24. Tutta la verità - Parte 2

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Fu il rumore dei suoi stessi singhiozzi a riportarla alla realtà, strappandola a quelle desolanti memorie. Non appena si riebbe e comprese di aver ripreso il controllo del proprio corpo, cercò con lo sguardo il suo protetto, solo per scoprire che quest'ultimo non era più seduto accanto a lei, ma se ne stava in piedi con il capo chino, dandole le spalle.

Capì che si trattava dell'ultima, estrema difesa per mantenere celata la sua parte più vulnerabile, quella che aveva così tanta paura di mostrare e che stava premendo con sempre maggiore insistenza per venire alla luce.

– Sono rimasto solo in quella grotta per ore, finché un gruppo di uomini, spaventato dalle grida, non è venuto a salvarmi. Sarei rimasto solo al mondo se la famiglia di Pai e Taruto non mi avesse accolto con sé. – lo udì mormorare, in un sussurro appena udibile.

Avrebbe voluto rispondere qualcosa, strapparlo da quell'immobilità fatta di dolore e rabbia verso se stesso, ma ora che aveva scoperto tutta la verità, si rese conto di non essere affatto certa riguardo cosa sarebbe stato meglio dire.

Kisshu si sentiva in colpa perché aveva causato la morte dei propri genitori, li aveva visti sparire tra le macerie per non fare più ritorno. Era probabile che non passasse giorno senza che quest'ultimo si tormentasse in preda ai sensi di colpa, ed era altrettanto probabile che quanto era accaduto ad Alain e a Sarah avesse riaperto una ferita mai guarita. Una ferita su cui Kevin aveva deciso di gettare altro sale.

Luana non conosceva parole che fossero in grado di arginare un vuoto così grande, perciò decise di non parlare affatto: si alzò dal letto di slancio, abbracciandolo da dietro e facendo aderire la propria guancia alla sua schiena.

Avvertì i suoi muscoli tendersi a quel contatto, forse per la sorpresa, forse perché non desiderava essere toccato; tuttavia, la ragazza non aveva intenzione di lasciarlo andare finché non fosse stato lui ad allontanarla.

E Kisshu, pur non ricambiando l'abbraccio, non si mosse. Forse non ne aveva la forza o forse, in fondo, non voleva spezzare quel contatto, nonostante poco prima le avesse intimato di stargli lontano.

Rimasero immobili, stretti in quella posizione con solo i loro respiri spezzati a rompere il silenzio, per un tempo che alla giovane parve eterno e al contempo brevissimo.

Finché non udì un flebile sussurro fuoriuscire dalle labbra del suo compagno di squadra:

– Perché? – Quella domanda venne subito troncata da un singhiozzo, e la ragazza riuscì a percepire quel suono solo perché aveva l'orecchio appoggiato alla sua schiena.

– Perché non ti allontani? Perché non provi paura e ribrezzo, anche dopo che hai visto tutto quello che ho fatto? Come puoi non essere disgustata da me? – Le sue domande, dapprima solo sussurrate, si fecero sempre più disperate e rabbiose, finché quest'ultimo non si ritrovò a gridare al vento tutto il suo dolore.

Luana non riuscì a fare altro che rimanere ad osservarlo con preoccupazione, mentre quest'ultimo le scivolava tra le braccia e crollava in ginocchio, scosso dai singhiozzi.

Nel vederlo così prostrato dal dolore, le ci volle un enorme sforzo di volontà per non lasciarsi sopraffare dal pianto a sua volta. – Dovrei essere disgustata da un bambino che per cercare di aiutare la sua famiglia ha commesso un grave errore? Un errore per cui ha continuato a punirsi e a tormentarsi per tutti questi anni? – gli domandò, inginocchiandosi accanto a lui, per poterlo vedere in volto, almeno in parte.

– Li ho uccisi io! Sono morti per colpa mia!

– Hai sbagliato. Sei stato avventato e stupido, hai agito senza pensare alle conseguenze delle tue azioni e sicuramente hai una parte di responsabilità per la loro morte... – ammise la Mew alien, non trovando giusto mentirgli solo per farlo stare meglio. – ma non li hai uccisi tu. È stato un tragico incidente, tu volevi aiutare la tua famiglia, non distruggerla!

– Questo non cambia nulla! – ruggì l'alieno, voltandosi per la prima volta a guardarla, gli occhi arrossati e annebbiati dalle lacrime. – Resto comunque un mostro. Un maledetto mostro che ha causato la morte dei suoi genitori! E per cosa? Per delle stupide pietre che nemmeno esistono!

Posta di fronte a quelle parole piene di odio e disgusto verso se stesso, Luana corrugò la fronte, scuotendo la testa con decisione. – Sarai anche una persona discutibile, ti sei comportato molte volte in modo inqualificabile con me e con i tuoi compagni di squadra, hai un sacco di difetti e dei seri problemi a gestire le emozioni, ma non sei un mostro. Un mostro non soffrirebbe così tanto, non sarebbe tormentato dagli incubi giorno e notte, non cercherebbe di prendere ogni volta la strada più difficile solo per auto-infliggersi una punizione per quello che ha fatto. – tentò di farlo ragionare, posandogli una mano sulla spalla.

Ma quello non volle sentire ragioni e si limitò ad abbassare il capo con fare sconfitto. – Ciò non toglie che ho la capacità di distruggere ogni cosa o persona con cui entro in contatto. È così da sempre, e gli ultimi avvenimenti me lo hanno confermato. C'è... qualcosa di sbagliato in me. Finisco sempre per fare del male alle persone a cui tengo di più. – esalò, serrando gli occhi e stringendo i pugni fino a ferirsi i palmi delle mani, come se quel pensiero fosse in grado di provocargli un dolore fisico. – E non voglio che succeda anche a te.

L'accorata protesta che la giovane era stata a un passo dal pronunciare le morì in gola, stroncata sul nascere da quel flebile sussurro e dal significato che portava con sé.
Aveva già intuito che l'alieno fosse preoccupato, in parte, dall'idea di poterle fare del male o di causarle sofferenza, ma non avrebbe mai potuto immaginare che quel pensiero potesse tormentarlo a tal punto.
Davvero era arrivato a tenere così tanto a lei da trovare insostenibile anche solo la possibilità di farla soffrire?

– So che il sigillo ti spinge ad aiutarmi, ma continuare a starmi accanto ti farà solo del male. Te ne ho già fatto fin troppo e non intendo continuare. – mormorò ancora lui, cercando di asciugarsi le lacrime che continuavano a scorrere copiose lungo le sue guance.

Sentendogli nominare il sigillo, la Mew alien spalancò gli occhi, ancora più incredula. – Il sigillo?! – ripeté, avvertendo un'improvvisa ondata di stizza farsi strada attraverso la tristezza. – Credi davvero che sia solo questo che mi spinge a starti accanto?

Kisshu si limitò a mordersi le labbra, lasciando che fosse il silenzio a rispondere per lui, un silenzio che sapeva fin troppo di assenso e che fece perdere ogni traccia di costruita calma a Luana.

In un impeto di rammarico, si ritrovò ad afferrarlo per le spalle con decisione, costringendolo a voltarsi verso di lei e a guardarla dritto negli occhi, quegli occhi che aveva cercato con tutto sé stesso di evitare. – Rispondimi! – lo incalzò, avvertendo le lacrime che fino a quel momento si era sforzata di trattenere rotolarle giù per le guance. – Pensi davvero che tutto quello che c'è stato tra noi sia costruito? Dimmelo! Pensi che l'amore che provo per te sia solo un'illusione!?

Si rese conto di quello che aveva detto solo quando vide quest'ultimo irrigidirsi e sgranare gli occhi, come se la giovane gli avesse appena tirato uno schiaffo in pieno viso.
Avvertì il proprio cuore perdere un battito, non appena incontrò il suo sguardo, colmo di sorpresa e rinnovato timore.

– A-amore? – Lo sentì mormorare, come se non riuscisse a capacitarsi di aver udito davvero quella parola uscire dalla bocca della ragazza.

Luana deglutì, a disagio, decisa però a non dargli la soddisfazione di vederla abbassare lo sguardo. Sapeva di aver scelto il momento più sbagliato possibile per rivelargli quello che provava, ciononostante, una parte di lei si sentiva fiera di averlo fatto e non intendeva rimangiarsi nulla.

Nonostante il suo cuore ormai stesse battendo a una velocità tale da lasciarla stordita, racimolò tutto il coraggio che le rimaneva e annuì con decisione. – È così. Io ti amo. E non credo che sia stato uno stupido sigillo a farmi provare questi sentimenti. – ribadì, cercando di mostrarsi spavalda di fronte al suo sguardo trasecolato, sebbene ogni singola parte di lei la stesse implorando di scappare.

Il suo protetto rimase a fissarla ancora per qualche secondo con espressione stralunata, turbato a tal punto da quell'inaspettata confessione, da avere perfino smesso di piangere. – Tu... come puoi amarmi dopo tutto quello che ti ho fatto vedere? Io non so nemmeno che cosa sia l'amore. Come posso meritarlo? – esalò, allungando con cautela una mano fino ad accarezzarle il contorno del volto, come a volersi accertare che quei sentimenti fossero davvero lì, scolpiti nella sua espressione, e non si trattasse solo di un abbaglio.

– L'amore non si merita, accade e basta. – Gli rispose lei, in un soffio, gli occhi lucidi di emozione incatenati ai suoi, in una silenziosa promessa.

Di fronte a quello sguardo, la protesta che Kisshu era stata ad un passo dal pronunciare svaporò come neve al sole, sostituita dall'improvviso e cocente desiderio di averla accanto a sé.

Sono qui, sembravano gridare le sue perle color antracite, conosco tutti i tuoi errori, i tuoi difetti, l'oscurità che si cela nella tua anima, ma nonostante tutto sono qui, e ti amo.

E Kisshu, alla fine, cedette a quel richiamo. Forse era un assassino, un farabutto, un mostro, proprio come diceva Kevin, e forse non meritava nulla di tutto ciò che la giovane gli stava offrendo, ma in quell'istante decise che non gli importava.

Aveva cercato di allontanarla, di combattere contro i sentimenti sempre più forti che provava, ma la verità è che era stato tutto inutile. Non aveva la forza per stare lontano da lei.

E anche se non sapeva che cosa fosse l'amore, forse il calore che stava avvertendo nel suo petto non era poi così lontano da quello che l'amore avrebbe dovuto essere.

Forse poteva amare. Forse lei glielo avrebbe insegnato.

Decidendo di credere una volta per tutte alla promessa scolpita nelle sue iridi, le circondò delicatamente il volto con le mani e reclamò con urgenza la sua bocca, come un assetato che trovi un'oasi nel deserto e non possa fare a meno di bere a lunghe sorsate.

Luana si lasciò sfuggire un mugugno di piacevole sorpresa, prima di abbandonarsi a quel contatto e rispondere al bacio con altrettanto ardore, accarezzando le sue labbra con la lingua fino a schiuderle e affondando le dita nei capelli di lui, per averlo più vicino.

Fu un bacio lento e dolce-amaro, ancora bagnato del sapore delle lacrime e reso più intenso dal loro bisogno di dimenticare i ricordi dolorosi che avevano appena vissuto.

Quando Luana si staccò per riprendere fiato si rese conto che Kisshu aveva gli occhi ancora lucidi di pianto.
Prima che potesse domandargli se stesse bene, quest'ultimo le accarezzò con dolcezza la schiena fino a sospingerla contro il suo petto.

– Non preoccuparti. Ho solo vissuto troppe emozioni in un giorno solo. – le sussurrò all'orecchio, rispondendo alla sua domanda inespressa, la voce spezzata dalla commozione.

Altrettanto provata da quella folle giostra emotiva, Luana si permise ancora un istante di contatto fisico, strusciando il proprio volto contro il suo collo fino a respirare il suo profumo, prima di sciogliersi dall'abbraccio. – Forse dovremmo spostarci dal pavimento e continuare in un posto più comodo, che dici? È stata una giornata intensa e hai bisogno di riposare. – propose, porgendogli la mano per aiutarlo ad alzarsi dal pavimento.

Kisshu si limitò ad annuire, lasciandosi guidare fino al letto e crollandoci sopra con un sospiro esausto. Le intense sensazioni che aveva vissuto quel giorno lo avevano lasciato svuotato e senza forze, e solo quando poggiò la testa sul cuscino si rese conto di quanto il suo corpo e la sua mente avessero bisogno di riprendersi.

– Avevi ragione, così è meglio. – mormorò, facendole cenno di prendere posto accanto a lui, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

A quella proposta, Luana si torturò il labbro con fare incerto, divisa tra l'istinto di stargli accanto e quello di lasciarlo riposare tranquillo.

– Dormirò meglio con te al mio fianco, credimi. – la rassicurò quello, come se le avesse letto nel pensiero. – Dopotutto, sei o non sei la mia Dreamcatcher?

L'altra sospirò, nell'udire quel nomignolo, tuttavia non si fece pregare, accomodandosi al suo fianco e poggiando il capo nell'incavo della sua spalla come si era ormai abituata a fare.
Stavolta, però, quel gesto le sembrò carico di un'intimità e naturalezza mai sperimentata prima, forse per via delle confessioni che si erano scambiati.

Era come se la barriera impercettibile che fino a quel momento li aveva tenuti distanti si fosse sgretolata al pari di sabbia, volando via nel vento.
Soddisfatta nel notare quel cambiamento così piacevole e inaspettato, si strinse a lui, respirando a fondo il suo profumo e lasciando che le sue dita le accarezzassero con dolcezza i capelli.

– Grazie. – lo udì mormorare, mentre lasciava scorrere le mani tra i suoi boccoli corvini.

– Di cosa?

– Di tutto: di non essere fuggita anche dopo che ti ho mostrato la mia parte peggiore e di non avermi giudicato per quello che ho fatto. Non so se riuscirò mai a non sentirmi un mostro, ma prometto che farò di tutto per diventare una persona migliore.

Nell'udire quelle parole sincere, Luana fu travolta da un moto di tenerezza così intenso che dovette trattenersi per non ricoprirlo di effusioni dalla testa ai piedi.
Alla fine, si limitò a sollevarsi su un gomito e a rubargli un bacio a fior di labbra. – Penso che i tuoi genitori siano contenti di averti salvato e vorrebbero che tu ti godessi la vita, Kisshu. Si sono sacrificati proprio perché tu potessi vivere felice. Non buttare via il loro regalo continuando a definirti un mostro, perché non lo sei.

Vide le sue pozze dorate farsi grandi e bagnarsi ancora una volta di emozione nell'udire quelle accorate parole, e d'istinto si allungò per asciugare con le proprie labbra una lacrima dispettosa che minacciava di solcargli la guancia.

L'alieno non ebbe la forza di replicare, limitandosi a circondarle la schiena con un braccio, traendola a sé come se fosse stata il tesoro più prezioso del mondo, un tesoro che era terrorizzato all'idea di perdere. E Luana fu ben lieta di abbandonarsi a quella stretta protettiva e al calore del suo corpo.

In quell'istante, si ripromise che avrebbe fatto di tutto per proteggere quell'angolo di felicità che si erano conquistati con così tanta fatica. Non avrebbe più permesso a nessuno di turbarlo, soprattutto a Kevin.

Era lui il mostro.

Lui l'aveva guardata soffrire per sua stessa mano senza battere ciglio. Era lui che aveva cercato di violentarla, divertendosi nel farle del male e nell'assaporare il suo dolore, lui che aveva giocato con la mente di Kisshu cercando di distruggerla pezzo per pezzo.

Kevin era l'unico mostro lì dentro. E Luana, in un lampo di improvvisa lucidità, giurò a se stessa che non si sarebbe più fatta manipolare. Non gli avrebbe più permesso di fare del male a lei e a tutti quelli che amava.

Gliel'avrebbe fatta pagare cara per tutta la sofferenza che aveva inflitto.

Kevin avrebbe rimpianto amaramente il giorno in cui le loro strade si erano incrociate.

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Come promesso, dopo una settimana esatta, eccomi di ritorno con la parte 2! 
Cosa pensate di questo risvolto? Io personalmente mi sono sentita molto soddisfatta mentre lo scrivevo, perché mi piace quando i personaggi finalmente riescono a mostrarsi onesti in tutto e per tutto e a liberarsi dei propri scheletri nell'armadio.

E poi sì, mi piace anche che i personaggi ogni tanto possano concedersi un po' di romanticismo. Sono una tenerona, in fondo.

Pensavate che Luana avrebbe reagito in questo modo una volta scoperto il passato di Kisshu? E che ne pensate della sua epifania su Kevin? 
Probabilmente molti di voi mi diranno che era ora. XD 

In effetti, Kevin ha dovuto combinarne di cotte e di crude per fare arrivare la protagonista al limite di sopportazione e farle vedere la verità, ma alla fine è riuscito a farla arrabbiare sul serio. Cosa pensate che escogiterà la protagonista per fare abbassare la cresta al tanto amato Kevin?
Pensate che accetterà di ucciderlo, oppure non gli darà neanche questa soddisfazione e avrà in mente una punizione più esemplare? Sono curiosa di sentire le vostre congetture in merito.

Il prossimo capitolo è già in stesura, se tutto andrà come previsto ci si vedrà tra un mesetto!
A presto! 

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