15. In trappola - Parte 2

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Attenzione: il seguente capitolo include contenuti che potrebbero disturbare i lettori più giovani e sensibili, in caso vi sentiste urtati da quello che state leggendo, interrompete la lettura.

***************************

- Fossi in te non lo farei, mia cara. - di nuovo la voce di quello sporco traditore, stavolta, però, alle sue spalle.

Il cuore le balzò in gola, non appena si rese conto di essere stata colta in flagrante e, per di più, di trovarsi totalmente in trappola e isolata dal resto del mondo.

"Dannazione..." era stata troppo lenta, troppo stupida nel non capire subito dove si trovasse quel dannato comando; per colpa sua, ora tutti gli sforzi della squadra sarebbero caduti in mano di un pazzo assetato di sangue e, come se non bastasse, si trovava in una situazione ancora più disperata e senza via di scampo. Se almeno Kisshu fosse stato lì, con lei, avrebbero potuto tentare di lottare insieme, invece lui se n'era andato chissà dove, lasciandola sola ad affrontare un nemico praticamente inattaccabile.

- Da quel che riesco a vedere da qui, ti sei camuffata e bardata proprio bene, ora sembri una vera aliena!

La ragazza serrò gli occhi e deglutì, cercando disperatamente di trovare un modo, un'idea qualsiasi per guadagnare tempo. Il bluff e la dissimulazione ormai erano le uniche carte rimaste a sua disposizione.
Se fosse riuscita a distrarre Kevin, forse avrebbe potuto approfittare di una chance per attaccare, o comunque per impedire che i nemici mettessero le mani su tutti i file nascosti in quella stanza.

La sua speranza, tuttavia, si rivelò totalmente vana, perché quest'ultimo, come al solito, fu più scaltro e intuì in anticipo le sue intenzioni. - Perché, per prima cosa, non getti le armi che porti ai fianchi? Oh, e già che ci sei, liberati anche di quella fastidiosa spilla per la trasformazione. Sai, non vorrei che la faccenda diventasse troppo violenta tra noi.

Con la sua ultima speranza di salvezza andata in frantumi e la lunga lama di un Sai puntata al collo, la Mew alien non poté fare altro che cedere, sfilando i due tridenti che aveva equipaggiato e lasciandoli cadere con un tonfo sordo ai propri piedi.

- So benissimo che cosa stavi progettando. Ormai ti conosco troppo bene, sono entrato nella tua mente e i ragionamenti contorti della tua testolina non hanno più segreti per me. - la voce si spostò verso sinistra, ma l'arma letale rimase comunque saldamente premuta contro il suo collo. - Getta anche la spilla, prego.

Rassegnata, la ragazza allungò lentamente la mano verso la propria tasca sinistra, e quando avvertì la superficie metallica e rassicurante della spilla, per un'istante si sentì tremendamente tentata di gettare alle ortiche la cautela e utilizzarla per trasformarsi. Tuttavia, non riuscì nemmeno a elaborare completamente quel pensiero, perché il carnefice alle sue spalle le premette la lama più a fondo sul collo, strappandole un gemito.

- Non fare la furba con me, non ti conviene.

- Non sto cercando di fare la furba. - protestò debolmente, costretta, suo malgrado, a disarmarsi completamente.

Avvertì la spilla scivolarle dalle mani, cadere come a rallentatore e schiantarsi al suolo. Non riuscì a fare a meno di sentirsi ancora più indifesa e sola quando l'oggetto rotolò via, lontano da lei.

L'alieno assaporò il suo disagio, lasciandosi andare a una risata crudelmente canzonatoria. - Stavi pensando di poter fuggire? Mi deludi... la Luana che conosco non tenterebbe mai la fuga come una codarda.

- Beh, forse non mi conosci così bene. - replicò la Mew alien, concentrata solo in parte sulla conversazione che stava avvenendo tra lei e Kevin.

Aveva, infatti, la netta sensazione che la voce di quest'ultimo si fosse spostata di nuovo e ora provenisse da un punto più distante rispetto a prima. Come poteva essere in grado di allontanarsi così tanto e, al tempo stesso, continuare a minacciarla con un'arma bianca?
Poteva esserci un'unica spiegazione plausibile a tale fenomeno, ovvero che la suddetta persona non fosse venuta a prenderla da sola, ma si fosse portata dietro uno scagnozzo da quattro soldi.

Dovette mordersi le labbra per trattenere il disgusto. - Come ti permetti di parlare di delusione, quando non hai neanche il coraggio di affrontarmi a tu per tu e ti sei portato un galoppino?! Hai così tanta paura di me da dover usare la scorta? - Sapeva bene che era stupido da parte sua provocarlo, ma, per qualche motivo, il timore che fino a qualche istante prima aveva albergato nel suo animo stava lasciando rapidamente posto alla rabbia; forse la causa di ciò era da imputare al tono canzonatorio con cui l'alieno aveva continuato a rivolgersi a lei, come se sapesse di avere la situazione in pugno e volesse godersi ogni attimo della sua umiliazione e paura.

Nonostante l'evidente tentativo di Luana di fargli perdere la calma, Kevin rimase perfettamente composto, anzi parve perfino compiaciuto da quelle osservazioni pungenti. - A quanto pare mi hai scoperto! - ammise, muovendo qualche passo in direzione della sua avversaria e posizionandosi di fronte a lei, in modo che quest'ultima potesse, finalmente, vederlo. - Hai ragione, non sono venuto da solo. Ma nemmeno con un galoppino qualunque. Direi, piuttosto, con un'aggiunta necessaria ad assicurarmi la tua resa.

Registrando il suo tono insopportabilmente intriso di sadismo e trionfo, il cuore di Luana incominciò a battere sempre più ferocemente, facendole dolere il petto e impedendole quasi di udire i propri stessi pensieri: che cosa poteva mai aver escogitato quel mostro, per umiliarla ancora maggiormente rispetto a quanto non avesse già fatto?

Una parte di lei, paradossalmente, rimase distaccata da quella situazione disperata e si concesse di provare una sorta di ammirazione al suo cospetto, notando come egli fosse radicalmente cambiato rispetto all'ultima volta che si erano incontrati.
Ora non indossava più i panni dell'essere umano educato ed eccessivamente cordiale, ma quelli di un vero capo alieno: lo dimostravano le vesti color verde scuro che si intravedevano sotto l'armatura che indossava; essa gli copriva buona parte del petto, delle braccia e delle gambe, ma il poco che si riusciva a scorgere al di sotto portava senza dubbio il marchio delle antiche civiltà extraterrestri. Per non parlare delle orecchie a punta e del viso dalla forma ferina e allungata, che ora non doveva più preoccuparsi di celare.

Evitò saggiamente di soffermarsi troppo a lungo sul suo volto, conscia del fatto che, se avesse incontrato il suo sguardo, probabilmente quest'ultimo l'avrebbe privata della capacità di muoversi, esattamente come era accaduto l'ultima volta.
Decisa a risparmiarsi quella terrificante eventualità, si affrettò ad abbassare il capo, sforzandosi al contempo di respirare profondamente col naso, per controllare quello strano misto di paura selvaggia e curiosità; se fosse caduta in uno stato di iperventilazione, non avrebbe fatto altro che favorire il proprio carnefice.

Fu allora che riconobbe quell'odore: l'odore di una persona che non avrebbe dovuto trovarsi lì, l'odore di una persona di cui si fidava ciecamente, ma che, per qualche grottesca ragione, in quel momento le stava puntando un'arma contro il collo. Fu una risposta senza suono alle sue tormentate domande, una risposta che mai avrebbe voluto ricevere e che, in un istante, mandò a monte tutti i suoi tentativi di mantenere il controllo.

- Kisshu... - esalò, sgranando gli occhi.

Era l'odore di Kisshu quello dell'individuo alle sue spalle! Per quanto le risultasse impossibile da credere, non era stato un semplice scagnozzo di Kevin a immobilizzarla così prontamente, ma il proprio protetto, lo stesso individuo di cui era innamorata e che l'aveva baciata poche ore prima.

Inizialmente, non vi aveva prestato attenzione, perché la traccia olfattiva dell'alieno era praticamente onnipresente in quelle stanze e permeava anche i vestiti che la ragazza indossava in quel momento, ma ora non poteva più esserci alcun dubbio: Kisshu le stava puntando uno dei Sai alla nuca.

Non poteva sbagliarsi, ma, allo stesso tempo, non riusciva a capacitarsi della cosa, perché il pensiero che quella persona fosse davvero la stessa con cui aveva combattuto innumerevoli battaglie le risultava semplicemente intollerabile.

- Kisshu...- ripeté, così piano da riuscire a stento a udire le proprie stesse parole. Le mani e le ginocchia presero a tremarle violentemente, mentre un dolore insopportabile le risaliva dal petto fino alla gola, minacciando di soffocarla.

La risata di Kevin risuonò nuovamente come un tuono violento in quella stanza silenziosa. - Ora hai capito, vero, ragazzina? Non ti conviene scherzare con me...

- Che cosa gli hai fatto? - le sembrava perfino di essersi dimenticata come si parlava, come ci si muoveva, come si respirava... ogni cosa sembrava essersi congelata nell'esatto istante in cui aveva capito di non essere la sola persona da salvare in quella stanza.

L'alieno parve ancora più elettrizzato nel rilevare il totale sconforto della giovane e incurvò le labbra in un sorriso trionfante. - Che ti prende? Non sembri più così spavalda ora.

Furono quelle parole a fare perdere definitivamente il controllo alla Mew alien, la quale, senza neppure rendersene conto, si liberò della lama alle sue spalle eseguendo un rapido scarto verso destra. - Dimmi che cosa gli hai fatto, dannato bastardo! - ruggì con quanto fiato aveva in gola, scaraventandosi senza alcuna prudenza verso la figura di Kevin, con l'intenzione di assestargli un pugno dritto in faccia.

Quest'ultimo, come prevedibile, riuscì a bloccare il suo attacco senza nemmeno doversi spostare e, in un'istante, ribaltò la situazione, immobilizzandola con le braccia dietro la schiena. - Mi piace quando perdi la calma. Fai cose incredibilmente sciocche, ma il tuo odore diventa così invitante... - osservò, avvicinandola a sé e scostandole lentamente i capelli dal collo.

Avvertendo le dita fredde dell'alieno sulla pelle, la ragazza fu presa da un brivido di terrore misto a disgusto e prese a dimenarsi ancora più strenuamente, senza, tuttavia, ottenere alcun risultato se non quello di incrementare ulteriormente il piacere perverso del suo aguzzino che, dopo qualche istante, prese anche ad accarezzarle lascivamente il mento e le guance, facendole salire la pelle d'oca.

- Lasciami! - annaspò, senza riuscire a trattenere una nota implorante nel tono di voce.

Quest'ultimo la ignorò, incrementando ulteriormente la presa sulle sue braccia e costringendola a indietreggiare, finché i loro corpi non aderirono completamente. - Hai appena tentato di tirarmi un pugno, sarei stupido a darti ulteriori occasioni per colpirmi. Ora sta' ferma. Altrimenti non potrò garantire l'incolumità del tuo amichetto.

A quelle parole, la giovane si immobilizzò istantaneamente, suo malgrado consapevole che Kevin non le stava sussurrando minacce a vuoto: il corpo di Kisshu era completamente sotto il suo controllo, dopotutto. Sarebbe bastato un cenno da parte di Kevin e l'alieno dagli occhi dorati avrebbe potuto ferirsi con i suoi stessi tridenti.

Il fattore che la inquietava di più, tuttavia, era la sconcertante consapevolezza che il sigillo non si fosse attivato minimamente nonostante il suo protetto si trovasse in pericolo mortale. Qualcosa non tornava, dal momento che anche se il corpo del giovane era stato assoggettato, la sua mente avrebbe dovuto restare lucida e in grado di provare paura, esattamente come era capitato a lei quando aveva scoperto i poteri del suo nemico. Dunque perché la protezione, che solitamente si attivava anche in caso di sentimenti come terrore e dolore estremo, non dava cenno di volersi risvegliare?

- Mi sembri confusa... c'è forse qualcosa che ti rende perplessa? - cinguettò il nemico alle sue spalle, in tono falsamente preoccupato.

Lei lo ignorò bellamente, concentrando invece la sua attenzione sulla figura di Kisshu che si trovava ancora in piedi a pochi metri da lei, completamente immobile e con i tridenti in pugno.
Il suo corpo era così rigido da sembrare quello di una statua e i suoi occhi dorati, che solitamente ardevano di sentimenti violenti, ora apparivano vacui, come se quest'ultimo non riuscisse nemmeno a vederla.

"Che sia svenuto?" ipotizzò, cercando di non immaginare quali orribili pene potesse avergli inflitto il suo complanetario. "Ma se fosse stato messo al tappeto con la forza, il sigillo mi avrebbe sicuramente avvertita..."

- Il gatto ti ha mangiato la lingua, Luana? Scommetto che ti stai domandando come ho fatto a ridurre il tuo caro compagno di squadra in quello stato senza che tu te ne rendessi conto.

La giovane non ebbe nemmeno il tempo di elaborare una risposta, perché quest'ultimo l'afferrò violentemente per le spalle, costringendola a girarsi e a guardarlo in faccia.

Fortunatamente, ella riuscì a chiudere appena in tempo gli occhi per evitare di essere assoggettata a sua volta. - Perché non mi uccidi e basta? A che cosa ti serve mettere in scena questo teatrino e ridurre Kisshu in quello stato? - mormorò, senza riuscire a reprimere il tremore nella voce.

- Beh, mi sembra ovvio. Tanto per cominciare, non voglio commettere lo stesso errore della volta scorsa, quando mi sei sfuggita da sotto il naso. Allora non sapevo che tra te e quel traditore fosse stato stipulato addirittura un sigillo di protezione. Dopo quella volta mi sono reso conto che era un dettaglio da non sottovalutare, se volevo catturarti. Così ho fatto delle ricerche. - la voce divertita del suo aguzzino le rimbombò più forte nelle orecchie e la Mew alien riuscì a percepire il suo fiato caldo farsi sempre più vicino.

Disgustata da tale prossimità, cercò di scostarsi, ma quest'ultimo fu più scaltro e la bloccò, stringendole rapidamente le braccia dietro la schiena. - E secondo... prima di spedirti all'altro mondo voglio divertirmi un po'. Dopotutto, nessuno sa come raggiungerti qui. Soprattutto ora che Pai e Taruto sono stati catturati. Perciò abbiamo tutto il tempo per spassarcela.

Quelle ultime frasi, pronunciate in tono sadico, le fecero letteralmente drizzare i peli sulla nuca. Possibile che quel folle assassino avesse intenzione di approfittare di lei prima di finirla?!

I suoi timori furono ampiamente confermati quando avvertì la mano gelida del giovane accarezzarle la base del collo per poi scendere fino alle spalle, tentando di abbassarle la tunica.
- Smettila! - gemette, inorridita, spingendo le braccia contro il petto dell'alieno con tutta la forza possibile.

Fu come cercare di smuovere un blocco di cemento: non accadde assolutamente nulla e quello, anziché fermarsi, si avventò con prepotenza sul suo collo, lasciandovi una scia di baci e di morsi tanto violenti da provocarle sobbalzi di dolore. - Non avrai pensato che facessi tutta questa fatica per avere la meglio sul sigillo con il solo scopo di piantarti un pugnale nel cuore! Sai, purtroppo è un po' di tempo che non ho modo di sfogarmi! Non ci sono molte femmine uguali a me da queste parti. Certo, tu sei per metà umana, ma andrà bene lo stesso. - lo udì sussurrare con voce roca, tra un assalto e l'altro.

- A-aspetta! Prima voglio sapere c-come hai fatto a trovarmi! - ribatté la giovane, tentando di distrarlo dai suoi propositi violenti intavolando una disperata conversazione.

- Buona domanda. È stato il tuo amico a "dirmelo"... ovviamente contro la sua volontà. Avendo preso controllo del suo corpo ho pensato bene di visitare anche i suoi ricordi. È così che ti ho trovata. E nel mentre ho scoperto anche un sacco di altre cose interessanti. - la mano di Kevin si insinuò rapida sotto la veste della Mew alien, percorrendo lo spazio tra i suoi seni e soffermandosi su uno di essi.

- Perché ti comporti così? Anche se non sei il semplice studente che credevo, abbiamo comunque trascorso del tempo insieme come due compagni di classe! - lei serrò ancora maggiormente gli occhi, costringendosi a continuare a parlare per distrarsi da quella situazione umiliante. - Ti da così tanto piacere farmi del male?

- Sei diventata chiacchierona, stai cercando di deconcentrarmi? Pensavo che non ti dispiacessero le mie attenzioni. - egli ridacchiò, ritirando con lentezza la mano dal petto della giovane. - Sto semplicemente eseguendo gli ordini. I miei superiori mi hanno chiesto di liberarmi di te mentre sono occupati a cercare tuo padre. Tutto qui.

Luana, che fino a un secondo prima aveva pensato di potersi concedere un sospiro di sollievo, avvertì con orrore la punta acuminata di una lama scivolarle sulla pelle tra le clavicole per poi abbassarsi fino a incontrare la resistenza della veste che le copriva il petto.

- Ma perché limitarmi ad ucciderti? In fondo sei stata una preda molto difficile da conquistare. I generali da cui prendo ordini mi hanno punito duramente pensando che io stessi fallendo la missione.

A quelle parole, il cuore prese a rimbombarle ancora più ferocemente nelle orecchie tanto che per un momento quel suono sordo fu tutto ciò su cui riuscì a concentrarsi.
Dunque erano stati gli altri alieni di rango superiore a Kevin a infliggergli le ferite da arma da taglio che aveva visto sul suo corpo, la mattina in cui si erano incontrati per l'ultima volta. Ferite che lo avrebbero, probabilmente, ucciso se la Mew alien quel giorno non avesse deciso di intervenire per salvarlo.

Il giovane alieno, intuendo i suoi pensieri, rise nuovamente, una risata folle e priva di qualunque pietà. - Certo, sei stata tu a curare le mie ferite e a salvarmi la vita... ma poi, ironia della sorte, mi sei sfuggita dalle mani. Puoi immaginare le torture che ho dovuto sopportare dopo quel giorno?

Luana avvertì le braccia di quest'ultimo stringersi attorno al suo corpo fino a farle male, e fu colta da un moto di disperazione al pensiero che il suo brillante tentativo di comunicare avesse avuto il solo effetto di irritare Kevin, facendo precipitare ancora maggiormente la situazione.
Che cosa sarebbe stato peggio per lei? Si ritrovò a pensare mentre ondate di intenso panico le rivoltavano lo stomaco. Morire, oppure lasciare che quell'essere avesse il suo corpo?

Si riscosse solo quando percepì la sensazione fredda della lama scendere sempre più in basso, ben presto seguita dal suono di stoffa lacerata. "Non voglio che lui mi tocchi! Non voglio!" erano le uniche parole a cui riusciva a pensare, mentre le mani del suo aguzzino le esploravano ogni centimetro del corpo, soffermandosi sadicamente proprio sui punti che reputava più umilianti e imbarazzanti. Si accorse di avere gli occhi pieni di lacrime, ma, in un impeto di orgoglio, cercò di ricacciarle indietro: non voleva che quel mostro avesse anche la soddisfazione di vederla piangere.

Nonostante le attenzioni lascive del suo nemico le facessero salire la nausea, si impose di resistere e di rimanere immobile, ripetendosi che prima o poi sarebbe riuscita a sfruttare un' occasione per liberarsi.

I suoi buoni propositi, tuttavia, durarono poco, perché dopo qualche minuto Kevin, probabilmente irritato a causa della totale mancanza di reazioni da parte della sua preda, si avventò senza alcuna esitazione sulle labbra di quest'ultima, catturandole tra le proprie con inaudita violenza.

Fu allora che la ragazza non riuscì più a trattenersi: nonostante la vita di Kisshu fosse nelle mani di quel pazzo furioso e fuori controllo, quando avvertì la sensazione della sua lingua in bocca, agì d'istinto e si ritrovò ad affondare i denti nel labbro di Kevin con tutta la forza che possedeva, finché non sentì il sapore del sangue.

Solamente quando il suo ruggito di dolore le ferì le orecchie, si rese conto di quanto fosse stata idiota e avventata quella mossa da parte sua la sua, ma a quel punto il danno era fatto.
A nulla valsero i suoi disperati tentativi di indietreggiare per sottrarsi alla presa dell'alieno, dal momento che quest'ultimo, nonostante il dolore e la sorpresa causati dal morso, rimaneva comunque più forte e più veloce di lei.

Se la Mew alien, fino a quel momento, aveva nutrito la velata speranza di poterla fare franca contro di lui, convincendolo ad avere pietà con le buone, magari sfruttando qualche traccia di affetto nascosta nel suo animo, dovette subito ricredersi, perché Kevin non si fece alcuno scrupolo nell'afferrarla brutalmente per il collo, sollevandola da terra come se fosse stata una bambola di pezza.

- Questo non dovevi farlo, ragazzina! - le sibilò, furente, per poi scaraventarla contro il muro.

La violenta ondata di dolore che la pervase quando la sua schiena si scontrò contro la gelida e massiccia parete del laboratorio, fu più di quanto avrebbe mai potuto sopportare.
In quel momento, le parve che ogni singolo osso del proprio corpo si stesse spaccando e, per un'istante lungo quanto un'eternità, non riuscì più a pensare a niente, tranne che alla sofferenza.
Avvertì il proprio corpo scivolare a peso morto verso terra ma, invece dell'impatto col suolo, ad accoglierla fu una calda coltre di tenebra che ovattò tutti i suoi sensi.

Quando si riebbe dal suo stato di semi incoscienza, si accorse di essere stata trascinata nuovamente al centro della stanza, con l'unica differenza che ora si trovava più in basso, inginocchiata a terra, ed era costretta all'immobilità a causa della presa dolorosa che Kevin esercitava sulle sue spalle.

- A quanto pare, non ti sei ancora decisa a capire chi comanda qui! - lo udì sputare rabbiosamente tra i denti. - Forse soffrire e morire sono due parole che non ti spaventano. Ma possiamo dire lo stesso della morte del tuo caro Kisshu? Scommetto che non ti piacerebbe se soffrisse... non è così?

Luana avvertì il sangue ghiacciarsi nelle vene non appena colse la velata minaccia nascosta in quelle parole. Nonostante la sua vista fosse ancora offuscata a causa del dolore, si sforzò di sollevare lo sguardo per mettere a fuoco l'immagine del proprio protetto. Si rese conto, con sommo sgomento, che quest'ultimo era stato a sua volta costretto in ginocchio e ora si trovava a poche decine passi da lei, con i soliti occhi vitrei privi di qualunque sentimento.

- Che cosa vuoi fare? - esalò, colta da un orribile presentimento.

- Io? Proprio niente. Non ho intenzione di muovere un dito. Sarà lui stesso a farsi del male.

Come a conferma di quelle parole, Kisshu sollevò silenziosamente uno dei propri Sai, rivolgendolo senza alcuna esitazione verso il suo stesso corpo.

- No! Ti prego!

- Allora? Dove preferisci che si colpisca? Alla pancia?

Subito la mano dell'alieno dagli occhi dorati eseguì il comando, orientando la propria arma in modo da colpirsi lo stomaco.

- Oppure in un punto più letale, come il collo? Ora che ci penso, potrebbe tagliarsi la gola... sarebbe facile!

- Kisshu, ti prego! Non farlo! - Luana si ritrovò a gridare con quanto fiato aveva in gola, tentando strenuamente di raggiungere il braccio del proprio protetto, per impedirgli di farsi del male.

- È inutile che sbraiti e ti agiti tanto. In questo momento lui non può sentirti e il sigillo non si attiverà in nessun caso, nemmeno se proverete entrambi dolori lancinanti. Perché ho completamente intrappolato la sua mente. - spiegò Kevin con fare spaventosamente calmo e divertito. - In questo momento gli sto facendo vivere una vera e propria illusione da sogno. Sto, per così dire, sfruttando ciò che lui desidera di più, illudendolo che ciò che ha bramato per tanto tempo ora sia suo. Finché si troverà in questo stato continuerà a essere felice. Qualunque cosa succederà attorno a lui non ne sarà consapevole e non potrà sentirti in nessun modo. E, giusto perché tu lo sappia... nella sua visione da sogno non ci sei tu. Quello che desidera veramente è soltanto l'amore di Ichigo.

Nonostante Luana fosse pienamente consapevole del fatto che il talento principale di Kevin consisteva nello scoprire i punti deboli delle persone appositamente per farle soffrire, non riuscì comunque a restare indifferente di fronte a quelle parole così crudeli, parole che aveva temuto di sentire pronunciare da quando si era accorta di provare qualcosa per Kisshu.
Udirle in quel momento fu più doloroso di un pugno nello stomaco, più insopportabile di qualunque pena le fosse stata inflitta in precedenza: se avesse potuto, avrebbe volentieri preferito essere scagliata nuovamente contro il muro.
Avvertì il proprio animo contorcersi dolorosamente e le lacrime che fino a quel momento si era sforzata di trattenere, presero a scorrerle copiose lungo le guance, infrangendosi sul pavimento.

- Oh, povera piccola... ti eri illusa che si stesse innamorando di te? Mi dispiace tanto averti deluso, ma i tuoi sforzi sono stati totalmente inutili. Forse ora non sarai più così contraria all'idea che si uccida.

- No! Ti scongiuro, non fargli del male! Farò tutto quello che vuoi! - anche se ormai era rassegnata all'idea che l'alieno dagli occhi dorati non sarebbe mai stato in grado di amarla, questo non cambiava minimamente i sentimenti che provava per lui. Lo amava ancora, lo amava disperatamente e avrebbe fatto qualunque cosa in suo potere per evitare che soffrisse.

Gli occhi di Kevin scintillarono, accendendosi di improvviso interesse, nell'udire l'accorata richiesta della ragazza. - Qualsiasi cosa?

- Qualsiasi. -asserì lei, tra i singhiozzi. - Qualsiasi cosa mi chiederai, la concederò a te. Ma non ucciderlo. - era pienamente consapevole di stare firmando la propria condanna senza mezzi termini.

Tuttavia, osservando il corpo di Kisshu ancora inginocchiato con la lama puntata al collo, si rese conto che arrendersi era l'unica cosa giusta da fare, perché vederlo morire davanti ai propri occhi sarebbe stato peggio di qualunque tipo di tortura.
Per questo motivo, quando Kevin la fece distendere supina sul pavimento e le si avventò addosso, non tentò nemmeno di resistere e si limitò a rivolgere uno sguardo di cupa rassegnazione verso il proprio protetto.

- Ti amo, Kisshu. - sussurrò, con gli occhi pieni di lacrime, consapevole che tra poco Kevin avrebbe probabilmente abusato di lei per poi colpirla con il proprio pugnale. Lo vedeva già scintillare tra le sue mani come una terribile condanna.

Tuttavia, qualunque cosa stesse per succedere, era assolutamente certa di aver fatto la scelta giusta sacrificando la propria vita per quella del proprio compagno di squadra; ora le sarebbe bastato chiudere gli occhi e attendere semplicemente di morire.

Così serrò le palpebre e accolse senza protestare la sensazione della lingua prepotente del nemico che si insinuò tra le sue labbra, suscitandole sensazioni simili a quelle già provate in precedenza all'interno del suo sogno.
Resistette alla tentazione di sottrarsi a ogni suo bacio e a ogni tocco lascivo e impietoso, nonostante l'idea di essere accarezzata da quell'essere le fosse intimamente insopportabile; non reagì nemmeno quando quest'ultimo si chinò su di lei, ridendo sadicamente, e tentò di strapparle i vestiti di dosso.

Sapeva di non potersi permettere alcun tipo di ribellione: stavolta l'unica cosa che avrebbe potuto fare sarebbe stato stringere i pugni e attendere, sperando che quella tortura finisse presto.
Fu per questo motivo che non si accorse minimamente del lieve pizzicore che aveva iniziato a risalirle dalla base dei polsi lungo tutto il braccio e nemmeno del fatto che qualcosa si stesse muovendo alla sua destra.

Si riscosse solamente quando udì una voce meravigliosamente familiare ringhiare: - Sta' lontano da lei, lurida feccia!

Spalancò gli occhi, giusto in tempo per vedere, come a rallentatore, il bagliore di una lama trafiggere Kevin al fianco e quest'ultimo sbarrare gliocchi in un misto di stupore e rabbia, il viso distorto dal dolore.
Solo in quell'istante si rese conto del bruciore sordo che le avvolgeva i polsi e del fatto che quella sensazione poteva significare una cosa sola.
Il sigillo si era riattivato e, sebbene la ragazza non riuscisse ancora aspiegarsi come questo fosse stato possibile, rimase abbastanza lucida da capire che non le sarebbe stata concessa un'altra opportunità per liberarsi dalle grinfie del proprio nemico.
Nonostante la smania di voltarsi la stesse lacerando, attese pazientemente che Kevin distogliesse la propria attenzione dal suo corpo, dopodiché lo colpì dritto in fronte con una testata.

Come aveva sperato, quest'ultimo fu sbalzato all'indietro e cadde riverso al suolo con un lungo grido di dolore, per poi giacere immobile.
Solo a quel punto la ragazza si concesse a propria volta il lusso di distogliere l'attenzione dal proprio nemico e di volgere lo sguardo verso la direzione da cui era giunta quella voce che conosceva così bene.

Il suo protetto era ancora costretto in ginocchio, nella stessa identica posizione in cui l'aveva visto l'ultima volta, respirava affannosamente, aveva il colorito terreo e la fronte imperlata di sudore, ma il calore che si sprigionò dalle sue iridi dorate quando i loro sguardi si incrociarono riuscì a toglierle ogni dubbio.

Sul volto della ragazza si accese un sorriso di gioia pura, reso ancora più intenso dal pensiero che, nonostante le crudeli parole di Kevin che le avevano tolto ogni speranza, nonostante i suoi straordinari poteri e nonostante le avesse ripetuto più volte quanto fosse inutile l'amore che nutriva nei confronti del suo compagno di squadra, Kisshu si era risvegliato e ora stava ricambiando ilsuo sorriso.

**************************

E siamo giunti alla fine di questo importantissimo capitolo! Mamma mia, che fatica ragazzi!
Ho sofferto come un cane solo a rileggerlo e a sistemare le spaziature.
Per fortuna si è concluso con uno spiraglio di speranza.

Fatemi sapere se siete arrivati incolumi fino alla fine oppure non ce l'avete fatta. Spero di non avervi traumatizzato troppo, e in caso la risposta fosse affermativa, mi dispiace! Se vi può consolare, mi sono traumatizzata da sola, quindi so cosa provate.

Come al solito grazie a tutti i lettori che sono arrivati fin qui (vivi e vegeti) e che lasceranno una stellina e/o un commento, nonostante la sofferenza!

Grazie ancora a tutti! Ci vediamo al prossimo capitolo.

MoonBlack1993

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro