7. Scoperte e diversivi

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Stava ormai calando la sera a Tokyo, la città più importante e popolosa del Giappone, e il tiepido sole che aveva riscaldato la terra per tutta la giornata era ormai disceso oltre l'orizzonte, tingendo il cielo di uno stupendo color porpora. Gli ultimi uccelli rimasti all'esterno dei loro nidi lanciavano malinconici richiami, preparandosi a ritirarsi per la notte.
Lungo il viale che portava ad un maestosa costruzione color rosa confetto, conosciuta da tutti come "Cafè Mew Mew", non si udiva anima viva, come se qualcuno avesse cosparso di cotone la zona circostante, rendendo tutti i suoni inconsistenti ed ovattati.

Improvvisamente, un'autovettura rosso acceso dall'aria molto costosa ruppe la deliziosa quiete, irrompendo con la velocità di un fulmine, sgommando lungo la strada e bloccandosi proprio di fronte all'ingresso.

Una delle cameriere, intenta a pulire con diligenza uno dei sottilissimi tavolini bianchi che si trovavano all'interno dell'edificio, si bloccò improvvisamente, abbandonando il panno da pulizia senza molti complimenti e correndo a sbirciare attraverso una delle piccole finestre a cuore. Aveva lunghi capelli di un insolito color verde lattuga, raccolti in due lunghe ed ordinate trecce che ricadevano lungo la schiena ed enormi occhi color oceano in parte celati da un paio di spessi occhiali da vista.
Le bastò gettare un'occhiata alla macchina dell'individuo per capire immediatamente di chi si trattava. Lanciò un gridolino sorpreso, troppo sovrastata dall'emozione per pensare ad avvertire le altre cameriere. Senza alcun indugio, si precipitò all'ingresso, spalancando la porta principale con un sorriso. -Okaeri, Ryou-san! -Salutò accennando un piccolo inchino in segno di rispetto. -Sono contenta di rivederti.

Durante quelle lunghe settimane aveva temuto di non poterlo salutare mai più. Sapeva benissimo quanto i suoi pensieri fossero stati sciocchi, tuttavia, quando un mese prima l'aveva visto correre via dal caffè per andare chissà dove, la prima conclusione a cui era giunta era stata anche la più dolorosa: che probabilmente si fosse sentito troppo schiacciato dall'assenza di Ichigo e avesse deciso di andarsene.
Ma ora era tornato, questo significava che probabilmente dietro la sua "fuga" vi era stato celato un motivo ben preciso.

Il giovane ricambiò il benvenuto frettolosamente tendendo le proprie labbra in una smorfia che avrebbe dovuto assomigliare ad un'espressione felice.-Sono tornato.

Retasu si morse la lingua mentre l'istinto della super eroina, per un istante, riusciva ad avere la meglio sulle proprie paure. -Che cosa sta succedendo? -Proruppe in tono tremendamente serio. Conosceva bene l' ombra celata negli occhi del ragazzo. Significava guai.

-Lo scoprirai presto. Dove sono le altre?

Lo inseguì attraverso l'ingresso mentre quest'ultimo percorreva a grandi passi la sala da pranzo del locale, fortunatamente a corto di clienti a quell'ora della sera. -La situazione è grave? -Tentò ancora, sforzandosi di adattarsi al suo passo veloce.

Succedeva sempre così: per quanto cercasse di dimostrarsi buona e gentile con tutti, le sue relazioni terminavano comunque nello stesso modo, con la gente a cui voleva bene che correva troppo veloce per i suoi ritmi, la abbandonava e la umiliava, e lei che, ingenua e insicura, tentava inutilmente di raggiungere i propri obiettivi senza riuscirci mai.

-Non troppo. Ma dobbiamo sbrigarci!

-Ryou onii-chan! È tornato! -Gridò una voce squillante proveniente dalla cucina, subito seguita da una marea di esclamazioni sorprese. Contemporaneamente, la porta del laboratorio sotterraneo si spalancò, rivelando la figura pallida ed emaciata di Keichiirou.

Ryou, riconoscendo immediatamente il proprio migliore amico, corse ad abbracciarlo, indifferente agli sguardi curiosi delle altre ragazze che, nel frattempo, si erano radunate tutte nel salone, come in attesa di un ordine del proprio generale. -Key! -Esclamò, assaporando quella singolare sensazione che si è in grado di provare solamente quando ci si sente a casa. -Mi dispiace di averti addossato la responsabilità di mandare avanti il progetto.

L'amico lo abbracciò a sua volta con calore, battendogli vigorosamente una mano sulla spalla. -Non importa. Non è stato poi così difficile. Piuttosto...non ti aspettavo così presto...è successo qualcosa?

Quelle parole furono portatrici di un profondo silenzio che strinse i presenti nella propria gelida morsa.
Le cinque mew mew si scambiarono sguardi carichi di aspettativa. Avevano avvertito tutte una certa tensione nell'aria non appena era ricomparso il loro capo e ora se ne stavano tutte rigide come soldati pronti alla battaglia.

-Sì, e nulla di buono purtroppo. -Lo sguardo del giovane si indurì mentre, con lentezza, andava posandosi sulle figure minute delle guerriere che aveva personalmente addestrato. Gli dispiaceva enormemente costringerle a combattere ancora una volta, soprattutto perché non le aveva mai considerate delle semplici pedine ma delle alleate preziose, forse perfino delle amiche di cui fidarsi. Ripensò alla fuga di Ichigo in Inghilterra e dovette constatare che, suo malgrado, non poteva certo biasimarla della sua decisione. Per un anno intero era stata la fiamma del gruppo, aveva donato anima e corpo in un progetto che una giovane ragazzina come lei non avrebbe potuto di certo pienamente comprendere e condividere, aveva rischiato di perdere la persona che amava e perfino la sua stessa vita durante l'ultimo scontro. A conti fatti forse quella di allontanarsi da lui, da tutti loro e da quel mondo violento era stata una scelta saggia.

Chiuse gli occhi un istante appena, cercando di scacciare quegli oziosi pensieri. Non era tempo di rimpiangere il passato, bensì di combattere per il futuro. -Gli alieni hanno localizzato l'acqua Mew.

Alle paladine bastò lanciarsi un semplice sguardo per capire ciò che andava fatto.

-Siamo pronte. -Affermò Berii a nome di tutte. -Dicci solo dove dobbiamo andare.

Ryou aggrottò la fronte preoccupato. -In un luogo piuttosto lontano e pericoloso purtroppo. Non vi sarà facile combattere al suo interno. Comunque confido nel fatto che gli alieni non essendo abituati a quei luoghi siano nettamente svantaggiati oltre che inferiori di numero.

-E quale sarebbe questo luogo? -Proruppe Purin, impaziente.

-È comunemente conosciuto in Italia come grotte degli Orridi di Uriezzo.

Sguardi perplessi, questa volta. Evidentemente quel nome era ignoto a tutte loro.

-Si tratta di profonde incisioni di origine fluviale, scavate nella roccia molto tempo fa. Ho letto che sono molto profonde, tanto che in alcuni tratti non si vede il cielo. Il terreno là sotto è estremamente scivoloso e in alcuni punti vi sono delle fosse colme d'acqua, nelle quali è meglio non precipitare.

Voi siete dotate di poteri speciali, quindi non dovrebbe essere un problema...ma fate attenzione.

-Certo. Faremo il possibile per tornare a casa tutte intere! -Berii sorrise, sollevando rigidamente una mano sul capo come ad imitare una recluta pronta agli ordini.

A quel gesto, anche l'espressione del giovane si distese lievemente. -Non potete andare ora. È quasi notte e dovete essere riposate per riuscire a combattere efficacemente. Dormite almeno fino all'alba. Di sopra vi attendono cinque stanze vuote con i letti già pronti. Ci penserò io ad avvisare le vostre famiglie. Al mattino troverete un portale ad attendervi. Buona fortuna. -Le osservò mentre, in un silenzio teso, si dirigevano verso i piani superiori. -Tenete d'occhio Luana e, se potete, cercate di catturarla. È l'unico ostacolo che ci impedisce di avere la meglio sugli alieni.

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-Dunque ragazzi, oggi parleremo della noia. Sono sicuro che voi tutti abbiate già sperimentato questa condizione. Ma che cos'è esattamente la noia...il vocabolario la definisce come "Sensazione di inerzia malinconica e di invincibile fastidio, dovuta per lo più a insoddisfazione per la monotonia e la mancanza d'interesse della situazione in cui ci si trova." Tuttavia, scavando più a fondo dentro di noi sono sicuro che voi non riuscireste a relegarla semplicemente in questi termini. Molti filosofi, addirittura, la definiscono come una malattia che può essere mortale...

Luana, il volto sprofondato tra una pila di libri di testo, una penna infilata dietro l'orecchio per domare il solito ciuffo di capelli ribelli, scorse rapidamente con il dito tra le pagine fino a trovare la definizione indicata dal professore.
I suoi occhi si illuminarono non appena riuscì a trovare il titolo che cercava. Con muta determinazione, non dissimile a quella che la animava durante le trasformazioni, impugnò l'evidenziatore e iniziò a sottolineare febbrilmente.
La filosofia aveva destato il suo interesse fin dal primo anno delle superiori, tanto che neppure la stanchezza suscitata dai continui e stressanti allenamenti era riuscita a spegnere il suo entusiasmo.

Al suo fianco Kevin la stava osservando con un sopracciglio sollevato. Al contrario della giovane, che rischiava di scomparire inghiottita dalla quantità di cianfrusaglie presente sul suo banco, sedeva perfettamente composto, la superficie del tavolo immacolata, le penne disposte ordinatamente sul tavolo. Nonostante avesse aperto il volume di filosofia alla pagina indicata, appariva chiaro che la lezione non suscitava in lui il benché minimo interesse. -Non capisco come fai. -Borbottò svogliatamente trattenendo a stento uno sbadiglio. -Mezza classe sta già dormendo e tu invece sembri non avere occhi che per quel tizio...

Le dita lunghe ed affusolate della ragazza che fino a quel momento avevano continuato ad agitarsi, perse tra complicate definizioni e scritture minute, vergate da famosi pensatori, si bloccarono di botto. -Sono io che non capisco come fai. -Ringhiò a mezza voce, riemergendo dai tomi con un'espressione a dir poco collerica.

Sul volto del compagno di banco si disegnò un'espressione confusa e al tempo stesso maliziosa. Sapeva di averla fatta arrabbiare, interrompendo quel momento di totale dedizione allo studio che le capitava durante le lezioni che amava, ma la cosa anziché farlo sentire in colpa destò la sua ilarità. Dovette stringere i denti per evitare di riderle in faccia. -Fare che cosa?

-Come puoi avere dei voti così alti senza avere mai aperto un libro? Ogni volta che il mio sguardo cade su di te, non ti vedo mai attento eppure, quando i professori ti domandano qualcosa, hai sempre in tasca la risposta giusta.

Lo sguardo di Kevin si affilò, divenendo improvvisamente gelido come il ghiaccio mentre il suo animo veniva sovrastato dal risentimento e da una rabbia così intensa che, per qualche istante, fu in grado di ovattare tutti i suoi sensi. Non udì più nulla. Né la voce lenta e soave del proprio docente, né il quieto borbottare di alcuni studenti, impegnati a giocare a carte dietro al suo banco, neppure lo sgradevole gracchiare di una cornacchia nel giardino sottostante.

Non erano state tanto le insinuazioni della giovane ad irritarlo quanto il modo in cui gli si rivolgeva sempre: "Ogni volta che il mio sguardo cade su di te" Lo considerava una persona tanto indegna da non meritare nemmeno di essere guardato. Strinse convulsamente la matita tra le mani magre, rischiando di spezzarla.

Improvvisamente fu tentato dall'idea di lasciare perdere tutto. Quella ragazzina manteneva troppo riserbo nei suoi confronti, dubitava seriamente che sarebbero mai riusciti ad instaurare un rapporto di stima e amicizia.

Indugiò qualche istante sulla sua figura minuta, catalogandone il viso perfettamente ovale, leggermente incavato all'altezza delle guance, le labbra sottili e rosee e le sopracciglia corvine, corrugate, come accadeva sempre ogni qual volta si ritrovavano a discutere. Pensò che forse avrebbe fatto meglio a chiedere alla coordinatrice di classe di spostarlo accanto a qualcun altro; così facendo si sarebbero risparmiati mesi di inutili sopportazioni. Infine non poté fare a meno di incrociare il suo sguardo: quegli occhi così strani, di un marrone chiaro cangiante nel grigio, leggermente allungati verso l'alto.

La giovane, sentendosi improvvisamente osservata, irrigidì la schiena con un riflesso involontario, le sue perle color nocciola si fecero improvvisamente più scure, come bagnate dall'incertezza.

Quell'infinitesimale secondo di esitazione bastò ad incrinare la sua maschera di persona indifferente e Kevin poté constatare con trionfo che l'ostinata avversione che ella sembrava provare verso di lui in realtà altro non era che incondizionata paura di aprirsi al prossimo. -Io ho già studiato tutte queste cose nella mia scuola. E' ovvio che sappia già tutto. -Le spiegò, con ritrovata calma, giocherellando con una ciocca di capelli mori.

Luana si dondolò nervosamente sulla sedia: odiava sentirsi addosso gli occhi delle persone, soprattutto di quelle imperscrutabili come lui. Per un attimo aveva creduto di essere riuscita a farlo arrabbiare...evidentemente però non era così facile sovrastare la sua falsità. L'aspetto del suo carattere che detestava di più era infatti proprio quel suo essere sempre così calmo e sorridente in ogni situazione: lo considerava un atteggiamento stupido nonché una continua menzogna nei suoi confronti.

Abbassò il capo rassegnata all'idea che ogni loro conversazione dovesse svolgersi avvolta dalla più totale freddezza. -Capisco. Buon per te. -Rispose semplicemente, tornando dopo pochi istanti a rivolgere l'attenzione al docente seduto alla cattedra. "Se lui non è onesto con me, non vedo perché dovrei fidarmi di lui"

Nonostante la sua buona volontà, si rese ben presto conto che la sua concentrazione era stata spezzata, perciò non poté fare altro che rivolgere lo sguardo fuori dalla finestra dove il sole stava espandendo i suoi tiepidi raggi autunnali sulle cime delle montagne. Alcune di esse erano già state in parte imbiancate, sebbene il colore predominante fosse ancora il rosso.
Sospirò, osservando le nuvole muoversi sospinte dal vento impetuoso e gelido che da parecchi giorni sferzava tutta l'Italia. Le sembrò impossibile che si stesse già avvicinando l'inverno.

Forse a causa dei ritmi serrati a cui si stava abituando o forse in merito ai geni felini, non riusciva più a rendersi conto obiettivamente dello scorrere del tempo. Tutti i mesi le sembravano solamente giorni e le settimane ore. Il che era sbalorditivo soprattutto premettendo che, in quel periodo, non erano avvenuti cambiamenti degni di nota: da quando aveva scatenato il sigillo, la sua vita aveva continuato a scorrere come sempre, non fosse stato per gli strani ed improbabili luoghi che aveva visitato ogni notte a partire da quel momento, sogni che sembravano provenire dalla mente di un estraneo ma che al tempo stesso le trasmettevano delle sensazioni estremamente familiari.

Nemmeno il rapporto con i propri compagni di squadra era mutato di una virgola. Inizialmente si era illusa che, dopo ciò che aveva fatto per loro, avrebbero iniziato a trattarla con un po' più di rispetto, forse perfino con ammirazione...ma ora, a distanza di mesi, si rendeva conto di quanto fosse stato sciocco e superbo quel pensiero. Tra alieni e umani regnava da tempo un abisso di diffidenza e rancore, come aveva potuto illudersi di riuscire a colmarlo in un solo insignificante giorno?

Proprio mentre la campanella scolastica iniziava ad emettere i suoi insopportabili trilli, segnalando a tutti gli studenti il cambio dell'ora, accadde qualcosa che le fece dimenticare immediatamente tutte le nozioni faticosamente apprese pochi istanti prima.
Ebbe appena il tempo di alzarsi dalla propria sedia che un calore bruciante si fece strada dalla tasca dei suoi pantaloni, percorrendole tutta la gamba e trasmettendole una sensazione di crescente agitazione.

Riconobbe immediatamente, in quel segnale, il richiamo degli alieni.

Cercando di mantenere un'espressione calma e un'andatura che non la facesse apparire come una fuggitiva, si diresse di soppiatto verso i bagni, pregando che a nessuno venisse la geniale idea di seguire il suo esempio, chiudendosi a doppia mandata nel cubicolo più lontano dal corridoio.

Fortunatamente a quell'ora i servizi igienici erano completamente deserti e questo le consentì di estrarre la spilla e contattare subitaneamente Pai.

-Luana, mi senti? -La voce fredda e pacata dell'alieno proruppe dal piccolo monile dorato, rimbombando per qualche istante contro le pareti sudice del gabinetto.

La ragazza notò che appariva calmo come al solito, perciò la situazione non doveva essere grave. Se ne sentì rassicurata. -Si ti sento. -Mormorò, riprendendo a respirare con più lentezza.

-Dove sei?

-Sono a scuola. Che cosa sta succedendo?

Le rispose un silenzio meditativo tipico di chi sta architettando qualcosa per superare un ostacolo. -Abbiamo trovato l'acqua mew.

Il cuore della Mew nera perse un battito, mentre ogni buon proposito di mantenere un atteggiamento rilassato scompariva come neve al sole: sentì le proprie ginocchia assumere la consistenza di due budini e dovette aggrapparsi alla maniglia della porta per non cadere. -Ah. -Proferì, in un rantolo che sapeva di condanna.

Al solo pensiero che da quella missione sarebbe potuto dipendere il futuro degli alieni, pensò di non essere assolutamente in grado di farsi carico di un tale fardello. Tanto più che avrebbe avuto il compito di salvaguardare anche la vita di Kisshu.

Come poteva lei, un semplice essere umano, anche solo pensare di riuscire a terminare con successo quelle titaniche imprese?! Per un istante infinito ed attraente, accarezzò la folle idea di lasciare perdere tutto, urlare a Pai che ne aveva abbastanza delle bugie, degli scontri e dei litigi, che aveva deciso di lasciare perdere quella follia e che avrebbe smesso di essere una mew alien. Tuttavia, il senso del dovere come sempre ebbe la meglio, spingendola a tornare quasi immediatamente padrona dei propri pensieri e a rinchiudere le proprie paure in un angolo remoto dell'animo.

Sapeva benissimo a che cosa sarebbe andata incontro quando aveva accettato di offrire il proprio aiuto agli esponenti di un pianeta sconosciuto. Ora era giunto il momento di farsi valere: avrebbe dimostrato alle cinque nemiche che cosa significava ostacolare una sottoposta aliena. -Però in questo momento non posso muovermi. Se me ne andassi, tutti noterebbero la mia assenza.

Nonostante la sua determinazione, riguardo al mantenersi lucida e fredda, non riuscì a trattenere un brivido di terrore quando udì la voce di Pai tingersi di un suono carezzevole che possedeva un non-so-che di sadico. -Penseremo noi a distrarli come si deve.

Deglutì, tentando di detergere la gola, che aveva assunto la consistenza di cartavetrata. -Che cosa volete fare...?Come farò a sapere quando dovrò raggiungervi?

-Per quanto voi umani siate decisamente privi di spirito di osservazione, confido nel fatto che te ne accorgerai.

-Ma Pa...

-Ora torna ad occuparti di ciò che devi, umana. Non destare sospetti.

Dopo queste lapidarie parole, la conversazione terminò lasciando la ragazza sola con la propria ansia. E per il suo cuore l'ansia era qualcosa di poco controllabile. Dovette mordersi le labbra a sangue per non cedere ad una crisi di panico. "Va tutto bene. Ce la farai anche questa volta. Dopotutto sei stata addestrata!"

Finalmente, dopo parecchi minuti di auto convincimento, riuscì a costringere le gambe a tornare sui propri passi, raggiungendo la classe appena prima che entrasse la professoressa.

-Credevo che ti fossi persa tra i gabinetti. -L'apostrofò Kevin allegramente quando la vide prendere posto accanto a lui e ritirare in fretta e furia il materiale di filosofia.

-Non mi sento molto bene. -Tagliò corto lei, immaginando di dovere giustificare anche il proprio colorito terreo.

Nonostante non si fosse guardata allo specchio avvertiva infatti ogni particella del proprio corpo in tensione e letteralmente sconvolta, dunque immaginò di non apparire, agli occhi degli altri, molto diversa rispetto ad uno straccio usato per lavare i pavimenti.

Si riscoprì ad odiare quella situazione. Detestava non essere messa al corrente riguardo ciò che i suoi compagni di squadra architettavano...e il tono di voce utilizzato da Pai non prometteva nulla di buono.
Riprese a dondolare sulla sedia, la tensione nervosa così esorbitante che fu sufficiente il gentile tocco del compagno di banco per farla sobbalzare come se l'avessero appena punta con uno spillo.

Quello, osservando la sua reazione, batté le palpebre stupito. -Ehi, volevo solo chiederti se potevi prestarmi una penna...sicura di sentirti bene?

No, la verità era che non si sentiva affatto bene. -Oh, la penna...ecco... -Costrinse le proprie labbra ad elaborare un sorriso soddisfacente.

Fu proprio mentre stava per passare l'oggetto al ragazzo che accadde.

Inizialmente si udì solamente uno scoppio, non dissimile al rumore dei petardi lanciati a capodanno da qualche ragazzino scalmanato. Nessuno ci avrebbe fatto caso se non fosse stato per il fatto che, nella scuola che frequentavano, di petardi non se ne era mai vista nemmeno l'ombra.

La professoressa volse il capo verso la fonte del rumore, imitata da tutti gli studenti e anche da Luana, le pupille ristrette dalla tensione.

Seguì un silenzio teso, illusorio: uno di quei momenti, tipici dei sogni, che ti facevano pensare di avere scampato il pericolo solo per farti ritrovare un attimo dopo tra le spire dell'inferno.

E l'inferno venne davvero. In un istante, una colonna di fuoco alta almeno tre metri si levò silenziosa ma spettacolare dal cortile dell'edificio circondandolo in pochi istanti.

La Mew alien rimase paralizzata dallo stupore osservando le lingue vermiglie che danzavano, frenetiche e bellissime inondando di calore tutta la zona circostante. Era uno spettacolo terribile che, nonostante tutto, possedeva un fascino ipnotico che la teneva inchiodata sul posto.

A risvegliarla dallo stato catatonico in cui era ricaduta furono le grida che iniziarono a diffondersi, come un'epidemia, tra le classi e nei corridoi. Rumori insopportabili, che non aveva mai sperimentato prima e che la circondarono con il loro tumulto come le onde del mare si infrangevano sugli scogli. Anche se avrebbe voluto darsela a gambe, non riuscì a fare altro che inginocchiarsi a terra e premersi le mani sulle orecchie dolenti sperando in quel modo, di riuscire ad attutire la strabiliante intensità degli urli umani. Rimase con le dita convulsamente strette sul proprio padiglione auricolare per un tempo che le parve interminabile, finché non si sentì trascinare lontano dalla finestra, verso la folla fuori controllo accalcata sulle scale antincendio.

Si voltò, sorpresa, e vide la mano di Kevin convulsamente stretta nella sua. La sua presa forte e sicura per qualche motivo la indusse a rilassarsi. -Dobbiamo andarcene!! -Le gridò, cercando di aprirsi un varco per respirare meglio. Il fumo si stava rapidamente diffondendo in ogni zona del palazzo, stringendo loro la gola e impedendogli di respirare efficacemente.

Lei si guardò attorno, ancora profondamente stordita, pregando che gli alieni non avessero davvero deciso di mandare in fumo l'intero edificio. "Avrebbero potuto escogitare un espediente meno invasivo per portarmi via. Ora sono comunque bloccata qui!"

-Merda!! -Ringhiò l'amico osservando con disperazione le lingue infuocate rendere inaccessibile anche la loro ultima via d'uscita. -Siamo bloccati.

Luana, udendo quella frase disperata, tornò improvvisamente padrona delle proprie facoltà. Capì che non poteva assolutamente permettere di lasciarsi sopraffare da qualche urlo: era necessario che almeno qualcuno mantenesse la calma; se gli alieni non fossero riusciti a trovarla sarebbe stata lei ad addossarsi la responsabilità di salvare gli altri esseri umani.
Inoltre, era la prima volta che Kevin le permetteva di intravedere una traccia di debolezza e di umanità sul suo volto e rendersi conto all'improvviso di tutta la sua vulnerabilità, scatenò nel suo animo l'intenso desiderio di proteggerlo.

Inspirò profondamente, cercando di mettere a tacere i propri timpani, e si voltò verso di lui, rivolgendogli per la prima volta un sorriso privo di sarcasmo. -Andrà tutto bene. Troveremo una via d'uscita.

Il ragazzo, a quelle parole le rivolse uno sguardo dubbioso, il capo che vorticava freneticamente da una direzione all'altra in cerca di salvezza. -E come??Il fuoco è ovunque...

-Troveremo un modo! -Lo mise a tacere lei, in tono rassicurante ed al tempo stesso autoritario. -Te lo prometto. -Aggiunse poi, temendo di essere stata troppo dura.

-Sai... -Incominciò Kevin, di punto in bianco, in un tono sorprendentemente caldo ed affettuoso. -Ti trovo diversa in queste situazioni...non ti avevo mai vista così a tuo agio. Sembri nata per comandare. In questo momento ti obbedirei anche se mi chiedessi di gettarmi nel fuoco.

La ragazza, udendo quelle parole pronunciate con tanta enfasi, non poté fare a meno di sentirsi imbarazzata e dovette distogliere lo sguardo per non dargli la soddisfazione di vederla arrossire. -Non è il momento per i complimenti! -Borbottò, innalzando nuovamente la sua barriera difensiva e iniziando a trascinarlo giù per le scale di pietra;

-Ok, ok scusa!

Nonostante avesse cercato di dimostrarsi rassicurante e determinata, due lati del carattere essenziali che contraddistinguevano una buona eroina, Luana dovette ammettere a se stessa che la situazione in cui si trovavano era davvero disperata: l'aria attorno a loro iniziava a farsi incandescente, rendendo difficile la concentrazione, mentre dense volute di fumo nero penetravano a fiotti dalle finestre, trasformando quel luogo dedito all'apprendimento in un nebbioso inferno nero. -Dobbiamo muoverci e subito!! Tu sei nuovo, quindi è normale che non conosca la struttura dell'edificio, io invece l'anno scorso ho scoperto due entrate secondarie, protette. È probabile che lì le fiamme non siano ancora arrivate!Controlleremo! -Gridò cercando di sovrastare le urla e gli ansiti dei presenti.

Ormai i ragazzi ammassati contro le pareti si agitavano con tale disperazione che risultava difficile perfino procedere normalmente lungo i corridoi.

L'altro annuì, seguendola il più rapidamente possibile e cercando di evitare di schiacciare gli alunni più piccoli, la maggior parte dei quali emetteva sordi rantoli con le labbra, il volto rigato di lacrime.

Corsero lungo tutto il primo piano alla ricerca di un qualunque passaggio che non fosse ostruito.

Nonostante il giovane facesse tutto il possibile per rendersi utile, la Mew alien di tanto in tanto era costretta a rallentare per permettergli di riprendersi dagli effetti del fumo acre, manovra che comportava un non indifferente dispendio di tempo. Avevano appena terminato di perlustrare l'ala ovest, quando quest'ultimo perse l'equilibrio e si accasciò al suolo senza forze, il petto squassato dai colpi di tosse.

-Kevin!! -Esclamò preoccupata, inginocchiandosi e iniziando a massaggiargli la schiena per aiutarlo a respirare. -Ti sei fatto male? -Era incredibile come le situazioni di pericolo riuscissero ad unire gli animi delle persone, anche di due come loro, opposti in tutto e per tutto.

-Non credo di riuscire a proseguire... -Ansimò lui, le palpebre tremanti. -Qualcosa mi sta soffocando.

Lei gli sollevò il capo, reggendolo sulle ginocchia e avvertendo il suo respiro debole ed affaticato. Forse aveva avuto ragione lui, dicendo che probabilmente non sarebbero sopravvissuti...
Scosse la testa, scacciando dalla mente quel pensiero pessimista. Restare in un angolo a piangersi addosso non avrebbe di certo giovato alla situazione.

Doveva trovare immediatamente gli alieni. -Scusami. -Mormorò, adagiandolo lentamente sul terreno e accarezzandogli il viso sudato. -Non vorrei dovermi allontanare, ma devo assolutamente fermare l'incendio.

Le labbra del giovane, ormai semi svenuto, si incurvarono in un sorrisetto. -Solo tu puoi farlo vero?

Era una frase sarcastica che, tuttavia, colpì la mew alien come una freccia in pieno petto, facendole avvertire tutto d'un tratto la portata enorme di ciò che doveva fare.
Avvertì il proprio cuore riempirsi d'orgoglio "Già solo io posso farlo" Ammise a sé stessa alzandosi in piedi con decisione. Era giunto il momento di vincere contro il fuoco.

Prima di andarsene si voltò un ultima volta verso di lui: avrebbe voluto dirgli tante cose; che le dispiaceva di averlo per molto tempo considerato una persona irritante ed egoista, di non aver provato nemmeno per un istante ad instaurare un rapporto, sventando tutti i suoi tentativi di abbordaggio, avrebbe voluto giurargli che sarebbe tornata a prenderlo, tuttavia, non poteva permettersi nemmeno il lusso di promettere...quindi si concesse solamente un lungo sguardo malinconico, prima di voltarsi e ricominciare a correre come se nulla fosse successo.

Ma se davvero non era accaduto alcun che, perché avvertiva un nodo alla gola così doloroso da impedirle di respirare?

Aveva percorso poco più di un centinaio di metri, quando si sentì afferrare per le spalle e, in men che non si dica, si ritrovò premuta contro il muro, sotto la scala di marmo che portava al piano superiore. Riconobbe immediatamente l'odore e lo stile di colui che l'aveva raggiunta ma anziché provare sollievo, si ritrovò inondata da una rabbia così profonda che temette di esplodere e di trasformarsi a sua volta in una fiamma. -Tu!! -Ruggì, gli occhi fuori dalle orbite. -Perché ti fai vedere solo ora?!Perché non sei venuto prima!!!Perché cazzo voi alieni avete deciso di appiccare fuoco alla mia scuola?!?

Kisshu non parve sorpreso sentendo le ingiurie di lei, tuttavia non sorrise beffardo come avrebbe fatto di solito, ma la fissò semplicemente di rimando come volendola incolpare di qualcosa. -Non siamo potuti arrivare prima perché eri circondata da esseri umani.

La giovane avvertì una nota di rimprovero nella sua voce, cosa che contribuì a farla imbestialire ancora maggiormente. -E che cosa avrei potuto fare?! Si è scatenato il finimondo!! Loro avevano bisogno di me...

Improvvisamente, avvertì un altro tocco, più gentile, sulla spalla che la indusse ad interrompere la sfuriata diretta verso l'alieno dai capelli verdi e ad abbassare lo sguardo. -Taruto! -Non si era minimamente resa conto della sua presenza, finché quest'ultimo non aveva provato ad attirare la sua attenzione.

-Luana, dobbiamo sbrigarci. -La ammonì il bambino con aria tremendamente seria. -Le altre Mew Mew sono già al corrente delle scoperte di Pai e potrebbero intervenire da un momento all'altro.

-Ma...l'incendio...?

Kisshu si esibì in uno dei suoi soliti versetti di disappunto, corrugando la fronte in un gesto di palese irritazione. -Quello è stato solo un diversivo, idiota!!L'incendio non esiste veramente. Sono stato io a fare svenire tutti i presenti. Credevamo che l'avresti capito e saresti subito venuta a cercarci, ma a quanto pare -Lanciò un'occhiata obliqua al fondo del corridoio, dove il corpo di Kevin giaceva esanime. -Hai preferito perdere tempo.

-Perdere tempo...?! -Ripeté Luana, tanto incredula che la voce le uscì con un suono basso e gutturale. Così era questo il riconoscimento che le veniva assegnato dopo tutti gli sforzi fatti per salvare la situazione?! Era questa l'importanza che la vita degli esseri umani aveva secondo il criterio gli alieni?!

Gli occhi le si ridussero a due fessure immobili, mentre l'aria respirata le si impigliava in gola producendo un ringhio minaccioso e terrificante.

Taruto deglutì e indietreggiò istantaneamente, lanciando un occhiata decisamente preoccupata al fratello. -Oh-oh...mi sa che l'hai fatta arrabbiare.

Quest'ultimo strinse le labbra e corrugò la fronte senza, tuttavia, muoversi o dare segno di voler redimersi. Se la ragazza fosse esplosa di rabbia e l'avesse attaccato non sarebbe stato un problema così grave: sapeva benissimo come difendersi, non era la prima volta che si trovava a dover combattere contro quella mocciosa.
In realtà desiderava che ella reagisse anche solo per poco, perché nel momento in cui si era reso conto che anche lei, una Mew alien da lui stesso addestrata, era soggetta alle stesse sciocche debolezze di tutti gli altri abitanti del pianeta terra, aveva provato il desiderio perverso di farla pentire di essere nata umana, uccidendo il suo amichetto davanti ai suoi occhi.
In quel modo si sarebbe finalmente resa conto di quanto fosse insignificante la vita dei suoi simili e avrebbe smesso di tentare di salvare chiunque per un futile motivo.

-Allontanati da me. -Disse invece quest'ultima, gelandolo con uno sguardo colmo di disprezzo. Lo stesso tono che Ichigo aveva usato tante volte durante i loro combattimenti.

Le labbra dell'alieno si incurvarono in un sorrisetto trionfale.

-Allontanati ho detto!!Schifoso bastardo! -Lei si liberò della sua stretta con uno strattone e lo spinse lontano, mandandolo a cozzare contro la porta a vetri, dietro la quale dardeggiavano ancora fiamme vermiglie. -Come ho anche solo potuto pensare di credere in te?! Tu consideri gli umani come esseri indegni e inferiori...ma non ti rendi conto che... -La sua voce tremò, spezzandosi sull'ultima parola.

-Di che cosa dovrei rendermi conto? -Rise lui, osservandola con scherno.

-Che sei solo. Dannatamente solo e lo sarai sempre di più. -Rispose ella stringendo i pugni. -Ma non è colpa degli altri come credevo prima! È soltanto colpa tua!!

Il sorriso sulle labbra di Kisshu si spense a poco a poco, mentre i lineamenti del suo viso si contraevano rendendo il suo aspetto quasi diabolico.
Era successo ancora una volta: come al solito non aveva saputo celarsi ed era stato messo a nudo dalle parole di quella ragazza. E se fosse stato davvero come diceva lei? Se davvero le sue disgrazie fossero accadute anche a causa dei suoi pregiudizi? Se Ichigo non l'avesse ricambiato perché in fondo aveva avvertito quanto detestasse tutti gli altri umani a parte lei?
No, non poteva essere andata così. Era stato Aoyama a portagliela via, era stato quel dannato sentimento che sembrava annullare tutti i suoi sforzi, lo stesso sentimento che aveva visto nello sguardo di Luana mentre soccorreva Kevin.

L'ira prese il sopravvento, facendogli perdere totalmente il controllo. Perché arrabbiarsi era l'unico modo per tenere lontano la gente da lui. -Che cosa ne vuoi sapere tu?! -Ruggì, afferrandola per il polso e stringendola così forte da farle male. -Sei soltanto una stupida, insulsa umana!!

Lei gemette, senza tuttavia mostrare in alcun modo paura o desiderio di fuggire. Si limitò a sospirare e a scuotere la testa. -Mi fai pena. -Concluse in tono piatto, rivolgendogli uno sguardo colmo di delusione. Dopodiché tornò a rivolgere la propria attenzione al piccolo Taruto, rimasto immobile ad ascoltare la discussione. -Chi sistemerà tutto questo? -Domandò freddamente, indicando con un ampio gesto tutta l'area circostante.

Lui sobbalzò, come colpito da una scarica elettrica. Evidentemente, non era abituato ad essere interpellato tanto bruscamente dalla Mew alien. -L'illusione svanirà tra poco... -Spiegò, dondolandosi nervosamente da un piede all'altro.

-E tutte le persone svenute?

-Loro si riprenderanno tra circa un paio d'ore, ma non si ricorderanno più quello che è successo. Staranno bene comunque. Non era nostra intenzione fargli male.

Udendo quelle parole il volto della ragazza parve rilassarsi lievemente. Erano tutti al sicuro...e anche Kevin si sarebbe dimenticato l'accaduto: il suo nuovo modo di essere, il suo affetto celato...ogni cosa.
Sospirò. In fondo era meglio così.

-Allora possiamo andare. -La voce secca di Kisshu ruppe quel momento di deliziosa quiete, facendole accumulare nuovamente un indescrivibile carico di tensione.

-Sarai tu ad accompagnarmi? -Domandò freddamente cercando di immettere in quella semplice frase tutta la cacofonia di sentimenti fuori controllo che albergavano in lei.

Lui la gelò con uno sguardo altamente irritato che, anche se detestò ammetterlo, la paralizzò come avrebbe potuto fare una tempesta di neve con una fragile crisalide. -Non hai molta scelta.

Deglutì: forse non avrebbe dovuto dirgli quelle cose; dopotutto, il suo compito era quello di proteggerlo anche a costo della sua stessa vita e, pur detestando con tutto il cuore i suoi comportamenti irascibili ed insensibili, non avrebbe potuto sottrarsi dall'accompagnarlo, neanche volendo. Tutto sarebbe stato più piacevole se avessero messo da parte le divergenze, almeno per quel giorno.
Tuttavia poi ricordò come egli l'avesse appellata "Stupida, insulsa umana" neanche dieci minuti prima e decise che non avrebbe ceduto alla sua testardaggine nemmeno sotto tortura.
Ancora imbronciata, gli afferrò il lembo della veste, stando bene attenta a non entrare in contatto nemmeno per sbaglio con la sua pelle diafana, e chiuse gli occhi preparandosi al teletrasporto.

Quando li riaprì si ritrovò sull'orlo di un profondo crepaccio, largo almeno trenta braccia e tanto profondo che non riuscì a vederne il termine nemmeno sforzando la propria vista felina al massimo.
Si irrigidì, ricordando improvvisamente i macabri racconti che aleggiavano attorno a quel luogo: ne avevano parlato i telegiornali diversi anni prima, quando un essere umano non troppo attento vi era scivolato dentro durante un'escursione per poi riemergerne morto. -E' davvero...qui? -Gracchiò con voce tremante, rivolgendo al compagno di squadra uno sguardo a dir poco terrorizzato.

-A quanto pare. -Quello sorrise, compiaciuto del suo disagio. -Qualche problema?

Lei non rispose, continuando ad osservare come ipnotizzata il buco nero che si inoltrava per chilometri a pochi passi dal lei.

-Bene, allora ci vediamo sul fondo. -Ghignò l'altro, alzandosi in volo di parecchi metri.

-Come sarebbe a dire ci vediamo sul fondo?! Io credevo che mi avresti...

Kisshu scosse la testa, in volto un'espressione di maligna soddisfazione. -Hai detto che sono solo, no? Che ti faccio pena. Beh se è così, non vedo perché dovrei preoccuparmi per la tua sorte...

-Che diavolo...?! -La giovane spalancò la bocca, indignata. -E tutte le tue belle promesse riguardo alla pulizia di coscienza?! Non contano più?! -Urlò, così forte che udì le proprie parole rimbombare contro le pareti di roccia umida.
Tuttavia, egli si limitò a leccarsi le labbra sottili prima di sparire silenziosamente.

La Mew alien ci mise un po' a capacitarsi del fatto di essere rimasta sola e di dovere davvero scendere in fondo a quel tunnel potenzialmente mortale con le sole proprie forze.
Si morse le labbra. "Accidenti a te Kisshu!!" Imprecò mentalmente. "Possibile che tu sia così infantile?! Se morirò nell'impresa tornerò dalla tomba per perseguitarti!!"
Non riusciva a credere che l'amico l'avesse abbandonata in quel luogo desolato, nel bel mezzo di una missione importantissima, soltanto perché offeso da una discussione da lui stesso provocata.
Quel comportamento era strano perfino per un egocentrico come lui. Che ce l'avesse con lei per un altro motivo?

Rimase alcuni istanti a pensarci seriamente, tuttavia nessuna delle immagini contenute nei propri ricordi riuscì ad esserle d'alcun aiuto quindi, infine, si rassegnò alla propria ignoranza in questione e tornò a rivolgere la propria preoccupazione verso il difficile compito che l'attendeva, cercando di farsi coraggio.

Anche se, probabilmente, scendere negli Orridi senza alcun ausilio era un'impresa veramente pericolosa, lei era pur sempre una ragazza dotata di agilità sovrumana, quindi forse avrebbe avuto maggiori possibilità di sopravvivenza rispetto agli altri malcapitati.

Strinse i pugni: comunque sarebbero andate le cose, doveva sbrigarsi. -Mew Mew Luana...METAMORPHO-SIS! -I suoi poteri si attivarono istantaneamente, pervadendo il suo corpo con la loro energia devastante e permettendole di fare chiarezza tra i propri pensieri: gli animali non erano in grado di provare la stessa varietà di sentimenti degli umani, e ciò poteva rivelarsi utile quando si trattava di agire senza pensare.

Guidata dall'istinto, scivolò dentro l'oscurità, ignara di ciò che stava per avvenire ma certa che, qualunque cosa fosse, avrebbe cambiato il destino degli alieni e il suo per sempre.

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Note dell'autrice:

Eccoci giunti alla fine di un nuovo capitolo! Spero che vi sia piaciuto e che, nonostante la lunghezza, non sia risultato troppo pesante da leggere.
Volevo ringraziare ancora una volta tutti i miei followers e le persone che hanno letto, votato e commentato gli scorsi capitoli.
Siete il carburante che alimenta la mia voglia di scrivere, non so come farei senza di voi!
Sono curiosa di sapere le vostre impressioni riguardo questa nuova parte, soprattutto per quanto riguarda l'atteggiamento di Kevin e Kisshu!
Mi scuso per le immagini di copertina, che potrebbero apparire piuttosto monotone...vorrei averne di più esplicative rispetto al contenuto del capitolo...ma purtroppo non so assolutamente disegnare. Altrimenti avrei già riempito il capitolo di schizzi riguardanti le scene. Mi scuso ancora per la mia incapacità al riguardo.
Se per caso qualcuno di voi sapesse disegnare, sarei curiosa di capire come si immagina la protagonista!

Grazie ancora di tutto!

Alla prossima!

MoonBlack1993

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