Capitolo 10.

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

"Mi piacerebbe restare a parlare con te" Dico sinceramente. "Solo parlare!" Chiarisco alzando le mani.

Mi aspettavo ridesse, invece sembra colpito. Ho sbagliato?

"Me l'hai chiesto tu!" Gli ricordo, e sorride.

"Ma certo!" Annuisce. "E di che cosa vorresti parlare?"  

"Mi hai raccontato le tue preoccupazioni, ora dimmi: che cosa ti piace fare?" 

La domanda non sembra stupirlo. 

"Qualsiasi cosa mi faccia stare tranquillo. Camminare, fare escursioni, leggere, viaggiare... Anche ascoltare la musica, però..."

"... Niente rap o trap o rock. Sei più tipo da pop, jazz... Non dirmi classica ti prego!" Lo guardo con fare scherzoso.

Ride.

"In realtà mi piacciono un po' tutti gli ultimi tre generi che hai detto!" Annuisce. "Tu, invece? Amante dei primi tre? O vai dove ti porta il vento?"

"Vado dove mi porta il cuore" Rispondo poetica, e lui annuisce. 

Ridiamo.

"Poetica!" 

"Grazie!" Rido.

"Qualcosa di tranquillo che ti piace fare?"

"Mi piace leggere, anche se non ho mai molto tempo per via dello studio... E quando non studio guardo serie tv perché ne ho abbastanza dei libri! Ma se me ne dai uno lo divoro" Sorrido.

"Che cosa leggi?" Sembra essersi incuriosito.

"Di tutto... Fantasy, racconti d'amore, di adolescenza, raccolte di poesie, storie di avventura"

"Thriller?"  

"Soltanto quelli psicologici" Ammetto, e lui mi guarda sempre più interessato.

"Tu? Che cosa leggi?" Chiedo a mia volta.

"Poesie, fantascienza, qualcosa di romantico lo leggo anch'io, ma molto di rado, e avventura"

"Thriller?" Gli propongo la sua stessa domanda.

"Fino a qualche anno fa anche quelli... Poi però mi sono stancato perché avevano tutti lo stesso finale!" Esclama

"O leggevi sempre lo stesso?" Scoppio a ridere, e lui strabuzza gli occhi.

"Ma sentila!"

Ridiamo ancora. 

"Vabbè, ma non ti piacciono neanche quelli psicologici?" 

"Devo essere sincero, non ne ho mai letto uno"

Adesso sono io a strabuzzare gli occhi incredula.

"Non ci credo!" Esclamo a bocca aperta facendolo ridere.

"Te lo giuro!"

Lo prendo per il polso e lo trascino nella mia stanza.

"Ma dove.. Ehy! Calma!" Si lamenta.

"Scegli. Terzo scaffale a partire dal basso. Seconda libreria" 

Mi guarda.

"Ah, così proprio?" Osserva ironico. 

Mi appoggio alla parete a braccia conserte.

"Sì, così"  Annuisco decisa, e lui ride.

Osserva scrupolosamente i titoli, dopodiché ne sceglie uno. "Riflesso", di Massimo Brignole Genoni, legge la trama e mi guarda.

"Ho... Sbagliato?"

"Non puoi sbagliare in queste cose! Hai scelto di pancia, e l'istinto ti ha portato a quello. E' il libro giusto"  Lo rassicuro.

"Tu e queste cose..." Sussurra tra sé e sé.

"Quali cose?" Mi avvicino, e lui mi guarda.

"L'istinto! Il cuore, la libertà, la pace, l'amore... Non ci sono solo quelle al mondo. Bisogna anche essere razionali prima o poi"

"La razionalità lasciala agli ingegneri, ai matematici e agli scienziati. Qui stiamo parlando di libri! Letteratura, parole, che esprimono emozioni!" 

"Si possono razionalizzare anche quelle" Mi fa notare.

"Oppure le si possono vivere tranquillamente!" Faccio spallucce.

Silenzio. Tutto si ferma per un attimo.

"Come ci siamo arrivati a parlare di emozioni da razionalizzare, scusa?" Domando, e lui scoppia a ridere. Rido anch'io.

"E' da quando ti ho incontrata che credo di stare facendo soltanto quello" Dice facendomi tornare seria. 

"Io..." Balbetto.

"E' tutto okay, scusa" Sorride. "Ho ..."

"Non hai sbagliato" Lo anticipo, e lui mi guarda negli occhi arrossendo lievemente.

"D'accordo" Si arrende sorridendo.

------------------------------------------------------------------------------

Quando suona la sveglia vorrei picchiarla.

Mi alzo e noto che non sono da sola nel letto. Mi allontano di scatto, poi vedo Federico che sta dormendo tranquillo e mi calmo.

Subito dopo sento ancora il rumore della sveglia, così decido di mettermi in cerca del cellulare.

Trovato! Sono le otto.

Metto a posto la sala, preparo la colazione e inizio a studiare. 

Di tanto in tanto torno in camera per le cose dimenticate, e mi cade l'occhio sul libro, su Fede che dorme... E' davvero dolce (a modo suo). 

"Sei inquietante" Borbotta girandosi dall'altro lato, per poi alzarsi piano piano. "Questa è casa tua..." Sussurra guardandosi intorno.

"Buongiorno! Il tuo cervello ha appena fatto le sinapsi, congratulazioni!" Lo prendo in giro, e lui mi guarda malissimo per qualche istante, ma poi si lascia andare in una risata divertita. 

"Simpatica, davvero..." Si alza prendendo il libro. "Perdonami, non volevo..."

"Tranquillo, è okay" Sorrido. "Vuoi fare colazione?" 

"No, ti ringrazio..." Fa allontanandosi.

E' imbarazzatissimo.

Lo seguo.

"Giusto per fare un recap: ti ricordi che non è successo nulla, vero? Sei entrato, abbiamo parlato, siamo andati alla libreria, hai scelto il libro, abbiamo parlato di quello e del lasciarsi andare, ma... Abbiamo solo parlato!"

"Lo so" Dice serio.

"Okay... Buongiorno, comunque" Lo saluto nuovamente.

"Buongiorno e buona giornata!" Sorride cordiale uscendo.

Scoppio a ridere, poi sistemo tutto.

Torno in cucina e osservo la colazione. 

Cavolo... Vabbè, sarà per il pranzo!

La metto da parte e continuo a studiare. A un tratto suonano al citofono.

Vado ad aprire.

"Dimenticato niente?" Scherzo, e trovo dei signori in giacca e cravatta.

"Ehm... Buongiorno! Posso esservi utile? Come siete entrati nel palazzo, scusate?"

Sento dei rumori. Federico è tornato, e mi guarda interrogativo.

"Assistenti sociali" Mostra il tesserino un certo Stefano Di Guardia. "Siamo venuti a fare un'ispezione della casa. E' permesso?"

"Oh... Ma certo!" Esclamo scansandomi. "Prego, entrate!" 

Federico si avvicina. 

"Federico Redisti, buongiorno. Che succede?" Domanda entrando.

"Niente signore, non si preoccupi. Siamo stati mandati dall'orfanotrofio Bambin Gesù, in quanto risulta che voi siate pronti a prendere in affido un bambino, e siamo venuti a vedere se effettivamente il processo per l'adozione può avvenire o meno"

"Senza neanche un preavviso?" Domanda quello che dovrebbe essere mio marito. 

"Non ce n'è bisogno. Si presuppone che sia tutto in ordine di solito... Non è così?" Fa con aria di sfida l'altro.

"Come può vedere la casa è un po' in disordine, di solito la sistemo verso le nove" Dico io.

"Oh... No, signora non si preoccupi..." Sorride il signor Di Guardia. "E' perfettamente normale questo, lo capiamo... Poi sappiamo che lei è anche una studentessa ad oggi, per cui non c'è proprio nessun problema, si figuri! 

A noi interessava sapere qualcosa sull'aspetto vero... Non ci interessa se c'è un calzino sul termosifone o se ci sono i panni nella lavatrice, quello è perfettamente comprensibile... Tutto ciò di cui ci importa è sapere che il bambino potrà vivere serenamente in un ambiente educativo come quello di una casa accogliente" 

"Sarà così" Rispondiamo in coro. 

Guardo Fede negli occhi, che hanno un'altra luce. Ecco tornato il senso del dovere... 

Lo prendo per mano e gli sorrido, lui fa una cosa che non ha ami fatto e che mai mi sarei aspettata: mi avvicina, mi va volteggiare e poi mi abbraccia da dietro.

Sono immobilizzata tra il suo petto e le sue braccia incrociate, mani nelle mani con le mie,  e sento il suo sguardo su di me incendiare ogni millimetro della mia pelle.

Mi sforzo di sorridere imbarazzatissima dalla situazione, e lui posa un dolce bacio prima sul dorso della mia mano e poi sulla mia guancia, mentre i signori assistono alla scena stupiti e con un velo d'emozione. 

"Possiamo offrirvi qualcosa?" Domanda rivolgendosi proprio a loro, che si ricompongono subito.

"No, vi ringrazio. Siete molto cortesi e affascinanti, devo essere onesto" Sorride quello che fino ad ora non aveva quasi mai proferito parola, per poi guardare il suo collega. "Io direi che possiamo andare!" 

"Io invece preferirei dare un'occhiata ancora per un po'... Se ai signori non dispiace, ovviamente" Fa quest'ultimo.

Io sbarro gli occhi. Fede mi guarda, e sorridendo cordiale si rivolge a loro: "Vogliate scusarci un minuto"

"Prego!" Si fanno più indietro.

Si mette di fronte a me.

"Hai lezione?"

"Sì!" 

"Okay, non ti preoccupare. Ci penso io, tu prendi l'occorrente. Sei online o in presenza?"

"In presenza" Guardo l'orologio. "Ho quaranta minuti per arrivare. Tu devi andare a lavorare?"

Annuisce.

"Diciamo la verità!" Esclamo, a voce un po' troppo alta.

"Quale verità?" Domanda uno dei due interessato.

Lui si volta, e con la sua solita calma spiega la situazione. Loro sembrano comprenderci, e cercano di fare il prima possibile tagliando sulle cose superflue.

In dieci minuti terminiamo, con la promessa di passare oggi stesso per l'orfanotrofio a completare tutto. Escono ed io corro a prepararmi. Ci salutiamo, usciamo, e chiudo per poi volare in Uni.

"Vuoi un passaggio?" Domanda una voce alle mie spalle. E' Federico.

"Come diavolo hai fatto?!" Esclamo esterrefatta. 

"Vuoi o no questo passaggio?" Insiste, ed io mi arrendo.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro