2. Quando la psicologia torna utile

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Luana e Kisshu riapparvero in un'altra stanza, del tutto sconosciuta alla ragazza. Assomigliava ad un laboratorio, un laboratorio alieno, a giudicare dall'individuo simile a Kisshu che lavorava al computer di fronte a loro e dal numero di insoliti e rumorosi macchinari presenti in quei pochi metri.

La giovane non ebbe, tuttavia, molto tempo per catalogare gli oggetti e l'immensa asetticità della stanza, perché l'alieno dai capelli verdi si affrettò a sospingerla in avanti. -La ragazza è qui, Pai! -gridò quest'ultimo, rivolgendosi al ragazzo intento a eseguire calcoli computerizzati.

-Ehm... salve! -borbottò Luana, imbarazzata. Non aveva idea di come ci si dovesse presentare ad un abitante proveniente da pianeti sconosciuti. Forse avrebbe dovuto chinarsi? Abbassare la testa?

-Avvicinati. - si limitò a ordinare il giovane di nome Pai, alzandosi in piedi e interrompendo i suoi nevrotici pensieri.

La giovane si irrigidì, spaventata da quella semplice parola e quasi tentata dall'idea di darsela a gambe. Quel ragazzo dall'aria fredda ed austera non sembrava il genere di persona che si sarebbe fatta scrupoli nell'utilizzarla come cavia da laboratorio.

Nonostante le gambe le tremassero come gelatina, si sforzò di muovere qualche passo nella sua direzione.
A quel punto, lui prese a squadrarla con occhio critico, facendola arrossire per la vergogna. Forse aveva in programma di dissezionare il suo corpo per fornire informazioni riguardanti gli esseri umani al suo pianeta.

-Pai, emh... ho l'impressione che tu la stia spaventando!

L'alieno viola, prendendo atto di quell' avvertimento, cercò di sorridere in modo rilassato, ma senza molto successo. -Non preoccuparti. Non ti faremo nulla.

Per tutta risposta, Luana deglutì sonoramente. Iniziava già a pentirsi di essersi lasciata trascinare in quel luogo asettico e inospitale.

Prima che potesse dare voce alle proprie perplessità, Kisshu estrasse da una tasca uno strano oggetto color oro, porgendoglielo con noncuranza. -Questa è tua, Mew Luana.

-Ah, ecco! -ricordò improvvisamente la ragazza, distraendosi perciò dai suoi timori riguardanti le tecniche di tortura -Cosa sono le Mew Mew? Chi sono quelle ragazze che ci hanno attaccato?

Pai cercò di non mostrarsi impaziente, ma il suo nervosismo era evidenziato dalle sopracciglia corrucciate e le labbra strette in una piega rigida. -Le Mew Mew sono le ragazze.

-E tu sei come loro. Però non sei del loro gruppo. -completò l'alieno verde che, al contrario del compagno, appariva allegro e spensierato, quasi non si trovassero nei meandri di un freddo laboratorio circondati da inquietanti esperimenti, ma all'interno di un accogliente bar a bere una cioccolata calda, ridendo e scherzando.

-Come loro?! -la voce di Luana salì di due ottave -Come sarebbe a dire "Come loro"?!

Pai sbuffò, ancora più spazientito. -Pensaci tu che sei più bravo.

Kisshu si stiracchiò con il solito fare noncurante -Tu non ci sai proprio fare con le donne! -dopodiché rivolse alla ragazza un sorriso sghembo. -Ora hai in te i geni del gatto domestico europeo. Puoi trasformarti come loro.

-Ho in me i... ma di che diamine state parlando?!

Vista la sua scarsa rapidità di ragionamento, anche quest' ultimo parve spazientirsi e alzò gli occhi al cielo. -Ti facevo più intelligente. Dimmi, stamattina per caso ti è capitato qualcosa di insolito? Strani istinti, cambiamenti nel modo di percepire le cose?

Lei gli lanciò uno sguardo a metà tra il confuso e il terrorizzato -Io... sì, quando sono andata al mercato e... -Aguzzò lo sguardo. Si era improvvisamente ricordata di un particolare. -tu c'eri! -esclamò, puntandogli un dito contro -Sei stato tu a spaventarmi in libreria, facendomi scappare di mano il libro!

Lui, per nulla mosso da quell'accusa, scrollò le spalle. -Eri così concentrata che mi è venuto spontaneo. Comunque, mi pareva che fossi abbastanza stordita dai rumori, gli umani di solito non si comportano cos...

-Fammi capire bene... mi stavi spiando da questa mattina!? Non avresti dovuto!Sono cose private!

-Se ti riferisci alla doccia dopo pranzo, ti assicuro che non ho spia...

-Come fai a sapere che mi sono fatta la doccia dopo pranzo?! Tu hai... -Luana spalancò gli occhi, incredula, interrompendosi per qualche istante, prima di cedere a una spaventosa ondata di rabbia -Come ti sei permesso?!Pervertito! Vergognati! -lo aggredì, stringendo i pugni. La imbarazzava da morire l'idea di avere mostrato il suo corpo nudo a uno sconosciuto.

-Come la fai lunga! Eri completamente coperta dalla tendina, dopotutto.

-LO HAI FATTO SUL SERIO!

In quel momento, Pai si schiarì rumorosamente la gola, interrompendo la discussione e facendo calare un silenzio tombale. -Quello che mio fratello stava cercando di spiegarti è che, affinché tu possa aiutarci con più efficacia, abbiamo dovuto immettere nel tuo DNA i geni del gatto domestico angora turco. La modifica ti permetterà di far prevalere quando più ti piace gli istinti felini su quelli umani.

La ragazza rimase a fissarlo a bocca aperta. -Sarei diventata una ragazza-gatto? -Ora si spiegava tutto. Ecco perché i suoni, gli odori e perfino i sapori le erano parsi così soverchianti.

-Sì. -Tagliò corto l'alieno più grande.

Luana, benché sapesse che mettersi a discutere animatamente con due individui alieni e potenzialmente pericolosi, all'interno della loro base segreta, in quel momento non fosse saggio, non poté comunque impedirsi di sbottare irritata -Ah perfetto! E si può sapere chi è il genio che ha avuto questa bella pensata?

Kisshu si voltò a guardare Pai, sollevando un sopracciglio. -Hai fatto proprio un ottimo lavoro. -esordì con sarcasmo. -Si sta comportando esattamente come quell'isterica di Ichigo!

-Vi rendete conto che non sarò più normale? Dovrò combattere contro cinque ragazze molto più forti di me!

-Senti, piantala! Non è colpa nostra se il tuo è uno dei pochi DNA esistenti in grado di ospitare i geni di gatto. Oltretutto non combatterai da sola! Non dimenticare che hai gli alieni dalla tua. -cercò di rassicurarla, senza troppo trasporto, l'alieno verde.

Pai, nel frattempo, si limitò a ficcarle in mano lo strano oggetto dorato dalla forma ovale, grande quasi quanto il palmo della sua mano.

Luana corrugò la fronte con fare indisponente. -E che cosa dovrei farmene di questa cosa? -sbottò, indicandolo.

Come se avesse sentito le sue parole, quello si illuminò di luce argentea.

-Trasformati, Mew Luana!

Anche se non avrebbe voluto sottoporsi a ulteriori stress, la mora sentì prendere forma nella mente delle precise parole, e avvertì dentro di sé l'istinto impellente di gridarle. Prima che potesse trattenersi, la sua bocca aveva già formulato la frase: -Mew Mew Luana... METAMORPHO-SIS!

Il calore rassicurante che aveva provato all'altezza del petto durante il sogno si sprigionò nuovamente, donandole una forza ed energia strabilianti.
In un attimo, cambiò aspetto.

Quando la trasformazione fu completa, Kisshu non poté trattenersi dal rimanere a fissarla, un misto di dolore e acredine ad attanagliargli l'animo. Come sospettava: il suo vestito era identico a quello di Ichigo. Solo bianco con guanti, stivali e orli neri. Un paio di orecchie bianche spuntavano dalla testa, seguite dalla coda, anch'essa bianca. Gli occhi della ragazza erano diventati grigi e i capelli mossi ricadevano lunghi sulle spalle. Ad un primo sguardo, le due Mew neko si assomigliavano molto più di quanto avrebbe mai potuto immaginare e, soprattutto, più di quanto fosse auspicabile per la sua sanità mentale.

Tuttavia, non era solamente il suo aspetto a essere cambiato. Quando la ragazzina fece per voltarsi, notò che i muscoli seguivano le sue indicazioni con più rapidità di prima, che riusciva a sentire il profumo pungente degli alieni e l'odore metallico delle macchine.
Udiva, vedeva e percepiva ogni cosa con la massima precisione, perfino le pulsazioni del cuore della gente che le stava attorno e l'aria lieve che le accarezzava la pelle.

-Wow... -sussurrò, tastandosi le orecchie -Somiglio proprio a un gatto! -quello che le era successo non aveva alcun senso, ma qualunque cosa fosse diventata, si piaceva!

-Fantastica! -commentò Pai, ammirato, girandole attorno.

Kisshu si limitò a rimanere in silenzio, puntando il suo sguardo verso il pavimento.

-E questa chi è? -esclamò, all'improvviso, una voce infantile alle loro spalle.

La neo Mew Mew si voltò sorpresa, trovandosi davanti nientemeno che un bambino dall'aria sfrontata e birbante che non doveva avere più di dieci anni, gli occhi dorati e i capelli raccolti in un paio di strani codini alti. Il suo aspetto era bizzarro quanto quello degli altri alieni, ma la giovane non poté fare a meno di provare un'istintiva simpatia per lui, osservando il suo cipiglio da furbetto.

-Taruto, hai di fronte a te Mew Luana, la prima Mew Mew aliena. -rispose Pai con una nota di chiaro orgoglio nella voce.

Taruto si avvicinò alla ragazza con fare curioso. La osservò attentamente da ogni angolazione, dopodiché sorrise soddisfatto. -Beh... secondo me è meglio della vecchiaccia, non trovi? -aggiunse, guardando Kisshu, che rispose con un'alzata di spalle, senza staccare gli occhi dal pavimento.

-Vecchiaccia? -chiese l'interessata, sollevando un sopracciglio. La stava paragonando a un'anziana?

-Nome con il quale Taruto chiama Ichigo. -la spiegazione dell'alieno viola sopraggiunse rapida come quella di un'enciclopedia.

-Non capisco però... come hai fatto a trascinarla qui così facilmente? -chiese il piccoletto al fratello dagli occhi dorati.

-È quello che mi chiedo anch'io. Sembra molto accondiscendente.

-Mi ha seguito e basta! E non crediate che sia stato semplice! -rispose quello, spiccio. La presenza di una Mew mew tanto simile ad Ichigo lo metteva a disagio.

-Tu sai darci qualche informazione in più? -chiese ancora Taruto, rivolto a Mew Luana.

La ragazza buttò le braccia dietro la schiena, esibendosi in una risatina nervosa. -Io l'ho seguito di mia spontanea volontà, perché sentivo che avevate davvero bisogno di aiuto. Kisshu sembrava così... -s'interruppe. "Disperato" sarebbe stata la parola giusta, ma probabilmente non la cosa più delicata da dire in sua presenza, quindi si limitò a mordersi la lingua e stare zitta.

-E non ti sei spaventata? -insistette Pai, per nulla convinto.

-Se io avessi visto Kisshu, ci avrei pensato due volte prima di seguirlo...

-Ma cos'è, state cercando di farmi cambiare idea?! -borbottò la ragazza, esasperata -Quelle Mew Mew sembravano già così forti e agguerrite che la mia presenza nella loro squadra non sarebbe stata per nulla indispensabile. Inoltre, è stato Kisshu a farsi vivo per primo. In un certo senso, aveva il diritto di chiedermi di seguirlo. -In realtà, non erano state quelle le sue vere motivazioni, ma la imbarazzava dire la verità. Non voleva ammettere ad alta voce che aveva provato una sorta di empatia verso di loro. L'avrebbero sicuramente scambiata per pietà.

-Bene, ora che ci siamo chiariti... rimane solo un' ultima prova da fare.

-Eh? -ancora immersa nei suoi ragionamenti senza capo né coda, la giovane si ritrovò nuovamente con il tridente di Kisshu premuto contro il collo. -Ehi! Ma che modi sono! Allora è un vizio! -sbottò, allontanandosi di scatto.
La velocità fulminea con cui eseguì il movimento la lasciò per un attimo spiazzata, tanto da farla barcollare.

-Voglio solo capire fino a che punto sei potente. -mormorò quello, con un tono di voce basso e roco che le fece drizzare i peli sulla nuca.

Ma che gli prendeva all'improvviso?! Era da quando si era trasformata che la sua espressione era diventata inquietante. E adesso voleva combattere contro di lei?! Non poteva dire sul serio! Prima avrebbe dovuto provare con un bastone, qualcosa di innocuo! Non quelle armi potenzialmente assassine!

-N-non avvicinarti! -squittì, presa dal panico. Tuttavia, prima che potesse concludere la frase, lo vide avventarsi su di lei, senza alcuna prudenza né ripensamento.

Terrorizzata, cercò di capire come evitare quella situazione inverosimile. Tuttavia, si rese ben presto conto che era troppo tardi per fuggire o tentare di calmarlo, dunque decise di lasciare prevalere gli impulsi fisici su quelli mentali. Dopotutto, aveva appena scoperto di possedere caratteristiche animali, quindi anche il suo istinto di sopravvivenza avrebbe dovuto funzionare con molta più efficacia.
E così fu. Ebbe appena il tempo di intravedere il braccio del nemico tendersi, che i suoi muscoli avevano già agito, eseguendo un rapido scarto ed evitando la pericolosa lama per un soffio.

-Incredibile! -udì Taruto commentare, ammirato.

La giovane sospirò di sollievo, per un attimo aveva temuto che non funzionasse. Sorrise tra sé e sé godendosi l'entusiasmo degli spettatori. Almeno finché Kisshu, passato nuovamente all'attacco, non rischiò di tagliarle un braccio.

-Ehi! Ma sei impazzito?! -imprecò, esaminando l'arto per essere sicura che non presentasse ferite. In realtà capiva benissimo che era stata tutta colpa sua, non avrebbe dovuto lasciarsi distrarre dalla gloria di quel piccolo successo.

L'alieno, per tutta risposta, scoppiò a ridere sadicamente. -Avanti, considerala una prova di ammissione. -La sua espressione lasciava trasparire il perverso divertimento che quel combattimento gli procurava.

Per lui non si trattava affatto di una prova come aveva appena affermato, piuttosto, a giudicare dallo scintillio sinistro nei suoi occhi dorati, di una vendetta bella e buona. Non si sarebbe fatto scrupoli nel ferirla o umiliarla.

La ragazza si morse le labbra nervosamente. Perché all'improvviso sembrava avercela tanto con lei? Da quando erano giunti nel laboratorio, non l'aveva più degnata di uno sguardo e le sue parole verso di lei erano suonate piuttosto irritate e sgarbate. Ora sembrava addirittura avere tutta l'intenzione di ucciderla.

Il combattimento continuò, distogliendola dai propri pensieri confusi. Luana cercò di cavarsela come meglio poteva, anche se, non sapendo controllare ancora perfettamente i movimenti, per ora non riusciva a fare altro che evitare alla bell'e meglio i tridenti di Kisshu. La cui potenza e rapidità, purtroppo, aumentavano ad ogni colpo.

Dopo circa dieci minuti di lotta, egli si fermò. Pareva profondamente insoddisfatto. -Avanti, Mew Luana! Non fare la femminuccia. -la spronò, facendo roteare lentamente le due armi tra le mani. Pareva in attesa di qualcosa, qualcosa che andava al di là della bravura nella lotta. -Voglio vedere la tua vera potenza. Smettila di scappare e attaccami... o forse ti faccio troppa paura?

Improvvisamente, la giovane si rese conto di ciò che egli desiderava veramente. Non sapeva con esattezza come fosse giunta a quella conclusione, ma ora che la possibilità si era fatta strada nella sua mente ne era assolutamente certa: il vestito, la coda e le orecchie da gatto...
Kisshu voleva rivivere la potenza di Ichigo attraverso di lei, capire fino a che punto i loro poteri fossero simili. E, soprattutto, sperava di rivedere lo splendore della persona amata trasparire attraverso le sue espressioni e movimenti.
Sì, se ne era accorta. L'alieno era innamorato di quella ragazza, lo capiva dal modo in cui la mangiava con gli occhi, dalla maniera con cui essi ardevano di desiderio ogni volta che si posavano sul suo corpo morbido. E, a giudicare dalla sua reazione di poco prima, lei doveva ricordargliela in qualche modo.

-E va bene, come vuoi tu, Kisshu! Ti affronterò. -sospirò, inarcando la schiena in posizione di difesa.

Lui si esibì in un ghigno trionfante -Bene! Io sono pronto. -ringhiò, aggredendola nuovamente con un attacco frontale.

Luana questa volta non si spostò di un millimetro, studiando invece le mosse rapide e letali del nemico, notando che impugnava i tridenti sempre alla stessa altezza e con la medesima tecnica. Sarebbe bastato cambiare strategia per riuscire a coglierlo alla sprovvista.
Sicura di quanto aveva architettato, attese pazientemente che l'avversario si avvicinasse e caricasse il colpo, dopodiché, poco prima che la lama la raggiungesse, spiccò un balzo verso l'alto, roteando su se stessa grazie a un perfetto movimento del bacino e colpendolo con un poderoso calcio dritto in faccia.

Come previsto l'alieno, non riuscendo ad escogitare nulla per evitare la collisione, fu sbalzato all'indietro e cadde a terra, urtando rumorosamente contro il suolo. Un tridente gli scivolò via dalle mani, stridendo contro il pavimento lucido e andando a cozzare contro uno dei macchinari del laboratorio. Incurante di questo, egli si rialzò in fretta, facendo leva sulla schiena e stringendo più forte l'unica arma rimastagli.

Era evidente che voleva provare ad attaccarla di nuovo, ma la giovane non era disposta ad attendere un nuovo colpo: era giunto il momento di passare al contrattacco e, stavolta, sapeva esattamente cosa fare.
O meglio, il suo istinto lo sapeva.

Concentrandosi, tese la mano, lasciando che l'energia fluisse liberamente all'interno del suo corpo. Dopo di che, con uno sforzo mentale non indifferente, la raggruppò a livello del palmo della mano, finché esso non iniziò a scottare, le vene percorse da un formicolio caldo.
Dopo pochi istanti, tra le sue dita sentì materializzarsi un oggetto dalla superficie liscia e dura. Un'arma, con la quale difendersi ed attaccare, un'arma potente: riusciva a sentirne vibrare l'energia solamente sfiorandola.

Soddisfatta, aprì gli occhi e la osservò più attentamente, saggiandone il peso e lo spessore. Con soddisfazione pensò che si trattava dell'arma più adatta alla sua fisionomia corporea e al tipo di muscolatura: un bastone lungo e nero, sicuramente molto resistente, la cui estremità terminava con un disegno a forma di cuore. La mora lo impugnò con sicurezza, notando come si adattasse perfettamente alla sua mano, quasi fosse il prolungamento di un braccio, e lo fece roteare, puntandolo in direzione dell' avversario, in procinto di ferirla.

Prima che potesse farlo, Luana lo precedette, gridando con quanto fiato aveva in gola: -Ribbon... Luana Music!

Dall'arma si sprigionò un'onda d'urto sorprendentemente potente, che colse di sorpresa tutti i presenti, facendo vibrare spaventosamente il pavimento e il soffitto del laboratorio, minacciando di mettere fuori uso anche i numerosi oggetti presenti nella sala.
Fortunatamente, Pai non perse la calma e riuscì ad erigere appena in tempo una barriera difensiva, allo scopo di proteggere gli esperimenti e i macchinari più importanti per le sue ricerche.
Kisshu, purtroppo, non ebbe la stessa fortuna e venne investito in pieno dal colpo, schiantandosi violentemente contro uno dei muri di cemento, dal quale si disperse una quantità immensa di terra, polvere e detriti che ricoprirono ogni cosa per diversi istanti, impedendo ai presenti di vedere chiaramente ciò che era accaduto.

Quando la confusione si diradò, Luana riuscì a scoprire gli effetti del suo attacco. La parete del laboratorio era completamente distrutta, mentre nel pavimento, a partire dal punto in cui l'attacco era stato scagliato, si erano create alcune profonde spaccature. Kisshu, però, era ancora in piedi e reggeva entrambi i tridenti incrociati al petto. Probabilmente, all'ultimo secondo, era riuscito a recuperare l'altra arma e a proteggersi con una barriera simile a quella creata precedentemente dall'alieno viola. Nonostante ciò, presentava comunque il labbro spaccato a causa del precedente calcio e il corpo pieno di lividi ed escoriazioni. Non sorrideva più, anzi, fissava la ragazza con sguardo assassino.

"Oh cacchio!" Aveva sperato di riuscire a calmarlo combattendo contro di lui, invece si era lasciata prendere troppo la mano dalle sensazioni della battaglia, finendo con il farlo infuriare ancora maggiormente.
-Kisshu, scusa! Io non immaginavo che... -tentò di spiegare, ma fu tutto inutile.

-Questa me la paghi. -sibilò l'alieno, ignorando prevedibilmente i tentativi di scusa e trasportandosi senza alcun preavviso alle spalle della ragazza che, colta alla sprovvista, cadde a terra colpita da un calcio sulla schiena.
Prima che l'avversario potesse atterrarla, impedendole qualunque possibilità di fuga, riuscì però a fare leva sulle braccia e, con una capriola, atterrare magicamente in piedi.

Le girava quasi la testa, soprattutto perché non era per nulla abituata a questi movimenti improvvisi e incontrollati. Fino a quel giorno ogni azione che aveva compiuto era stata solamente frutto della sua mente, e l'improvviso cambiamento l'aveva spiazzata.

Kisshu, ancora arrabbiatissimo, cercò di colpirla con un pugno allo stomaco, ma lei gli afferrò l'arto, tentando di allontanarlo da sé con tutte le sue energie. Purtroppo, in quanto a doti fisiche l'alieno la eguagliava non di poco e, mentre avvertiva i muscoli dolere, capì suo malgrado di non potere reggere il confronto ancora a lungo.

-Kisshu! -lo implorò -Non credi sia abbastanza per oggi?!

Senza riuscire a terminare la frase, intravide uno scintillio sinistro alla sua destra.
Rendendosi immediatamente conto di quello che stava succedendo, appoggiò un piede contro lo stomaco dell'avversario e lo spinse lontano, senza, tuttavia, riuscire ad evitare che il colpo la raggiungesse, seppur di striscio.
Urlò di dolore, mentre il tridente le feriva superficialmente la spalla, lacerandole la veste e tracciando un segno sottile sulla sua pelle, dalla quale iniziò lentamente a sgorgare sangue color cremisi.

-Kisshu! -udì i due compagni alieni gridare, allarmati. Era chiaro che non si aspettavano un epilogo del genere nella lotta.

Scivolò all'indietro, ansimando, ma la tregua fu breve. Dopo pochi istanti fu costretta a contrastare nuovamente la forza strabiliante dell'alieno, che pareva determinato a tagliuzzarla, in barba ai rimproveri appena ricevuti.

Troppo provata per lanciare un nuovo attacco, riuscì solamente a fermare le due lame acuminate, sollevando il bastone orizzontalmente. -Hai proprio intenzione di uccidermi? -si ritrovò a chiedergli con improvvisa calma, come se stessero discutendo dell'ultima partita di poker. Parlare durante un combattimento non le avrebbe garantito la sopravvivenza, ma era l'ultima arma che le era rimasta.

-Quello che intendo fare non è affare tuo. -sputò Kisshu tra i denti, gli occhi ridotti a due fessure.

-Oh certo, lo immaginavo. Toglimi una curiosità, anche contro Ichigo combatti in questo modo?

Quello, come aveva sperato, si bloccò di colpo, smettendo improvvisamente di opporre resistenza, tanto che Luana rischiò di cadergli addosso a causa dello slancio. -Che cosa c'entra lei, adesso? -domandò spiazzato, mentre il tridente prendeva a tremargli tra le mani.

Gli occhi della ragazza scintillarono: a quanto pare, aveva colto nel segno. -Oh c'entra eccome, e lo sai anche tu! -sogghignò, in tono di sfida. Poi aggiunse, tornando seria -Tanto per la cronaca... io non sono lei. Non ti ho fatto proprio niente di niente e non mi sembra giusto morire a causa di un crimine che non ho commesso.

Lui la guardò allibito. -Ma come diavolo... -mormorò, a bocca aperta.

-Non per niente mia madre è psicologa. Leggere alcuni suoi libri mi è stato utile. Ora ti dispiacerebbe lasciarmi andare? Questa posizione è leggermente scomoda.

L'alieno, dopo qualche istante di sconcerto, abbassò lentamente il tridente e si asciugò il sangue che colava dal labbro. Continuava a osservarla con aria stranita, come se si trovasse davanti a un miraggio.

-È perfettamente inutile che mi guardi così! Te la sei cercata!

Una volta ripresosi dallo shock, scrollò le spalle con nonchalance. -Comunque sia, non sei affatto male, sai? Ichigo e le altre avranno una valida avversaria. - In effetti doveva, suo malgrado, ammettere che quella ragazzina sapeva il fatto suo. Era riuscita a metterlo a tacere con un' abilità non comune.

Pai, a quel punto, si avvicinò al fratello. -Certo che tu non riesci proprio a capire quando è il momento di finirla, eh Kisshu? -lo rimbrottò, incrociando le braccia.

-Già, guarda come l'hai conciata. -Taruto rincarò la dose.

Luana ridacchiò nervosamente, agitando le mani davanti a sé. -Ma no, sto benissimo! È solo un graffio!

-Stai ancora perdendo sangue. Aspetta, ti medicheremo.

-Ma perché non pensate al vostro compagno che è messo anche peggio di me? -protestò, indicando l'alieno verde, il cui corpo era ormai quasi completamente viola. Non poté fare a meno di sentirsi in colpa. -Mi dispiace di averti ridotto così! Non sono riuscita a controllarmi. -borbottò, abbassando lo sguardo.

Quello si sistemò il ciuffo, ostentando, ancora una volta, totale indifferenza. -È solo qualche livido. Nulla che non si possa risolvere con una buona dormita. -Si ostinava ancora ad evitare il suo sguardo.

Luana incrociò le braccia, esasperata dai suoi modi di fare infantili -Niente da fare! Se non ti medichi tu, non mi medico nemmeno io.

Kisshu, del tutto restio a cedere a quel ricatto, le sollevò il braccio con un gesto deciso, afferrando un piccolo contenitore colmo di una strana sostanza blu appiccicosa, che spalmò con cura lungo tutta la superficie della ferita.

-Ehi, brucia!

-Passami la fascia, Pai! -sbottò, ignorandola completamente e avvolgendo senza molta delicatezza le bende intorno alla sua spalla. Non appena ebbe finito, si smaterializzò senza proferire parola.

Luana rimase immobile come una perfetta idiota a fissare il vuoto davanti a sé. -E adesso, dov'è andato quel testone?

Taruto si capovolse a testa in giù, l'espressione divertita -Non ti preoccupare. Fa sempre così quando perde.

-Spiegami una cosa, tutti gli alieni sanno volare?

-Non tutti, solo quelli sottoposti ad un allenamento speciale.

-Allenamento? -Quella faccenda la interessava molto, le sarebbe sempre piaciuto imparare a volare. Prima che potesse chiedere ulteriori delucidazioni, tuttavia, il suo orologio iniziò a squillare, facendola ripiombare nel mondo reale. -Accidenti! Mi dispiace, devo proprio andare! Qualcuno potrebbe riaccompagnarmi a casa?

-Con quella spilla dovresti essere in grado di teletrasportarti autonomamente. -rispose Pai, che nel frattempo aveva ripreso lavorare strenuamente al computer.

-Sì, ma come faccio a usarla?

-Non occorre fare altro che pensare intensamente alla destinazione che devi raggiungere e premere il pulsante posizionato sul tuo petto, a sinistra.

Luana eseguì, consapevole che in ogni caso chiedere spiegazioni più esaustive non sarebbe servito a nulla. In un istante, avvertì una strana sensazione di vertigine e nausea, prima di ritrovarsi in piedi sul suo letto.

Cercò di rilassarsi per annullare la trasformazione e, non appena i poteri di Mew Luana scomparvero, una stanchezza mortale si impadronì del suo corpo, rendendole difficoltoso ogni movimento.
Troppo distrutta per riuscire a dedicarsi ai compiti scolastici, si sdraiò sul materasso, scivolando quasi immediatamente in un sonno profondo.

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Intanto, le cinque ragazze Mew Mew, reduci dal clamoroso fallimento, riapparvero nel salone del caffè. I volti di alcune di loro erano allungati in espressioni pensierose, altri distorti da accessi di rabbia o di frustrazione.

Ryou, accortosi del loro arrivo, corse loro incontro, battendo le mani soddisfatto. -Bene, siete state veloci... -la sua frase di benvenuto rimase in sospeso, non appena si rese conto che l'obiettivo mancava all'appello. -Lei dov'è? -domandò, inarcando le sopracciglia.

Le ragazze non risposero, rimanendo chiuse in un mutismo totale.

Il ragazzo spalancò gli occhi. -Non mi vorrete dire che... -esordì, infilandosi le mani tra i capelli, semplicemente incredulo.

Ichigo lo guardò storto, poi sospirò -Non ce l'abbiamo fatta.

-Perché non siete arrivate in tempo?

-No. Siamo arrivate giusto in tempo se è per quello. -rispose Retasu, torturandosi le dita nervosamente.

-E allora? Cos'è andato storto?

Mint fece un passo avanti, colpendo con un pugno uno dei tavoli di plastica bianca. -È successo che quella stupida ha seguito l'alieno!

-Calmati Mint. -tentò di tranquillizzarla, senza troppa convinzione, la Mew rosa. Non aveva abbastanza motivazione per litigare o per zittire le compagne, si sentiva strana, come svuotata.

-Non mi calmo! Ha fatto una cosa totalmente irragionevole! È andata contro il suo pianeta!

-Magari un motivo l'ha avuto! -ipotizzò Retasu, in tono remissivo.

Key si intromise nella discussione, cercando di trarre delle conclusioni chiare. -Quindi ha seguito l'alieno di sua spontanea volontà?

-Sì, ha seguito Kisshu.

-Senza che egli la attaccasse, la rapisse o altre azioni simili?

-No.

-Accidenti! -imprecò Ryou, a bassa voce, massaggiandosi le tempie con le dita della mano. Non aveva previsto una simile eventualità. Era ovvio che un essere umano si schierasse dalla parte degli umani, quando vi era di mezzo una guerra tra pianeti. Ragionando in questo modo, l'azione della ragazza si dimostrava totalmente illogica. A meno che... -Potrebbe averle manipolato la mente! Avete notato qualcosa di strano nel suo comportamento? Presentava uno sguardo vacuo, confuso?

-No, Nulla di rilevante. Beh, forse lo sguardo confuso...

La Mew rosa alzò gli occhi al cielo, al colmo dell'esasperazione -Insomma, voi che sguardo avreste fatto se vi foste visti piombare in casa un alieno volante, potenzialmente violento, e cinque ragazze vestite come delle pazze?! A parer mio, era completamente padrona delle sue azioni.

-Mhhh... probabilmente hai ragione, ma dobbiamo esserne certi. Domani andrete a casa sua. Se la sua mente è stata manipolata potrebbe non essere mai tornata a casa. Altrimenti, portatela qui.

-E se oppone resistenza?

-Cercate di convincerla, oppure combattetela. Voglio vederci chiaro in questa storia. -rispose Ryou con voce dura. -Ora andate, siete stanche. Tu aspetta, Ichigo. Devo parlarti.

Ichigo attese che tutte le compagne fossero uscite e che la porta si fosse chiusa alle loro spalle, prima di voltarsi. -Cosa volevi dirmi?

-Volevo solamente sapere se andava tutto bene. Ti vedo preoccupata.

Lei sorrise debolmente, grata che l'amico si preoccupasse per la sua salute. -Un po' sono preoccupata. Soprattutto riguardo a quello che potrebbe succedere a quella ragazza. Sai com'è... non è stata esattamente rapita da un angioletto! Non riesco proprio a capire le sue motivazioni!

Ryou rimase in silenzio, l'espressione corrucciata.

-Non ci hanno detto alcuna bugia. Noi abbiamo visto che... che c'è ancora acqua Mew sul nostro pianeta.

Lo sguardo del biondo si animò improvvisamente -Sei sicura?

-Certo! Mi hai preso per una scema?Kisshu ci ha mostrato un pezzo di acqua Mew. Il nostro corpo ha reagito!

Lui le posò una mano sulla spalla guardandola intensamente -Ichigo, voglio parlarti in tutta sincerità.

-Sì? -la ragazza si sentì arrossire. Non riusciva mai a mostrarsi totalmente indifferente di fronte a quelle calamite ghiacciate, che sembravano volerle sondare l'anima per carpirne i segreti più oscuri.

-Sinceramente, non credo sia solamente questo il problema. Non puoi continuare in questo modo. Ti vedo priva di qualunque energia e motivazione, leggo nel tuo sguardo un profondo tormento, che forse può essere sfuggito alle altre ragazze, ma per quanto riguarda me, dovresti sapere che sono molto bravo a svelare i reali sentimenti delle persone. In questo momento l'allegria che di solito ti caratterizzava sembra totalmente scomparsa. Non posso fare a meno di pensare che la causa sia di Aoyama.

La giovane sobbalzò, colpita dalle sue parole che, pur non volendolo ammettere, contenevano un fondo di verità. Mentre la realtà si svelava davanti ai suoi occhi, la sua già debole corazza difensiva cedette completamente. -Masaya non c'entra nulla. Il problema è solo mio. Io... -s'interruppe, quando sentì il sapore salato delle lacrime in bocca. Tuttavia, non riuscì a trattenersi dal continuare a sfogarsi, soprattutto perché ne aveva un immenso bisogno. -Io non riesco a superare il dolore e la paura. Sono ancora terribilmente spaventata dall'immagine di Deep Blue! Elaboro incubi spaventosi su di lui, quasi tutte le notti, e ogni volta che Masaya mi prende per mano o mi stringe a se, vorrei solamente fuggire il più lontano possibile da lui! -singhiozzò, premendosi le mani contro gli occhi con un gesto disperato.

Ryou, di fronte al pianto liberatorio della ragazza, non riuscì a fare a meno di consolarla, abbracciandola di slancio e stringendola forte contro il suo petto, respirandone il profumo dolce di fragola.

-A volte mi sento un mostro! Non dovrei provare questi sentimenti. Dopotutto, non è colpa sua!

-Ichigo, quello che provi è perfettamente normale! -le sussurrò dolcemente all'orecchio, per calmarla -Hai subito uno shock non indifferente ed è ovvio che tu soffra tentando di superarlo. A parer mio, Aoyama non è la persona più adatta a starti accanto in questo momento.

-Ma... -tentò di protestare debolmente Ichigo, tuttavia, il giovane la interruppe prima che riuscisse a proferire parola.

-Anche lui, probabilmente, si sente dilaniato dal senso di colpa per averti fatto del male. Ragiona: la tua vicinanza non farebbe altro che ricordargli gli orrori che ha commesso.

-Quindi secondo te dovrei...

-Non ti dico di lasciarlo Ichigo. Questa è una decisione che spetterà soltanto a te. Io penso solamente che dovreste prendervi del tempo per riflettere e per superare la cosa. -spiegò, accarezzandole lentamente i capelli e assaporandone la morbida consistenza.

Gli sarebbe piaciuto enormemente se i due si fossero allontanati, ma si rendeva conto di non avere il diritto di separarli, di spezzare per sempre la loro felicità; avevano tutte le ragioni per volersi amare. E anche se questo lo rendeva infelice, per ora non poteva che accontentarsi di quel momento di tenerezza.

Nel frattempo la ragazza, ancora stretta contro il suo petto, parve sentirsi meglio, riprendendo a respirare lentamente e con regolarità. -Grazie. -mormorò con voce ancora intrisa di pianto. -Sei stato il primo che abbia ascoltato quello che avevo da dire. -gli sorrise tra le lacrime, allontanandosi lentamente e sistemandosi i capelli in disordine. -Devo esserti sembrata una pazza isterica.

Il ragazzo, udendo quelle parole, scoppiò a ridere -Isterica lo sei sempre stata, non noto nessuna differenza rispetto a prima! -la prese in giro, con tecnica studiata.

Come aveva sperato, Ichigo si lasciò distrarre dalla sua battuta gonfiando le guance come un criceto e facendogli la linguaccia. -Antipatico! Sei sempre il solito! -sbottò, colpendolo scherzosamente alla spalla.

-Lo so, sono antipatico. Ma voglio che tu sappia che, qualunque cosa accada, io ci sarò sempre per aiutarti.

La giovane avvertì i battiti del cuore accelerare, tuttavia, si impegnò per ostentare indifferenza -Ma sentilo! Non ti facevo così sentimentale! Dov'è finito il vero Shirogane?! -sghignazzò, avviandosi verso lo spogliatoio per cambiarsi e recuperare le sue cose.
Mentre si allontanava, pensò che forse aveva ancora una possibilità di tornare alla vita di prima, dopotutto.

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Spazio dell'autrice:

Eccomi di nuovo qui con un capitolo! Spero sarà di vostro gradimento.
Sono nuova su wattpad e devo ancora acquisire confidenza con il mezzo. In caso vogliate lasciarmi un consiglio o un opinione, ne sarei davvero molto felice.

Prima che qualcuno di voi me lo chieda: si, la protagonista ha il mio stesso nome. Quando ho iniziato a scrivere questa fanfiction ero molto giovane ed utilizzare il mio nome mi aiutava ad immedesimarmi nelle scene e a creare una psicologia dei personaggi più realistica. Poi sono cresciuta, ho modificato la storia, ma ormai ero affezionata all'idea di chiamare così la protagonista, quindi ho deciso di mantenere tale nome. Spero la cosa non vi disturbi.

Al prossimo capitolo!

MoonBlack1993

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