Cap. 42 - Tristezza dietro l'angolo.

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Todoroki uscì dall'aula con passi pesanti, le mani infilate nelle tasche della giacca e lo sguardo fisso sul pavimento. C'era una strana tensione che non riusciva a scrollarsi di dosso. Il suo solito controllo emotivo, quella calma glaciale che manteneva sempre, sembrava sfuggirgli ogni volta che incrociava lo sguardo di Midoriya.

Non era gelosia, o almeno, non credeva lo fosse. Era come se una distanza invisibile si fosse creata tra loro, e quella distanza si chiamava Uraraka.

Sapeva che non aveva senso sentirsi così. Midoriya aveva sempre avuto un animo gentile e accogliente, e la sua vicinanza con Uraraka era naturale, quasi inevitabile. Eppure, vederli ridere insieme gli provocava un sottile nodo allo stomaco. "Forse è meglio evitare il problema," pensò, decidendo di mantenere le distanze da Midoriya, almeno per un po'.

Arrivato all'uscita della scuola, Todoroki si fermò, prendendo un lungo respiro, poi decise di tornare indietro e s'incamminò per i corridoi, con i pensieri che continuavano a turbinargli nella testa. Il freddo dell'aria che entrava dalle finestre aperte non riusciva a calmare quella tempesta emotiva che si era scatenata dentro di lui.

E mentre continuava ad avanzare con lo sguardo fisso sul pavimento, s'imbatté in un'ala più isolata dell'edificio, dove il rumore di qualcosa di insolito lo fece fermare. Un respiro affannoso, un gemito seguito da una risatina sommessa. Todoroki si bloccò. Incuriosito, fece un passo avanti, cercando di capire cosa stesse succedendo, poi li vide.

Bakugo e Kirishima erano appoggiati contro una parete, concentrati solo l'uno sull'altro. Le labbra di Bakugo erano sulle sue, mentre le mani gli scorrevano lungo il corpo. Kirishima, con il volto rosso, rideva piano tra i baci e sussurrava qualcosa all'orecchio di Bakugo.

«Sempre così impaziente, eh, Katsuki?», diceva, mentre cercava di riprendere fiato.

Bakugo lo spinse leggermente contro il muro, con un sorrisetto sfrontato, «Tsk, zitto, Eijiro. Lo sai che ti piace quando sono così», gli rispose, prima di tornare a baciarlo con una certa intensità, come se volesse sottolineare le sue parole.

Todoroki si irrigidì, sgranando gli occhi di fronte a quella scena così intima. Decise di andarsene e si allontanò in silenzio, ma Bakugo si accorse di lui, «Che diavolo stai guardando, mezzo-faccia?», sbottò, allontanandosi leggermente da Kirishima senza allentare la presa sul suo corpo.

Todoroki fu preso alla sprovvista e si fermò, «Non... non era mia intenzione spiarvi».

Kirishima, ancora con il volto arrossato, cercò di alleggerire la tensione. «Ah, Todoroki! Non ti preoccupare, davvero. Non volevamo... ehm... fare scena qui, è solo che... beh, sai com'è, a volte si perde la cognizione del tempo e dello spazio...».

«Non è affar mio», mormorò Todoroki.

«Bene, allora, ti chiedo gentilmente, se hai finito di fissarci come un ebete, se te ne puoi andare. Noi abbiamo ancora da fare qui», rispose Bakugo, senza togliere lo sguardo da lui.

Kirishima gli diede un piccolo colpetto sulla spalla, «Katsuki, dai, non essere così brusco!».

Todoroki, decidendo di non rispondere, si girò per andarsene, ma le parole di Bakugo lo seguirono, pesanti come un macigno, «Magari dovresti imparare anche tu a farti avanti con chi ti interessa, come ho fatto io, invece di stare lì a rimuginare. Non hai tutto quel tempo, e lo sai».

Todoroki continuò a non rispondere, così camminò per un pò, allontanandosi, poi svoltò l'angolo e si sedette su una panchina per cercare di prendere fiato.

Bakugo e Kirishima restarono in silenzio per un momento, entrambi ancora un po' scomposti dalla situazione. Kirishima, con un'espressione preoccupata, si voltò verso Bakugo.

«Povero Todoroki, non ti fa pena?».

Bakugo scrollò le spalle, con un'espressione indifferente, «Chi se ne frega? Non è affar mio se non sa come gestire i suoi sentimenti, soprattutto adesso che Deku ha deciso chi amare. Ognuno deve trovare il proprio modo di affrontare le cose».

Kirishima lo guardò con insistenza, «Dai, Katsuki, amore mio! Lo so che ti importa. È nostro amico. Non fare il duro. Non è giusto lasciarlo così, senza nemmeno una parola di conforto».

Bakugo si passò una mano nei capelli, visibilmente infastidito, «Amore mio... non è che voglio mettermi a fare il confidente per tutti. Se è così turbolento, deve affrontare la situazione da solo. Non possiamo sempre risolvere i problemi degli altri!».

Kirishima sospirò e si avvicinò al biondo, avvolgendo le braccia attorno al suo collo, «Lo so che hai il tuo modo di fare, ma a volte un po' di empatia non fa male. Se davvero consideri Todoroki un amico, magari dovresti cercare di capire cosa sta attraversando».

Bakugo lo guardò con uno sguardo torvo, ma poi il suo volto si ammorbidì, «Non sto dicendo che non mi importa. Solo che non posso sempre fare da psicologo, ma forse...».

«Ho ragione io?», stuzzicò Kirishima.

Bakugo sospirò, visibilmente infastidito, «Tsk, non esagerare, Eijiro. Non dico che hai ragione... ma magari potremmo almeno vedere come sta, tutto qui».

Kirishima sorrise ampiamente, stringendo Bakugo un po' più forte attorno al collo.

«Lo sapevo che sotto quella scorza dura c'è un cuore che batte! Per gli amici e soprattutto per me», sussurrò, sfiorando le sue labbra con un bacio leggero.

Bakugo ricambiò il bacio, poi, cercando di non mostrarsi troppo affettuoso, sbuffò, «Tsk, sei davvero insopportabile quando hai ragione, lo sai?».

Kirishima rise piano, sfiorandogli il collo con le dita, «E tu sei sexy quando fai finta di non curartene, ma in realtà ti importa più di chiunque altro», disse, poi lo baciò di nuovo, stavolta più a lungo, affondando le dita tra i capelli biondi del suo ragazzo.

Bakugo chiuse per un attimo gli occhi, ricambiando il secondo bacio con una certa intensità, per poi allontanarsi appena e sospirare, «Va bene, va bene. Hai vinto. Andiamo a vedere come sta quel ghiacciolo, prima che tu mi faccia sciogliere del tutto».

Kirishima rise ancora, poggiando la fronte contro quella di Bakugo, «Sei già sciolto, Katsuki, e lo sai», provocò, poi gli strizzò l'occhio con affetto, lasciando che la loro vicinanza parlasse per loro.

Bakugo scosse la testa, «Se continui così, ti porto via da qui a scopare e al diavolo Todoroki», minacciò scherzosamente, con un tono che tradiva il suo atteggiamento burbero.

«Magari stanotte! Ora vediamo se il nostro amico ha bisogno di una mano?», rispose Kirishima.

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