5. Il sigillo

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Kisshu abbandonò la testa sull'asfalto, lasciando che il dolore avesse la meglio sulle sue percezioni e lo circondasse come una marea nera.
Un solo pensiero sfiorò ancora la sua coscienza, già proiettata verso il buio dell'oblio:

"Inutile..."

L'intero corso della sua esistenza, a partire dal momento stesso della sua nascita, era stato completamente, irrimediabilmente privo di senso. Per anni aveva ricercato una motivazione che spiegasse e rendesse meno atroci le sofferenze che era stato costretto a sopportare, compresa la morte dei suoi genitori. Ma dovunque guardasse, vedeva solo tristezza, odio e rancore. Per questo, come ultima risorsa, aveva deciso di allontanarsi dal suo popolo, iniziando a combattere per la conquista di altri pianeti.

Quando era finalmente riuscito a raggiungere la Terra, pianeta che, tutto sommato, veniva descritto da tutti come luogo di comodità e relativa serenità, aveva giurato a se stesso che avrebbe combattuto con tutte le sue forze per trovare e, soprattutto, capire ciò che stava cercando.

Si era dato da fare, aveva svolto con impegno il suo compito, finché non era sopraggiunto il destino, quello stesso schifoso destino che avvelenava ogni azione sul suo pianeta, a farlo innamorare di un'umana. E non di un'umana qualunque, ma della sua nemica per eccellenza.
Tutto si era spezzato di nuovo. Se almeno colei che amava avesse ricambiato i suoi sentimenti...

Sorrise amaramente, mentre una nuova stilettata di dolore gli mozzava il fiato.

Come aveva anche solo potuto sperare una cosa del genere? Non poteva esserci amore nella sua vita.

Si sentiva stanco di lottare, esausto a tal punto che non gli pareva più una follia lasciarsi ammazzare dalle armi di quelle cinque.

Mentre osservava, affascinato, il raggio azzurro estendersi verso di lui come a rallentatore, ustionandogli la pelle a poco a poco, decise che non si sarebbe teletrasportato, avrebbe atteso la morte con onore, guardandola in faccia come si era sempre prefissato di fare.

E forse, finalmente, per lui sarebbe giunta la pace.

Fermo nel rispettare la sua nuova decisione, rimase perfettamente immobile, mentre l'attacco scagliato dalle nemiche si avvicinava sempre più, ottenebrando i suoi sensi e facendogli fischiare le orecchie.

Durante i brevi momenti di lucidità che la sua mentre riuscì a concedergli, gli parve di sentire gridare qualcuno. Tuttavia, decise di non ascoltare, ritirandosi nel freddo torpore che il dolore aveva preparato per lui. Chiunque fosse, di certo non teneva abbastanza alla sua esistenza da soffrire per la sua morte. Perfino ai fratelli non importava.

E poi, all'improvviso, la luce cadde su di lui implacabile e il calore si fece insopportabile, avvolgendolo nella sua morsa infuocata. Kisshu si concesse solamente un istante di esitazione, prima di rendersi conto che a quel punto ogni suo tentativo di fuggire si sarebbe dimostrato vano. "Resisti... è finita... ormai è quasi finita."
Chiuse gli occhi, assaporando il dolce oblio che di lì a poco avrebbe cancellato ogni cosa.

-No!

Improvvisamente, qualcuno lo afferrò con violenza, mozzandogli il respiro e allontanandolo dalla traiettoria del colpo. Infastidito dall'inaspettata intrusione, cercò di liberarsi dalla stretta, ma, con suo enorme disappunto, non vi riuscì. Chiunque fosse il misterioso salvatore, esercitava sul suo corpo una presa troppo solida per consentirgli di tornare a esporsi al raggio.

Le sue labbra si aprirono in un ghigno sarcastico: chi poteva essere tanto idiota da rischiare la vita in quel modo?! Probabilmente adesso sarebbe morto lui al suo posto. Fantastico.

Lo sentì gemere di dolore mentre i suoi capelli mossi gli solleticavano il naso riempiendogli i polmoni di un profumo familiare.

Luana.

La sua mente tornò improvvisamente presente a sé stessa, insieme a una formidabile ondata di terrore. Spalancò gli occhi, appena in tempo per vederla sorridere tra le lacrime, il volto già bruciato dalla potenza del colpo.

Perché? Perché lo stava facendo? Lui non voleva essere salvato! Possibile che non lo capisse?!

Digrignò i denti, in preda a un'ondata di rabbia, mista a paura.

Già, perché, anche se non voleva ammetterlo, lo spaventava l'idea di vederla morire davanti ai suoi occhi. Non era giusto che l'umana pagasse per la sua incapacità.

Decise che, se lui era stato costretto a sopravvivere, sarebbe sopravvissuta anche lei. Oppure sarebbero morti entrambi.

Prima che il raggio la circondasse completamente spegnendo la sua vita, riuscì ad afferrarla saldamente per un braccio, stringendola contro il petto e teletrasportandosi alla base.

_____________________________

-Ti fa molto male? -Keiichiro intinse delicatamente del cotone nel disinfettante, con l'intento di pulire il lungo taglio che Luana aveva inferto a Berii quella sera.
Era rimasto molto colpito dal modo di combattere di quella giovane. Nemmeno Ichigo, la leader del loro gruppo, aveva mai dimostrato delle abilità tanto evidenti negli scontri corpo a corpo.

-Sì, un po', ma non è nulla di grave... poteva andare peggio.

Ryou, entrato in quel momento dall'ingresso secondario del caffè, scosse la testa con fare sarcastico. -Sei ricoperta di ferite dalla testa ai piedi e, come se non bastasse, Kisshu probabilmente sopravvivrà e Luana, invece, morirà! Come può andare peggio di così?

La ragazza scrollò le spalle. -Per lo meno non ho niente di rotto e nessuno dei nostri si è ferito gravemente. -si giustificò, stringendo gli occhi quando il batuffolo disinfettato penetrava troppo in profondità nella ferita. - Accidenti... non mi aspettavo che si ribellasse anche dopo aver ricevuto un colpo secco alla testa.

-È proprio questa l'abilità di quella ragazzina. Riesce sempre a spiazzarci con le sue reazioni repentine.

Calò il silenzio, rotto solo dal rumore del vento che ululava furibondo contro le finestre a forma di cuore. Sembrava quasi rispecchiare la furia della loro sconfitta.

-Dove sono le altre?

Shirogane indicò, con un gesto svogliato, la piccola porta alle sue spalle. -In cucina. Stanno ancora discutendo riguardo a quanto è successo.

Berii annuì lentamente, volgendo lo sguardo alle pareti rosa confetto con fare pensoso. -Sapete... Zakuro-san dice di avere scoperto il punto debole della Mew alien.

Sul volto di Keiichiro si aprì un sorriso enigmatico. -Forse è vero. Ma sarebbe piuttosto subdolo sfruttarlo. -spiegò, ritirando lentamente le garze all'interno della scatola per il primo soccorso.

-Non capisco. -rispose quella, spalancando gli enormi occhi castani e fissando il giovane con un misto di curiosità e frustrazione. -Certo, i miei attacchi sono più forti dei suoi, ma è riuscita a sconfiggermi con molta facilità. Non mi è parso di trovare lati scoper...

-Zakuro non parlava di punti deboli nel suo modo di combattere, -la interruppe il biondo con aria estremamente seria -ma nel suo animo.

-Eh?

-Luana ha rischiato la vita per salvare Kisshu, anche se lui non le ha chiesto di farlo. Questo ci fa pensare che se mettessimo gli alieni in una situazione di pericolo...

-Vorreste utilizzare l'alieno per avere Luana?! -saltò su la giovane, con aria scandalizzata. -Ma è crudele!

Ryou incrociò le braccia, lo sguardo corrucciato. -Lo so. Infatti, non intendo farlo subito. Però dobbiamo prendere in considerazione questa ipotesi, in caso di estrema necessità.

-Ma...

-Per il momento, comunque, continueremo con il piano originale. -la zittì, sollevando una mano con fare burbero.

Berii si affrettò a chiudere la bocca, alzandosi dalla sottile sedia sulla quale era stata costretta a pazientare fino a quel momento e dirigendosi zoppicando verso la cucina. -Come vuoi tu. -borbottò solamente, prima di chiudere la porta.

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Cantava.

Cantava, la ragazza, sola in un mondo ostile.

Cantava, per non cedere alla paura.

Cantava, per ricordare ciò che aveva dimenticato.

Sapeva che quel labirinto di macerie, sovrastato da un cielo cupo di color verde smeraldo, non era stato l'unico luogo dove aveva vissuto fino a quel momento. C'era stato dell'altro prima, o forse in quello stesso istante...

Accarezzò lentamente un' esile colonna marmorea, che si ergeva indisturbata nell'immensa distesa di desolazione.

Lei non apparteneva a quel luogo, ma, al tempo stesso, ne era legata. Esso rappresentava il momento in cui tutto aveva avuto inizio.

"Tutto, cosa?"

Avrebbe dovuto saperlo bene, ma non osò indagare troppo a fondo nel suo animo. Se l'avesse fatto, era sicura che avrebbe sofferto.

Tuttavia, si rendeva conto di non poter trascorrere tutto il corso della sua esistenza in quella dimensione priva di vita.

Mentre volgeva lo sguardo attorno a , ricercando qualche dettaglio che potesse risvegliare la sua coscienza, un'esile figura si fece lentamente strada tra la nebbia, avvicinandosi con passo sicuro, senza alcuna fretta.

Quell'immagine risvegliò in lei un'improvvisa consapevolezza: non era la prima volta che visitava le rovine.

Inoltre, seppe con certezza che la dimensione in cui si trovava non rappresentava la realtà, ma semplicemente un' immagine inconscia proiettata dalla sua mente.

La figura che avanzava verso di lei era molto diversa rispetto a quella del suo precedente sogno. Questo, pur essendo un ragazzo, aveva i capelli lunghissimi e neri, e un'espressione feroce dipinta in volto.

La ragazza ebbe paura e tentò di fuggire via, nascondendosi dietro a un blocco di argilla, crollato da un imponente luogo di culto.

Tuttavia, egli fu più rapido nell'afferrarle il braccio, strattonandola verso di sé. -Sei mia! -Le sussurrò, soddisfatto, all'orecchio, inchiodandola con quei suoi occhi verdi da folle. -Non potrai fare nulla per salvare le persone che ami.

Lei urlò con quanto fiato aveva in gola, mentre la risata fredda dell'individuo le rimbombava nelle orecchie, facendole girare la testa.

E poi, così come era cominciato, tutto finì, e si ritrovò nuovamente sola, distesa supina sopra un freddo pavimento di pietra.

Si sentiva più debole rispetto a pochi istanti prima, come se l'incontro con quel giovane completamente privo di senno le avesse sottratto le poche energie che possedeva. Sollevarsi da terra le costò un'immensa fatica. "Dove sono?" si chiese guardandosi attorno con circospezione, prima che un botto fragoroso e l'urlo di una voce femminile, a lei familiare, attirassero la sua attenzione.

Affilò lo sguardo verso la direzione da cui provenivano quei suoni inquietanti, e trattenne il fiato: di fronte a lei si stagliava l'acerrimo nemico delle Mew Mew, Deep Blue.
A parecchi metri di distanza, Mew Ichigo cercava disperatamente di rimettersi in piedi, ma non riusciva a fare altro che fissare negli occhi il suo carnefice, faticando perfino a mantenersi in ginocchio.

La ragazza non si domandò come facesse a conoscere tutte quelle cose e persone, dato che, nell'esatto istante in cui i suoi occhi si erano posati sulla divinità aliena, i ricordi avevano ripreso ad affiorare nella sua mente.

Sapeva chi era, e sapeva anche che non avrebbe dovuto trovarsi in quella costruzione, perché, all'epoca in cui si erano svolti i fatti, non aveva ancora incontrato gli alieni. L'unico motivo per cui conosceva la fama di quel mostro erano i racconti, ancora terrorizzati, di Taruto. Per il resto, non le avevano svelato nulla riguardo all'ultima, epica battaglia.

Come poteva, dunque, sognarla?

Consapevole di non poter fare alcunché per cambiare la situazione, rimase immobile, ascoltando la voce di Deep Blue mentre si rivolgeva alla Mew rosa in un incomprensibile giapponese. Pareva avere tutta l'intenzione di ucciderla.

"Come farai a sopravvivere?"

La risposta giunse poco dopo, quando vide con stupore Kisshu apparire di fronte al nemico, chinandosi al suo cospetto. -Deep Blue-sama... -Lo sentì sussurrare, con deferenza.

Rimase a guardarlo, agghiacciata, mentre avanzava verso Ichigo con i suoi soliti tridenti stretti tra le mani pallide. Che cosa aveva intenzione di fare?!

Dopodiché, tutto accadde così improvvisamente che non poté fare nulla per evitare di guardare.

I suoi occhi videro l'alieno dai capelli verdi teletrasportarsi all'indietro, puntare uno dei tridenti alla gola di Deep Blue caricare il colpo e...

-Kisshu! -l'urlo di Ichigo attraversò la sala.

Luana si portò le mani alla bocca, mentre il suo compagno di squadra veniva trapassato da parte a parte dall'enorme spada di quell'essere malvagio e scagliato lontano, verso le braccia della Mew rosa.

Se non fosse stata completamente paralizzata dall'orrore, avrebbe gridato così forte da perdere completamente l'uso della voce. Tuttavia, in quel momento, non riuscì a far altro che osservare l'amico tentare di dare un ultimo bacio a colei per la quale era stato così brutalmente ferito, e vederlo morire tra le sue braccia, dopo lunghi istanti di agonia, sussurrando una sola frase. -Ti amo.

-KISSHU!

-Luana! Luana, svegliati! -strillò qualcuno, in tono piuttosto concitato, nel suo orecchio.

-Ragazza? Stai male? -un'altra voce, più calma e pacata, si aggiunse alla prima, mentre una presa ferrea la afferrava per le spalle, scrollandola con decisione.

Solo in quel momento riuscì a riprendere il controllo del suo corpo e fu in grado di smettere di urlare ossessivamente. Tuttavia, i singhiozzi non ne volevano sapere di placarsi.

Aprì lentamente gli occhi, solo per scoprire che vedeva ogni cosa appannata. -Dove sono? -mormorò, sforzandosi di intravedere delle figure familiari attraverso il fitto velo di lacrime.

-Alla base. -rispose Pai continuando a stringerle le spalle come se temesse un nuovo attacco. -Kisshu ti ha portato qui, ferita e in fin di vita.

La giovane sospirò, abbandonando la testa all'indietro. Per la prima volta dopo quella che le parve un'eternità, avvertì un' ondata di sollievo farsi strada nel suo animo.

Non era morto. Era riuscita a salvarlo. Si concesse un sorriso tra le lacrime.

Taruto le strinse la mano con aria preoccupata. -Ci hai fatto spaventare. -disse, lanciandole un' occhiata nervosa. -Hai avuto un incubo?

Lei annuì con lentezza studiata, cercando disperatamente di non cedere un'altra volta al pianto. Impresa piuttosto ardua, dato le vivide sensazioni che quel sogno aveva risvegliato in lei. -Sì, ma adesso va tutto bene. -mentì.

L'alieno dai capelli viola si alzò di scatto dalla sedia, iniziando a percorrere a grandi passi il perimetro della sala.

Luana quasi non si accorse dello scompiglio nervoso che regnava tra le pareti della stanza. Era ancora persa tra le dolorose immagini del suo subconscio. Tutto ciò che aveva elaborato durante il sonno era stato solamente frutto della sua mente, oppure si trattava di fatti realmente accaduti?

Rabbrividì. Se davvero, durante la battaglia, Deep Blue aveva trapassato Kisshu con quell'enorme spada, come poteva egli essere vivo e vegeto, più o meno, nell'altra stanza?

Avrebbe potuto benissimo trattarsi di semplici visioni, scatenate dagli ultimi avvenimenti che aveva vissuto. In fin dei conti, i suoi occhi avevano visto il corpo dell'alieno verde abbandonato sull'asfalto, a un passo dalla morte, poco prima che sprofondasse nelle tenebre dell'incoscienza.

Il ricordo di quell'immagine, tutt'altro che piacevole, la indusse a riportare alle labbra una domanda fino a quel momento taciuta per timore che potesse scatenare una nuova ondata di lacrime.

Si sentiva ancora piuttosto scossa e tesa, ma la sete di sapere che avvertiva superava perfino il timore di impigliarsi nelle proprie debolezze.

Assicurandosi di avere gli occhi e le guance completamente asciutti, si sollevò lentamente dalla posizione supina, in modo da evitare eventuali capogiri o stilettate di dolore, e si schiarì la voce per attirare l'attenzione degli alieni.

Pai, fino a quel momento impegnato a marciare avanti e indietro con la schiena e le spalle rigide come un manico di scopa, udendo il suo richiamo sommesso si bloccò di colpo, come se avesse sentito qualcosa di deplorevolmente fastidioso, lanciandole un'occhiata penetrante che probabilmente aveva avuto l'intento di risultare interrogativa.

La ragazza prese fiato, indecisa se osare o meno. L'informazione che avrebbe voluto sapere era: "Lui come sta?"

Tuttavia, anziché esprimere quella domanda, si limitò a pigolare, come una bambina che sa di avere rotto il vaso preferito della madre. -Tutto bene ragazzi? Mi sembrate nervosi.

Per tutta risposta, quelli si scambiarono uno sguardo furtivo, rifiutandosi di aprire bocca, con il solo risultato di farla preoccupare ancora maggiormente.

Era forse accaduto qualcosa di grave del quale non volevano metterla al corrente?

Nonostante il rigoroso e inquietante silenzio dei suoi compagni di squadra, la giovane decise che non avrebbe gettato la spugna così facilmente. -Cos'è successo dopo che sono svenuta? -insistette, dondolandosi avanti e indietro con il peso del corpo. Un gesto che da sempre l'aveva aiutata ad allentare la tensione.

Notò con stupore che, a parte qualche sporadico dolore all'altezza della mascella e alle scapole, si sentiva in perfetta forma. Eppure non avrebbe dovuto essere così: aveva mancato per un pelo un volo dritto nell'aldilà!

I due alieni si scambiarono un'altra occhiata. Questa volta nei loro sguardi aleggiava un'ombra di sospetto. -Quando Kisshu ti ha portato qui eri già priva di coscienza. Lui è svenuto poco dopo. In tutta franchezza temevamo di non riuscire a salvarti. Fortunatamente, i nuovi geni del tuo DNA ti hanno permesso una guarigione straordinariamente rapida. -Pai era sbalordito. Lo si poteva notare dal modo in cui sbatteva gli occhi: molto rapidamente, quasi avesse un tic nervoso.

-Quanto tempo sono rimasta in quello stato?

-Poco meno di due ore! -saltò su Taruto, esibendo per la prima volta un'espressione entusiasmata. -È stato incredibile! La maggior parte delle ferite sono già sparite completamente dal tuo corpo. Quindi non dovremo inventare nessuna scusa per i tuoi genitori! Non lo trovi fantastico? Nemmeno noi alieni abbiamo dei tempi di ripresa così rapidi!

Ecco spiegato perché non avvertiva più i postumi del disastroso combattimento.

Luana sorrise con poca convinzione, più che altro per non deludere le aspettative del bambino. Per quando fosse sollevata all'idea di non dovere mentire nuovamente a sua madre e a suo padre per coprire la propria assenza prolungata da casa, la preoccupazione che provava riguardo ai fatti accaduti a Tokyo le impediva di rallegrarsi. -Kisshu sta bene? -riuscì finalmente a sussurrare, torcendosi le mani.

L'espressione che l'alieno viola assunse in quel momento le fece temere in una risposta negativa, tuttavia, dopo qualche secondo, che a lei sembrò un'eternità, annuì rigidamente. -Si è svegliato prima di te. Le sue ferite erano meno gravi. -sputò tra i denti, come se il solo ricordo del fratello gli procurasse un enorme fastidio-Stavamo cercando di capire che cosa è accaduto... tuttavia... -aggrottò le sopracciglia in un'espressione corrucciata che rasentava la ferocia -si è rifiutato di rispondere alle nostre domande e non ha ancora pronunciato una sola parola da quando ha ripreso conoscenza.

L'enorme ondata di sollievo che la ragazza aveva provato una volta appreso che l'amico stava bene, sembrò sgonfiarsi come un palloncino in disuso dopo le ultime parole udite.

Batté le palpebre, confusa.

Non capiva il comportamento di Kisshu. Ciò che era accaduto quel pomeriggio era davvero molto semplice da raccontare: avevano combattuto valorosamente contro cinque avversarie formidabili, erano quasi finiti ammazzati durante lo scontro e si erano salvati per miracolo.

Non le pareva un concetto troppo contorto.

Perché l'alieno dai capelli verdi si era rifiutato di propagandare la sua eroica impresa, ostinandosi, invece, al silenzio?Le era, forse, sfuggito qualcosa?

Intercettando la sua espressione interdetta, Pai colse la palla al balzo e iniziò a tempestarla di quesiti. -Tu ricordi che cosa è successo?

-Sì, ricordo... più o meno. -esitò lei, torturandosi le mani. Forse era accaduto qualcosa che avrebbe dovuto capire. Qualcosa che l'amico si vergognava ad ammettere. Oppure, più semplicemente, si sentiva oppresso dall'idea di essersi lasciato sconfiggere dalle cinque ragazze.

Scartò immediatamente quell' ipotesi non appena la sua mente delineò l'intenso ricordo dei suoi occhi dorati.

Rassegnati, sereni, quasi soddisfatti all'idea della morte imminente.

"Possibile che?!" Scattò in piedi così violentemente da rischiare di perdere l'equilibrio. Ignorando l'espressione terrorizzata di Taruto, lanciò uno sguardo desideroso alla porta della stanza. -Scusa Pai, ma, prima di rispondere alle tue domande, vorrei parlare con Kisshu.

Proprio mentre stava per muovere un passo verso l'uscita, tuttavia, quello la afferrò saldamente per un polso, costringendola a bloccarsi. -Non se ne parla. -rispose, in tono inespressivo.

La giovane rimase spiazzata dal brusco divieto. Si sarebbe aspettata qualunque reazione, anche un rimprovero a causa della sua incapacità come Mew Mew, ma non riusciva a comprendere perché egli volesse impedirle di vedere Kisshu. Si voltò verso di lui per spiegare le sue ragioni, ma quello la interruppe prima che potesse emettere anche un solo sospiro.

-Se ora io ti lasciassi uscire, discuteresti con lui riguardo le sue motivazioni. E, una volta capito che cosa vuole nascondere, staresti al suo gioco.

-Non è così! -ribatté lei, decisamente orripilata all'idea di fare una cosa del genere. -Io voglio solo capire perché non...

-Anche se fosse come dici tu, non potrei proprio permettermi il lusso di rischiare che la mia ipotesi diventi realtà.

Luana strinse i pugni in modo così violento da conficcare le proprie unghie nei palmi delle mani. Si sentiva profondamente delusa dalla diffidenza di Pai. Delusione che si tradusse, quasi immediatamente, in una formidabile ondata di rabbia. -Qui non si parla di rischi, lo sai! Stiamo parlando di fiducia. Durante tutto l'arco dell'estate mi sono fidata di voi e mi sono perfino affezionata! Ma voi sembrate non essere in grado di fidarvi di me.

-Voi esseri umani siete facile preda di sentimenti ed emozioni.

La sensazione di inadeguatezza ed estraneità provata quella mattina con Kisshu ritornò prepotentemente a galla, facendole perdere definitivamente le staffe. -Quindi se non fossi umana ti fideresti?! Per te provare dei sentimenti è una cosa negativa?! -urlò, cercando di racchiudere in quella frase l'enorme risentimento che provava.

Taruto, rimasto in disparte fino a quel momento ad osservare la discussione, udendo le parole della Mew nera sobbalzò e gemette, come se fosse stato punto da un ragno velenoso.

Pai parve non curarsene. -Non sono utili quando si parla di guerre e strategie. -replicò pacatamente, come se stesse cercando di illustrare un concetto semplicissimo a un individuo molto stupido.

La ragazza si rese conto di stare letteralmente tremando di indignazione solamente quando aprì la bocca per ribattere e riuscì a stento a formulare una frase di senso compiuto. -Quindi... quindi a te... -gracchiò, avvertendo un nodo alla gola che minacciava pianto. -a te non importa affatto se tuo fratello si comporta in modo strano! Vuoi... tu miri solo alle informazioni della battaglia?! Come puoi essere così insensibile?! Che razza di...

-Ora basta umana. -sibilò l'alieno, inchiodandola sul posto con i suoi freddi occhi viola. -Non hai alcun diritto di esprimere giudizi riguardo al mio rapporto con Kisshu. Quando ci siamo conosciuti hai acconsentito a eseguire ogni mio comando. Vuoi forse rimangiare la tua parola? -La sua voce aveva mantenuto lo stesso tono calmo di sempre, tuttavia le pupille ridotte a due fessure e la profonda ruga d'espressione formatasi sulla sua fronte avvertirono Luana che era meglio smettere di tirare la corda, a meno che non volesse scatenare una formidabile esplosione di crudeltà.

Conscia del pericolo, la giovane si schiarì la voce, cercando di riportare il volume della loro discussione ad un livello accettabile. -Io ho deciso di aiutarti, è vero, ma questo non significa che sia costretta ad assecondare incondizionatamente la tua volontà. Sono una tua alleata, non una tua schiava.

Lui strinse le labbra. Era chiaro che per lui quella conversazione si stava dimostrando priva di qualunque utilità. -Attualmente, la tua missione consisteva nel raccogliere informazioni riguardo alla settima Mew Mew. Ora desidero entrare al corrente delle tue scoperte. Ed è anche per interesse di Kisshu che vorrei capire come avete fatto a ridurvi in questo stato.

Calò un silenzio carico di ostilità.

Taruto, ancora seduto in disparte in un angolo del laboratorio, faceva correre gli sguardi tra i due litiganti senza sapere come intervenire. Se, nel peggiore dei casi, la ragazza avesse osato dire la frase sbagliata, Pai avrebbe potuto espellerla dalla squadra seduta stante e arruolare una nuova combattente. Tuttavia, il bambino sperava caldamente che non avesse intenzione di farlo.

Pur non potendo dar voce a ciò che provava veramente, capiva che, in buona parte, le accuse dell'umana erano ragionevoli: suo fratello non aveva mai giudicato gli abitanti del pianeta Terra come esseri degni di fiducia. Si trattava, in realtà, di uno stereotipo tramandato di generazione in generazione. "Se andrai sul loro pianeta, non ascoltare mai quello che dicono." gli ripetevano i suoi compagni d'addestramento, quando ancora si allenava per entrare a far parte della spedizione.

Ma quanti di loro li avevano conosciuti veramente?

La voce di Luana ruppe finalmente la pesante quiete venutasi a creare durante gli ultimi minuti. -E va bene, parlerò. -acconsentì, riservando a Pai un'espressione di puro disgusto. -Non lo faccio per obbedire ai tuoi ordini. Se non ti dicessi quello che so, avrei rischiato la vita inutilmente.

Lui la scrutò per lunghi istanti, accarezzandosi il mento con aria scettica. -Spero per te, che dirai la verità. -acconsentì, infine, riprendendo la sua marcia nervosa lungo il perimetro della stanza.

La giovane gli avrebbe volentieri assestato un pugno con i controfiocchi, se egli non le avesse salvato la vita meno di due ore prima. Concentrandosi su questo pensiero positivo, prese un gran respiro e iniziò a raccontare per filo e per segno tutto ciò che le era accaduto quel pomeriggio, sforzandosi di non tralasciare nemmeno il minimo particolare riguardante le caratteristiche della nuova Mew Mew.

Quando giunse al punto in cui Kisshu giaceva sull'asfalto in fin di vita, dovette interrompersi per riprendere fiato.

-Vuoi dire che non ha tentato di teletrasportarsi per fuggire? -esalò il bambino alieno, esterrefatto.

Scosse la testa, desolata. -No. All'inizio pensavo che stesse troppo male per farlo... ma poi...

-Poi? -Taruto pendeva letteralmente dalle sue labbra, gli occhi sgranati come se fosse nel bel mezzo di una fervida contemplazione.

-I nostri sguardi si sono incrociati per un attimo... e mi è sembrato contento. -all'improvviso, il cuore della giovane venne sovrastato da un sentimento sorprendentemente simile al rimorso. Dovette fare appello a tutte la sua forza di volontà per non scoppiare nuovamente in lacrime. -Io ho capito che non si sarebbe spostato nemmeno potendo. Sono stata un'idiota! Ignorando completamente il suo sguardo ho iniziato a correre verso di lui... per salvarlo... -gemette nascondendo il viso tra le mani -probabilmente lui non voleva essere salvato! È per questo che adesso non...

-Aspetta umana. Voglio capire. -la interruppe l'alieno viola con voce ferma -C'era questo raggio etereo. C'era Kisshu. E c'eri tu che correvi verso di lui. Correggimi se sbaglio.

La ragazza annuì, in silenzio.

-Continuo a non capire come abbiate fatto a...

-Non è ovvio? -quando Taruto parlò, la sua voce parve provenire dall'oltretomba. Era pallido come un cadavere e le sue mani tremavano. -Si è lanciata nel raggio. -spiegò, continuando a fissare un punto di fronte a sè, senza realmente vederlo. -E ha salvato nostro fratello rischiando di morire, non è così?

La giovane deglutì. Visto da quella prospettiva sembrava molto più eroico di quanto in realtà non fosse stato. Lei aveva solamente eseguito quello che l'istinto le aveva detto di fare. -Beh... beh... sì. -Borbottò, arrossendo. -Più o meno è andata così.

Udendo quelle parole, Pai si voltò a guardarla con espressione talmente incredula da risultare quasi comica.

-Sono riuscita ad afferrarlo e a spingerlo via. Dopodiché penso di avere perso conoscenza perché non ricordo nulla. Credevo di essere morta, in effetti.

-Dunque non ti sei procurata quelle ferite a causa del combattimento contro le Mew Mew, ma a causa di Kisshu.

Luana serrò le labbra con decisione. Perché Pai, qualunque cosa accadesse, si ostinava sempre a cercarne la causa nel fratello minore? -Certo che no! -inveì, scuotendo la testa energicamente -Se la colpa deve essere di qualcuno allora, sicuramente, è mia. Kisshu ha attirato su di sè le altre quattro combattenti, in modo che io potessi avere campo libero con Berii. Non aveva certo intenzione di mettermi in pericolo. Sono io che ho disubbidito ai tuoi ordini e ho abbandonato il combattimento.

-Sei stata distratta dal suo gesto. -concluse l'alieno con freddezza disarmante.

-Beh, probabilmente lui non credeva che mi sarei addirittura buttata per salvarlo. Penso che sia convinto che a nessuno importi veramente di lui. -spiegò lei con fare pratico, ben restia a lasciarsi ammutolire dal suo cervellotico capo. -E dopo quello che ti ho sentito dire oggi, non gli do certo torto se non si sente apprezzato.

-Stai dicendo che è colpa nostra?! -Taruto si strinse nelle braccia indignato, rivolgendo alla Mew nera un'occhiata di puro scetticismo.

-È colpa della vostra mentalità obsoleta. Non riuscite nemmeno a rendervi conto di quanto siete insensibili.

-Ma non è...

L'alieno viola interruppe la protesta del bambino, lanciandogli un'occhiata severa e facendogli cenno di tacere.

Quello rimase con la bocca comicamente spalancata in un'espressione rabbiosa, senza tuttavia emettere alcun suono, come se l'ordine del fratello lo avesse privato del suo organo fonetico.

A Luana ricordò precisamente un televisore quando veniva impostato sull'opzione "muto": le immagini continuavano a scorrere imperterrite, ma senza essere seguite dai rispettivi suoni, permettendoti così di controllare la trasmissione e non venirne disturbato.

Quel pensiero le suscitò un moto di ilarità. Ma, proprio mentre le sue labbra si aprivano in un abbozzo di risata, Pai le posò una mano sulla spalla, fissandola con composta serietà, come si farebbe con un amico che ha appena subito un lutto. -Se tutto è andato come mi hai descritto, le cose diventano molto più complicate e, al tempo stesso, semplici. -disse. -Tu hai salvato la vita di nostro fratello e ora io, anche volendo, non posso più negarti di vederlo. Ne sei diventata responsabile.

La ragazza si sentì pervasa da un'intima esultanza e gli sorrise per la prima volta con sincerità, almeno finché non udì la seconda parte della frase. -Perfetto, allora... aspetta un attimo... cosa?! -domandò, con gli occhi sbarrati e le pupille ridotte a due incredule fessure.

-Sul nostro pianeta chi salva la vita a un altro individuo, da quel momento in poi ne diventa responsabile per tutto il corso della sua esistenza. -ripeté lui, con tale serietà da sembrare irrisorio.

La sua frase volteggiò nell'aria come una condanna, mentre la giovane avvertiva quelle semplici parole cadere su di lei come catene e stringerle i polsi, incatenandola al destino del suo protetto.

"Adesso capisco perché non siete propensi ad aiutare il prossimo." si ritrovò a pensare, mentre volgeva uno sguardo allarmato verso Taruto, che si limitò a rispondere con una disinteressata alzatina di spalle, come a voler dire "Te la sei cercata mia cara."

-E questo cosa significa?!

-Non so in che modo, ma... senza dubbio ora la sua esistenza è legata alla tua. Non è solo una legge. È provato scientificamente sul nostro pianeta. Gli abitanti...

-Ma io sono un'umana, non un alieno! -protestò lei, con voce stridula. Era terrorizzata dall'idea di avere stipulato un legame inscindibile con un aspirante suicida, folle e maniaco.

Pai scosse la testa, indispettito. -Lui è un alieno. E credo che questo basti a far nascere la protezione.

-Ma perché?! Insomma! Perché voi avete questa sottospecie di patto e noi no?! Non ha senso! -si sedette sul letto con le mani nei capelli.

-I nostri antenati, -spiegò lui, sedendosi a sua volta sul bordo del materasso. -quelli potenti come Deep Blue, un tempo dominavano il nostro popolo, prendendosi carico dei nostri bisogni e delle nostre debolezze. Quando l'equilibrio della Terra si sconvolse e noi fummo costretti a spostarci sul nostro attuale pianeta...

-Allora voi abitavate sulla Terra? Siete nostri lontani parenti?

-Sì. -rispose lui, annuendo rigidamente, come se il solo ammetterlo gli procurasse un enorme fastidio. - Dicevo... uno dei più grandi imperatori di tutti i tempi, Vaashi, decise di imporre sui sopravvissuti all'attraversata, e su tutti i loro discendenti, una protezione che li rendesse più uniti l'un l'altro e permettesse ai più forti di occuparsi dei più deboli.

-Insomma, nacque questa assurda regola della responsabilità.

-Come ti ho già detto, è molto più di una regola.

Taruto annuì con decisione. -E' una specie di... di... -borbottò, esibendo strani gesti con le mani.

-Sigillo? -buttò lì lei, stuzzicandosi nervosamente una ciocca di capelli ricci.

-Esatto. Direi che "sigillo" è un termine che gli si addice. -approvò il fratello più grande, accarezzandosi il mento compiaciuto. -Per farla breve, chiunque salvi la vita ad un discendente del nostro pianeta ne rimane legato indissolubilmente.

La ragazza avvertì il sangue ghiacciarsi nelle vene. Quando aveva deciso di salvare l'amico dalla morte non aveva minimamente immaginato che le sarebbe costato la perdita della propria individualità! -E adesso? Cosa dovrei fare?! -domandò, disperata, avvertendo un'ondata di panico invaderle il cervello. Durante il corso della sua vita aveva ricevuto un'educazione prettamente indipendentista, perciò stentava a immaginare di dover dipendere da qualcuno o di dover sopportare che qualcun altro dipendesse da lei.

-Non ti sarà possibile cambiare la situazione in nessun modo. -la stroncò l'alieno, lapidario. -Sono il primo a rammaricarmene, perché tutto ciò potrebbe esporti a rischi enormi e inutili... tuttavia, sarai costretta a eseguire il tuo compito, come tutti i protettori prima di te. -aggrottò le sopracciglia, in un gesto di stizza. -Questa è la prova evidente che voi umani non siete esseri portati per la riflessione.

Luana, che ascoltando il discorso di Pai era impallidita a tal punto da risultare cerea, quando udì l'ultima accusa da lui pronunciata, alzò il viso e puntò gli enormi occhi color nocciola nei suoi. -Anche sapendo tutto questo. -mormorò, in tono solenne -Probabilmente rischierei comunque la vita per voi, se vi trovaste in pericolo. Quindi sì, lo ammetto! Hai avuto perfettamente ragione, dicendo che noi esseri umani siamo facili preda dei nostri stessi sentimenti. Ma è proprio questo che ci fa sentire fieri di appartenere al nostro popolo. Noi condanniamo la crudeltà, l'indifferenza e l'assenza di emozioni. Sebbene buona parte di noi sia più propensa a seguire quella strada, l'uomo è uomo solo grazie alla vastità del proprio cuore. In fin dei conti, salvando Kisshu dalla morte a mio rischio e pericolo, mi sono dimostrata degna di chiamarmi "umana" e di non essere considerata come un animale qualunque. Perciò non mi pento del mio gesto e ne accetterò qualunque conseguenza. -non appena ebbe finito di pronunciare quelle parole, avvertì l'immenso significato che esse possedevano e se ne sentì travolta a tal punto che gli occhi tornarono a pizzicarle di emozione, e dovette nascondere il volto dietro al ciuffo ribelle dei suoi capelli riccioluti.

Si sentiva spaventata, perché ciò con cui doveva fare i conti superava largamente ogni sua conoscenza e minava tutte le sue sicurezze. Tuttavia, non si era lanciata verso la morte per pura e semplice incoscienza: in quel momento, aveva avvertito davvero il desiderio di salvare una vita. Come poteva ora, dunque, pentirsi del suo gesto?

Pai si grattò nervosamente la punta del naso, evidentemente spiazzato dal ragionamento filosofico della sua sottoposta, tanto lontano dal modo di pensare della gente al quale era abituato. Nello sguardo della ragazza leggeva fierezza, vitalità e amore per la vita; elementi che raramente aveva potuto riscontrare sul suo pianeta. Ne rimase talmente affascinato che dovette distogliere lo sguardo dal suo volto per riuscire a rispondere con la freddezza che di solito lo caratterizzava. -Ognuno fa le scelte che ritiene migliori. Tu hai deciso di sacrificare la tua libertà per salvare una vita e ti porto rispetto per questo, pur non condividendo.

L'alieno più piccolo le sorrise, ammiccando amichevolmente con l'occhio destro. -Questo, nella lingua di Pai, significa "Mi hai letteralmente fregato. Puoi andare da Kisshu!Mannaggia a te!"

La Mew nera scoppiò a ridere di gusto, ripiegandosi su se stessa per soffocare i suoni. In cuor suo, assaporò quella nuova leggerezza d'animo con sollievo. Il fatto che il suo corpo riuscisse ancora a ridere significava che il peggio era passato e che, da quel momento in poi, le cose sarebbero andate meglio. -Mi dispiace, Pai. Prometto che sarò più ligia al dovere, d'ora in poi. -ansimò tra gli scoppi di ilarità, raggiungendo finalmente la porta del corridoio e spalancandola con enorme soddisfazione. -Ci vediamo più tardi!Auguratemi buona fortuna.

L'alieno viola annuì e sollevò sorprendentemente le labbra in un mezzo sorriso. -Ne avrai bisogno, umana. La stanza di Kisshu si trova in fondo al corridoio, a sinistra. -spiegò, prima di fare scattare nuovamente la serratura.

L'ambiente attorno a Luana precipitò nello sterile grigiore delle lampade a basso consumo energetico. Seguendo le indicazioni lasciategli da Pai, percorse pochi passi, ritrovandosi di fronte a un ingresso del tutto simile a quello della stanza dalla quale era appena uscita, eccezion fatta per la maniglia, quasi del tutto staccata dal suo asse di rotazione e penzolante mollemente da un lato. Evidentemente, doveva essere stata spesso e volentieri chiusa con inaudita violenza.

Avvertendo un certo nervosismo, che sfociò subitaneamente in un inaridimento della gola, la ragazza sollevò, incerta, una mano, e picchiò tre volte il pugno sulla lastra metallica che la separava dal suo destino e da colui che d'ora in avanti, volente o nolente, avrebbe dovuto proteggere per sempre.

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Eccomi qui con un nuovo capitolo! Scusate il ritardo nella pubblicazione ma in questi mesi sono stata impegnata nella ricerca di lavoro.
Attendo le vostre opinioni in merito al nuovo capitolo: cosa pensate riguardo al sigillo?
E riguardo il comportamento di Kisshu e degli altri personaggi?

Se la storia vi piace lasciatemi pure una stellina o un commento, mi farete molto felice.

Alla prossima

MoonBlack1993

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