41. Mamma-figlia

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CORRETTO

Attacco l'orecchio alla porta di legno, sorreggo il mio peso sulle mani anch'esse poggiate.

Non riesco a sentire molto, infatti l'unica cosa che riesco a recepire è mio fratello che saluta questa persona con molta cordialità.

Aspetto qualche altro secondo, poi la porta si apre di scatto ed io quasi perdo l'equilibrio, emettendo poi un grido di sorpresa e paura.

<<Bianca, stavi origliando?>> chiede Alex e dal tono misto tra l'arrabbiato e il sorpreso, direi che non gli ha affatto piacere.

<<Si?>> sorrido a disagio <<Con chi parlavi?>>

<<Con nessuno, adesso devo andare>> cerca di sorpassarmi ma io gli blocco il passaggio.

<<Sai che puoi dirmi tutto, Alex, vero?>>

<<Si, lo so ma non devo dirti nulla... Posso andare?>> mi chiede il permesso di andare con un gesto della mano. Io annuisco e libero il passaggio, non troppo convinta della sua risposta. Non è stata molto esaustiva.

Da brava osservatrice quale sono, noto il suo portatile lasciato aperto sul suo letto. Se Alex lo sapesse chiuderebbe a chiave per sempre la sua stanza e porterebbe sempre con sé la chiave per evitare che la sua sorellina impicciona possa entrare.

Ma questo succederebbe solo se Alex fosse presente, qui, a vedersi tutta la scena. A me sembra, però, che se ne sia andato chiudendo la porta di casa.

Prima di ripensarci, corro velocemente verso quel portatile già sbloccato e cerco qualche indizio necessario per scovare ciò che sento mio fratello mi stia nascondendo.

Vado nella cronologia e quello che leggo fa un attimo sussultare il mio cuore: "programma Columbia University".

Da tutto quello che mi è successo in questi giorni, avevo dimenticato dei vari discorsi di Alex con mia madre su quale università fare domanda. Improvvisamente sento un vuoto al cuore al pensiero che l'anno prossimo non sarà più sotto questo tetto. Ma preferisco non pensarci adesso.

Sistemo il portatile per come l'avevo lasciato e mi allontano il prima possibile da questa stanza.

Passo per la mia stanza per prendere la cosa di cui avevo bisogno, poi scendo al piano inferiore e, nel mentre, vedo mia madre china sul tavolo da cucina con mille fogli sparsi sopra di esso e una calcolatrice che tiene stretta in una mano e nell'altra una penna. La raggiungo.

Il suo viso è intriso di stanchezza e abbattuto per qualcosa che la turba.

<<Tutto bene mamma?>> la mia voce richiama la sua attenzione. Scattante si volta verso di me, sbatte le palpebre più volte e quando visualizza la mia immagine, abbozza un sorriso.

<<Si tesoro... Vai da qualcuno?>>

<<Si, vado da Matt>> rispondo, felice che me l'abbia chiesto. Il sorriso scompare subito per via della sua faccia stanca <<Ma se vuoi resto qui ad aiutarti... Sono bollette?>> poso la giacca sullo schienale della sedia e afferro uno di quei fogli spalmato su quella superficie da chissà quanto tempo.

<<Sta tranquilla, non ho bisogno d'aiuto>> dice gentile, una gentilezza a cui non ero più abituata a sentire uscire dalla sua bocca. Prende il foglio che avevo in mano e lo posa accanto a lei <<Va da Matt a divertirti>> mi dona uno dei suoi migliori sorrisi, un sorriso che mi sta dicendo di andare ma che, in fondo, vorrebbe che restassi qui con lei.

Le restituisco il sorriso, poi mi avvio verso l'uscita ma quella vocina dentro di me continua a ripetermi di mandare un messaggio a Matt di scuse e aiutare mia madre.

Ho la mano già sulla maniglia quando mi convinco che questa sia la cosa più giusta da fare: mettere da parte anni di litigi, paure, mancanze, fare finta che nulla sia mai successo e che il nostro rapporto sia lo stesso di quello di prima.

D'altronde lei è mia madre e sento così tanto la mancanza di quel rapporto madre-figlia che sarei disposta a fare di tutto per tornare a ricevere anche un minimo del suo amore.

Faccio retromarcia e mi siedo accanto a lei. Mi guarda come a dire "cosa ci fai ancora qua".

<<Allora, cosa dobbiamo fare? Dobbiamo contare le spese e le entrate di questi mesi?>> prendo un altro foglio a caso e comincio a leggerlo.

Lei non dice nulla ma con la coda dell'occhio riesco a vedere che sta sorridendo. Punto il mio sguardo nel suo.

<<Grazie Bianca>> gli occhi le diventano lucidi mentre porta una mano sul mio braccio flesso. Guardo la sua mano ed è davvero strana la sensazione che si prova quando una mano da estranea diventa così familiare che ti sembra di vedere l'alone d'amore attorno ad essa. Non ricordavo ci si sentisse così. Sento gli occhi diventare lucidi mentre inizio a sorriderle.

Preferisco mille volte passare un pomeriggio con mia madre, anche se insieme a vari fogli e una calcolatrice, piuttosto che stare con chiunque.

Alla fine dei conti, mi rendo conto che sono più le spese che le entrate. Se continuiamo così avremo presto dei problemi economici. Forse era per questo che mia madre non voleva che l'aiutassi: non voleva che mi preoccupassi di quelli che dovrebbero essere i suoi problemi. Ma se sono rimasta qui è per dimostarle che io ci sono e sarò per sostenerla sempre.

<<Sono un disastro su tutto, non è così?>> dice mia madre con mezzo sorriso dispiaciuto.

<<Al contrario, penso che tu sia la donna più forte che abbia mai conosciuto>>

<<Bianca, non so se hai notato, ma stiamo per entrare in crisi>>

<<Si, l'ho notato>>

<<E allora perché mi dici che sono la donna più forte che tu abbia mai conosciuto? Da qui a poco non sarò più in grado di sostenere te e tuo fratello>> porta gli occhiali da vista sopra la testa e si massaggia gli occhi con estrema calma. Poi sospira.

<<Ce la faremo mamma, come sempre... Noi abbiamo un potere particolare per questo>>

Lei torna a guardarmi ma con un sorriso stavolta, un sorriso pieno di speranza e riconoscenza per credere ancora una volta in lei.

<<Grazie Bianca, di tutto>> posa entrambe le mani sulle mie e posso giurare di aver avvertito una sensazione insolita, diversa da tutte quelle altre volte.

All'improvviso mi viene un'idea.

<<Ti va di aiutarmi a scegliere che vestito indossare al ballo invernale?>>

I suoi occhi si illuminano, piano piano, di una luce diversa dal solito. Oggi sembra totalmente un'altra persona, è più felice del solito, più tranquilla del solito, più dolce degli altri giorni o addirittura anni.

<<Non hai ancora scelto? Eppure il ballo è tra una settimana>> cerca di nascondere quella felicità che, ai miei occhi, la rende simile ad una bambina che riesce ancora a vedere il mondo con occhi innocenti.

<<Lo so, ma ho avuto altri pensieri>>

<<Allora che ne dici di raccontarmeli mentre giriamo tra i negozi? Sempre se ti va, ovvio>> si morde il labbro inferiore come se fosse consapevole di star rischiando molto con questa proposta, ma non sa che è musica per le mie orecchie.

<<Si che mi va, mamma>>

Ci scambiamo un sorriso complice prima di prepararci e andare nei negozi di vestiti qui vicino. Cerchiamo nei migliori negozi del nostro quartiere ma nulla attrae il nostro occhio femminile.

Nel frattempo, però, le parlo di tutto quello che è successo in questo periodo. Ha pure chiesto del ragazzo a cui dovevo fare ripetizioni, Dylan, ed io ho esitato un attimo nel parlarle di lui.

Ho sottovalutato, però, lo straordinario intuito di una madre cioè quello di riconoscere un possibile ragazzo che riesce a far battere il cuore a sua figlia.

<<E com'è questo ragazzo... Dylan, giusto?>> dice mentre cerca il vestito perfetto nella sfilza di abiti appesi agli appendini, nella parte più nascosta nel reparto donne.

<<Ehm... é apposto, diciamo che gli piace molto prendermi in giro>> le rispondo, dopo aver scelto accuratamente cosa rivelare senza dire troppo.

Vorrei evitare di raccontarle tutto ciò che so su di lui, come lo spaccio, che sia un tipo problematico per via di qualche trauma subito da più piccolo e chissà quali altri orrori.

Continuo a fare la finta indifferente mentre accarezzo il tessuto di un vestito poco più lontano da lei.

<<"Prendere in giro" dici?>>

<<Si, gli piace farmi irritare a volte, altre cerca in tutti i modi di rendermi la vita più complicata>> sospiro ripensando al bacio dell'altra sera, nella mia camera. Mi sono illusa che potesse esserci qualcosa di più ed invece mi ha classificata come "amica".

<<Lui... ti piace?>> domanda all'improvviso.

Con la coda dell'occhio vedo che mi sta guardando, aspettandosi una risposta da me ma la verità è che nemmeno io so rispondere.

Giocherello con le dita e mordicchio l'interno della guancia dall'agitazione. Mi volto verso di lei ma non riesco a guardarla negli occhi, così faccio finta di essere improvvisamente interessata alle mie scarpe.

<<Io... Io non lo so, sono così confusa mamma>>

<<E perché lo sei?>>

<<Perché, se da un lato vorrei avvicinarmi più a lui, dall'altro mi ripeto costantemente di non poterlo fare>>

<<Perché?>>

<<Perché lui ha una ragazza mamma, ecco perché>> istintivamente alzo lo sguardo e finisco per incrociare il suo <<... E perché lei è mia amica, non posso farlo>> torno a guardarmi le dita che si torturano tra loro <<Ma ormai ho rovinato tutto>> e adesso giocherello con i miei capelli, attorcigliando una ciocca attorno al dito.

Mia madre mi guarda comprensiva, cercando la risposta migliore da darmi. Piano piano si avvicina a me e, quando azzera ogni distanza che ci separa, afferra entrambe le mie mani e mi costringe ad osservare i suoi occhi.

<<Non hai rovinato tutto>>

<<Si invece perché io l'ho baciato mamma, ho seguito il mio cuore e ho commesso un errore immane>>

<<Oh...>> esita per un momento, probabilmente perché nemmeno lei sa cosa rispondere. Poi posa sulle mie spalle le sue mani e mi rivolge un sorriso rassicurante <<Non hai sbagliato perché hai seguito il tuo cuore, ma perché non l'hai ascoltato al momento giusto... Sai che io non sono una grande esperta d'amore, ma so cosa significa viverlo anche se per poco tempo>>

Stento a credere che per la prima volta, dopo quel giorno, sta tornando a parlare d'amore e se è lei a parlarmene, sono pronta a prendere appunti.

<<... Se un ragazzo è consenziente al bacio, allora vuol dire che hai fatto cilecca nel suo cuore e se è caduto in tentazione significa che voleva farlo>>

<<Ma ho tradito la mia amica, mi fa sentire sporca dentro>>

<<So cosa significa stare da quella parte e ti assicuro che si sentirà tradita, svilupperà dei complessi di inferiorità, avrà voglia di piangere e soffrire da sola, ma alla fine arriverà ad una conclusione: che merita di meglio, che non è lui il ragazzo a cui penserà per sorridere e che ci sarà qualcun altro là fuori, pronto ad amarla>>

Per quanto io stia attenta alle sue parole, non posso non notare a quanto si riferiscano maggiormente a lei che a Sofy.

Parla come se lei avesse già raggiunto quel livello e mi chiedo come, visto come stava fino a qualche mese fa. Ad ogni modo, però, sono felice che abbia raggiunto questa consapevolezza.

<<Hai ragione ed è proprio questo il problema: sarò io la causa di quel dolore>>

<<E se invece fosse più lui a farla soffrire? Ci hai pensato a questo?>>

<<Vuoi dire che, probabilmente, è per questo che mi ha classificato come amica? Perché anche lui ha paura di causarle dolore?>>

<<E vuole allontanarti per evitare di cadere nuovamente in tentazione... Si, ha senso>> guarda all'aria e arriccia le labbra per dar forma alle sue idee.

Probabilmente abbiamo ragione. Mi rattrista sapere che ci siamo messi in un bel casino.

<<Ma continuiamo la nostra ricerca>> dico per spezzare quell'aria piena di troppi pensieri che non c'entrano nulla con il nostro pomeriggio mamma-figlia.

Torniamo a cercare tra la sfilza di abiti appesi accanto a noi. Al mio passaggio con una mano accarezzo le gonne degli abiti, finché non tocco quella di un particolare tessuto.

Mi blocco, alzo lo sguardo per vedere cosa il destino ha deciso di farmi trovare e devo ammettere che, almeno questa volta, è stato gentile con me.

Il vestito in questione è di color grigio tendente al nero, smanicato, sia il corpetto che la gonna, che arriva al ginocchio, sono pieni di brillantini che riflettono le luci del locale. Mia madre mi affianca e accarezza con me il tessuto del vestito.

<<Il vestito è bello, anche il tessuto non è male... Vuoi provarlo?>>

<<Sarebbe fantastico>> dico, ancora estasiata da questa luce che emana il vestito... o magari la vedo solo io.

Mia madre lo prende dall'appendino e me lo porge. Mi dirigo verso i camerini e ci impiego solo pochi minuti per indossare l'abito.

Scosto la tenda per potermi mostrare a mia madre, che ne frattempo aspetta seduta su una poltroncina apposita per chi aspetta qualcuno uscire dal camerino.

Mi guarda dalla testa ai piedi e quel sorso di acqua che stava bevendo dalla sua fidata bottiglia che porta sempre con se, stava per finirle di traverso. Inizia a tossire ma non stacca gli occhi da me.

<<Ti sta benissimo, tesoro>> si alza di scatto e inizia a fare un giro attorno a me. Io, invece, divento rossa per l'imbarazzo. Non sono abituata a persone che mi guardano così insistentemente.

<<Sei bellissima>> si ferma dietro di me e continua ad osservarmi dallo specchio. Sorride ma in modo vero, senza filtri, senza costrizioni, senza circostanze. E mi scoppia il cuore di felicità a vederla di nuovo così coinvolta da me, sua figlia.

Lotto contro tutto il mio essere per trattenere le lacrime ma vedo comunque la mia figura riflessa allo specchio come coperta da un velo opaco.

<<E' tuo>>

<<Grazie mamma>> ci sorridiamo ancora, prima che torni in camerino a cambiarmi.

Dopo aver acquistato il vestito e salutato cordialmente la commessa, ci siamo dirette verso la macchina e una volta a bordo mia madre aggiunge qualcosa al discorso di prima.

<<Sii sincera con la tua amica, Bianca, credimi se ti dico che è meglio saperlo dalla persona che ha commesso l'errore, seppur doloroso, ma non da terzi>>

<<Ci proverò mamma>> sono spaventata all'idea di dover dire di aver baciato Dylan, ma persino la parte più profonda, intima, di me sa che è giusto così. Le parlerò, per il suo ed il mio bene.

<<Ma promettimi una cosa>> esordisco dopo alcuni secondi passati in silenzio. Mi volto di scatto verso di lei, facendola sobbalzare un po' mentre girava la chiave per mettere in moto la macchina <<Che sarai vicino a me>>

Le sue labbra, prima tese in una linea dritta, si distendono in un sorriso comprensivo, rassicurante, a tratti anche divertito di dover dare coraggio a chi si sta preoccupando di un problema così piccolo.

Mi afferra la mano e fissa i suoi occhi, per l'ennesima, volta nei miei e scandisce bene ogni parola.

<<Io sono e sarò sempre vicino a te, Bianca, e quando dovrai confessarle il tuo segreto pensa che è la cosa giusta da fare e, naturalmente, a me>>

Annuisco freneticamente mentre cerco di abbozzare un sorriso per via di quella felicità, amore di una madre, che non provavo da tempo. 

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