1. Un alieno e cinque ragazze

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Ichigo si affacciò alla finestra e sospirò, con la ferma intenzione di godersi quel lungo momento di deliziosa pace che aveva atteso per mesi.
Dal termine dell'ultimo scontro contro Deep Blue, durante il quale aveva scoperto che il suo adorato Aoyama-kun, nonché suo ragazzo, era in realtà il nemico da affrontare e sconfiggere, erano passate soltanto due settimane, periodo durante il quale non era riuscita a rimanere sola con i propri pensieri nemmeno per un secondo. Ora che, finalmente, nessuno aveva più il pretesto per disturbarla, si rese conto di non riuscire ad assaporare la calma di quella notte stellata quanto avrebbe voluto: il periodo della gloria e delle congratulazioni era scemato e il peso di ciò che aveva vissuto iniziava a premerle addosso come un macigno, facendole desiderare di sparire e non provare più nulla.

Oltretutto, non era più riuscita a guardare colui che amava con la stessa limpida ingenuità dei primi tempi.
Forse perché, ogni volta che i loro sguardi si incrociavano, rivedeva le gelide pozze blu del suo acerrimo nemico mentre tentava di distruggere il pianeta per cui aveva sacrificato tutto.
Era stata una rivelazione sconvolgente, tanto surreale da farle credere di essere precipitata in un incubo spaventoso.

Invece, volente o nolente, Ichigo aveva dovuto fare i conti con la realtà, combattendo contro il suo unico amore e mandando a monte tutti gli ideali e i progetti per il futuro che aveva faticosamente idealizzato.

Ma ora Aoyama Masaya era tornato se stesso e lei aveva continuato la sua vita come sempre, o quasi.

Già, quasi. Perché anche se durante le sue manifestazioni di affetto verso gli altri nulla sembrava mutato, in realtà la sua anima era stata stravolta senza pietà e a volte pareva così fragile da potersi spezzare a una minima brezza.
Gli unici lati positivi di tutta questa faccenda erano la consapevolezza che non esisteva più il nemico, non c'erano più Pai e Taruto, e nemmeno Kisshu.

Quell'alieno le aveva sempre fatto molta paura con i suoi modi di fare violenti e gli scatti di rabbia. Eppure gli era molto grata perché, se non fosse stato per lui, probabilmente adesso non sarebbe stata lì a guardare le stelle. Forse solo a causa di questo, oppure perché stava effettivamente iniziando a provare qualcosa per lui, a volte si chiedeva che cosa stesse combinando lassù, sul suo pianeta; se l'acqua Mew si era dimostrata efficace come avevano sperato e ora le condizioni planetarie erano state nuovamente ristabilite.

Scosse la testa con decisione. Ormai non aveva più importanza, tutto questo era solo un frammento doloroso della sua memoria, nulla a cui dare particolare peso.
E ora anche il gruppo delle Mew Mew stava per tramutarsi in un semplice ricordo.
Con un po' di nostalgia, Ichigo si infilò sotto le coperte e si addormentò.

--------------------------------------------------------------
A parecchi chilometri di distanza, anche un'altra ragazza stava sognando.
Sognava di essere affacciata alla torre di un castello dalle mura di pietra grigia, che svettava maestoso tra le macerie di pietra di un mondo freddo e inospitale, nel quale il cielo presentava un insolito color verde pallido e ogni cosa era celata da una nebbia fitta che impediva di vedere chiaramente. La ragazza osservava con attenzione ogni particolare, scrutando dall'alto come un falco che attende un movimento della preda. Tuttavia, non era consapevole con esattezza del motivo per cui si trovava in quel luogo. Più ci pensava, più si rendeva conto che rimanere immobile si sarebbe dimostrato totalmente inutile.

Dunque, si sciolse dalla sua posizione raccolta in bilico sul balcone del palazzo, distendendo i muscoli intorpiditi. Indecisa sul da farsi, rimase qualche istante in una perfetta immobilità. Dopodiché, senza alcun timore, spiccò un agile balzo, atterrando con noncuranza sul lastricato di pietra sottostante. Mentre prendeva ad avanzare con fare sinuoso tra le macerie, all'improvviso, avvertì una presenza insolita alle sue spalle.

Si volse di scatto, intravedendo in lontananza la figura di un individuo dai lunghi capelli raccolti in due codini bassi e strane orecchie a punta.

Confusa, cercò di attirare l'attenzione dell'individuo per capire che cosa stesse facendo in un posto simile. - Chi sei? - domandò, avanzando di un passo per guardarlo meglio.

Quello, udendo il suo richiamo, si voltò e allungò lentamente una mano affusolata, come invitandola a seguirlo.

Guidata dall'istinto tipico dei sogni, la ragazza mosse contemporaneamente il suo arto fino a toccare quello del giovane, ma proprio mentre stava per stringere la presa sulla sua mano diafana, quello sparì all'improvviso, lasciandola sola. -  Aspetta! Dove... - iniziò a chiamarlo, guardandosi attorno smarrita.

Dopo qualche minuto di vane ricerche, proprio mentre stava per arrendersi all'idea che nessun altro sarebbe venuto a cercarla in quel luogo, vide apparire una nuova figura a pochi metri dai suoi piedi.
Stavolta si trattava di un animale, più precisamente di un gatto di razza angora turco, il cui manto bianco e setoso pareva risplendere anche sottoposto alla luce fioca che illuminava le rovine.

La ragazza lo osservò, affascinata, mentre si dirigeva verso di lei con fare sicuro, altezzoso, silenziosamente come solo i felini sanno fare. Non sembrava avere fretta, né appariva in alcun modo spaventato dalla presenza di un umano, anzi, pareva quasi lieto di vederla, come fosse in attesa di quel momento da lungo tempo.

Improvvisamente, come ubbidendo a un segnale invisibile, la giovane sentì il bisogno di stringere a sé quella creatura fiera e meravigliosa, di proteggerla e di farla diventare una parte di lei; perciò, si chinò senza alcun timore verso il gatto, sollevandolo con delicatezza e portandoselo all'altezza del proprio seno.

In quel momento, però, accadde qualcosa: il corpicino dell'animale venne scosso da un brivido insolito, divenne ardente e iniziò a brillare di luce propria.
Temendo che la creatura non si sentisse bene o che potesse ferirla, la ragazzina cercò di rianimarla allontanandola da sé, ma quella si oppose, spiccò un balzo e trapassò il suo corpo come se fosse liquido, inondandolo di confortevole calore.

Mentre veniva accecata dalla calda luce le forze iniziarono ad abbandonarla, privandola lentamente della consapevolezza di sé.
Prima di scivolare in un baratro vuoto e senza immagini, intravide una figura femminile, accompagnata da un agile gatto nero, correre verso di lei gridando: - Mew mew Strawberry... METAMORPHO-SIS!

- S-strawberry...

La ragazza sollevò lentamente le palpebre, esponendo al riverbero del sole le sue iridi color cioccolato. Il colore del cielo la colpì, rassicurandola con la sua tonalità di un comune azzurro intenso.
Era a casa sua. L'avventura nel castello di pietra era stata solo frutto di un sogno troppo realistico. Sospirò di sollievo, abbandonandosi nuovamente sui cuscini.

Solo in quel momento si accorse di non avere dormito sotto le coperte, ma di essersi addormentata ancora vestita al centro del materasso. - Com'è possibile che il freddo non mi abbia svegliata? - mormorò, confusa, passandosi distrattamente una mano tra i capelli crespi e disordinati.

Non le era mai capitato un incidente del genere prima d'ora. Di solito ricordava sempre ogni cosa che faceva prima di addormentarsi e la posizione in cui prendeva sonno. Invece, stavolta, non le era parso proprio di essersi coricata, tantomeno di aver provato stanchezza.
Rammentava solamente di essersi affacciata alla finestra, di avere visto una luce nel cielo e sentito un calore immenso al centro del petto, dopodiché doveva aver incominciato a sognare.
Sbadigliando sonoramente, si diresse ancora una volta verso la finestra, per riscontrare eventuali anomalie che avrebbero potuto spiegarle che cosa era successo quella notte. Tuttavia, il vetro si limitò a rimandarle il riflesso sbiadito di una ragazzina pallida, magra e minuta, nel fiore della gioventù.

- Ehi, perché sei già in piedi? Sei in vacanza e per di più è domenica. Vuoi far nevicare? - domandò sua madre, entrando in quel momento nella stanza.

La donna appariva piuttosto stanca e i suoi capelli color rame, di solito vaporosi e ricci come i suoi, pendevano flosci e disordinati, coprendole il viso.
Doveva essere tornata tardi dalla cena di lavoro con le sue colleghe. Dopotutto, non si era nemmeno accorta che la figlia aveva dormito completamente vestita, ciò indicava che doveva essere davvero distrutta.

- Beh, ora che ti sei alzata cosa vuoi fare? Colazione?

- Penso che uscirò a fare un giro in città. Devo controllare se è uscito quel nuovo libro che stavo cercando. - Sistemandosi la camicetta di cotone, Luana Bellamy pensò che, se il buon giorno si vedeva dal mattino, quella si sarebbe preannunciata una giornata assai strana.

------------------------------------------------------------

In una dimensione aliena, creata tramite una distorsione spazio-temporale completamente non rintracciabile da strumentazioni umane comuni, un ragazzo con i capelli viola e gli occhi freddi da calcolatore percorreva la sala a passi rapidi e decisi, il volto corrucciato in un'espressione preoccupata. Più in là, altri due individui più giovani lo stavano guardando.
Uno, che non pareva avere più di diciotto anni, aveva l'aria rassegnata, l'altro, dai tratti ancora infantili, appariva invece speranzoso.

- Pai, ci puoi cortesemente spiegare che diavolo sta succedendo, anziché passeggiare come un'anima in pena senza dire nulla? - sbottò, a un certo punto il primo, lanciando un'occhiata di fuoco al fratello più grande.

Quest'ultimo si bloccò e prese a parlare in modo rapido e spiccio. - Sapete bene che l'acqua Mew rimasta dopo lo scontro avvenuto tra noi e le cinque umane non può bastare per risolvere i problemi del nostro pianeta.

- Purtroppo lo sappiamo, ma non capisco dove vuoi arrivare.

- Se tornassimo a casa ora, potremmo considerare la nostra missione fallita miseramente e decretare la nostra morte sociale.

- Stai cercando di dirci che dovremmo attaccare di nuovo la terra? - si agitò il piccolo alieno con i capelli castani. Ricordava bene l'esperienza vissuta su quel pianeta e non intendeva ripeterla nuovamente. - È una follia! Ora che Deep Blue è scomparso non abbiamo nessun ordine da eseguire, nessun piano con cui agire!

Pai rimase perfettamente impassibile di fronte alle proteste del fratello. - A quello ho già pensato io, Taruto. Non devi preoccuparti.

Il volto del giovane alieno seduto accanto a Taruto si contrasse in una smorfia di scherno. - Oh, certo! Dimenticavo i tuoi geniali piani! Ma lascia che ti dica una cosa: se hai in programma di farci creare nuovi Chimeri come facevamo sotto ordine di Deep Blue, sappi che non ci sto!

- Oh, no. Stavolta ho in mente una strategia parecchie volte più efficace. E ho già messo in atto la prima parte del piano.

- Sarebbe a dire?

L'alieno dai capelli viola incurvò le labbra in un sorriso diabolico. - Arruolare un'umana che possieda capacità in grado di eguagliare quelle di Mew Ichigo e di tutte le altre Mew Mew.

Kisshu spalancò gli occhi, incredulo. - Tu... non avrai mica creato una nuova Mew Mew?! - deglutì sonoramente: avrebbe immaginato di tutto, ma questo mai. - Ma come? Quando...

- Ci sto lavorando da quando siamo stati costretti a rifugiarci qui. Stanotte, mentre voi riposavate, ho migliorato gli appunti di Shirogane e immesso il gene di un nuovo tipo di animale nel DNA di una ragazzina italiana. Luana Bellamy, quindici anni, studentessa liceale. Probabilmente, in questo preciso istante, quella giovane starà facendo i conti con i suoi istinti animali.

- Grandioso! Sei un genio! - urlò Taruto, gli occhi accesi di ammirazione.

Kisshu, invece, rimase perfettamente immobile a fissare il vuoto, un unico pensiero a martellargli in testa: la storia stava per ripetersi, sarebbe tornato sulla Terra e avrebbe dovuto combattere di nuovo contro di lei, colei che amava fin dal primo incontro. - Ichigo...

Improvvisamente, un apparecchio iniziò a trillare.

- Che cos'è quel coso che suona, Pai? - chiese ancora il piccoletto.

Pai sorrise, scoccando un occhiata maligna al fratello dagli occhi dorati - Questo è il compito che spetta a Kisshu.

L'alieno dai capelli verdi, che era rimasto tutto il tempo a fissare il pavimento con occhi spenti, si animò improvvisamente. - Eh?

- Kisshu! Svegliati! - gridò Taruto sventolandogli una mano davanti alla faccia.

Pai sorrise appena. - Tu dovrai andare a prendere l'umana che servirà per i nostri scopi.

- Io? - ripeté Kisshu, esibendo nuovamente la sua espressione scocciata. - Non ci penso nemmeno. Sai bene come va a finire ogni volta che tento di interagire con le ragazze umane!

- Nessuna discussione. Lei sarà la prima Mew Mew aliena. Kisshu, scenderai sulla terra, osserverai la ragazza. Al momento giusto, senza destare sospetti la porterai qui. Con le buone o con le cattive.

- Non posso mica combattere da solo contro le Mew Mew! - protestò a quel punto l'alieno, che si immaginava già il volto della ragazzina stravolto dalla paura, mentre lui cercava solamente di sorridere. Avrebbe seguito l'altro gruppo, sicuramente.

Pai, per tutta risposta, lo zittì con un gesto secco della mano - Infatti, caro fratellino, non dovrai combattere contro di loro, se ti sbrighi. La nuova Mew Mew proviene da un paese del pianeta Terra chiamato Italia, che è molto distante dal Giappone.

- Ma...

- È inutile! Non accetto proteste. Vuoi forse tornare sul tuo pianeta come un inetto buono a nulla?

Kisshu, a quelle parole, chinò la testa rassegnato, anche se dentro di sé avrebbe voluto rifiutare di rendesi complice di quella folle idea. - Allora, per il mio pianeta, vado.

L'alieno più piccolo alzò la mano. - Toglimi una curiosità, Pai, che geni animali ha la nuova Mew Mew?

- Ha i geni del gatto domestico angora turco. Così il confronto con Mew Ichigo sarà ancora più interessante.

L'alieno verde scosse la testa, scoraggiato. Un'altra gattina. - Perfetto! - borbottò con sarcasmo, alzando gli occhi al cielo. Non ne bastava solo una, adesso ci si metteva anche quella domestica a complicare le cose!
Sperava soltanto che non avesse il suo stesso carattere, altrimenti sarebbe stato ancora più difficile convincerla. Addio nuovo componente.

Come se gli avesse letto nel pensiero, Pai sussurrò: - Non preoccuparti. È simile a Mew Ichigo, ma, al contrario di lei, la ragazza crede negli alieni, non pensa che le altre forme di vita nelle galassie possano essere ostili. Questo è un punto a nostro favore.

--------------------------------------------------------------

Luana controllò un'ultima volta di avere con sé le chiavi di casa, prima di avviarsi con andatura decisa verso la piazza della città, dove quel giorno erano state allestite molte bancarelle, che occupavano buona parte delle vie principali.
Giunta a destinazione, non riuscì a trattenere un gemito frustrato.
La strada era piena zeppa di persone affaccendate nelle compere di bigiotteria, quasi tutti i banconi erano stati presi di mira da sei o sette individui.
Forse non aveva scelto il giorno migliore per recarsi in libreria: per farlo doveva, infatti, passare proprio al centro di quel via vai infernale, per di più controcorrente. Soppesò caldamente l'idea di tornare indietro e riprovare il giorno dopo. Però poi vide, sulla vetrina del negozio, il cartellone degli annunci che pubblicizzava l'uscita di un volume Fantasy che stava attendendo da mesi e decise che non poteva lasciarsi sfuggire l'occasione. Non sarebbe stato certo un po' di caos a farla desistere!

Prima di lanciarsi nella confusione prese un gran respiro. Poteva farcela, non era la prima volta, dopotutto, aveva vissuto di peggio!
Tuttavia, quella mattina, la marea di gente la sorprese in maniera inaspettata rispetto al solito, sopraffacendola con suoni, odori, vibrazioni per i quali non aveva mai provato fastidio prima d'ora e che invece, stavolta, la colpirono così violentemente da farle fischiare le orecchie e girare la testa.
Era come se tutto l'universo si stesse muovendo decine di volte più rumorosamente del normale. Ogni elemento di disturbo, anche il chiacchiericcio leggero di due amiche, riusciva a trapanarle il cervello, rimbombandole nella testa per parecchi minuti.
Stordita, si portò le mani alle orecchie, serrando gli occhi con decisione. Tuttavia, nemmeno le sue dita riuscirono ad ovattare i fastidiosi suoni che le danzavano attorno, al contrario: più restava immobile e più il volume delle voci aumentava.

In preda al panico, corse il più velocemente possibile verso la sua meta, senza curarsi degli spintoni violenti che riceveva da ragazzini infastiditi o dei piedi che accidentalmente pestava; qualunque cosa pur di poter uscire da quell'inferno.
Le signore anziane che la vedevano passare si fermavano a guardarla con riprovazione, come se fosse stata uno scherzo della natura, probabilmente pensando che avesse combinato qualche sciocchezza e ora se ne stesse pentendo a tal punto da mettersi le mani nei capelli.
Magari fosse stato così, cento volte meglio! Una bella delusione d'amore magari, l'avrebbe di certo preferita a tutto questo.

Quando posò la mano sulla maniglia del negozio era ormai piegata in due, le lacrime agli occhi. Mai avrebbe pensato che una cittadina modesta come la sua potesse rivelarsi tanto caotica. Entrò rapidamente, chiudendosi la porta alle spalle e appoggiandovisi contro con tutto il peso del corpo: era nauseata. Se avesse potuto sarebbe corsa in bagno a vomitare.
Fortunatamente, la libreria era semi-deserta e le uniche onde sonore emesse provenivano da una donna che sfogliava lentamente un volume di cucina e dalla commessa, le cui dita tamburellavano impazientemente sul tavolo.
Trasse un sospiro di sollievo. Quello sì che era il suo regno. Un po' serio e monotono forse, ma sicuramente più rilassante e appagante del traffico di gente che si accalcava la fuori.

- Buongiorno! - esordì a quel punto la commessa, con voce squillante.

Troppo squillante. Luana fece una smorfia, mentre le fitte tornavano a percorrerle le tempie. - Buon... giorno. - mormorò, a fatica. - Avete per caso "Sound of Sorrow"? Ho sentito che usciva oggi.

- Certo. - rispose quella, adattandosi al suo tono sommesso. - Ce ne sono parecchie copie laggiù, in fondo. - Indicò un punto in penombra alla fine del corridoio.

- Grazie. - La giovane vi si diresse immediatamente, estraendo dalla pila di libri un volume spesso circa mille pagine, reggendolo tra le braccia con fatica e ammirandone la copertina elaborata.

- Bel titolo... - sussurrò una voce suadente, appena dietro al suo orecchio, cogliendola di sorpresa.

Sussultò violentemente, lasciando cadere il grosso libro che aveva in mano, il quale si schiantò sulla catasta dei tomi di storia rischiando di farla crollare.

- Ma che diavolo?! - esordì, a voce alta, guardandosi intorno.

Fortunatamente nessuno notò la sua esclamazione e poté continuare a girovagare tra gli scaffali come se nulla fosse.
Provava una sgradevole sensazione alla nuca, come se qualcuno la stesse fissando insistentemente, pur non riuscendo a scorgere nessuno.
Eppure era sicurissima di avere udito una sommessa risata maschile quando la pila di libri aveva rischiato di precipitarle addosso.

--------------------------------------------------------------

Ichigo, ancora immersa nel sonno, venne svegliata di soprassalto dal trillo acuto del proprio cellulare. Inizialmente pensò di ignorarlo, ma dato che l'oggetto non sembrava dar cenno di volersi zittire, dopo qualche minuto si rassegnò, emettendo un grugnito scocciato e scivolando fuori dal letto con la faccia imbambolata. - Pronto...

- Ciao, dormigliona!

- Ryou... ciao... perché mi chiami? Sono le cinque di mattina!

La voce del ragazzo dall'altro capo del telefono assunse una sfumatura seria. - Emergenza, Momomya! Vestiti e raggiungici.

Ichigo spalancò gli occhi, mentre la sonnolenza che l'aveva invasa fino a un attimo prima spariva completamente. - Che... che cos'è successo?

- Ti spiegherò tutto al caffè Mew Mew!

Nonostante tra lei e il suo capo spesso non scorresse buon sangue, ubbidì immediatamente, lasciando cadere il telefono e correndo a cambiarsi.
Chissà cos'era successo di così allarmante da indurre Ryou a chiamarla di mattina presto? Di solito sapeva che era meglio non interpellarla a quell'ora perché il suo cervello stentava a connettere!

Per rendersi presentabile, scelse una maglia azzurra e si infilò una gonna dello stesso colore. Lasciò sciolti i capelli, troppo di fretta per pensare ad acconciarseli decentemente. Infilò il primo paio di scarpe che si ritrovò tra le mani e, per risparmiare tempo e non disturbare i genitori che dormivano, saltò dalla finestra di camera sua, atterrando agilmente sull' albero più vicino.

Corse per le strade deserte di Tokyo e maledisse Ryou per averla svegliata così presto. "A quest'ora tutti staranno dormendo! Solo io sono costretta a correre come una forsennata per quello stupido progetto Mew!"

Un normale essere umano avrebbe impiegato almeno venti minuti per raggiungere il caffè, a lei invece ne bastarono dieci, segno che i poteri del DNA modificato stavano aumentando nuovamente.
Ansimando per la corsa forsennata in cui era stata costretta a lanciarsi, raggiunse infine l'entrata del caffè e spalancò la porta con poca grazia.

- Ichigo! Sei arrivata finalment...

- Si può sapere perché mi hai svegliato a quest'ora? Cosa c'è di tanto importante, Shirogane?! -interruppe bruscamente la frase di benvenuto, lanciando al proprietario del locale uno sguardo assassino.

- È quello che vorremmo sapere anche noi!

Si voltò, sorpresa, rilevando la presenza di due figure femminili, una più bassa e graziosa, dai capelli corvini raccolti in due piccoli chignon, e l'altra più alta e formosa con i capelli acconciati in lunghe trecce color verde scuro e un paio di spessi occhiali a coprirle il viso. -Mint! E ci sei anche tu, Retasu!

In quel momento, la porta si spalancò nuovamente - Ci sono nuove missioni? - sorrise una bambina dai capelli biondi, legati in piccole treccine, seguita da una splendida ragazza dai lunghi capelli color prugna e il fisico da top model.

- Wow, le Mew Mew al completo! Dev'essere qualcosa di davvero importante per riunirci tutte così all' improvviso. -ipotizzò Retasu, alternando sguardi assonnati ad altri ansiosi.

- Infatti, ragazze! - In quel momento, un altro giovane, dai lunghi capelli castani raccolti in un basso codino e l'abbigliamento da gentiluomo, uscì dalla cucina con portamento regale.

Ichigo sbuffò, per nulla entusiasta dell'inaspettato ritrovo. - Bene, ora che c'è anche Key, possiamo cominciare questa riunione strampalata? Io vorrei tornare a dormire, se permettete!

- Temo che il tuo desiderio non possa essere esaudito, Ichigo! - sorrise Keiichiro con fare conciliante -Abbiamo captato un nuovo gene modificato corrispondente ad una Mew Mew. Ma al contrario di voi, temiamo che stia per diventare uno strumento alieno! Noi dobbiamo impedirlo!

La bambina bionda si alzò in piedi - Perciò, gli alieni ci attaccheranno di nuovo?

- Sì, Purin. Temo che abbiano bisogno di nuova acqua Mew, ma noi l'abbiamo esaurita purtroppo. Non sarà facile farglielo capire. Dovremo cercarla su altri pianeti e portargliela! Ma lo scontro dovrà avvenire. - sospirò Ryou, passandosi una mano tra i capelli biondo platino con l'intento di nascondere la preoccupazione.

- Fatemi capire... - Mint incrociò le braccia con fare altezzoso - Dovremmo tornare a combattere, partire ora per una località sconosciuta, e trovare una ragazza sconosciuta prima degli alieni?

- Sì.

Purin sorrise ingenuamente, gli occhi accesi di entusiasmo - Io ci sto!

Sorprendentemente, anche Retasu fu d'accordo.

- E tu, Zakuro?

La modella si limitò a sospirare svogliatamente - Sembra una missione importante... per me va bene.

Ichigo le guardò una ad una, colta alla sprovvista dal loro improvviso spirito collaborativo. Non poteva certo tirarsi indietro, essendo la loro leader. - D'accordo.

- Lo faccio solo perché senza di me sareste fritte! - sbuffò Mint, ormai rimasta sola contro tutti.

- Allora è deciso. - concluse Keichiiro, soddisfatto. - Aspettate qui. Aprirò un varco spazio-temporale che ci teletrasporterà in Italia all'ora adeguata per agire. Trasformatevi ragazze!

- Mew Mew Zakuro...

- Mew Mew Purin...

- Mew Mew Retasu...

- Mew Mew Mint...

- Mew Mew Stawberry...

METAMORPHO-SIS!

Le ragazze, una dopo l'altra, tornarono ad essere Mew Mew, paladine della giustizia.

------------------------------------------------------------

Luana entrò in camera sua e sospirò, gettandosi sul letto.
Si sentiva distrutta: il ritorno attraverso il mercato era stato traumatizzante quanto l'andata, tanto da toglierle l'appetito o qualunque allegria.
Che cosa le stava succedendo? Perché ogni suono quel giorno sembrava decine di volte più fastidioso del normale?
Quando era rientrata a casa, aveva sperato che fosse tutto finito, solo per scoprire che anche l'innocente radio accesa dalla madre riusciva a procurarle non poco fastidio.
Sospirò amaramente, poggiandosi una mano sulla fronte. Fortunatamente, ora i suoi genitori erano al lavoro e lei aveva la casa tutta per sé. Socchiuse le palpebre con l'intenzione di farsi un pisolino, quando all'improvviso...

- Ciao!

Spalancò gli occhi e per poco non si lasciò sfuggire un urlo: sopra di lei, sospeso a parecchi centimetri dal letto, era apparso uno strano ragazzo che, con ogni probabilità, avrebbe potuto essere anche affascinante, non fosse stato per le orecchie lunghe e appuntite, gli strani capelli color verde scuro e gli occhi dorati.

Troppo scossa per fuggire o fare alcun che, si limitò a osservarlo attentamente, inquietata dalla notevole somiglianza dell'individuo con la figura del suo sogno. - Che cosa ci fai in camera mia? - domandò, quando si fu ripresa dallo spavento.

Quello parve spiazzato dalla sua insolita calma e schiettezza, ma si ricompose quasi subito, incominciando a ridacchiare piuttosto rumorosamente. - Hai saltato due battute, bambolina. Prima avresti dovuto chiedermi chi sono e cosa ho intenzione di farti.

Luana, udendo quelle parole, deglutì, indietreggiando istintivamente. Qualcosa non tornava: i suoi modi di fare, le sue movenze e i suoi abiti erano tutt'altro che normali. Per non parlare delle orecchie e dei canini. E come era riuscito ad entrare dalla finestra senza emettere il minimo rumore? Oltretutto, se la vista non la ingannava, stava volando appena sopra la sua testa! - Tu... - esordì con voce tremante - non sei u-umano, vero?

Il ragazzo annuì con aria falsamente grave. - Sei perspicace, bambolina. Esatto. Io sono Kisshu e sono un alieno. - attese con impazienza che le sue parole producessero il consueto effetto: la ragazza avrebbe iniziato a gridare terrorizzata, tentando di fuggire, e lui era già pronto a riacciuffarla prontamente.
Ma quella, contro ogni previsione, rimase perfettamente immobile, facendo scorrere il suo sguardo su di lui e catalogando ogni centimetro del suo corpo.

Iniziò a sentirsi a disagio, cosa che non gli capitava più da mesi ormai. Non era un buon segno. - Si può sapere perché continui a fissarmi con quell'espressione imbambolata?! - sbottò irritato, avvicinandosi di botto.

Luana, a quel punto, fece un balzo indietro, sorpresa dalla velocità con cui si era mosso. - Non hai ancora risposto alla mia domanda: che ci fai in camera mia?! E poi perché diavolo mi stai chiamando bambolina?! Non dovresti prenderti tutta questa confidenza! - ringhiò, adattandosi al suo atteggiamento brusco.

- Ora sì che si ragiona! Ecco qua la micetta che volevo sentire. - esclamò Kisshu, ridacchiando nuovamente. - Ebbene. Per quanto la cosa possa sorprenderti, non sono qui per farti del male ma per chiederti di servir... insomma, di darci una mano.

La giovane sollevò un sopracciglio, confusa - Darvi una mano?

- Esattamente. Ah! Prima che me ne dimentichi, qual è il tuo nome? - Avrebbe dovuto conoscerlo, ma se n'era completamente scordato.

Lei gli lanciò uno sguardo confuso; avrebbe voluto alzarsi in piedi e intimargli di andarsene, di lasciarla in pace, ma quel tizio le sembrava alquanto folle e, probabilmente, prendendolo a male parole non avrebbe fatto altro che peggiorare la già paradossale e pericolosa situazione in cui si trovava, perciò si limitò a rispondere, sommessamente - Il... il mio nome è Luana.

"Stupida! Che cosa stai facendo?! Dovevi dirgli un nome falso!"

- Bene, Luana abbiamo bisogno del tuo aiuto per salvare il nostro pianeta. Se mi seguirai, io e i miei compagni ti spiegheremo tutto.

Luana rimase ancora più spiazzata da quella richiesta. Salvare un pianeta? Lei?! Se non fosse stata così sconvolta da credere di essere precipitata in un sogno si sarebbe messa a ridere. - Dovrei venire con te?! - nonostante l'atteggiamento sostenuto, si sentiva stranamente attratta da quella proposta. Dopotutto, se un alieno si dimostrava tanto sprovveduto da chiedere aiuto a lei, l'essere umano più inadatto e svogliato sulla faccia della Terra, la situazione doveva essere a dir poco grave. E se qualcuno da qualche parte, nel mondo, avesse avuto davvero bisogno della sua presenza?

Prima che potesse rendersene conto, si ritrovò a mormorare: - E che ne sarà di me in quel caso?

- Non ti accadrà nulla. Tornerai a casa dopo poco. - cercò di rassicurarla Kisshu, cosa che non gli riusciva molto bene, dato il sorrisetto sadico stampato in volto.

- Non mi torturerete? Non mi accadrà niente? - le parole le uscivano di bocca senza alcun controllo, mentre una sola parola continuava a rimbombarle in testa: "Idiota!". Non avrebbe dovuto mostrarsi così arrendevole verso uno sconosciuto! Ma qualcosa le diceva che quello strano essere dai capelli verdi non le stava mentendo, riusciva a leggerlo nel suo sguardo disperato.

- Non ti accadrà nulla. Allora che ne dici? Ti va? - quello tese verso di lei la mano bianca come il latte, esibendo un sorrisetto sghembo.

Luana, colpita dal de-ja-vu del suo sogno, allungò istintivamente il braccio verso l'alieno. Poi, all'ultimo momento, parve ripensarci e si addossò al bordo del letto - No, mi dispiace, ma non ti conosco! Non posso fidarmi di te!

- Pessima mossa, tesoro. - contro ogni previsione, sul volto di Kisshu si dipinse un'espressione di feroce determinazione, mentre, senza nessuna esitazione, estraeva repentinamente un paio di pugnali affilati, puntandoli contro la gola della giovane. Indifferente alla sua espressione sperduta, la sospinse violentemente contro il muro. - Che tu lo voglia o no, verrai con me. Abbiamo bisogno di te. Quindi o mi segui con le buone o dovrò usare le maniere cattive...

La ragazza serrò gli occhi spaventata, ma del tutto intenzionata a non cedere alla paura. - Non posso, non posso venire con te! Smettila di puntarmi quel coso addosso!

L'alieno sgranò gli occhi a quelle parole, improvvisamente dimentico della sua missione e catapultato invece con violenza all'interno di un ricordo risalente ad un anno prima.

- Che cosa vuoi, Kisshu?

- Vieni con me, sul mio pianeta, micetta!

- Non ti seguirò mai!

- Prometto che non lascerò che ti accada qualcosa! Sul serio! Tu sei la mia bambolina preferita.

Ichigo sgranò gli occhi e riprese a urlare. - Lasciami, Kisshu! Lasciami in pace! Non posso seguirti! Io sono innamorata di...

Un'espressione di rabbia pura gli attraversò il viso, deformandone i lineamenti. Con la mente ancora annebbiata dai ricordi, avvicinò il tridente al collo della giovane, gelandola con i suoi occhi color dell'oro. - Tu non scapperai, Ichigo...

- I-chigo? Ma cosa...

Prima che la situazione potesse degenerare ulteriormente, cinque ragazze vestite in modo appariscente apparvero, senza nessun preavviso, sopra il letto di Luana, la quale non riuscì nemmeno ad emettere un suono e si pietrificò, scioccata. Ma che cosa diavolo stava succedendo quel giorno?!

- Dev'essere questa la casa. - disse la ragazzina adagiata più vicina al bordo del letto, rivolta a quelle che dovevano essere le sue compagne di squadra, prima di notare Kisshu e Luana contro il muro della stanza.

Il suo sguardo saettò tra di loro senza nascondere l'evidente sorpresa. - Kisshu?!

L'alieno si voltò, senza però abbassare il pugnale che premette, anzi, più forte contro la gola dell' ostaggio.

- Ahia! Mi fai male! - gemette allora quella, negli occhi un misto di rabbia e rinnovata confusione. A quanto pare doveva essere finita in una specie di soap opera cosplay! - Senti, se è uno scherzo non è affatto...

Lui la ignorò, tappandole la bocca senza troppi complimenti.

- Ora ascolta se non ho ragione. - le sussurrò, sfiorandole le orecchie. Poi si rivolse alla ragazza vestita di rosa, assumendo un'espressione beffardamente amichevole - Bene, Mew Ichigo! Ci rivediamo!

Lei scese dal letto con cautela, facendo apparire tra le mani una strana arma a forma di cuore. - Non potrò mai ringraziarti abbastanza per quello che hai fatto per me l' ultima volta che ci siamo visti. Ma, purtroppo, noi siamo destinati ad essere nemici! Perciò, ora ti ordino di lasciare andare quella ragazza!

L'alieno alzò gli occhi al cielo e scosse la testa - Tu, Ichigo Momomiya, che mi ringrazi? Domani nevicherà...

Ichigo arrossì violentemente e i suoi occhi, per un attimo, si fecero lucidi. - Anch'io ce l'ho un cuore! - poi il suo sguardo tornò di nuovo concentrato. - Lei farà parte del nostro gruppo, perciò lasciala andare!

- Micetta, micetta... oramai dovresti sapere quale sarà la risposta.

- Se intendi ostacolarmi, sappi che dovremo combattere! - minacciò la Mew rosa, sforzandosi di apparire determinata, nonostante le tremasse la voce.

Kisshu ghignò, per nulla spaventato - Sono pronto anche a questo, credimi!

La padrona di casa, intanto, era rimasta, ancora una volta, immobile a bocca aperta. Chi diavolo erano quelle persone? Perché possedevano tutte delle caratteristiche animali? Di che gruppo stavano parlando? Volevano che diventasse come loro?! Kisshu sembrava conoscerle bene, addirittura pareva quasi che tra lui e la leader ci fosse del tenero. Erano alleati o nemici fra loro? "Ho la sensazione che qui ci sia in ballo qualcosa di molto più grande di me..."

- Se cerchi l'acqua Mew, è finita. - La ragazza con il vestito verde e delle strane antenne sulla testa tentò di placare gli animi, esibendo un'espressione remissiva.

- E allora che cos'è questo misterioso oggetto che io e i miei fratelli abbiamo trovato? - Lui estrasse un frammento cristallino, luminoso e brillante dalla tasca.

Il corpo di Luana, che era ancora bloccata contro la parete con il collo leggermente sollevato per evitare il contatto con la lama del tridente, si illuminò di luce azzurrina, così come quello di tutte le altre Mew Mew.

- Incredibile... è davvero acqua Mew! - Ichigo indietreggiò. Evidentemente non se lo sarebbe mai immaginato. Rimase qualche istante in silenzio, indecisa sul da farsi, poi inaspettatamente, puntò lo sguardo sulla riccia - Beh, penso che stia a lei decidere. Non trovi, Kisshu?

Lui soppesò la proposta, annuì lentamente e abbassò l'arma. - A te la scelta. - sussurrò, guardandola intensamente negli occhi.

Così Luana, che fino ad allora era passata quasi inosservata, si ritrovò con sei paia di sguardi puntati addosso. Arrossì fino alla punta dei capelli.

Avrebbe voluto rivolgere lo sguardo verso il pavimento, ma non riusciva a staccare gli occhi da colui che la teneva immobilizzata. - Beh, io... io credo che... "Dio adesso cosa faccio?"

- Tu credi che? - la spronò Purin

La ragazza deglutì. Aveva sempre odiato essere messa sotto pressione. - Io credo che... "Ma guarda se doveva capitare a me questa situazione!"

Catalogò attentamente tutti gli strambi personaggi che occupavano la sua stanza e con sconcerto notò che, nonostante l'alieno dai capelli verdi fosse in quel momento in una posizione di vantaggio in quello scontro, le Mew Mew apparivano tranquillissime, come se fossero assolutamente certe che lei avrebbe scelto di seguire loro, alla fine di tutto. Mentre Kisshu, anche se fino a pochi attimi prima le stava puntando contro un tridente acuminato, appariva alquanto in difficoltà.

Forse fu la sensazione di ingiustizia che quel pensiero le provocò, ma, improvvisamente, si ritrovò a provare solidarietà nei suoi confronti: le Mew Mew erano cinque, sembravano invincibili e sicure della loro riuscita. Che differenza avrebbe fatto la sua presenza nel loro gruppo? Non avevano affatto bisogno di lei. Quello strano ragazzo dai capelli verdi, invece...

Con questi pensieri ancora vorticanti in testa, si ritrovò a rispondere qualcosa che avrebbe ritenuto impensabile rispetto a pochi istanti prima: - Io credo che andrò con... con Kisshu. - mormorò, abbassando lo sguardo, imbarazzatissima.

Tutti, Kisshu compreso, spalancarono gli occhi e la bocca. - Eh?!

- Tu mi seguirai senza fare storie da gattina? E io che ero già pronto a portarti via con la forza. - quest'ultimo si affrettò a nascondere la sua incredulità, per poi voltarsi verso le cinque ragazze e scoppiare a ridere malignamente. - Mi dispiace, Mew Ichigo. Stavolta ho vinto io!

Ichigo, però, non aveva alcuna intenzione di arrendersi e, con uno scatto fulmineo, puntò l'oggetto a forma di cuore contro di lui. - Ribbon...

- Merda! Andiamo via! - gridò l'alieno, improvvisamente colto dal panico, afferrando il braccio di Luana che, come al solito, non riuscì a capire nulla di quello che stava succedendo e gli lanciò uno sguardo interrogativo.

- Che cosa...

- Fidati di me e aggrappati più forte che puoi al mio braccio. - le sussurrò quello all'orecchio.

- Strawberry...

Quel nome le parve stranamente familiare. "Che sia lei la ragazza che ho sognato?"

- Surprise!

Proprio mentre un'ondata di luce si dirigeva con estrema velocità verso di loro, la giovane afferrò prontamente la mano di Kisshu, che riuscì a teletrasportarsi appena in tempo.

Ichigo osservò il suo attacco colpire il vuoto, e quando la casa ricadde nel silenzio, abbassò gli occhi, sconfitta. - Mi dispiace, non ce l'ho fatta.

Zakuro le posò una mano sulla spalla - Hai fatto tutto il possibile.

- Ma perché ha seguito lui? - chiese Mint, ancora incredula di fronte alla follia di quella situazione.

- Non lo so. Chiamiamo Ryo. - la Mew rosa sospirò e si abbandonò sul letto di quella camera, così simile alla sua.

**********

Angolo autrice:

Piccolo aggiornamento! Ho trovato l'immagine perfetta per la camera di Luana, la protagonista. Da notare il particolare del poster "Yes we cat" sulla parete. È spettacolare!

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro