" Mi dirigo verso la porta.

"No, aspetti..."

Mi fermo e mi volto.

"Io non so cosa sia successo, ma vi auguro con il cuore in mano che si sistemi ogni cosa"

Sorrido.

"E' quello che spero anch'io" Ammetto sincera prima di salutarlo nuovamente e tornare a casa.

All'una del mattino suonano alla porta.

Vado a vedere dallo spioncino: è Federico.

"Salve! Nemmeno lei riesce a prender sonno?" Scherzo e lui sorride.

"A quanto pare!"

"Prego" Lo invito a entrare.

Ci sediamo sul divano, e lui parla schiettamente.

"Non ci ho capito niente di questa faccenda, lo dico sinceramente. So che Walter era un mio grande amico, che ci siamo sempre supportati a vicenda per tre anni... E che alla fine lui è scomparso"

"Nel senso che è morto?"

Annuisce.

Fa un sospiro profondo, poi continua.

"Combatteva con la leucemia da dodici anni. Mi ha raccontato che aveva un figlio con questa ragazza che ha dovuto lasciare a causa della sua malattia, ma che stava facendo delle ricerche sul bambino. Credeva di averlo trovato, e c'era tutto in quell'album. Per questo voleva che lo aveste voi"

All'improvviso mi ricordo la via.

"Via San Francesco, 2" Sussurro.

"Esatto" Prende il cellulare.

"E'..."

Annuisce.

"Lei come fa ad esserne sicuro?" Assottiglio gli occhi e lui prende il cellulare.

"Perché ho appena visto questo"

Mi mostra il telefono con la mappa e la foto del luogo.

Orfanotrofio "Bambin Gesù" ,Via San Francesco, 2 Monza

Oh mio dio.

"Devo assolutamente andarci"

"Devo venire con lei"

"Mi scusi?" Lo guardo storto.

"Lo devo a Walter, e poi è grazie a me se ha avuto l'indirizzo!" Mi ricorda.

"Lei è davvero simpatico, sa?" Faccio ironica.

"Me lo dicono in molti!" Risponde a tono sorridendo.

"Beh, la ringrazio. E... Va bene! Domattina alle nove saremo lì"

"D'accordo"

"Grazie davvero" Sussurro, mentre istintivamente gli accarezzo la mano. Lui resta fermo per qualche istante. Sembra pietrificato, ma subito deglutisce e torna in sé, ritraendola e ricomponendosi.

"Di nulla" Si limita a dire, ed io colgo il segnale.

"Buonanotte" Mi saluta prima di andarsene.

Passo la notte in bianco, a cercare di immaginare quel bambino.

Devo riprenderlo per forza, lo devo alla mia amica... Deve avere tra le braccia suo figlio, anche se lei vuole convincersi di essersi rassegnata so che non è davvero così.

Solo che... E' grandicello oramai, come lo riconoscerò? Non posso presentarmi lì e dire "Salve, vorrei adottare un bambino!"

O forse sì?

Tra un pensiero e l'altro, si fanno le sei. Sento delle urla provenire dall'altro appartamento.

"Ma dimmi perché" Chiede lei.

"Perché lo devo a Walter!" Esclama Federico.

"Non puoi andare da solo?!"

Oddio...

Faccio finta di niente (anche se è dura!) e mi preparo.

Alle otto partiamo. In auto c'è un silenzio davvero imbarazzante.

"I-Inserisco l'indirizzo nel navigatore. Posso?" Domando con la voce che trema.

"D'accordo" Si limita a rispondere lui.

Una buona parte del viaggio lo passo guardando fuori dal finestrino, poi decido di rompere il silenzio.

"Non volevo creare problemi con questa... Gita fuori porta!" Esclamo in completo imbarazzo. "Ti chiedo scusa"

Capisce immediatamente a cosa io mi riferisca, e continuando a guardare la strada risponde direttamente: "Per quanto mi riguarda, al momento ho soltanto due problemi: trovare parcheggio una volta a destinazione e trovare il bambino una volta dentro"

Cala di nuovo il silenzio.

"Certo che sei proprio un ragazzo di tante parole!" Esclamo dopo dieci minuti.

"E tu una gran silenziosa, ma non per questo ti dico stai zitta" Ribatte.

"Hai sempre la risposta pronta?" Lo guardo.

"A quanto pare!"

Odioso!

Si lascia sfuggire un sorriso, che fa sorridere anche me. Involontariamente, ovvio.

Dopo mezz'ora finalmente arriviamo.

"Visto? Il parcheggio l'abbiamo trovato subito!" Lo prendo in giro.

"Già...Adesso rimane l'altro problema!" Fa sorpassandomi.

Io lo ammazzo prima o poi.

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