Cap. 27 - Un carattere esplosivo.

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Mentre Bakugo e Kirishima continuavano a parlare, comodamente seduti al loro tavolo, uno di fronte all'altro, Midoriya e Todoroki avanzavano fianco a fianco verso lo stesso ristorante.

Era stata una giornata lunga e intensa, e avevano deciso di prendersi una pausa dagli allenamenti e dalle responsabilità dell'accademia, desiderosi di trascorrere un po' di tempo tranquillo insieme.

«Hai scelto bene, Shoto», disse Midoriya, lanciando uno sguardo ammirato alla facciata del ristorante, «Questo posto sembra davvero accogliente».

Todoroki annuì, con lo sguardo sereno rivolto verso l'ingresso, «Pensavo fosse il posto giusto per noi stasera. È tranquillo, e potremo parlare senza essere disturbati».

I due si avvicinavano alla porta e Midoriya si fermò di colpo, notando due figure familiari sedute all'interno del locale. Strizzò gli occhi, cercando di riconoscerle meglio, e il suo cuore mancò un battito quando realizzò di chi si trattasse.

«Aspetta, Shoto... Quello non è Kacchan?», chiese, rallentando il passo.

Todoroki si fermò accanto a lui, seguendo il suo lo sguardo. Quando vide Bakugo e Kirishima seduti insieme, una leggera perplessità attraversò il suo volto.

«Sì, è proprio lui», confermò, «Ed è con Kirishima. Che ci fanno qui insieme?».

Midoriya aggrottò la fronte, cercando di trovare una spiegazione plausibile, «Non lo so... Kacchan non è il tipo da uscire spesso, specialmente con qualcuno che non sia in contesto di allenamento o missione. E di solito è così... riservato...».

Todoroki annuì, continuando a osservare la scena, «È vero, Deku. E non sembrano solo due amici che cenano insieme».

Midoriya, sentendosi improvvisamente fuori luogo e in imbarazzo, fece un passo indietro, «Forse dovremmo andare in un altro posto. Non voglio interrompere quello che potrebbe essere un momento importante per loro. Kacchan con Kirishima...».

Un piccolo ghigno si sollevò sulle labbra di Midoriya, allo stesso tempo Todoroki rifletté per un attimo, poi annuì con convinzione, «Hai ragione. Non dovremmo interferire. È curioso, però. Mi chiedo se tra loro ci sia qualcosa di più di una semplice amicizia, come tra noi».

Midoriya lo guardò sorpreso, «Intendi... come una relazione?», chiese, ancora incerto, «Non ci avevo mai pensato, ma potrebbe essere. Kirishima sembra sempre così legato a Kacchan, e Kacchan, anche se lo nasconde bene, sembra più rilassato quando è con lui».

Todoroki annuì, «Sì, qualcosa del genere. Potrebbe spiegare molte cose... come il fatto che Bakugo sembri meno teso quando è in compagnia di Kirishima».

«Forse», disse Midoriya, riflettendo su ciò che avevano appena visto, «Ma in ogni caso, non è affar nostro. Dovremmo rispettare la loro privacy come loro rispettano la nostra...».

I due ripresero a camminare, lasciandosi il ristorante alle spalle e dirigendosi verso un altro luogo dove poter cenare.

Intanto, all'interno del locale, tra Bakugo e Kirishima, la conversazione si fece più articolata. Le risate leggere che avevano condiviso in precedenza avevano lasciato spazio a una discussione più animata, mentre le pietanze venivano portate al tavolo, una dopo l'altra.

Kirishima parlava con entusiasmo, provocando ogni tanto Bakugo, l'altro, invece, rispondeva con i suoi soliti commenti bruschi, a ogni argomento. Tra loro c'era un'intimità sottile, un legame che si manifestava nei piccoli dettagli.

Quando il cameriere portò il conto, Kirishima afferrò subito il libretto con un sorrisetto, «Questa la pago io, per il mio ragazzo esplosivo», disse con tono scherzoso, cercando di stuzzicare Bakugo, ancora.

Bakugo alzò un sopracciglio, fissandolo con una smorfia, «Non chiamarmi così, Eijiro», rispose, chiamandolo per nome e cercando di sottrargli il conto dalle mani, «Non ho bisogno che tu paghi per me».

Kirishima rise, mantenendo saldamente il libretto tra le mani, «Dai, Katsuki, è solo un modo per ringraziarti di essere uscito con me stasera. Consideralo un gesto di amicizia», stuzzicò, chiamandolo anche lui per nome.

Bakugo strinse gli occhi, come se stesse per protestare di nuovo, ma alla fine si fermò, osservando Kirishima con un'espressione indecifrabile.

«Fai quello che vuoi», sbuffò infine, incrociando le braccia e distogliendo lo sguardo, «Ma smettila di chiamarmi in quel modo o per nome».

Kirishima sorrise, sapendo che quello era il massimo del consenso che avrebbe ottenuto. «Lo stesso vale per te, non chiamarmi per nome», rispose, dando i soldi al cameriere e pagando il conto con un'espressione soddisfatta sul volto. 

«Ti ho chiamato per nome? IO?», ribatté Bakugo.

Kirishima sospirò in modo scherzoso, «Dai stai calmo, la prossima volta scegli tu il posto e forse farò pagare a te, ti va bene, Katsuki?».

Bakugo lo fissò per un momento, poi, con un'espressione più morbida, mormorò, «Certo, Eijiro».

Era raro che lo chiamasse per nome, e dirlo per la seconda volta non fece altro che alimentare il senso di provocazione di Kirishima, che subito aumentò il livello e stuzzicò, «E ora come torniamo al dormitorio senza dare tanto nell'occhio? Dimmi tu, grande signore delle esplosioni, DynaMight?».

Bakugo sbuffò, chiaramente irritato, «Kirishima, se continui a provocarmi così, finirai per esplodere davvero!», rispose con un tono che cercava di essere minaccioso, ma che conteneva una traccia di divertimento.

Kirishima rise di nuovo, sapendo di aver colpito nel segno, «Dai, Katsuki, stavo solo scherzando! Ma devo ammettere, il tuo nome da eroe è davvero figo. Si addice a uno come te».

Bakugo scosse la testa, ma una leggera curva delle labbra tradiva il suo tentativo di restare serio.

«Sì, beh, almeno qualcuno lo apprezza», rispose, un po' più rilassato mentre camminavano insieme verso il dormitorio.

«E hai impiegato due anni per questo», rispose Kirishima.

«Sì, ma non è stato facile. Non volevo un nome da eroe che fosse solo figo, doveva rappresentare chi sono e cosa posso fare», disse Bakugo, guardandolo con un mezzo sorriso, «Ma almeno adesso posso dire che è perfetto per me, anche se non lo ammetterò mai davanti a tutti. E tu, Eijiro? Sei contento del tuo nome da eroe, Red Riot?»

Kirishima, colto di sorpresa dal tono più serio di Bakugo, annuì con entusiasmo, «Assolutamente! Red Riot significa molto per me, è un modo per onorare il mio eroe preferito e allo stesso tempo mostrare chi sono diventato. Ma sai una cosa? Non importa quanto tempo ci abbiamo messo per trovare il nome giusto, conta solo che sia quello giusto per noi».

«E che ora andiamo a dormire, sono stanco», intervenne subito Bakugo.

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