15. In trappola - Parte 1

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Ichigo imprecò a mezza voce digitando, per l'ennesima volta, il numero di telefono del Caffè Mew Mew e sperando ardentemente che qualcuno, dopo il suo quinto tentativo, finalmente si degnasse di risponderle.
Mentre i secondi passavano inesorabili, si ritrovò a mordersi le labbra a sangue nel tentativo di mantenere la calma. Che cosa diavolo poteva essere successo di così terribile in quei tre minuti, durante i quali aveva cercato di avvertire Luana, da impedire addirittura a Ryou e alle ragazze di sollevare la cornetta?

Rimase immobile ad ascoltare gli squilli a vuoto poi, non trovando altri sistemi per ridurre l'ansia, prese anche a camminare avanti e indietro lungo il perimetro della stanza, come un'anima in pena.
"Probabilmente stanno ancora tentando di trovare un modo per salvare Pai e Taruto, per questo non rispondono... sta' tranquilla, non hanno catturato anche loro."

Ma più si ripeteva quegli stupidi mantra nella testa, più il suo ottimismo veniva meno, lasciando posto al panico.

Fortunatamente, Aoyama in quel momento si trovava fuori casa a seguire le lezioni di letteratura inglese a cui teneva tanto, altrimenti per lei non sarebbe stato affatto facile spiegare il motivo di tutto quello scompiglio.

La Mew neko, infatti, si era guardata bene dal rivelare al suo ragazzo che durante le ultime settimane aveva deciso di tornare a vestire i panni di paladina della giustizia, schierandosi, per di più, al fianco dei suoi vecchi nemici. Dubitava che Masaya avrebbe fatto i salti di gioia nel ricevere la notizia, dato che, seppur indirettamente, nel progetto Mew e nelle battaglie che avevano combattuto risiedeva il motivo per cui la loro relazione era entrata in crisi.

Ricordava benissimo il giorno in cui aveva annunciato al giovane la sua intenzione di tornare a Tokyo: si era aspettata una reazione di rifiuto e rabbia da parte sua o, perlomeno, di rammarico, invece quest'ultimo si era limitato a sospirare e a dirle di pensarci bene prima di decidere. La ragazza, in cuor suo, non aveva potuto fare a meno di sentirsi delusa da tanta indifferenza.
Lei dichiarava a bella posta di voler piantare gli studi a Londra e il loro appartamento per tornare nella sua città natale, e lui non si scandalizzava nemmeno un pochino?!
Ma, a quel punto, il suo lato buono e innamorato si era rimangiato quei pensieri, dicendosi che il lasciarla libera era sempre stato il modo di Masaya per dimostrare quanto la amasse.

Da allora non avevano più parlato di argomenti simili, il suo ragazzo aveva semplicemente finto che quella conversazione tra loro non fosse mai avvenuta e lei era stata troppo occupata a tenergli nascosti i suoi ritrovati passatempi di paladina per sollevare nuovamente la spinosa questione.

Proprio mentre la ragazza, presa dal rimorso, iniziava a domandarsi se per caso non sarebbe stato meglio dire tutta la verità a quest'ultimo e chiedergli aiuto, qualcuno dal Giappone rispose alla chiamata.

- Pronto? Ichigo, sei tu?! - la voce di Ryou le giunse alle orecchie come tremendamente affaticata, come se quest'ultimo avesse trascorso gli ultimi venti minuti a correre a perdifiato.

Nonostante ciò, il sollievo di Ichigo fu tale che avvertì gli occhi riempirsi di lacrime e dovette trattenere un singhiozzo. - Ryou, grazie al cielo!

- Mi dispiace, Ichigo... abbiamo fatto tutto il possibile per tentare di fermare quei pazzi, ma non c'è stato modo di rintracciarli. Dovrei fare delle ricerche più approfondite, però...

- Mi hai fatto preoccupare! - lo interruppe lei, con tono di isterico rimprovero, pur sapendo che non era certo colpa di quest'ultimo se nessuno le aveva risposto. - Credevo foste stati aggrediti anche voi!

Vi fu un istante di silenzio dall'altro capo del telefono e, quando il giovane riprese a parlare, la sua voce suonò addolcita. - No, stiamo tutti bene. Anche le ragazze sono incolumi.

- Grazie al cielo...

- Mi hai chiamato perché eri preoccupata per noi?

A quelle parole, la Mew rosa riprese il contatto con la realtà andato momentaneamente perduto a causa della felicità di saperli sani e salvi. - A dire la verità no, non solo. - ammise, avvertendo la tensione percorrerle nuovamente la spina dorsale. - Ho appena chiamato Luana per avvertirla del disastro. All'inizio ha risposto normalmente e sembrava fosse tutto tranquillo. Ma poi... non lo so... ho sentito dei rumori strani e una specie di risata! Non promette nulla di buono. Sento che è in pericolo!

Shirogane non riuscì a trattenere un epiteto piuttosto colorito nell'udire quelle inquietanti notizie, e Ichigo non poté dargli torto: sembrava che la loro situazione stesse volgendo a un epilogo ancora più disperato di quanto avrebbero potuto immaginare. Non solo i nuovi alieni avevano catturato Pai e Taruto senza nessuna difficoltà, ora sembravano in procinto di catturare anche la mew Alien.

- Ryou, dobbiamo salvare a tutti i costi almeno lei!

- E Kisshu, che fine ha fatto?! Doveva proteggerla, dannazione! È andato a fare una passeggiata?!

- Non lo so, non ho fatto in tempo a chiederle di Kisshu... però Luana sembrava agitata quando ha risposto, perciò non credo fossero insieme. - rispose la ragazza, stringendo così forte la cornetta da farla scricchiolare. - Come ho detto, l'ultima cosa che ho sentito è stato qualcuno che rideva. Sembrava un ragazzo, ma non credo proprio fosse lui. Mi ha fatto venire i brividi.

- Dannazione, ci mancava anche questa...

- Ti scongiuro Ryou, fa qualcosa! Potrebbe essere solo un falso allarme, ma il mio istinto mi dice che non è così. E anche se li consideravamo dei nemici, non possiamo permettere che succeda una strage! Tu puoi salvarla! Sei già riuscito a localizzare uno squarcio tra la nostra dimensione e quella dove si nascondono gli alieni! Puoi farlo di nuovo!

Le rispose un silenzio grave e meditativo, rotto solo dal rumore di fondo dell'apparecchio telefonico. Dopo un lasso di tempo di qualche secondo, che a lei parve lungo quanto un secolo, il ragazzo sospirò. - E va bene, Ichigo. Mi fido di te.

- Davvero?! Lo cercherai?!

- Farò di più. - la Mew neko si stupì ulteriormente nell'udire la voce del suo leader tingersi di fiera determinazione. - Ne creerò uno appositamente, che ci teletrasporterà vicino a dove dovrebbe trovarsi la base di Pai... sempre se le mie ricerche e i miei calcoli sono esatti!

A quelle parole, non riuscì a trattenere un versetto di pura gioia, mentre una scintilla di speranza tornava a balenarle nell'animo. - Grazie! Ryou, sei ufficialmente il mio eroe! - gridò, prendendo a saltellare per la stanza.

- Adesso non esagerare con le lusinghe o l'ultimo neurone che ti è rimasto potrebbe morire! - si affrettò a stroncarla lui, in tono beffardo, giusto per rispolverare le vecchie abitudini.

- Ehi!

Prima che Ichigo avesse modo di protestare ulteriormente, quest'ultimo riprese il discorso, tornando improvvisamente serio. - Farò il possibile! Le ragazze sono pronte a combattere, e anche tu devi restare all'erta, in caso Luana dovesse tentare di contattarti. Ma ricorda: non devi essere tu a chiamarla, potresti renderle più difficile nascondersi dai nemici.

- Ho capito! Farò come dici. - lei annuì con decisione, fissando il comodino nel quale era nascosta la sua spilla da Mew Mew. Per la prima volta da quando il progetto era terminato si ritrovò a desiderare con tutta se stessa di poterla usare.

- Conto su di te. Ti contatterò appena tutta questa storia sarà finita.

- Aspetta, Ryou!

Troppo tardi, Shirogane aveva già riagganciato, schietto e lapidario come sempre.
La ragazza rimase immobile per qualche secondo con la cornetta in mano, prima di prendere atto della sua totale inutilità in tutta quella faccenda.
Un profondo e triste sospiro le sfuggì dalle labbra, mentre riagganciava l'apparecchio e si abbandonava sul letto con la testa tra le mani.

Tutt'a un tratto, si sentì tremendamente stupida per avere pensato di poter raggiungere la felicità in Inghilterra e ogni cosa le parve molto chiara: aveva lasciato i suoi amici in fretta e furia, credendo di inseguire l'amore della sua vita, mentre in realtà tutto quello che aveva fatto era stato tentare disperatamente di fuggire dai propri demoni, esattamente come Aoyama.
Anche un idiota avrebbe potuto capire che il suo luogo ideale non poteva certamente essere una biblioteca o una prestigiosa accademia, non era affatto il tipo di persona che inseguiva sogni di gloria studentesca, lei amava le cose genuine, dirette, accoglienti.

Forse era una sempliciotta e forse non era adatta per essere una paladina della giustizia, ma in quel momento avrebbe dato qualunque cosa pur di potersi teletrasportare a Tokyo per combattere con le sue amiche e compagne di squadra.
Invece, nonostante la sua smania di lottare, si trovava prigioniera di un appartamento, di un mucchio di pesantissimi libri e di un amore che anziché darle gioia le stava causando sempre più sofferenza. E, ironia della sorte, era stata lei stessa, con i suoi stupidi sogni inconcludenti, ad autoinfliggersi quella pena.

Combattuta, rimase a osservare i volti sorridenti suo e di Masaya che la fissavano dalla cornice posata sul comodino, come se questi ultimi potessero fornirle la risposta che cercava.

Si abbandonò a un altro amaro sospiro: amava ancora il suo ragazzo... dubitarne era fuori questione.
Tuttavia, non era più sicura che questo le bastasse, e ogni giorno che trascorreva in Inghilterra si sentiva sempre più trascurata, ma, allo stesso tempo, sentiva di non potersi allontanare lasciando Masaya da solo. Forse era per questo che non era più stata in grado di affrontare la discussione riguardante il suo trasferimento a Tokyo.
Era stata una codarda a nascondergli la verità durante quelle lunghissime settimane, solo ora si rendeva pienamente conto di quanto egoisticamente avesse agito.

Doveva assolutamente riuscire a parlargli dei suoi sentimenti. E, in un impeto di coraggio, decise che lo avrebbe fatto quella sera stessa.

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La paura poteva diventare un'emozione subdola e difficile da gestire. Riusciva a entrarti dentro quasi senza che te ne accorgessi ed era sufficiente un secondo di distrazione, di mancanza di autocontrollo, perché ti stritolasse tra le proprie grinfie come un cobra infido e silenzioso.

Gli esperti di solito obiettavano argomentando che essa era funzionale alla sopravvivenza umana, che quindi avrebbe dovuto essere considerata come un'alleata piuttosto che come una nemica e che solo accettando di essere deboli e insicuri si poteva imparare a essere davvero forti.

Luana poteva senza dubbio affermare di aver già sperimentato una larga dose di paura, e di averne affrontata altrettanta. Aveva trascorso ben sette mesi combattendo a servizio della causa aliena e si era sempre sentita rinfrancata al pensiero di non essere mai stata totalmente schiacciata dalle proprie debolezze. Aveva già affrontato molte sfide, e le aveva superate tutte senza arrendersi mai.

Tuttavia, in quella situazione, in quel corridoio vuoto e fiocamente illuminato dalle lampadine a basso consumo, poté anche constatare con assoluta certezza di non avere mai sperimentato una paura tanto intensa e paralizzante quanto quella che provò avvertendo la risata sguaiata e minacciosa del suo nemico diffondersi nell'aria alle sue spalle, seguita dall'eco terrificante di passi in avvicinamento.

In un istante si ritrovò ad annaspare, tentando di riprendere fiato. L'aria, tuttavia, le rimase impigliata in gola e il cuore iniziò a strepitarle nel petto come impazzito, mentre il suo cervello, trovandosi improvvisamente a corto di ossigeno, si dibatté nel panico, producendo pensieri sconclusionati.

Senza nemmeno rendersene conto, si ritrovò accasciata sul pavimento, tremante e insignificante come una foglia secca.
Stavolta sarebbe morta sul serio: il suo assassino era giunto apposta per ucciderla e lei non avrebbe avuto nessuna arma per ostacolarlo. Era sola, sola contro un avversario temibile, contro la morte, contro le sue paure, proprio come nel sogno che aveva elaborato poche settimane prima.

E, proprio come durante quei terribili attimi, sentì di non avere alcuna possibilità di salvarsi e la sua mente accarezzò l'allettante prospettiva di arrendersi al proprio nemico, lasciare perdere tutto quanto e consegnarsi. D'altronde, che cosa avrebbe potuto fare? Ormai il suo destino era segnato.

Proprio mentre stava per concedersi a quel pensiero e lasciare che il terrore avesse la meglio, l'immagine dei suoi compagni di squadra tenuti prigionieri e torturati dai loro stessi complanetari le balenò nella mente, permettendole in parte di risvegliarsi dal suo stato di congelamento.
Nonostante l'enorme sconforto che provava, avvertì il proprio animo ribellarsi al pensiero di quanto Pai e Taruto dovessero soffrire in quel momento e, suo malgrado, fu costretta a riconsiderare i propri precedenti pensieri.

Per quanto la situazione stesse volgendo decisamente a suo sfavore, non poteva gettare tutto alle ortiche solo perché aveva paura! Il suo avversario era forte, possedeva dei poteri straordinari e forse lottando contro di lui non sarebbe sopravvissuta, ma questo non significava che non avesse più nulla da salvaguardare. Era la sola persona rimasta ancora libera, e tutto perché i suoi compagni avevano tentato di proteggerla con qualunque mezzo.
I due alieni sarebbero rimasti profondamente delusi se lei avesse permesso ai nemici di impossessarsi della loro amata base senza neppure tentare di difenderla, e Luana era assolutamente certa del fatto che al suo posto avrebbero combattuto allo stremo delle loro forze... anche qualora si fosse trattato di una battaglia vana.
Quel pensiero le diede la forza di riprendere a muoversi e, stringendo i denti, riuscì a rimettersi in piedi, nonostante le gambe tremanti.

"Glielo devo..." ricordò a se stessa, nel tentativo di costringere i suoi arti a muoversi in avanti, malgrado avvertisse il panico stringerle ancora il petto. "Pai e Taruto hanno rischiato la vita per me...si sono fatti catturare solo per proteggermi! Ora è giunto il mio turno di fare qualcosa per loro!" continuò a ripetersi quelle parole senza sosta, finché, finalmente, il battito del proprio cuore non iniziò a rallentare, lasciando, al posto del panico, solo un vago senso di urgenza.
Fortunatamente, al contrario del corpo che sembrava non voler rispondere ai comandi, la sua mente si era riattivata più rapidamente ed era ora in grado di lavorare a ritmo frenetico. Che cosa avrebbe potuto inventarsi allo scopo di ostacolare il più possibile il nemico?

Di certo in quanto a forza fisica si trovava in netto svantaggio, ma forse utilizzando qualche stratagemma...

Improvvisamente fu colpita da un nuovo pensiero a cui, fino a quell'istante, non aveva dato peso: la base di Pai conteneva tutti i dati da lui raccolti su Alain e sulla sua famiglia. Sarebbe stato un totale disastro se un alieno giunto con cattive intenzioni li avesse trovati!
Doveva assolutamente eliminare tutti i file contenuti nel computer principale, prima che quell'essere orribile potesse riuscire a trovare il laboratorio e impossessarsene.

Il volto della giovane si indurì, e i suoi arti tremanti ritrovarono tutta la forza perduta, grazie alla rincuorante consapevolezza di poter effettivamente fare qualcosa di utile per aiutare i propri compagni imprigionati.

Non aveva idea di quanto il suo carnefice si fosse avvicinato a lei dal momento in cui si era lasciata sopraffare dal terrore a quello in cui aveva ripreso il controllo delle proprie facoltà, ma ella calcolò che dovevano essere trascorsi soltanto una manciata di secondi: se avesse agito in fretta avrebbe potuto ancora salvare la situazione.

Prestando la massima attenzione a emettere meno rumori possibili e a non urtare nessun oggetto, scivolò, silenziosa come un'ombra, verso il laboratorio, il quale fortunatamente si trovava nella direzione opposta rispetto al punto da cui aveva udito giungere la folle risata del suo nemico.

Avrebbe voluto frugare nelle tasche della propria veste per cercare la spilla, ma dubitava di avere sufficiente tempo per eseguire la trasformazione e, inoltre, con il bagliore che avrebbe causato per liberare i suoi geni animali, non avrebbe fatto altro che rivelare la sua posizione. Un rischio che, convenne, sarebbe stato meglio evitare. "Per il momento dovrò cavarmela senza l'aiuto dei geni del gatto domestico... spero almeno che non sarà necessario utilizzare i tridenti."

Cautamente, allungò la mano verso la maniglia della porta, preoccupata perfino dall'eventualità di essere tradita dal lieve rumore del meccanismo che la teneva chiusa.
Proprio mentre stava per prendere il coraggio a due mani e decidersi a entrare, fu costretta a bloccarsi repentinamente, distratta da una voce suadente che la richiamò in lontananza.

- So che sei qui dentro, Luana, ed entrambi sappiamo che sei come un topo in trappola. Non rendere le cose più penose e consegnati a me senza fare storie. Non vorrai rendere doloroso il momento in cui ci rincontreremo, spero?

La ragazza dovette serrare gli occhi per contenere una nuova ondata di terrore, riconoscendo la voce falsamente accomodante di Kevin, e necessitò anche di uno sforzo immane per controllare quello che provava e non iniziare realmente a correre alla cieca come un topo preso dal panico. Una parte di lei, fino all'ultimo, aveva sperato che la strana risata e gli inquietanti rumori uditi in precedenza fossero stati frutto della sua immaginazione. Ora non poteva più raccontarsi nemmeno quella bugia.

In ogni caso, si ripeté per soffocare il proprio istinto di sopravvivenza, sarebbe stato inutile tentare di fuggire. Lui l'avrebbe trovata in qualunque posto avesse tentato di nascondersi. Perciò, se il suo destino doveva comunque essere quello di morire, tanto valeva fare qualcosa di utile nel frattempo.
Sospinta da quei pensieri eroici, si decise finalmente ad abbassare la maniglia e a dirigersi precipitosamente verso il computer principale, il quale conteneva tutte le chiavi di funzionamento delle macchine più utilizzate e tutti i dati raccolti da Pai durante quei mesi di duro lavoro.

Se non si fosse trattato di una situazione di emergenza, avrebbe quasi provato dispiacere al pensiero di cancellare il frutto di innumerevoli fatiche; in quel momento, però, non poteva concedersi il lusso di lasciarsi andare a stupidi sentimentalismi, se lo avesse fatto avrebbe rischiato di mandare a monte tutta la sua strategia. Si costrinse, dunque, a scacciare dal suo animo ogni remore e concentrò, invece, la sua attenzione nella ricerca di un comando rapido che le avrebbe consentito di distruggere tutto in poco tempo.
Se la memoria non la ingannava, quando era stata costretta a trasferirsi stabilmente alla base, i suoi compagni le avevano accennato a un tasto segreto da premere in caso di emergenza. Sfortunatamente però, non le avevano spiegato dove fosse, probabilmente perché a quel tempo non si aspettavano di dover affrontare un pericolo imminente che necessitasse una manovra tanto estrema.
Colta da un istante di follia, le balenò in testa l'idea malsana di provare a distruggere le macchine a mani nude, ma subito scartò l'ipotesi: innanzitutto perché avrebbe impiegato troppo tempo per farlo, e poi perché disintegrando il computer in modo rude nessuno le avrebbe garantito che i dati sarebbero stati veramente cancellati per sempre.

In preda alla frustrazione, iniziò a esaminare minuziosamente tutti i pulsanti presenti, premendone perfino qualcuno a caso, ma sfortunatamente nessuno di questi risultò essere delegato alla cancellazione dati.
Proprio quando stava per arrendersi alla sconfortante idea di essere incapace perfino di formattare uno stupido marchingegno, si ricordò del suo primo tentativo di lotta contro Kisshu, avvenuto proprio in quel laboratorio, durante il quale Pai aveva tentato di proteggere i computer principali azionando un pannello posizionato sul muro, poco distante da essi.
Aguzzò lo sguardo, alla ricerca del famigerato quadrante, ed esultò intimamente quando, dopo pochi istanti, lo scorse. Stavolta poteva dirsi ragionevolmente sicura di avere avuto l'intuizione giusta: glielo suggerivano il numero di interruttori e di cavi che da esso si collegavano al computer principale.

La sua intima esultanza, tuttavia, non durò a lungo, dato che, proprio mentre stava per raggiungere l'agognata meta, avvertì qualcosa di freddo e sgradevolmente tagliente posarsi sulla sua nuca e fu costretta a bloccarsi con il braccio ancora teso.

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Angolo autrice:

Rieccomi tornata dopo un sacco di giorni di inattività!
Sì, lo so, ho spezzato il capitolo in un punto del cavolo, ma vi prometto che pubblicherò la seconda parte immediatamente dopo questa.
Stavolta il capitolo sarà diviso in sole due parti, perchè, come si può intuire, si tratta di un momento fondamentale della trama e non sapevo dove altro spezzarlo. Inoltre, non ho intenzione di farvi morire di tensione, quindi ho deciso di tagliare la testa al toro e pubblicarlo tutto.

Tengo molto alla vostra sanità mentale, spero mi sarete almeno un po' grati per non avervi lasciato con la suspense in un momento così orribile.

Questo capitolo è uno dei più complicati ed emotivamente pesanti che io abbia mai scritto, quindi ci terrei molto ad avere il vostro supporto e a sapere le vostre impressioni!
Abbiate pietà di me, stavo morendo dentro mentre lo scrivevo...

A tra poco con la seconda parte!

MoonBlack1993

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