42. Sulla stessa barca

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CORRETTO 

Questa mattina mi sono alzata abbastanza presto per via dei mille pensieri che frullavano per la mia testa. Mi giravo e rigiravo nel letto ma nulla sembrava avere effetto per calmare quell'onda di preoccupazioni.

Oggi confesserò a Sofy ciò che è successo col suo ragazzo e sono così in ansia che non sento venire nemmeno la fame. Ho la tachicardia mentre cammino per i corridoi della scuola in sua ricerca e le mani si stringono tra loro involontariamente sempre più forte.

E la situazione non migliora quando finalmente la trovo. E' seduta ad una scrivania con uno striscione che dice "Re e reginetta" ai lati del corridoio insieme ad un'altra ragazza.

Scrive tutti coloro che anche quest'anno provano a candidarsi per conquistare quella coroncina fatta sicuramente di qualche tipo di plastica a buon mercato.

L'ansia sale alle stelle e penso di scappare da un momento all'altro. Giro i tacchi come se negassi a me stessa di averla vista così da guadagnare tempo. Ma so, dentro di me, che è meglio farlo il prima possibile e togliere questo sasso enorme da dentro la scarpa.

Mi blocco di nuovo, prendo diversi respiri profondi per calmare la corsa del mio cuore, poi raccolgo tutto il coraggio che mi è rimasto e torno da lei.

Cammino a passo sostenuto, i pugni stretti lungo i fianchi mentre nella mia testa continuo a ripetermi le parole da dirle.

Qualche altro metro e sarò da lei.

Cambio idea di nuovo. Voglio tornare indietro e fare finta di nulla dato che non mi ha ancora notata.

Non posso, le mie gambe continuano a camminare ed è troppo tardi: mi ha vista. Cavolo, sono spacciata. Arrivo alla mia meta. Non mi resta che iniziare a sorridere e fare finta di essere tranquilla.

<<Ciao Bianca, anche tu vuoi concorrere per prendere quella coroncina?>> lei mi sorride ed io rido a disagio.

<<No, no, non ho nemmeno un cavaliere, quindi...>> alzo le spalle e lascio completare a lei la mia frase <<Nessuno ti ha ancora invitato al ballo? Ma scherziamo? Dobbiamo rimediare>> dice seria... ma anche scherzosamente? Non riesco a capire.

Prende il megafono che si trovava sulla scrivania e comincia a camminare per i corridoi.

<<Ma che fai?>>

<<Seguimi>> mi prende per il polso e mi trascina insieme a lei in quella follia che sta per compiere.

Usciamo fuori scuola, nel cortile, lei lascia il mio polso, accende il megafono e lo porta davanti alla sua bocca.

<<Ragazzi, ragazzi, un po' d'attenzione per favore>> tutti i ragazzi che si trovano qui fuori iniziano a guardarci e aspettano che Sofy continui a parlare.

<<Sofy, che hai intenzione di fare?>> le chiedo mentre sorrido a disagio a tutti coloro che hanno puntato i loro occhi su di noi.

<<Sta tranquilla>> mi risponde sicura di se, poi fa l'occhiolino <<Lei è la mia amica Bianca, è carina, simpatica e sempre gentile e disponibile con gli altri, una ragazza fantastica vero?>> mi indica con una mano e alle sue parole tutti sembrano annuire con un sorrisetto stampato sulle labbra.

Io continuo a guardare tra i ragazzi cercando di percepire la loro reazione, quando incontro lo sguardo di Dylan: gentile, stranamente tranquillo e di una tonalità diversa dalle altre volte, sembra... Felice?

Si trova vicino al solito albero, insieme a Logan e ascoltano anche loro. Mi sorride leggermente ed ha come un effetto calmante su di me. Il cuore riesce a smettere di correre e il respiro di regolarizza. E rimango aggrappata al suo sguardo per continuare a rimanere calma.

<<Ma nessuno le ha ancora chiesto di venire al ballo con lei>> vengo risvegliata dalle parole di Sofy e mi volto scattante verso di lei, capendo cosa ha in mente.

<<Sofy, no, non farlo>> lei non mi ascolta e continua.

<<Quindi che aspettate ragazzi? Fatevi avanti, solo uno sarà il fortunato ad accompagnare questa ragazza stupenda>> la maggior parte dei ragazzi iniziano a guardami e mi sembra che stiano prendendo in considerazione la sua proposta.

Lei sorride fiera di se stessa, poi mi guarda.

<<Ti prometto che entro la fine di questa giornata avrai già la tua prima richiesta>>

<<Se lo dici tu... La prossima volta però chiedimi il permesso di fare una cosa del genere>>

<<Per ricevere poi un "no" come risposta? Questo è stato più veloce e funzionale>>

<<Non è ancora detto che ha funzionato>>

<<Tu sta a vedere>> mi fa un altro occhiolino per poi dirigersi verso l'interno della scuola.

Subito mi viene in mente quello per cui mi trovavo lì e la raggiungo con una corsetta. La tiro per un braccio e richiamo la sua attenzione.

<<Sofy, possiamo parlare?>>

<<Si, certo, dimmi tutto>> Sofy inizia a sorridere veramente felice e spensierata come è capitato poche volte in queste settimane e non posso evitare ai sensi di colpa di farsi vivi e colpirmi dove più fa male.

Esito un po' davanti a quel sorriso, ma alla fine decido di vuotare il sacco.

<<Preferirei in privato>> nemmeno finisco di dire la frase che una ragazza, la stessa che era seduta accanto a lei al banco delle iscrizioni, ci raggiunge.

<<Sofy, potresti andare al tavolo e sostituirmi?>>

<<Certo, lascio che Bianca mi dica una cosa e arrivo subito>> la liquida così e torna a guardare me. Io colgo l'occasione al volo.

<<Che dovevi dirmi?>>

<<In realtà è nulla di così importante, va se devi andare>>

<<Sicura? Non sembri avere una bella cera>> mi fa notare e se l'ha fatto, vuol dire che si vede lontano chilometri che qualcosa mi tormenta dentro.

<<Si, sta tranquilla, raggiungi la tua amica>>

Ci salutiamo ed io torno a respirare aria ossigenata. Torno dentro scuola e vado al mio armadietto per il cambio di libri.

Quando chiudo l'armadietto, mi ritrovo Dylan davanti a me. Sobbalzo per lo spavento mentre porto una mano al cuore.

<<Non pensavo fossi così disperata da chiedere aiuto a Sofy per trovare un cavaliere che ti porti al ballo>> mi prende in giro con un sorrisetto beffardo stampato sulle labbra.

<<Non ce la faccio a tenerglielo nascosto, Dylan, io le voglio parlare>> mi lascio scappare dalla bocca. Giuro che non controllavo le parole.

Dylan diventa serio e si stacca dalla fila di armadietti metallici. Mi guarda come chi spera stia scherzando ma questa è la pura verità e anche lui deve sapere che voglio confessare. L'errore è stato fatto in due.

<<Dici del...?>> indica le sue labbra per evitare di dirlo e permettere a qualcuno di troppo curioso di parlarne in giro.

Io annuisco in risposta, mentre mi mordo il labbro inferiore. Lui sospira.

<<Ma non è significato nulla... Perché dirglielo e farla soffrire?>> il mio cuore subisce un altro brutto colpo a sentire le sue parole, ma faccio finta di nulla e stavolta è di Sofy che mi preoccupo.

<<Perché è giusto così, Dylan, solo facendo così potremmo avere qualche possibilità che ci perdoni>>

Lui non sembra molto convinto di questa mia decisione, ma convinto o no, io lo dirò lo stesso a Sofy perché è questa la cosa giusta da fare. Mi avvicino a lui, con l'intento di prendergli le mani ma evito di farlo.

<<Ma ero ubriaco quando è successo, non vale nulla per me>>

<<Glielo dirai sì o no?>> fisso i miei occhi nei suoi sperando che mi dica di si, che ci sarà lui accanto a me ad aiutarmi a dire una cosa del genere e che mi consolerà una volta detta tutta la verità a Sofy.

Ma sospira pesantemente e interrompe quel contatto visivo che mi dava tanta speranza. Questo significa solo una cosa: non ha ancora deciso.

<<Va bene, come vuoi, ma io glielo dirò lo stesso>> me ne vado via cercando di non pensare al fatto che mi abbia abbandonato quando più avevo bisogno di lui.

Cerco di non far caso a quella fitta al petto, a quella stretta allo stomaco e a quella lacrima solitaria che vorrebbe scendere. Devo farmi coraggio da sola e parlarle nel momento giusto e soprattutto nel posto giusto.

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Per il resto della giornata finisco con l'evitare di proposito Sofy che ritrovo spesso con Matt. Non so bene di cosa parlino ma il mio migliore amico si sta impegnando al massimo per farla ridere e dimenticare quel problematico del suo ragazzo.

In certi momenti si bloccano e si prendono un momento per perdersi negli occhi dell'altro. Si estraneano dal resto del mondo ed è quasi percepibile quella bolla che si viene a creare per bloccare quel secondo che scorre senza preoccuparsi di donare più tempo a momenti del genere.

Ridono a disagio e poi riprendono a parlare come se nessuno dei due si fosse accorto di quel momento di magia. O forse proprio per spezzarlo.

Purtroppo la scuola finisce ed io non ho ancora avuto il coraggio di parlare con Sofy. Cerco di raggiungerla nella classe dell'ultima ora ma la trovo di nuovo con Matt. La prendo come un ennesima scusa e ritorno sui miei passi, cercando di non farmi notare da loro.

E dato che, evidentemente, Matt non farà la strada con me, allora sono costretta a tornare a casa da sola. Così preparo tutta l'attrezzatura necessaria per poter affrontare questo lungo viaggio: le mie fidate cuffiette e della buona musica a dirmi che sono ancora collegata a questo mondo... o forse che mi dica sia meglio evadere per un po' da questo.

Ma a metà della strada qualcosa interrompe la mia corsa verso il mio rifugio personale: l'annuncio di un ristorante, quel ristorante, attaccato ad un cartellone delle pubblicità e che dice di cercare personale competente. Se per "competente" intendono un'altra lavapiatti come inizio della gavetta, allora credo di fare al caso loro.

Mi avvicino e strappo uno di quei bigliettini con sopra il numero di telefono. Lo osservo un po' come a decidere se lo voglio fare davvero o ho qualche ripensamento. Poi mi vengono in mente la cronologia di ricerche nel computer di Alex e la faccia disperata di mia madre che non sa più da dove prendere i soldi e la mia decisione diventa definitiva.

Una volta tornata a casa non aspetto un secondo prima di chiamare e prendere appuntamento con il proprietario del ristorante per un colloquio. Quando riattacco, mi sento davvero una persona migliore, come qualcuno che sa di star facendo una buona azione.

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Qualche giorno dopo mi ritrovo a saltellare per la strada, felice di come sia andato il colloquio. MI ha assunta senza darmi nessun tempo di prova o robe simili, probabilmente perché era alla ricerca disperata di personale.

Con questa scusa, ho posticipato ancora una volta la confessione da fare a Sofy. Lei è sempre più impegnata per il ballo di fine trimestre, vuole che sia perfetto e se continua così credo proprio che ci riuscirà, dato che Matt le offre tutto il suo aiuto. A causa di questo lo vedo poco e devo ammettere che mi manca un sacco, ma è così felice di passare del tempo con Sofy che non vorrei farglielo notare.

Continuo a camminare per il corridoio finchè non trovo finalmente Dylan che fissa la bacheca appesa al muro. Mi avvicino a lui e la fisso anch'io.

<<Allora, li hai superati?>>

Dylan non mi dice nulla e punta il dito proprio sopra al suo nome, lo fa scorrere lungo tutta la linea: superati.

Un gridolino incontrollato di gioia esce dalle mie labbra e, involontariamente, gli salto al collo per stringerlo tra le mie braccia. Il suo profumo si diffonde per tutte le narici, invadente come sempre, ma mi fa sentire così bene che mi risulta difficile staccarmi da lui. Ma devo farlo.

Punta subito i suoi occhi nei miei e mi rivolge un sorriso ricolmo di gratitudine.

<<Sono così felice per te>>

<<E' tutto merito tuo, l'unica che ci credeva ancora>>

<<Sei il tipico caso di chi è bravo ma non s'impegna, era ovvio lo facessi>> gli rivolgo uno dei miei migliori sorrisi <<Sai cosa vedo nei tuoi occhi?>>

Lui arriccia il naso e scuote la testa, probabilmente mi crede pazza.

<<Della speranza... Hanno una luce diversa, più luminosa di quel nero di qualche settimana fa, emanano tranquillità>> non sono nemmeno capace di descrivere a parole come mi fa sentire questa situazione. Non può immaginare quanto io sia felice per lui.

Dylan non mi risponde, abbassa semplicemente la testa come un bambino a cui si fa un complimento. Iniziamo a camminare per il corridoio per dirigerci verso l'uscita della scuola, ma in assoluto silenzio.

<<Alla fine hai chiesto a Sofy di venire al ballo con te?>>

<<In verità no, diciamo che non sappiamo nemmeno noi cosa ci sia tra noi e mi sentirei a disagio a chiederglielo>>

<<Non potrebbe essere, invece, una scusa per fare pace? Come un "faccio un passo indietro perché ti amo">>

<<In realtà pensavo di mettere fine a questa storia>> attorciglia il filo delle cuffiette attorno al dito mentre si morde il labbro inferiore.

<<Perché?>> domando curiosa.

<<Perché ho capito di non essere pronto a condividere la mia vita con un'altra persona, devo ancora imparare a stare bene con me stesso>>

<<E non è così?>> solo dopo aver parlato mi rendo conto di essere stata invadente, troppo curiosa <<Oh, scusa, io->>

<<Ci sono cose di me che non amo particolarmente e se non lo faccio io, come potrei pretendere che lo faccia qualcun'altro?>>

<<Quindi non vuoi una relazione? Adesso, intendo>> domando senza pensarci troppo perché sono davvero curiosa di sapere se avrò mai una possibilità. Lui si volta verso di me e nega con la testa.

<<Forse tra qualche mese, anno, ma adesso mi è impossibile pensare in due>>

Io annuisco semplicemente, metto le mani in tasca e guardo a terra, cercando di reprimere ciò che sento dentro al cuore.

<<Tu, invece? Hai ancora intenzione di dire a Sofy la verità?>>

<<Si, ma non ho ancora trovato il coraggio di dirglielo, ogni scusa è buona per rimandare>>

<<Hai solo paura di come reagirà, hai paura di perderla>>

<<E' proprio così>>

<<Allora siamo sulla stessa barca>> si blocca e mi guarda negli occhi. Io mi blocco pure e lo osservo aspettando la sua prossima mossa. <<Ho paura che mi odierà e, anche se ho capito di non provare nulla per lei, mi dispiace farle del male>>

<<Possiamo solo sperare che col tempo ci riesca a perdonare>>

Dylan, con le mani nelle tasche del giubbotto anche lui, alza le spalle come a dire "non lo sapremo mai". Questo mi fa capire una cosa.

<<Quindi glielo diremo insieme?>>

<<Sì, ragazzina... Non ti posso lasciare da sola>>

Spontaneamente inizio a ridere, felice che ci sarà lui accanto a me mentre so per certo che perderò la mia amica. Almeno la sua presenza allevia un po' di quel malessere alla bocca dello stomaco. 

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