8. Acqua Cristallo - Parte 2

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Luana volse rapidamente lo sguardo attorno a sé e i suoi occhi parvero illuminarsi di luce propria, come due fari che fendevano le tenebre.
L'espressione ansiosa e i muscoli irrigiditi dalla tensione, era perfettamente consapevole di essere in grado di scandagliare ogni singolo atomo di quelle incavature: il suo corpo giaceva, infatti, raggomitolato nell'ombra, tanto ben controllato da rendersi quasi invisibile e pronto a scattare in avanti al minimo segnale di pericolo, mentre le morbide orecchie feline seguivano il costante ritmo delle gocce d'acqua che si infrangevano al suolo.

Unico segnale a tradire la sua presenza, il respiro leggermente affannoso e i battiti cardiaci accelerati a causa dello sforzo fisico.

Con precisione e rapidità si asciugò un rivolo di sudore che ancora le scorreva sulla fronte, in ricordo della corsa nella quale era stata costretta a lanciarsi solo pochi attimi prima.
Tutto per colpa di quel maledetto alieno che, oltre ad averla piantata in asso come un qualunque soprammobile di poco valore, non pareva essere neppure in grado di badare a se stesso.

Grazie ai geni felini, che nei luoghi bui avevano l'utile abitudine di permetterle di orientarsi in ogni dove, non aveva incontrato particolari problemi nel rintracciare i propri compagni di squadra. Tuttavia, pur essendo consapevole del fatto che essi avessero bisogno di aiuto, aveva preferito tenersi a distanza, incerta sul da farsi.
Il cuore umano era debole e lei ne conservava ancora una percentuale abbastanza ampia da lasciarsi bloccare dal risentimento.

Almeno finché non aveva avvertito l'odore di Berii mescolarsi pericolosamente a quello di Kisshu.
A quel ricordo gli occhi della ragazza ritrovarono un po' del loro consueto calore umano, andato precedentemente disperso a causa della rocambolesca fuga.

Scosse la testa, disgustata da se stessa.
In fin dei conti non aveva fatto altro che scavarsi la fossa da sola...
Aveva compreso immediatamente che l'alieno sarebbe stato scoperto e catturato se qualcuno non fosse intervenuto in suo soccorso, soprattutto dal momento che i fratelli non erano nei paraggi.
Erano bastate queste semplici constatazioni ad innescare nel suo cervello una reazione a catena: in una frazione di secondo, si era ritrovata a far crollare una stalattite a colpi di bastone, immemore delle proprie paure come di qualunque altra cosa che non riguardasse il suo protetto.

L'unico neurone superstite ancora lucido era rimasto strabiliato e terrorizzato al tempo stesso.
Quella forza della natura che stava deliberatamente distruggendo uno dei paesaggi naturali più antichi della zona... era davvero lei?!
Si era guardata afferrare un pezzo di quella reliquia, tendere il braccio e scagliare con tutte le proprie forze l'oggetto contundente verso il buio, centrando miracolosamente in pieno una delle nemiche.

Non sapeva se ringraziare le proprie capacità innate, la trasformazione o il sigillo per questo. Forse si era semplicemente trasformata in una pazza senza controllo.
Solamente una fuori di cervello poteva, infatti, decidere di attirare l'attenzione di tre potenziali assassine per salvare il regale deretano di colui che, nemmeno un'ora prima, aveva deciso di abbandonarla, ridendo in faccia alle sue suppliche.

Sollevò lentamente la mano sinistra, esaminando i profondi tagli causati dal contatto con la dura pietra: mentre si stava preparando a lanciarla non si era minimamente resa conto di averla stretta con tale violenza da ferirsi la mano.
Facevano male... dannatamente male.

E mentre pensava a tutta la fatica inutile che aveva compiuto per salvarlo e a quanto era stata stupida a pensare che l'animo di quel ragazzo fosse simile al suo, anche il suo cuore iniziò a dolere, facendole desiderare di scomparire e di non riemergere mai più da quel buco nero.

"Sono sola. Nessuno mi salverà da me stessa." Pensò con disperazione, mentre calde lacrime lottavano per sfuggirle dagli occhi: era diventata più potente, ma al tempo stesso non si era mai sentita più isolata di quel momento.

Aveva detto addio alla sua vita da essere umano e, così facendo, non avrebbe più potuto essere compresa da nessuno dei propri simili, perché questi ultimi non agivano nel suo stesso modo; loro erano razionali, impegnati nell'edificazione dei loro sogni in maniera quasi maniacale.
Che posto poteva esserci per lei tra individui così volti a ponderare ogni azione?
Probabilmente era il destino che affliggeva tutti le combattenti, specialmente quelle traditrici del loro stesso pianeta.

Perfino le Mew Mew, le ragazze che disprezzava tanto, agivano con coerenza maggiore, proteggendo il luogo in cui erano nate alla stregua delle loro forze.

In quel momento le parve di udire nuovamente la voce di Kisshu mentre la supplicava di aiutarlo a trovare l'acqua cristallo.

Perché aveva accettato?
Era stata mossa da pietà? O forse dalla voglia di ribellarsi allo schifoso conformismo di quel mondo?

Inconsce o consce che fossero state le sue ragioni, non aveva alcun diritto di lamentarsi perché era stata tirata in causa nel pieno delle sue facoltà mentali. Aveva accettato la proposta e ormai non le restava altra alternativa se non imparare dai propri errori.
Si asciugò le lacrime con violenza, quasi volendole strappare dalle guance.

Fu in quel momento che si accorse di un fenomeno alquanto singolare proveniente dalle sue dita e lo stupore quasi le mozzò il respiro: la sua mano guantata stava brillando. Non di un candore abbacinante e intenso, ma di un rifulgere costante di luce bluastra che sembrava irradiarsi dall'interno del suo stesso corpo e al tempo stesso la richiamava a qualcosa di più profondo, qualcosa che si trovava all'esterno, vicino.

A malapena consapevole dei propri movimenti, scivolò lentamente verso il basso, lungo la parete scoscesa sulla quale era rimasta a vigilare fino a quel momento.
Il suo cuore riprese inevitabilmente ad accelerare: conosceva quella sensazione perché l'aveva già sperimentata quando aveva incontrato Kisshu per la prima volta e lui le aveva puntato contro una minuscola particella di acqua Mew.

Non vi era più alcun dubbio, il cristallo era vicino, poteva sentire il suo potere scorrerle nelle vene, pacificare il suo animo inquieto. In quell'istante le parve tutto molto facile, a portata di mano: si disse che sarebbe bastato ancora qualche insignificante passo e avrebbe trovato l'oggetto che aveva scatenato tutte quelle controversie, costringendo gli alieni a tornare sul pianeta Terra.
E sarebbe stata la stessa acqua Mew a guidarla verso il suo ritrovamento, come un'amica fedele e trepidante che si era persa e pregava di essere ritrovata.

Ben presto si ritrovò a correre nuovamente, seguendo la via che l'istinto le stava indicando. La smania che sentiva crescerle dentro le faceva tremare le mani, suscitando in lei l'insensata idea di essere tremendamente in ritardo.

Man mano che procedeva, il bagliore sprigionato dalle proprie membra aumentava d'intensità e di pari passo cresceva nel suo animo quel sentimento nuovo, puro. Quasi fosse nata per incontrare quella misteriosa fonte di potere.
In una remota regione della propria mente si domandò se anche gli alieni e gli altri esseri umani si fossero sentiti così bene in presenza del cristallo; probabilmente quello era il motivo per cui molti lo bramavano.

Il sentiero che stava percorrendo si interruppe bruscamente in un vertiginoso strapiombo, costringendo i suoi sensi a tornare immediatamente presenti a loro stessi.

La suola dei suoi stivali si trovava già per metà sospesa nel vuoto quando riuscì a bloccarsi, il respiro rapido ed i muscoli intorpiditi per la sorpresa; anche la gradevole sensazione di compiutezza provata precedentemente iniziò a scemare lentamente, lasciando il posto ad una sorda frustrazione.
Non aveva previsto l'eventualità di incontrare un ostacolo...ora come avrebbe fatto a recuperare l'oggetto?

Ebbe a malapena il tempo di porsi quella domanda che una freccia lucente, appartenente a Mint, saettò nell'aria, incastonandosi a pochi centimetri dal suo piede e rischiando di farla precipitare.

Nonostante la sorpresa, le ginocchia di Luana si piegarono automaticamente e senza alcuno sforzo, permettendole di spiccare un poderoso balzo all'indietro che la portò a distanza di sicurezza dal precipizio e dagli attacchi della nemica.

-Onee-sama!! L'ho trovata!! -gridò quest'ultima, volgendosi a guardare un punto imprecisato alle sue spalle.

A pochi metri da lei, si stava infatti facendo strada, lo sguardo letale ed implacabile, la sua compagna di squadra Zakuro: con la sua arma stretta in pugno e i lunghi capelli viola sparsi nella notte, chiunque l'avrebbe scambiata per un silenzioso sicario pronto ad uccidere...e probabilmente era proprio quello che stava per diventare.

Per la Mew alien negare che quella visione le suscitasse un certo timore sarebbe stata un'enorme bugia: che possibilità poteva avere un misero gatto contro un maestoso lupo? Come se non bastasse si trovava anche in una situazione di inferiorità numerica.
Praticamente il suo nome era già scritto sulla tomba.

Zakuro, dopo avere scambiato uno sguardo d'intesa con la sua compagna di squadra, le rivolse un sorriso enigmatico. -Ci si rivede, a quanto pare.

Per tutta risposta, Luana inarcò la schiena, assumendo un'espressione ostile. Odiava essere messa con le spalle al muro, perché ogni volta che ciò succedeva si ritrovava costretta a un'azione estrema e pericolosa perfino per lei. Volse lo sguardo attorno a sé alla ricerca di una qualunque via di fuga, ma non riuscì a trovarne nessuna, a parte il vuoto terrificante a pochi passi dai suoi piedi.

-Che sorpresa... stavamo seguendo te e tu ci hai condotte dritte dall'acqua cristallo. È quel che si dice, prendere due piccioni con una fava.

Un'ondata di panico le attraversò le membra che si irrigidirono come percorse da una scarica elettrica. La stavano seguendo? Questo significava che Ryou Shirogane non aveva ancora rinunciato al proposito di costringerla ad entrare a far parte della loro squadra. La voleva catturare a tutti i costi!

Consapevole di dovere agire al più presto per salvare la situazione, cercò di servirsi della propria arma. Tuttavia, quando stese la mano pronta a sentire il solito nucleo di energia sul palmo, non accadde nulla. "Merda, sono troppo spaventata...di questo passo non riuscirò a fuggire..."

Le due Mew Mew avanzarono lentamente verso di lei, le armi strette in pugno nel caso fosse stato necessario difendersi. -Avanti Luana, vieni con noi...sicuramente per te sarà più conveniente combattere al nostro fianco piuttosto che con degli stranieri che non sanno nulla delle tue necessità.

Mint sorrideva con fare sincero, come se fosse stata davvero desiderosa di acquisire una nuova aiutante.
Vedere la sua espressione disponibile fece vacillare l'animo della Mew alien, la quale per la prima volta soppesò seriamente l'idea di seguire il suo consiglio e lasciare perdere quell'assurda battaglia.

Non era minimamente intenzionata a combattere per Shirogane, ma forse avrebbe potuto optare per una terza via d'uscita, ovvero ritirarsi degnamente dalla battaglia e rifarsi una vita normale. L'immagine nitida di lei e Kevin sorridenti che si stringevano le mani offuscò il suo campo visivo per qualche istante, tanto che fu costretta a battere le palpebre più volte per riuscire a riprendere il filo del monologo della nemica. "Che diavolo ti viene in mente adesso?! Non fare la sentimentale."

-Dimmi, che cosa vuoi essere? Schiava degli alieni o libera di decidere che cosa fare del tuo futuro?

Le parole di Mew Zakuro rimbombavano decise lungo le pareti di pietra, scivolando nel suo cuore come sassi. Finché non pronunciò la parola "libera".
Fu questione di un millesimo di secondo, ma a Luana parve di sentire la sua voce vacillare nell'insicurezza.

In quel momento capì di non potersi permettere alcuna esitazione. -Non farmi ridere!

Dopotutto, se anche Pai avesse acconsentito a lasciarla andare, sarebbero rimasti comunque i suoi geni modificati a legarla a loro.
E Kisshu.

All'inizio non ci aveva pensato: il sigillo che aveva involontariamente scatenato l'avrebbe tormentata per tutta la vita anche se fosse andata a vivere a migliaia di chilometri di distanza da lui.
Inoltre, per quanto detestasse ammetterlo, le piaceva stare in loro compagnia anche se a volte la trattavano senza troppi riguardi, le piaceva combattere e la soddisfazione che provava quando vinceva.

-Vuoi forse farmi credere di avere scelto di trasformarti in un esperimento scientifico di tua spontanea volontà?! Nel momento esatto in cui hai detto "Lo farò" hai incatenato te stessa ad un destino di battaglie. Nessuna di noi può davvero dirsi libera di scegliere. Perciò non venirmi a dire che se vi seguirò sarò più libera di quanto non sia adesso con gli alieni perché sarebbe una menzogna bella e buona!! -La zittì, avvertendo un po' di coraggio tornare a scaldarle il cuore. -So che volete sia me che l'acqua cristallo, ma non vi lascerò fare un altro passo. Se volete proseguire dovrete passare sul mio cadavere! -Le minacciò, cercando di dare un tono perentorio alla sua voce.

Zakuro rise, l'espressione sinceramente divertita. -Sai che ti dico? Va bene combattiamo. Tu sei da sola e noi siamo in due...quindi non ci serve comunque il tuo consenso!

Detto questo fece saettare la sua frusta a forma di croce, uno scintillio sinistro ad animarle lo sguardo. -Ribbon Zakuro Spear!

La Mew alien conosceva alla perfezione la pericolosità di quell'arma, tuttavia la rapidità con cui l'attacco la raggiunse riuscì a coglierla comunque impreparata: era diventato immensamente potente.
Non poté fare altro che sollevare il bastone e farlo roteare fino a creare una barriera energetica in grado di proteggerla momentaneamente dagli effetti degli attacchi.

La forza di collisione fu talmente violenta da rischiare di farla cadere a terra. Solo con un enorme sforzo riuscì a costringere le proprie gambe a rimanere ben salde sul terreno.
"Se continuano così, riusciranno davvero a catturarmi e a prendere anche l'acqua mew...cosa posso fare?" Soppesò l'idea di contrattaccare, tuttavia, capì immediatamente che si trattava di una mossa altamente sconsigliabile.

-Non puoi usare il tuo attacco, vero? Se lo facessi si scatenerebbe un terremoto sotterraneo e i tunnel crollerebbero seppellendoci vivi. Ammettilo, ormai non hai più scampo.

-Ribbon Mint, ECHO!

Un altro colpo e la ragazza crollò in ginocchio, stremata: ancora qualche istante e la barriera si sarebbe spezzata, esponendola a tutti i colpi delle giovani.

Capì che non le restava altra alternativa: senza più preoccuparsi riguardo la propria sorte, smise di fare roteare il bastone e scattò in piedi. L'acqua Mew si trovava sul fondo del crepaccio, quindi per vincere le sarebbe bastato raggiungerla e teletrasportarsi alla base prima che Zakuro e Mint se ne rendessero conto.

Una volta al sicuro avrebbe contattato gli alieni e li avrebbe informati dell'accaduto.
Si trattava di un piano tremendamente rischioso, ma ora come ora sentiva di non avere altra scelta.

Mentre il suoi occhi si volgevano a guardare il buio più profondo e la probabile morte che da esso sarebbe derivata, il suoi pensieri non produssero alcuna esitazione, totalmente assorbiti dai movimenti che doveva compiere.
Cercò di immettere più energia possibile nei muscoli, nonostante si sentisse esausta, e con tutte le forze che le erano rimaste piegò le giunture delle ginocchia, pronta a scagliarsi verso il basso.

Tuttavia, proprio mentre i suoi piedi si stavano per staccare da terra, avvertì una solida presa afferrarle una spalla e trascinarla nuovamente al suolo.

Non era stato un gesto particolarmente violento, probabilmente perché Zakuro aveva intenzione di procurarle meno danni possibili, tuttavia bastò a riempirle l'animo di una rabbia intensa come il fuoco.

"Maledizione!!" Al diavolo tutto, non si sarebbe lasciata fermare da quella sottospecie di modella da quattro soldi!

Lasciando che la parte più selvaggia del suo essere avesse la meglio su quella razionale, ruotò su se stessa e colpì la nemica con una ginocchiata dritta in mezzo alle gambe. -Bastarda! -urlò furibonda, mentre l'aggressore lanciava un gemito acuto e si raggomitolava, rotolando a terra.

Fu in quel momento che si accorse dell'errore: una donna non si sarebbe mai accasciata così rapidamente se colpita ai genitali.
Mentre un lampo di curiosità e costernazione blandiva un poco la sua devastante ferocia, abbassò gli occhi verso terra, e la scena che si ritrovò davanti le fece venir voglia di ridere e, al tempo stesso, di mettersi le mani nei capelli.

Per quanto le risultasse impossibile da credere, non era stata Zakuro a tentare di fermarla, era stato Kisshu!

Aveva cercato di salvarla mentre si stava buttando e lei, per tutta risposta, l'aveva colpito con un calcio da maestro.
Ora quest'ultimo giaceva al suolo quasi esanime, come unico segnale a tradire la sua lucidità, l'espressione di intenso dolore dipinta in volto.
Si trattava di una visione talmente surreale che la Mew alien riuscì solamente a spalancare la bocca in un urlo muto, gli occhi fuori dalle orbite.

-Sei... sei completamente impazzita?! -Si lamentò quest'ultimo, dopo parecchi minuti di agonia, con la voce più acuta di due ottave.

-Oddio, scusami! -esalò la giovane, risvegliandosi dal suo stato catatonico e precipitandosi al suo fianco per aiutarlo ad alzarsi.

-Volevi uccidermi?!? Perché diavolo mi hai colpito?! Ero venuto per aiutarti!

-Non sapevo che fossi tu, credevo che... un momento... -mormorò, ritrovando un barlume di lucidità in mezzo a quella totale follia. Perché le Mew Mew non stavano più attaccando? Che fossero fuggite?

-Ho eretto una barriera più potente della tua. -sospirò l'alieno, come se le avesse letto nel pensiero; aveva ancora gli occhi lucidi di dolore. -Non possono vederci, né raggiungerci.

La Mew alien, una volta appreso che tentare di sollevarlo in quelle condizioni sarebbe stata un' impresa titanica, si sedette accanto a lui, stringendosi le ginocchia con le braccia. -Ci possono oltrepassare?

L'altro soppesò la domanda, inclinando la testa. -Non credo. A meno che non sappiano passare attraverso il mio campo di forza.

A quelle parole, il viso di Luana si distese lievemente, anche se i suoi occhi rimasero vigili e puntarono nuovamente verso lo strapiombo.

-Che ti prende? -Le domandò Kisshu, seguendo il suo sguardo. -Hai intenzione di suicidarti?

Il suo tono era scherzoso, ma l'espressione corrucciata. La ragazza non riuscì a capire se stesse parlando sul serio o meno, anche perché la penombra opprimente non le permetteva di vederlo con chiarezza.

Scosse la testa. -Lì sotto c'è l'acqua cristallo. Dobbiamo andare a prenderla.

Seguirono parecchi istanti di profondo silenzio, in cui entrambi rimasero a fissare l'oscurità a pochi passi da loro, come ipnotizzati.

-Non lo sapevi, vero?

L'alieno si riscosse dai propri pensieri e si voltò a guardarla con lentezza calcolata. I suoi occhi guizzarono verso quelli grigio chiaro di lei solo per un istante, prima di rabbuiarsi. -Dimenticati di quel gingillo. Non fa altro che creare guai. -Si risolse a dire, infine, corrugando la fronte.

-Come sarebbe a dire? -Saltò su a quel punto la Mew alien, l'espressione a metà tra il ribelle e lo scandalizzato. -Stai scherzando vero?!

Kisshu era serio e i suoi occhi non tradivano alcuna traccia di ilarità. Sembrava davvero convinto di quello che stava dicendo. Udendo le sue parole ridacchiò tristemente, gettando la testa all'indietro. -No. Non sto scherzando! Non mi importa più niente di quell'affare.

La giovane non poté impedirsi di strabuzzare gli occhi fuori dalle orbite. Le sembrò che il mondo avesse iniziato a girare al contrario. -Questo non è da te! -protestò, sporgendosi verso il suo viso in modo da farsi sentire meglio. -Mi avete arruolato appositamente per trovare quel maledetto cristallo, e ora tu spunti all'improvviso dal nulla e mi dici che devo lasciare perdere tutto?! Proprio ora che sono ad un passo dalla vittoria?!

Perché le stava impedendo di continuare? Non avrebbe forse fatto un favore a tutti e due se avesse cercato di recuperare l'acqua cristallo, magari sfracellandosi nel tentativo? Che si trattasse di un'altra subdola vendetta per ciò che era accaduto prima? Sempre che lei fosse realmente colpevole di qualcosa perché, per quanto si sforzasse, non riusciva proprio a comprendere la ragione di tanto rancore.

Il giovane non si scompose, continuando a fissarla con i suoi profondi occhi dorati. -Non sono stato io a decidere di "arruolarti" come dici tu. È stato Pai a sceglierti. È sempre stato lui a decidere tutto.

-Questo significa che se fosse stato per te non saresti nemmeno tornato sulla Terra? -Era consapevole di come il suo passato e le sue motivazioni fossero un argomento tabù, ma la domanda le salì spontanea prima che potesse fermarla.

-Forse sarei tornato, ma di certo non per combattere.

-Continuo a non capire. -esclamò Luana aggrottando le sopracciglia. -La mia missione resta comunque la stessa. Io non sto combattendo solamente per obbligo, ma perché desidero...

Non riuscì a trovare la forza per continuare la frase, perché a quel punto accadde qualcosa che le fece dimenticare tutto quello che stava dicendo.
Kisshu, che fino ad un istante prima la stava ascoltando scompostamente seduto a terra, le aveva circondato improvvisamente la vita con le braccia e l'aveva attirata a sé, facendo aderire i loro corpi.

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Tan-tan-taaan! Ho tagliato il capitolo proprio sul più bello!

Scherzi a parte, spero che questa seconda parte vi piacerà. Devo veramente ringraziare tutti i miei lettori per i divertentissimi commenti, i preziosi consigli e tutti i voti ricevuti! Siete veramente troppo gentili, siete l'ossigeno che da respiro alle mie pagine!
Grazie davvero, di cuore!

Fatemi sapere se il capitolo vi è piaciuto e cosa pensate di questa situazione surreale tra Luana e Kisshu. Riusciranno veramente a chiarirsi, stavolta?
Devo ammettere che mi diverto molto a farli discutere...
So che in questo capitolo si vedono poco Pai e Taruto, ma nei prossimi torneranno con furore!

Ci vediamo tra circa dieci giorni con la terza ed ultima parte del capitolo "Acqua Cristallo"!

MoonBlack1993

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