Capitolo 9.

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"Vorrei riuscire a farlo" Si ritrae, creando dell'imbarazzo. 

"Spero tu ce la faccia, ma sono certa che sarà così... Basta ragionare un po' di più con la pancia!" Sorrido.

Lui mi rivolge un'occhiata divertita, ed io rido.

Scuote il capo.

Terminiamo tutto, poi lui decide di tornare a casa sua perché ha bisogno di stare un po' da solo.

Ci diciamo "Buonanotte", dopodiché chiudo la porta e vado a guardarmi la tv. 

Bussano alla porta. Mi sveglio.

Sono le due meno venti. 

La televisione è ancora accesa. La spengo, e vado allo spioncino. 

E' Federico!

Apro.

"Buongiorno! Ti mancavo?" Scherzo.

"Ehy! Scusa, non volevo svegliarti..." Sussurra.

"Tranquillo... Anzi, hai fatto benissimo!" Esclamo.

"Perdonami, proprio non riesco a prendere sonno per questa storia... E tu sei l'unica con la quale ne posso parlare, perciò... Davvero, scusami!" Sembra mortificato.

"Non farti problemi, entra" Sorrido facendomi indietro.

"Permesso" Sussurra.

"Prego!" Sorrido guardandolo. Ha un quadernetto, di quelli antichi.

"Io e Walter andammo in montagna quando eravamo più giovani. Avremo avuto... Sedici anni... Forse diciassette" Sorride. "Un giorno non avevamo voglia di andare a scuola, complice anche che avevamo passato la notte sui libri e non sapevamo ugualmente nulla della verifica, ci addormentammo sul treno  e quando ci risvegliammo eravamo oramai al capolinea, a Varese"

Ci sediamo, e io ascolto tranquilla e incuriosita.

"Avendo a disposizione otto ore, girammo per il paesino e passammo la giornata lì!" Continua a raccontare con il sorriso. "Andammo al Sacro Monte, visitammo il centro storico, al Castello Cisalgo..." Le lacrime iniziano ad uscire. "E ne facemmo altre di cazzate simili, alcune programmate altro per lo stesso motivo. Eravamo iper distratti!" Scoppia a ridere. "Mi manca. Mi manca tanto, sai? Avere un amico...Avere lui come amico. 

Non fraintendermi, so che posso farcela anche da solo come ho sempre fatto, è solo che... E' dura. Tutto qui"

"Sai, anche io ho perso alcune persone..." Gli racconto. "Non ci ero così legata, però ciò non toglie che ci stetti male, e ancora oggi a volte mi chiedo perché loro. E comunque mi mancano alla follia.

Avrei fatto qualsiasi cosa per ognuna di loro, e spero anche loro per me. E ti dirò, all'inizio credevo fosse ingiusto quanto accaduto - non che abbia smesso di pensarlo, tutt'ora credo sia assurdo e assolutamente inopportuno - è solo che... Il tempo passa, no? E con lui, si crea una sorta di rassegnazione. 

E' davvero orribile la sensazione che provi all'inizio, quando ti accorgi che non è più rabbia quella che provi, e sei deluso da te stesso. Ma con il passare del tempo comprendi che doveva andare così, che c'è un motivo e una risposta per ogni cosa. 

Magari Dio voleva loro al suo fianco, necessitava di una loro particolare dote, e quindi li ha richiamati a sé!" Tento di spiegare, e lui ride. "Magari semplicemente avevano dato tutto ciò che potevano, e adesso non sapevano più che cosa fare, non sapevano rimettersi insieme, e quindi hanno preferito lasciarsi andare... Questo non lo so. Però non pensare mai sia stata un'ingiustizia, perché nell'Universo c'è sempre un equilibrio a governare gli avvenimenti" Cerco di farlo ragionare, e finalmente sembro esserci riuscita.

"Nel frattempo bisogna soltanto tenere duro, no?" Scherza.

Sorrido.

"Già"

Inspira profondamente, poi mi guarda negli occhi.

"Te l'ho mai detto che sei magica?"

Scoppio a ridere.

"Che cosa?"

Ride.

"Non lo so, qualsiasi cosa io abbia... Dopo averne parlato con qualcuno ci rimugino, e ci sto male. Quando ne parlo con te, e poi ci rimugino magari dopo... E' come se... Quel macigno non facesse poi così tanto male. Non fraintendermi, ci soffro, e sicuramente non è bello. Non fingo niente, anche perché non sono capace!" Scherza. Ridiamo. "Però... Parlarne con te fa scomparire in parte il dolore"

"E non ti era mai capitato?"  Lo guardo incredula.

"Sì... Però non così! Cioè, gli altri non cercano di entrare così tanto nelle vicende come fai tu!" Esclama poi.

Mi sta dicendo che sono invadente?

"Ed è... Bello? Scusa, non capisco" Dico poi sinceramente, facendolo ridere.

"Non fa niente"

"No, dimmelo... Magari cambia parole però, che mi sa di aver compreso il contrario di ciò che volevi dire!" Faccio schiettamente.

"Cos'hai capito?" 

Mi parte una risatina nervosa.

"Sinceramente?" 

Annuisce.

"Che sono una rompipalle" Dico onestamente ridendo.

"Cosa?! No, assolutamente!" Replica lui imbarazzatissimo. "No.. Io... Intendevo che non avevo mai conosciuto una persona così presente, a cui importasse così tanto!" 

Mi fermo.

"Neanche la tua ragazza?"

"Vabbè, oltre a lei... E comunque anche lei aveva dei limiti. Si sarebbe arresa, o avrebbe deciso di non tenere il bambino se avesse visto tutte queste difficoltà"

"Non ci credo" Lo guardo negli occhi.

"Te lo giuro" Fa serissimo. "Come ti dissi, è una responsabilità. E poi non è nostro! Metti che ci chiedesse dei veri genitori un domani! E se noi non saremo pronti?"

"La madre è viva" Gli ricordo. "E la rivedrà. Del papà gli racconteremo quello che sai!" Faccio tranquillamente. 

Lo guardo e vedo una luce diversa nel suo sguardo, ora è incerto.

"E se io non dovessi essere pronto?" 

"Glie lo diremo. Capirà! E quando ti sentirai pronto, glie ne parleremo" 

"E se la tua amica dovesse farlo prima di noi e lui ci chiedesse qualcosa?"

"Glie lo diremo! <<Gli volevo un gran bene, per questo ancora non riesco a parlarne piccolo. Mi dispiace>> " 

"La fai facile tu..." Sbuffa portandosi indietro.

"E' facile!" Esclamo seguendolo. "Bisogna parlare chiaro" 

Mi guarda.

"I bambini non sono stupidi. Sono ingenui, quello sì... Ma capiscono le cose se glie le si spiega con i dovuti modi" 

"Che io non ho" Precisa freddo.

Mi alzo, poi gli porgo la mano: "Come ho detto, non sei da solo" 

La guarda per un momento pensieroso, e con lo stesso sguardo mi guarda negli occhi. Gli sorrido, e un po' dubbioso la afferra per poi alzarsi.

"Per quanto tempo resterai così calma e paziente con me?" Domanda con lo stesso sguardo.

"Fino a quando ce ne sarà bisogno" Faccio sincera.

Accenna a un timido sorriso, che forse cerca di nascondere. Io glie ne mostro uno a trentadue denti, e scoppia a ridere. Lo seguo.

"Ti lascio dormire, giuro... Ora me ne vado!" Esclama guardando l'orologio. Ridiamo, e do un'occhiata anch'io: le due e dieci.

"Non c'è problema. Tanto non dormo!" Scherzo.

"Ah!" Fa malizioso per scherzare.

"Ma sei stupido?!" Esclamo scoppiando a ridere. 

"Studi anche di notte? Mi stai dicendo questo?" Mi provoca.

"Faccio quello che mi va al momento!" Tento di chiudere la questione imbarazzata.

"E adesso che cosa ti andrebbe di fare?" Continua.


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