31. Telefono

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CORRETTO

Purtroppo non posso evitare i problemi e nemmeno far finta che non ci siano, così non mi resta altro che tornare a scuola anche se di contro voglia.

Ho passato almeno due giorni a casa fingendomi malata e ricevendo le notizie da Matt o da Sofy, che era contenta del ritorno a scuola di Dylan.

Crede che il preside abbia avuto compassione di lui, quando sono sona stata io ad aiutarlo e al pensiero mi sento veramente bene con me stessa. L'unica cosa che riesce a distrarmi dal suo segreto.

<<Dopo giorni vieni a scuola e non dici nulla?>> mi grida Matt alle mie spalle, per poi abbracciarmi con tutto l'affetto che ha nei miei confronti e che lo caratterizza.

Sorrido per tutta questa felicità che sta a significare qualcosa, sicuramente.

<<Scusate se non vi ho avvisati, non pensavo fosse così importante>> dietro c'è Sofy che sorride e non vede l'ora di abbracciarmi e al suo fianco Dylan che non ha una faccia davvero contenta, anzi, quasi consapevole di qualcosa.

<<Ovvio che è importante, soprattutto se devi votare per le candidate a rappresentanti della scuola>> dice Sofy dopo avermi abbracciata.

Dopo mi fa sfoggia una medaglia con la sua faccia stampata e una spilla attaccata alla sua giacca della squadra di football della scuola, ovviamente di Dylan.

Scoppia di felicità come una bambina che sta per ricevere il suo regalo più grande.

<<Tu candidata a rappresentante d'istituto?>> prendo in mano la sua medaglia e sorrido insieme a lei. Sono davvero contenta <<Ma è fantastico, ovviamente voterò per te>>

<<Ovvio se l'altra candidata è Madison>> dice Dylan, guardando la ragazza in questione camminare per i corridoi a distribuire spille, bicchieri, tazze e vari oggetti ridicoli.

<<Qualcuno veramente potrebbe votarla?>> dice Matt con una nota di ironia e divertimento nella voce, trattenendo una risata per la magra figura che sta facendo la ragazza in questo modo.

<<Non la conosci quella ragazza, sarebbe disposta a fare di tutto per avere un voto>> continua Dylan.

Fortunatamente giunge fino a noi, guardandoci con superiorità e quasi pena.

<<Che facce serie, forse questo vi farà tornare il sorriso>> sorride improvvisamente, attaccando una spilla ad ognuna delle nostre magliette.

Arrivata da Dylan lo guarda con occhi diversi, da cerbiatta oserei dire.

<<Come sei caduto in basso Dyl, ti preferivo qualche anno fa>> gli accarezza la guancia e tronca il contatto spostando il capo.

<<Se non ti dispiace, è il mio ragazzo>> si mette davanti a Dylan a braccia incrociate e volto scontroso <<Torna a distribuire quella roba forse qualcuno ti voterà per la creatività>> dice Sofy, lasciandola interdetta.

<<Cosa ti fa essere così sicura che vincerai tu?>>

<<Credo solamente nel buon senso dei ragazzi, sai, io rispetto la loro intelligenza e chiunque ne abbia un briciolo voterà qualcuno che li possa rappresentare davvero>> scandisce bene ogni parola a pochi centimetri dalla sua faccia.

Poi prende per mano Dylan e comincia a camminare per il corridoio con noi dietro, che continuiamo a ridere sotto i baffi.

<<Ti amo anche per questo, sei fantastica>> dice Dylan alla sua ragazza, fermandosi in mezzo al corridoio e lasciandole un bacio sulle labbra.

Poi ci dilegua con saluto veloce e si dirige verso la sua classe.

<<Dylan?>> lo chiamo io, ricordandomi di dovergli dire qualcosa <<Bentornato>>

Mi ringrazia con un gesto della mano, camminando all'indietro, poi scivola via per i corridoi.

<<Avete sentito ciò che mi ha detto? Quanto posso essere felice>> gioisce Sofy, iniziando a saltellare per il corridoio. Io e Matt sorridiamo, poi anche lei ci dilegua con un saluto velocissimo. Così restiamo solo io e Matt.

<<Perché tanta felicità prima?>>

<<Dovevo reggere il gioco davanti a quei due, tu tutto bene?>>

<<Si, tutto bene, solo una brutta intossicazione alimentare>> i suoi occhi non sembrano crederci, ma fa finta di nulla.

<<Che cretini, vero?>>

Arriccio il naso non capendo. Lui ride.

<<Ce li siamo fatti sfuggire così>>

<<Perché pensi che mi piace? Non è così>>

<<Non c'è nulla di sbagliato nel dirlo Bianca, sono il tuo migliore amico ma a te non sembra importare nulla>> dice seccato e se ne va senza aspettarmi ulteriormente.

E se fosse vero ciò che dicono? E se mi piacesse davvero? Ripensandoci, tutte le cose che ho fatto per lui fanno sospettare qualcosa ma... Non lo so.

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La giornata passa velocemente, troppo perché è già arrivato il momento di tornare a fare ripetizioni a Dylan.

Entro direttamente in biblioteca, pensando di aspettarlo pazientemente, ma è lui che si trova già là. Suduto al suo solito posto, nel corridoio tra due corsie e sfoglia quel libro senza leggerne il contenuto.

Poso i libri e lo zaino e dopo averci pensato per bene, vado a sedermi accanto a lui.

Cerco di vederlo come colui che ha commesso un reato e istintivamente ripenso a tutte le cose che potevano far sospettare della scomparsa effettiva di suo padre sulla terra.

I messaggi senza risposta, i pianti nello spogliatoio, quello sport eccessivo, il tentativo di buttarsi in mezzo ad una strada e... quelle cicatrici sul braccio. Avrà sofferto anche di quello?

Ha sempre mostrato il suo dolore, come facevo ad essere così cieca da non vederlo? Quelli erano i pianti di una persona a cui manca qualcuno, sofferente di una mancanza essenziale ed io non ho saputo fare due più due.

Ora che lo guardo, non riesco a vederci un assassino, ma solo il cuore di un figlio a cui manca il madre e che non riesce a sopportare il peso del mondo del lavoro.

<<Perché l'hai fatto?>>

<<Cosa?>>

<<A convincere il preside a riammettermi, avevi detto che non avresti fatto nulla>>

<<Forse mi sono resa conto che mi sarebbero mancati i nostri incontri segreti in biblioteca>> dico scherzosamente e, stranamente, sorride pure lui.

Vederlo così tranquillo mi fa sorridere anche il cuore, me lo fa sentire più leggero e spero di potergli far dimenticare anche solo per un momento i suoi problemi.

<<Come vorrei vivere la vita di un normale adolescente>>

<<Ti prometto che ce la farai, ti aiuterò io con la scuola>>

<<Non è solo la scuola, ci sono un sacco di cose a cui badare: casa mia, il lavoro al ristorante, la palestra... Mi sembra che debba crollare da un momento all'altro>> poggia la testa allo scaffale dietro le nostre spalle e sogna ad occhi aperti, poi ripensa a tutti i problemi di cui occuparsi e la magia finisce.

<<Tua madre non si occupa di casa?>>

<<Mia madre non la vedo da un po' a dire il vero, non la vedo spesso come sai ma ultimamente sembra intensificarsi il fenomeno... quello che chiedo è solo un spalla a cui reggermi quando mi sento sprofondare>> dice con le lacrime agli occhi. Si morde le labbra per trattenere i singhiozzi aggredirgli lo stomaco, le lacrime fuoriuscire senza il suo permesso.

<<Perché mi dici queste cose?>> sussurro.

<<Una volta mi avevi detto che c'eri se avessi avuto bisogno d'aiuto e non so con chi altro parlare... Ma se ti da fastidio...>> si asciuga le lacrime, proprio chi dimostra sempre la forza e la voglia di volersi rialzare. Poi il silenzio incombe su noi, mentre io lotto con tutta me stessa per aprire il mio cuore e fargli capire che c'è qualcuno quasi nella sua stessa situazione.

<<Quando io mi sento crollare, mi appoggio sempre a mio fratello Alex, lui sa tutto di me e sa sempre di cosa ho bisogno>> mi stritolo le mani pensando a mio fratello. E' una delle persone più importanti della mia vita e mi viene un po' male a parlarne a cuore aperto.

<<Mia madre è quasi come la tua, quando ha divorziato con mio padre è cambiata totalmente... A volte non esce di casa per mesi perché è depressa, altre non c'è mai a casa e, quando vorresti anche solo un abbraccio da lei per sapere che è ancora lì per te come dovrebbe fare una madre, devi accontentarti di un cuscino>> sento il suo sguardo addosso, penetrante, dispiaciuto al tempo stesso e compassionevole ma non troppo. Sa cosa significa essere compatiti, sa perfettamente che da fastidio sentire quella sensazione addosso e per questo non oltrepassa quella importante linea di confine.

<<Per tutto questo tempo ho pensato che tu fossi l'ultima persona del mondo per potermi capire, ma adesso mi rendo conto che siamo più simili di quanto vogliamo ammettere>>

<<Hai ragione>> senza preavviso, mette un braccio attorno alle mie spalle e mi costringe a poggiare la testa sul suo petto. Di nuovo il suo profumo inonda le mie narici con più prepotenza dell'altra volta. Mi piace il suo profumo, devo ammettere che è proprio rilassante.

<<Pensi dovremmo smettere di provare tutto questo astio l'una nei confronti dell'altro?>>

<<Forse me ne potrei pentire, ma credo di sì>> ridiamo insieme, spensieratamente.

Vorrei poter credere a queste parole e porre fine a tutto questo astio tra noi, che tra le altre cose, perché tutto questo odio nei miei confronti?

Probabilmente non glielo chiederò mai e mai potrò saperlo.

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<<Perché vuoi diventare la rappresentante d'istituto ?>> domanda Matt a Sofy mentre usciamo dalla classe della nostra ora, è quasi raro ritrovarci tutti e tre insieme.

Io li ascolto camminando dietro a loro, rimanendo un po' sulle mie, stringendo i libri tra le braccia e osservando chiunque mi passi accanto.

Sono diventata paranoica ultimamente e, nonostante i giorni passati, non riesco a togliermi dalla testa quella voce spaventa, rotta dal pianto, e quelle foto che mi ha fatto vedere quell'uomo.

La notte non dormo per gli incubi, le occhiaie diventano sempre più evidenti e ogni giorno che passa assumo sempre di più le sembianze di una pazza psicopatica. Le ore a scuola diventano pesanti, mi addormento sul banco quando ne ho l'occasione e mi irrita chiunque scherzi su quella che è la mia persona. Sono diventata abbastanza irascibile.

Credo di star avendo un lento ma costante crollo psicologico, quasi che nemmeno io me ne rendo conto ma lo noto nel momento in cui Matt mi chiede cos'abbia e io vorrei dirgli di quell'incontro strano a casa di Dylan ma per proteggerlo da questo enorme peso sulle spalle, non dico mai nulla, mordo la guancia, indosso il mio solito sorriso e gli dico che sono solo stanca.

Vorrei fosse solo stanchezza, che nulla mi stesse succedendo nulla ma la verità è un'altra e, ammettiamolo, me la sono cercata.

<<Bianca, ci sei o hai bisogno di essere recuperata dalla luna?>> la mano di Matt sventola davanti alla mia faccia, riportandomi sul pianeta terra.

<<Si, si, che c'è?>>

<<Ti abbiamo detto se ci sarai?>>

<<Dove? Quando?>> dico confusa.

<<Questo venerdì, ci saranno le elezioni per le rappresentanti d'istituto, ci sarai?>> dice Sofy, fermandosi all'angolo.

<<Si, ovvio che ci sarò>> le sorrido gentilmente e l'idea che lei non sappia nulla mi fa stare male.

<<Grandioso>> batte energicamente le mani ma il suo sorriso smagliante si spegne subito dopo <<Sei sicura di stare bene tu? Non hai una bella cera>>

<<Si, si, benissimo... Ora devo andare>> mi dileguo con una scusa così banale che solo dopo rifletto che non è stile Bianca, ma mi accontenterò.

Cammino a testa bassa, velocemente, per sparire il prima possibile via da quel corridoio pieno di persone impregnati di una felicità disturbante ai miei occhi in questo momento.

Vado a sbattere contro qualcuno, libri si spargono per terra e l'altra voce mi avvisa di stare più attenta la prossima volta.

Alzo lo sguardo e incontro quello di Dylan, il quale si distende in un sorriso comprensivo mentre mi passa un libro.

<<Bianca, stai bene? Sei pallida in viso>> mi fa notare.

<<Si, solo ho avuto paura di esser andata a sbattere un'altra volta contro il preside, l'ultima volta non è finita bene>> scherzo io, ridendo e inventando un'altra scusa banale. Poi il mio sguardo va a cadere un po' più lontano da noi, a terra, dove giace un telefono, probabilmente il suo telefono. Un'idea sfiora la mia mente, bloccando le parole che stavano per uscire dalla mia bocca.

Torno a guardalo.

<<Ah si, Sofy ti cercava prima, mi ha accennato a qualcosa>> creo un diversivo per farlo andare via e sembra crederci, visto che mi saluta velocemente e si dirige verso la sua ragazza.

Io corro verso il telefono e lo afferro, lo stringo tra le mie mani e spero dentro di me che sia il suo, caduto accidentalmente durante lo scontro. Chiudo gli occhi e sussurro tra me <<Ti prego, ti prego>> poi li riapro e accendo il telefono.

Il display si illumina con la foto di Dylan come schermata di blocco. Esulto per un istante, trattenendo un grido dentro di me e sorridendo come una bambina.

Il telefono è il custode dei segreti di ognuno di noi e spero che anche per Dylan valga.

Mi guardo intorno, assicurandomi che nessuno mi abbia vista, poi corro in bagno per vedere cosa nasconde questo telefono. 

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