Capitolo 26.

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Mezz'ora dopo sono a casa di Matteo, ho appena finito la mia sfuriata. Lui è rimasto in silenzio per qualche minuto, ma adesso mi guarda negli occhi, come se stesse cercando delle risposte. Ah è lui a volere risposte?!

"Carola... Posso dirti una cosa?"

"Dimmi" Lo guardo severa incrociando le braccia al petto.

"A me sembra, correggimi se sbaglio, che tu stia cercando il pretesto per litigare con me, o con chiunque altro ti circondi. Perché?" Mi si avvicina. "Cosa c'è che non va?"

"Stai scherzando?!" Esclamo. "Non sono una ragazza tranquilla, ma nemmeno una che discute con il primo che passa per strada! Non mi conosci più?" Gli ricordo.

"No, non sto dicendo questo... Non ho detto il primo che passa per strada, ma chiunque ti circondi. Io, il tuo amico - migliore amico - ... Se vivessi ancora con i tuoi mi ci gioco la testa che troveresti il pretesto per litigare anche con loro!" Fa convinto.

"Te la taglierebbero!" Esclamo senza pensarci.

"Ne sei sicura?" Mi guarda negli occhi un secondo di troppo, e divento rossa come un peperone senza neanche accorgermene.

Mi arrendo, e mi siedo sul divano lasciandomi andare. 

"Io non riesco ad essere tua amica, Matt..." Scuoto la testa. "Nonostante non ti ami più, o forse non l'ho mai fatto - perché non era amore il nostro, e lo sai bene - io non riesco a lasciarti andare, e non so il perché" Ammetto con le lacrime agli occhi. "Io non so lasciare andare le persone, nonostante se ne vadano sempre tutti ci  saranno sempre quelle due o tre con le quali per me quei rapporti non saranno mai cambiati, e fa male andare avanti ricordando..." Me le asciugo. "Ti chiedo scusa"

Mi abbraccia.

Parlando, non mi ero accorta che si era seduto accanto a me. 

"Va tutto bene, vieni qui" 

Vedendo che oppongo resistenza, insiste.

"Ti conosco... So che devi sfogarti..."

"Sono cambiata. Mi sfogo parlando adesso" Mento.

"E questa cos'è?" Posa il pollice sul mio viso e poi mi mostra una lacrima. Scuoto la testa.

"Io non piango più"

"Neanche per le cose belle?" Domanda sorpreso.

"Ti sembra una cosa bella questa?" Gli chiedo innervosendomi.

"Infatti non parlavo di questo" Risponde con la sua solita tranquillità. Mi ridimensiono.

"Ad ogni modo... Fa come vuoi" Si alza. "Basta che però ti sfoghi. Cosa ti serve adesso per farlo?"

"Correre" Ammetto.

Dopo avermi squadrata per qualche minuto inclina il capo: "Vuoi fare un giro a casa tua o ti vanno bene le mie cose?" Indica la porta di camera sua.

"Vuoi..." Lo guardo confusa.

"Soltanto offrirti il mio aiuto, tranquilla" Dice sincero. Sorrido.

"Grazie" Sussurro.

"Non dirlo neanche per scherzo. Allora? Non mi hai risposto" 

"Faccio un giretto a casa mia dai..." Mi alzo.

"Okay. Occhio a non fare strade strane, o a non stancarti troppo mentre corri" Si raccomanda avvicinandosi.

"Tranquillo" Lo abbraccio. Mi stringe forte a sé, così forte che riesco a immaginare i nostri cuori che si incontrano nuovamente, l'uno accanto all'altro.   

Chissà che si diranno... Si troveranno diversi, cambiati oppure si riconosceranno di nuovo uguali, come se nulla fosse cambiato?

No... E' impossibile. Siamo diversi questa volta, lo siamo sempre. Il tempo cambia sempre tutto.

Non devo piangere. Non torneremo mai come prima, ma questo non significa che non si possa costruire ugualmente qualcosa di bello insieme, come amici.

"Io non ti lascerei mai, sai?" Domanda dopo qualche secondo, forse anche un minuto o due.

"Nemmeno io" Ammetto. "Dobbiamo proprio?" Continuo.

"Temo di sì" Inizio a sentire freddo. Siamo tornati come prima, l'uno di fronte all'altra, ma con le sue mani che restano sui miei fianchi.

Lo guardo negli occhi, e noto che sta piangendo anche lui. Gli poso una mano sulla guancia.

"Va tutto bene" Sussurro sforzandomi di sorridere.

Annuisce.

Prende un respiro profondo e istintivamente a me viene da fare lo stesso, solo dopo ci accorgiamo che lo abbiamo fatto contemporaneamente. Ridiamo.

Abbassiamo la testa, poi la rialziamo.

"Siamo diventati l'uno la copia dell'altra!" Osservo continuando a ridere.

"E' vero!" Mi indica ridendo.

La smettiamo, restando in silenzio mentre ci guardiamo negli occhi.

"Un ultimo abbraccio?" Sussurra lui con la sua voce profonda. Con le gambe tremanti annuisco.

"Un ultimo abbraccio" Sussurro a mia volta, prima di avvicinarmi lentamente e stringere piano piano la presa come lui fa con me. Voglio godermi ogni momento. 

Una volta arrivati petto contro petto stringo solo le braccia, appoggiando la testa sulla sua spalla, e cerco di concentrarmi sul suo battito, sul suo profumo, sulla sua stretta. Passo dolcemente la mano sulla sua nuca, e accarezzandogli poi i capelli.

Le sue pupille si dilatano, chiude gli occhi.

"Carola..." Sussurra con voce roca, prima di emettere qualche colpo di tosse.

Ha ragione, adesso basta.

"Scusami... Sono seria, ora me ne vado" Mi stacco di fretta, ancora rossa in viso.

Sto per avvicinarmi alla porta, quando mi rendo conto che sono impigliata a qualcosa. Mi giro, e vedo che non ho nulla di incastrato, ma che mi sta tenendo per mano.

Lo guardo negli occhi e glie la stringo, lui se la porta alle labbra, e mi lascia un dolce bacio su dorso, proprio come faceva sempre quando stavamo insieme. Io allora non lascio la sua, ma la apro e faccio passare le mie dita tra le sue, stringendo leggermente, come facevo sempre io dopo, e lui fa lo stesso. 

"Ci sarò sempre per te" Gli ricordo.

"Come io per te" Risponde sincero.

"Ti..." Mi zittisco. Non posso dire ti amo, e dire ti voglio bene sarebbe una bugia.

"Ti capisco" Ride per sdrammatizzare, arrossendo ancora di più. Scoppio a ridere. "Anch'io" Fa poi più serio.

Annuisco, e questa volta me ne vado davvero.

Mi sento a pezzi, la nostalgia mi sta uccidendo... Ho bisogno di distrarmi.

Tornata a casa vado a cambiarmi e ritorno in strada con gli auricolari nelle orecchie iniziando a correre.

Ho imparato ad amarmi, a bastarmi, ma con lui tutti i sacrifici diventerebbero vani, e lo sappiamo entrambi.

Tornerei ad essere una bambina, che ad ogni errore si fa prendere dal panico che soltanto lui può calmare,  e non voglio. Non posso. Io sono io e lui è lui. Ognuno ha la sua vita, e con essa delle responsabilità che ci dobbiamo prendere da soli. Non posso permettere che si mischino di nuovo le cose, succederebbe un casino. Ho imparato nuovamente a stare da sola, ma adesso so stare bene da sola (e c'è differenza!). Non voglio compromettere questo stato che sono riuscita a creare finalmente dopo anni, non posso.

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